venerdì 11 novembre 2011

Repubblica e la Filosofia

Mentre volge al termine la collezione de "I grandi della narrativa" di Repubblica, inizia, a partire da oggi un'altra interessante raccolta di libri. Questa volta si parla di filosofia, la proposta è molto chiara: raccontare la filosofia dai presocratici a Deridda attraverso gli autori più famosi, le voci narranti saranno quelle dei grandi pensatori di oggi: Vattimo, Ferraris, Odifreddi...e via discorrendo. Una nuova opera culturale molto interessante e molto economica: 1€ ogni volume, uscita il venerdì e il sabato. Di fatto i libri partono da un'iniziativa editoriale di vecchia data, ovvero "Il caffè filosofico", dove attraverso una serie di dvd veniva raccontata al grande pubblico la storia della filosofia. 
Per me, che di filosofia ricordo ben poco, causa traumi del liceo, potrebbe essere un modo interessante per ripassarla un po', visto che gli autori che la raccontano sono persone degne di stima e celebri accademici. 
La pagina della raccolta: QUI 
E voi? Farete questa raccolta?

Mengoni alla Bicocca!

Questa settimana è uscito il nuovo video di Marco Mengoni, che potete vedere QUI.
Molti probabilmente riconosceranno i palazzi color mattone presenti sullo sfondo e non potranno fare a meno di esclamare, come ho fatto io, ma è ambientato alla Bicocca? Ebbene sì, cari fan mengoniani, il video in questione, intitolato Tanto il resto cambia, inserito nell'album Solo, è stato girato presso il quartiere Bicocca di Milano alle prime luci dell'alba, con luce naturale.
La canzone poi, a parere mio, è meravigliosa e adatta alla voce eclettica di Marco.
Un artista che continua a camminare sulla via del successo, il primo prodotto di X Factor che riesce ad andare avanti, oltre il talent ed è in grado di continuare a scrivere canzoni belle e interessanti.
Il primo singolo del nuovo album, che porta lo stesso titolo, Solo, è anch'esso molto ben costruito, con uno stile che poco ha che fare con la solita "roba italiana" e ci regala strumentazioni che spesso ricordano cantanti americani o inglesi. Per quanto mi riguarda ad un primo ascolto mi sono venuti in mente i Muse...
Dopo aver ascoltato Solo e Tanto il resto cambia, sono sicura che acquisterò anche il secondo album di questo cantante, non credo che il suo successo sia legato solo alla bellezza e a questo suo fascino misterioso. Se fosse stato dettato solo da queste caratteristiche, a quest'ora non sarebbe più famoso come cantante, ma lo avrebbero inserito come valletto in qualche programma o come modello per qualche stilista. 
Marco, che a dire il vero ha fatto anche il modello, ha una voce che prende, una voce nuova per il panorama artistico italiano, una voce che si è meritata anche i complimenti di Mina, e Mina...ne sa!


P.S. Ringrazio Barbara che mi ha consigliato il link questa mattina, rendendo così la mia giornata un po' più...mengoniana!!!

mercoledì 9 novembre 2011

Cari dvd e libri...

Periodo altamente culturale, periodo di rimpolpamento ed arricchimento della videoteca domestica e della libreria. Se il secondo avviene costantemente da quando ho iniziato a leggere, il primo diciamo che è più legato ad acquisti di massa fatti su internet o in seguito a mega promozioni presso Fnac o Feltrinelli.
Solitamente acquisto da dvd-store oppure Ibs oppure ancora amazon.uk o it, in base alle disponibilità e alle esigenze. Studiando cinema non posso acquistare il primo dvd che mi capita sotto mano, spesso devo cercarli, spesso devo farli arrivare da oltre oceano, spesso devo andare da Blow up, fidatissimo negozio di dvd sotto la Mole Antonelliana. Allo stesso tempo sto attenta a non spendere troppo perchè purtroppo ci sono dvd che costano parecchio e spesso non valgono così tanto. Vi faccio un esempio. Mentre realizzavo la mia tesi di triennale stavo spulciando tra i dvd di film muti e mi sono imbattuta in Nascita di una nazione, film uscito nel 1915 diretto da David W. Griffith. Felicissima di aver trovato quel dvd mi dico: "Lo prendo!", leggo il prezzo: 21 euro circa. Ora, certo, è un capolavoro del cinema muto ma era un dvd di una versione che secondo me non aveva nemmeno i viraggi [vi spiegherò poi in separata sede cosa sono] poi come contenuti speciali non aveva niente! Allora 21 euro per quel coso...mi sembrano eccessivi! Scusate, lo dico chiaramente, mi venga a prendere la finanza, ma su emule posso trovare l'ultimo restauro di Nascita di una nazione! Se dovete far pagare 21 euro per un dvd almeno fate in modo di dare una versione doppio disco!!!
Oggi poi mentre passavo da Feltrinelli mi sono imbattuta nel dvd di Viale del Tramonto, 6,99 euro. Volto il dvd per vedere il prezzo originale: 25 euro e spiccioli. Scusate? Allora, Viale del tramonto è tra i miei film preferiti, credo sia una di quelle pellicole che bisogna assolutamente vedere, ma 25 euro per una edizione monodisco cartonata esternamente...insomma, non so quanto convenga. E' vero, era in sconto a 6,99 euro. Appunto, 6,99 euro. Matematica vieni a me e facciamoci due conti.
Solitamente Feltrinelli vende Viale del Tramonto a 25 euro, oggi a 6,99 euro. Risparmio di 18,01  euro. Carissimo signor Feltrinelli, funzionano bene i rubinetti d'oro della sua villa? Carissimo signor produttore di dvd, scende un attimo dalla sua Ferrari e torna nel mondo reale?
Spero sia solo una strategia di marketing per dire: "Ehi, compera Viale del tramonto, oggi costa meno!!" 
Che tristezza!
Poi, scusate eh, la gente scarica, la gente guarda i film in streaming... Allora, se devo svenare i miei genitori per comperare i dvd...non so...
Per non parlare poi dei prezzi dei libri. 19 euro l'ultimo libro di D'Avenia. Cartonato, copertina salvapolvere, varie ed eventuali, ma 19 euro. Mr. B, ma vuoi proprio rubare i soldi su tutto eh? Perchè poi diciamocelo nessuno scrittore in Italia può vivere di libri pubblicati, prendi una miseria! A meno che pubblichi un libro al giorno come Moccia e ti trovi un editore fesso (Feltrinelli, ma guarda un po', che è del gruppo Mondadori, ma ri-guarda un po'!!) che pubblica ogni cagata che gli passa sulla scrivania.....allora forse hai delle chances, ma anche questa legge ha delle falle, perchè Moccia si è messo a fare il regista per arrotondare.
Insomma, cara cultura mi costi assai!
E' vero che ogni prodotto ha dietro molte persone che lo hanno realizzato anche fisicamente, ma rimango sempre del parere che chi è ai vertici di tutto si intasca un mare di soldi, alla faccia dei suoi lavoratori e alla faccia nostra.
E intanto Mr B ha approvato la legge che limita gli sconti sui libri, non più del 15%...infame!

domenica 6 novembre 2011

Aggiornando la black list!

No, non sono impazzita improvvisamente! E soprattutto non ho una black list! Visto l'inverno che si avvicina, l'accensione dei caminetti, le comode e calde coperte di pile, le prime tazze di tè e di cioccolata, viene voglia immancabilmente di buone letture. Ecco quindi che è giunto il momento di aggiornare la mia lista di libri, che sta diventando una lista nera...perchè è sempre più lunga, talmente lunga da diventare: un buco nero-letterario. 
Oggi mi sono dilettata nella visione di un video di Bluebeam310 o Prismatic310 (come preferite) e da questo ho estrapolato un simpatico e breve (mica tanto!) elenco di libri che mi incuriosiscono abbastanza. Alcuni li depenno a prescindere, altri mi piacerebbe leggerli. Voi avete letto qualcuno di questi volumetti cartacei, oppure altro degli stessi autori? Fatemi sapere!
Io incollo qui sotto video e libri e...vi prego rispondetemi! 
L'eleco è preso dall'infoBox di questo video, contiene gli appunti di Federica. 
See you!!!

David Nicholls - Un giorno
David Nicholls - Le domande di Brian
J.R.R. Tolkien - Le lettere di Babbo Natale
Jonathan Coe - La pioggia prima che cada
Dan Rhodes - Il bizzarro museo degli orrori
Matthew Pearl - Il circolo Dante
Tom Holt - Bomba bionda (?)
Ann Brashares - Grande amore
Martin & Simon Toseland - 365 giochi e passatempi da tutti i giorni (?)
Ben Crystal & Adam Russ - Mi spiace, sono inglese! (?)
David Grossman & Michal Rovner - L'abbraccio
Richard Panek - Il 4% dell'universo (?)
Yukio Mishima - A briglia sciolta
Robert Burton - L'anatomia della malinconia, queso è il link al progetto Gutemberg: http://www.gutenberg.org/browse/languages/it
Michael Ferber - Romanticismo, introduzione, lo trovi IN PARTE online qui:
http://books.google.it/books?id=CF64_eoxw6sC&printsec=frontcover&dq=m...
Stephen Fry - L'ippopotamo




venerdì 4 novembre 2011

Reading...Myself!

Tutti durante i loro viaggi in treno trovano un passatempo per non annoiarsi troppo, quando si viagga in compagnia, si chiacchiera di un po' di tutto, ci si aggiorna sui gossip e sui pettegolezzi vari. Quando si viaggia da soli penso che avere un buon libro o un mp3 a portata di mano sia a dir poco fondamentale. In viaggio mi piace ascoltare musica e osservare il paesaggio che passa fuori dal finestrino, oppure controllo il comportamento delle altre persone. A dire il vero questa seconda cosa la faccio da quando ho scoperto che è un ottimo modo per scovare soggetti interessanti, sembra strano, ma si capiscono diverse cose dalle persone solo attraverso l'attenta osservazione del loro comportamento. 
Tornando a noi, durante uno dei miei ultimi viaggi in treno ho deciso di leggere il nuovo giornale tutto al femminile: myself. Costava solo 1,50 €, visto che MarieClaire non aveva gadget interessanti e che non mi andava di dedicarmi a letture impegnative, beh, faceva proprio al caso mio.
Devo dire che probabilmente non avrei mai comperato questo giornale se non fosse per la sua pubblicità televisiva che mi faceva ricordare quella di una compagnia telefonica. 
Che dire del giornale in sè?
Innanzi tutto è un mensile, costo 2,50€ (questa volta era in promozione) è all'incirca una via di mezzo tra tutte le riviste per donne, da Vanity Fair a D di Repubblica, passando attraverso Velvet e La prova del cuoco. Insomma è multitasking, dedicato alla donna multitasking, la donna che ha una vita tutt'altro che rilassante, la donna che è sempre impegnata in qualcosa, la donna che si divide tra lavoro, casa e famiglia. Sembra quasi che Myself voglia dire che c'è un po' di Ann Wintour e un po' di Benedetta Parodi in ognuna di noi. Ecco quindi che con Myself tutte le donne vanno d'accordo, perchè infondo siamo tutte uguali e abbiamo tutte le stesse esigenze. 
Forse fino a qui non c'è niente di nuovo sotto il sole, ma è interessante il modo in cui è strutturato il giornale, che è molto fresco, giovane e immediato.
Ciliegina sulla torta è la rubrica finale gestita da Gianrico Carofiglio.
Probabilmente lo ricomprerò anche il prossimo mese per vedere come se la cavano con il secondo numero, visto che il primo era di presentazione.

P.S. Notate la foto scattata con il mio mitico LG!!

giovedì 3 novembre 2011

Rewind-->King Kong

Studiando cinema, è praticamente all'ordine del giorno ripercorrere i tempi passati alla scoperta di pellicole che hanno fortemente segnato la storia del cinema. Alcune sono straconosciute e straviste, come Casablanca, Via col vento o Ben Hur. Altre un po' meno, oppure sono solo conosciute "di nome, ma non di fatto".
Oggi vi voglio parlare di un film che scommetto non sia passato inosservato ai più, ma molti probabilmente lo hanno solo sentito nominare o citare da altri.
King Kong è un film di  Merian C. Cooper, Ernest B. Schoedsack del 1933 ci racconta la storia di un regista, Carl Denham, noto per i suoi documentari di stampo naturalistico, ad un certo punto della sua vita decide di girare un film su un'isola apparentemente inesistente sulle mappe geografiche.
Prima di partire è necessario fare il casting, l'agente di teatro però non sembra in grado di trovare la prima attrice per il film, nonostante di donne a New York ne esistano molte. Il problema è convincere una donna a partecipare ad un film di Carl Denham, noto per non aver mai avuto un'attrice femmina nei suoi film.
Il regista decide quindi di cercarsela da solo, la produzione gliel'ha imposta, nel suo nuovo film dovrà esserci per forza una donna. Dopo aver vagato per i luoghi di New York frequentati dalle donne, Carl Denham trova la sua attrice: Ann. Si parte quindi verso l'isola misteriosa abitata da una divinità molto nota: Kong.
Un film molto interessante non solo a livello produttivo e per gli effetti speciali, ma proprio per l'epoca in cui si colloca, siamo nell'America della Grande Depressione. Nel 1929 è crollata Wall Street e il popolo americano è in ginocchio. Nonostante questo il cinema cerca di andare avanti e diventa per i cittadini un momento di svago, un tempo in cui si deve staccare la spina e si deve dimenticare quello che accade tutti i giorni. Si entra in sala per sognare, per viaggiare con la fantasia, lo spettatore vuole vedere pellicole divertenti, che lo intrattengano. 
King Kong è intrattenimento ma non perde l'occasione per raccontarci la storia dell'america di quel periodo, vediamo donne in coda per un pasto alla mensa sociale, l'atrice quando viene trovata sembra stia rubando della verdura.
Poi, simbolo della rinascita, dell'america che vuole andare avanti dopo la nuova depressione è l'Empire state building che viene scalato da King Kong ed è il luogo dove lo scimmione verrà ucciso, segno che nessuno potrà mai sottomettere il potere americano. 
Vedere oggi un film del 1933 è sicuramente raro e se non si è appassionati di cinema o studiosi di quest'arte è raro imbattersi in opere di questo genere. Molti potrebbero non capirlo oppure non accettare scelte produttive dettate dall'epoca, per non parlare degli effetti speciali. Lo scimmione del 1933 infatti veniva mosso attraverso la stop motion, tecnica oggi riservata principalmente per i cartoon dei bambini realizzati in plastilina oppure per realizzare pubblicità o ancora per chi pratica la videoarte. Un film che merita comunque di essere visto, rivisto e analizzato. Un film che fa riflettere.
King Kong non si è fermato alla versione del 1933, esistono molte versioni successive, è quasi diventato una serie cinematografica. Ultimo prodotto con lo scimmione come protagonista è stato realizzato da Peter Jackson nel 2008 ed è un remake di quello del 1933.

martedì 1 novembre 2011

Cose che nessuno sa

Esce domani in libreria il secondo romanzo dello scrittore-professore più amato ed invidiato dagli studenti italiani: Cose che nessuno sa di Alessandro d'Avenia.

Margherita ha quattordici anni e sta per varcare una soglia magica e misteriosa: l'inizio del liceo. Un mondo nuovo da esplorare e conquistare, sapendo però di poter contare sulle persone che la amano. Ma un giorno, tornata a casa, ascolta un messaggio nella segreteria telefonica: è di suo padre, che non tornerà più a casa. Margherita ancora non sa che affrontando questo dolore si trasformerà a poco a poco in una donna, proprio come una splendida perla fiorisce nell'ostrica per l'attacco di un predatore marino. Accanto a lei ci sono la madre, il fratellino vivace e sensibile e l'irriverente nonna Teresa. E poi Marta, la compagna di banco sempre sorridente, e Giulio, il ragazzo più cupo e affascinante della scuola. Ma sarà un professore, un giovane uomo alla ricerca di sé eppure capace di ascoltare le pulsazioni della vita nelle pagine dei libri, a indicare a Margherita il coraggio di Telemaco nell'"Odissea": così che il viaggio sulle tracce del padre possa cambiare il suo destino. 

Scrivere il primo libro è difficile, perchè bisogna convincere l'Editore che vale la pena di pubblicare quelle pagine, scrivere il secondo lo è ancora di più, perchè questa volta bisogna confermare al pubblico che si è davvero autori e non fuochi artificiali che durano pochi secondi.
Riuscirà Alessandro d'Avenia in questa nuova impresa? Io glielo auguro e attendo con ansia questo suo nuovo libro. In bocca al lupo!

Per info e anticipazioni sul libro cliccate QUI!

Libri d'Italia...

Dopo post di ogni genere e qualità, ecco che torno alle origini del celeberrimo sottotitolo del blog con due libri che mi sono "caduti addosso" durante il mese di ottobre.
Sono due generi completamente diversi, ma che ho già iniziato a leggiucchiare, ovviamente in contemporanea, per vedere un po' se possono piacermi o meno.
Il primo, per ordine di arrivo a casa mia, è di fatto in prestito, quindi non è parte della mia biblioteca privata ed è ginto nelle mie mani per gentile concessione di Chiara. Si tratta di "L'oracolo" di Valerio Massimo Manfredi. 
Primo romanzo del celeberrimo archeologo, risale al 1990, preistoria per alcuni di voi, per me semplicemente infanzia, può interessare a tutti coloro che sono appassionati di archeologia, antica grecia, tesori nascosti, oscure profezie e tanto altro. 
Eccovi una breve sinossi del libro:

Atene, 1973: mentre scoppia la rivoluzione studentesca di Piazza del Politecnico, un eminente archeologo muore misteriosamente dopo aver trovato il vaso d'oro del mitico indovino Tiresia. Dieci anni più tardi la Grecia è sconvolta dal susseguirsi di misteriosi quanto efferati omicidi. Riti annunciati da oscure profezie che sembrano giunte a compiersi. Che cosa lega quei fatti ai moti studenteschi del '73? E come interpretare il segreto del vaso di Tiresia? Lo scopriremo solo alla fine di questo romanzo imprevedibile in cui, tra passato leggendario e crudo presente, si riannodano i fili di una millenaria avventura. 

Ancora non posso dare un giudizio su questo libro, ma spero di terminarlo presto in modo da potervi dire qualcosa di più!

L'altro libro che mi è "caduto addosso" ad Ottobre è Ossidea, avete letto bene Ossidea. Una specie di dislessia con Odissea, ma, per il momento, sembra non abbia nulla a che vedere con questa. Eccetto quel sacrosanto viaggio dell'eroe che ormai caratterizza tutti i libri.
Eccovi la sinossi:

Alla vigilia del suo dodicesimo compleanno, David Dream riceve la lettera che cambierà per sempre la sua vita. Seguendo le indicazioni contenute nel messaggio, il ragazzo trova la porta nel "tempo che si è fermato" e apre il libro incompiuto. D'un tratto una creatura fantastica, ferita e sofferente, irrompe nella sua camera attraverso un varco di luce. Pronunciando parole incomprensibili di una lingua sconosciuta, passa al giovane il testimone di una missione disperata. Il ragazzo suona il taharan, il corno magico che la creatura aveva al collo, e viene proiettato in un luogo misterioso e selvaggio: la Terra di Arcon. David dovrà intraprendere un lungo viaggio per raggiungere la Città del Cielo e salvare il regno degli elfi dal sanguinario esercito di Kahòs; ma un segreto terribile accompagna il giovane della razza degli uomini. 

Ossidea è un libro interessante, un'iniziativa editoriale della Salani, celebre editore del famoso maghetto con gli occhiali, forse qualcuno può accusare l'autore, Tim Bruno, di "scopiazzatura da romanzi precedenti", ma infondo se vogliamo essere pignoli, anche la Rowling non ha inventato niente di nuovo e ve lo dice una che per proteggere questa scrittrice farebbe carte false.
Altri ancora hanno accusato questo libro di essere meramente una "trovata commerciale"...sinceramente penso che possa essere così, ma può anche tranquillamente non esserlo. 
E ora vi spiego perchè.
Ossidea si rivolge ad un pubblico di circa 10-14 anni, a quell'età raramente si considera "l'autore" dell'opera, soprattutto se si tratta di opera prima. Anzi, io a quell'età adoravo il mistero che avvolgeva certi scrittori! Per me Rohald Dahl è sempre stato un essere mezzo gigante e mezzo cioccolataio per molti anni, che scriveva nel tempo libero e si dilettava ad inventare storie incredibili. Quando poi sono cresciuta ho iniziato a capire che era un personaggio in carne ed ossa e questa sua corporeità è diventata ancor più concreta quando ho letto Boy, che era poi...qualche mese fa. E questo era il primo punto.
Secondo punto. Se anche fosse una trovata commerciale e in realtà questo nome, Tim Bruno, è semplicemente uno pseudonimo, non vedo dove sia il problema. La storia della letteratura contemporanea, dell'editoria, è costellata di pseudonimi costruiti per vendere. Brevemente ad esempio e noto il gruppo dei Wu MIng, che scrivono sotto pseudonimo. Oppure il celeberrimo Lemony Snicket, autore di "Una serie di sfortunati eventi". Oppure l'autrice di Hyperversum che è italiana, ma sulla copertina del libro si chiama Sophie Randall. Ricordiamo anche, già che ci siamo, cos'ha fatto l'editore inglese di fronte alla scrittrice di Harry Potter: in quanto donna i primi libri, per vendere, sono stati pubblicati con il nome di J.K. Rowling, in questo modo poteva sembrare un uomo. Un altro incline all'uso degli pseudonomi è Stephen King, infatti egli ha scritto molti romanzi con il nome di Richard Bachman.... E quindi anche questo ci fa intuire che tutto sommato non ci possiamo scandalizzare.
Passiamo ora alla questione "non c'è niente di nuovo".
A 10-14 anni sono rari i bambini che hanno letto "Il Signore degli Anelli", tutto Harry Potter, tutto Narnia...eccetera eccetera, quindi sarà anche scopiazzato, ma diciamo che alla fine può starci per il nuovo pubblico che si vuole formare con questo romanzo. 
La questione della scopiazzatura poi, come già ho detto sopra, è molto relativa. Tutti gli scrittori copiano. In un modo o nell'altro l'atto di creazione di un romanzo, sia esso fantasy o di qualsiasi altro genere, nasce da un atto di copiatura di qualcosa. Dalla vita reale alle opere lette. Tutti noi nella scrittura siamo influenzati dal nostro vissuto, dai libri letti, dai film visti. Certo, la bravura sta nel rimescolare in modo giusto le carte al fine di proporre sempre qualcosa di nuovo. Ragazzi, non nascondiamoci dietro una matita, Propp in primis ci ha spiegato che le fiabe sono tutte riducibili ad un sistema fisso di personaggi, luoghi e avvenimenti. Come insegna Calvino ne "Il castello dei destini incrociati" bisogna saper disporre in modo giusto le carte. 
Attualmente sono solo al Capitolo 6 di Ossidea e per il momento riesco ancora a tollerare le scopiazzature, ne riparliamo a libro concluso. 
Un ultimo appunto prima di salutarvi, sempre sulla questione del Copiare da...
Sinceramente preferisco uno scrittore che copia, mantenendo perà le sacrosante regole del Fantasy, quindi Ippogrifi mezzi aquila e mezzi leoni, piuttosto che la Meyer che mi scrive storie di vampiri che brillano alla luce del sole. Di questo dovremmo scandalizzarci. Lei ha rivoltato le carte che ci arrivano dalla tradizione, dalla storia di Dracula. Povero Bram Stoker...
Se siete arrivati fino a qui...vi ringrazio per la pazienza e il tempo che mi avete dedicato. Alla prossima e, se avete letto qualcuno di questi libri, o avete qualcosa da aggiungere o togliere a quanto detto, commentate!

Cristoforo Colombo, il primo cervello in fuga

Penso che questo post sia da ascrivere alla serie "I miei viaggi mentali in stile JD", quindi se non vi interessano le associazioni di idee più o meno bislacche che ogni tanto il mio cervello si ritrova a forgiare, vi consiglio di evitarlo. In caso contrario, buona lettura e, spero, buon divertimento!

Il viaggio mentale di oggi nasce dal discorso di Obama fatto in occasione della celebrazione negli States dei 150 anni dell'Unità d'Italia. Ha citato la nostra storia nazionale e i nostri personaggi che hanno contribuito anche alla storia americana. In primis colui che ha aperto la via verso l'America: Cristoforo Colombo.
Una simpatica canzone dello Zecchino d'Oro del 1999 (permettetemi la citazione molto dotta), intitolata "La Nina, la Pinta e la  Santa Maria, raccontava in una manciata di minuti la storia dell'impresa di Colombo, tutti noi poi l'abbiamo studiata a scuola. Brevemente: Cristoforo Colombo voleva andare in India seguendo una rotta verso Ovest.
Sponsor ufficiale dell'intera impresa fu Isabella regina di Castiglia.
Mi sono sempre domandata perchè Colombo fosse finito in Spagna per poter avere il denaro. Sappiamo che nella sua vita visse in diversi paesi stranieri: Grecia, Portogallo e poi finalmente la Spagna. Insomma, sembra di sentire la storia di uno di noi giovani studenti. Formatosi in Italia, il giovane decise di far fortuna all'estero. Lì conobbe gente che credeva in lui, gli permisero di approfondire molti studi, fino a quando: EUREKA ebbe l'idea delle idee. Per realizzarla ovviamente non si recò nel suo paese di origine. No! Andò in un altro paese straniero, dove i dottorandi non fanno la fame per vivere....no, scusate! Dove i giovani non fanno la fame...no, insomma, dove esiste gente che crede nei sogni degli altri.
So di essere esagerata, ma quest'uomo, Colombo, ha aperto non solo la via verso l'America, ma...anche quella della fuga dei cervelli! Certo, un Italiano ha scoperto l'America, ma con denaro Spagnolo.
Vedete, cari giovani, era tutto scritto dai tempi di Colombo e poi l'hanno confermato Rodolfo Valentino, la Montalcini: gli Italiani per far fortuna devono andare all'estero. Ora è tutto chiaro.
Scusate, ora vi saluto e vado a cercare un'idea geniale da far sponsorizzare ai turchi.

sabato 29 ottobre 2011

La danza macabra di Lars

Mercoledì sera sono andata al cinema con un'amica Torinese (Ida) e abbiamo optato per Melancholia.
Raramente guardo le critiche e le recensioni prima di andare al cinema, solitamente le leggo il giorno dopo, solo dopo aver provato a riflettere sulla pellicola utilizzando il mio cervellino. Questo film mi ha un po' disarmata. Innanzi tutto è da catalogare tra i film indefinibili, quelli che non puoi consigliare o meno, quelli che non puoi definire belli o brutti. E' un prodotto di Lars Von Trier, un perfetto puzzle fotografico-musicale-retorico-poetico-scientifico-religioso....il tutto alla Lars Von Trier. Non c'è niente che sia lasciato al caso. Ogni scena, ogni oggetto, ogni frase è pensato e strutturato per dare delle emozioni, per decidere se lo spettatore si angoscerà, tratterrà la lacrimuccia, si fermerà a pensare. Direi che questi tre ingredienti sono perfettamente parte del mega impasto di Lars (chiamiamolo così, in amicizia). 
La fine del mondo. 12/12/2012, ormai questa data ha influenzato tutto, quando la Barilla finirà le scatole dei 150 anni dell'Unità d'Italia, sfodererà quelle della fine del mondo con decorazioni in stile Maya. Barilla a parte, forse anche Lars ha voluto dire la sua sulla fine del mondo, Maya e profezie apocalittiche a prescindere. L'uomo da millenni si domanda, ahimè retoricamente: Esiste una fine del mondo? Come finirà il mondo?
Lars ha provato ad ipotizzare questo ma non dando una risposta, bensì ponendo una nuova domanda, molto sottile a mio parere: se sapessimo che stiamo per vivere il nostro ultimo giorno, come lo vivremmo? Con chi trascorreremmo queste ultime ore sulla Terra?
Le risposte possono essere ovvie, oppure folli; ognuno di fronte alle catastrofi reagisce in modo differente. Lars, per rispondere, parte da un dualismo, un doppio, Justine e Claire (che sono anche i due capitoli del film), due sorelle in conflitto. Claire sposata con John, presumibilmente scienziato, madre di Leo, donna apparentemente perfetta e solida come una roccia, ma incline ad attacchi di ansia. Justine, donna bellissima e apparentemente felice, in realtà ha seri disturbi psicologici, è vittima di una specie di depressione che la porta a trascorrere lunghe giornate a letto. Nonostante questo, Leo la chiama "Zietta spezz'acciaio", epiteto che sicuramente vuole raccontarci qualcosa sul suo carattere, ma che per quasi tutto il film percepiamo come ossimorico rispetto alle caratteristiche della donna.
La storia comincia con il matrimonio di Justine e Michael, un matrimonio in cui c'è una continua voglia di assentarsi da parte della sposa, un matrimonio con un ricevimento organizzato da altri a cui gli sposi arrivano in ritardo, un matrimonio non accettato dalla madre di Justine, la quale non crede in questa istituzione.
Matrimonio che purtroppo finisce ancora prima di cominciare a crescere a causa di Justine, incapace, a quanto sembra, di gestire le situazioni, di gestire la propria vita e le proprie scelte.
La malattia è uno dei protagonisti di questo film che si contrappone alla ragione della scienza che è incarnata dal marito di Claire, John; John sa che Melancholia, il pianeta che sta passando vicino al nostro, non colpirà mai la Terra, i calcoli lo dimostrano, gli scienziati lo sanno. Egli cerca di tranquillizzare la moglie attraverso le sue teorie, Claire è molto preoccupata per la minaccia di Melancholia e quello che dice il marito non le basta per calmarsi.
Melancholia, grande protagonista indiscusso di questa storia, è colui che detta le regole dell'intera vicenda, comparendo in modo quasi impercettibile al matrimonio di Justine, sarà lui a decidere le sorti dei nostri personaggi, quasi come se fosse una cattiva stella, un influsso in grado di modificare la psiche delle persone ma anche degli animali. Nessuno è immune, anche John, che come abbiamo detto, incarna la ragione, ad un certo punto vacillerà. Melancholia è la depressione, è la presenza/assenza della malattia nella psiche, quella che pesa dentro di noi come un pianeta, un macigno, ci colpisce, a volte sembra si allontani, ma spesso torna indietro e la seconda volta è più difficile scappare. La depressione è la malattia che ti porta alla morte, così come Melancholia, in caso di collisione con la Terra, distruggerà tutto.
Melancholia però ha anche il suo fascino, la sua luce blu intensa richiama Justine durante la notte che, denutatasi completamente, si stende sulla riva del fiume come se si trovasse al mare, il tutto sotto lo sguardo della sorella che rimane esterefatta da questo gesto, da questa volontà della sorella di accettare l'influsso del pianeta.
Una danza macabra che porta lo spettatore a grandi riflessioni.

martedì 25 ottobre 2011

Nuovo Loooooook!

Ogni tanto cambiare fa bene, oggi, dopo aver terminato di studiare un libro, non avevo voglia di fiondarmi su un attento ripasso degli anni 70 quindi ho deciso di optare per un restyle del blog, che a dire il vero avevo cominciato ieri. Ho scelto questo stile molto minimal, serio e poco colorato, lo ammetto. Un po' forse dettato dal clima gelido di questi giorni, un po' in stile "strega bianca" delle Cronache di Narnia, un po' infinito, se volete. Insomma potete interpretarlo come meglio credete, a me piace pensarlo un po' in contrasto con il titolo: Life in Technicolor VS total white. Un ossimoro simpatico, non trovate? 

Detto questo, spero che il nuovo look del blog vi piaccia e prometto che presto tornerò a scrivere cose più sensate in questa sede! Purtroppo sono sempre un po' tirata con i tempi e quindi posso partorire solo: bazzecole! 
Devo anche intervistare Alessandra....vi assicuro che prossimamente comparirà un post sul suo libro e con la sua intervista!!!!!
Buona serata!

venerdì 21 ottobre 2011

Parole, parole, parole!

Scrivere per far passare il tempo è sicuramente molto divertente. Per chi scrive. Un po' meno per chi legge. Ecco perchè oggi inizio questo nuovo post. Non ho un argomento su cui andare a parare, ma visto che ho tempo ho detto: "dai, scriviamo un nuovo post!". Sapete, sono in attesa di andare in stazione a prendere il treno, ma c'è sciopero...LOVE! Quindi resto in Collegio almeno ancora una mezz'oretta poi mi appropinquo verso Porta Nuova.
Il problema di scrivere un post quando non si ha l'argomento è che si rischia di vomitare una serie di parole a vanvera senza arrivare in nessun posto, rischiando anche di annoiare il lettore (ehi, ehi! Sveglia!) che probabilmente in questo momento sta già bevendo il sesto caffè della giornata oppure sta cercando nel cassetto della scrivania il kit del suicidio.
Fermati carissimo perchè queste poche righe mi hanno dato un'idea!
Questa settimana mi sono imbattuta, su fb of course, in un link interessantissimo: l'associazione La Dante promuove un'iniziativa molto divertente. Accedendo al loro sito potete adottare una parola della lingua italiana diventando i suoi custodi, difendendola dagli usi impropri e anche dai non utilizzi. Insomma, diventerete i paladini della giustizia del termine scelto. 
Nel momento in cui adotterete la parola vi verrà richiesto di iscrivervi al sito, una volta registrati la parola, se è ancora disponibile, è vostra! Vi arriverà via mail un link, cliccate, accedete con le credenziali con cui vi siete iscritti....ed ecco che siete nella vostra "zona riservata" dove avete il certificato di adozione della vostra parola e da dove potrete scegliere di adottare altre parole. 
Insomma, siete ancora qui? Correte subito sul sito di LA DANTE e adottate la vostra parola!


mercoledì 19 ottobre 2011

Colazione con la mamma-fashionista

Andare a lezione alle 8 del mattino può avere i suoi pro e i suoi contro, di certo, andare a lezione a palazzo nuovo a quell'ora significa sfidare le intemperie umane causate da tutti gli studenti delle medie e delle superiori che si ammassando di fronte ai rispettivi istituti, accanto alla sede dell'università.
Ragazzini e ragazzine di 12-13 anni si accalcano verso le gradinate dell'entrata trascinando pesanti zaini rigolosamente con rotelle, roba che ai miei tempi era fantascienza e tutto doveva essere caricato sulle spalle. Nella mano libera solitamente sfoggiano una di quelle cartellette da disegno, oppure un altra borsa con dentro scarpe per la lezione di educazione fisica.
Al loro seguito poi ci sono diversi personaggi. Si passa dai papà assonnati con ancora la riga del cuscino sulla faccia, dal fratello o sorella maggiore che vanno al liceo vicino e quindi fanno la strada con l'insopportabile fratellino più piccolo e poi...ci sono loro: le mamme!
Premessa: quando io andavo alle medie era sempre mio papà ad accompagnarmi, mi "scaricava" davanti a scuola e poi andava al lavoro, le rare volte che mi portava mia mamma (che era addetta ad accompagnare mio fratello) faceva la stessa cosa. 
Vivendo a Torino ho imparato che esistono genitori che accompagnano i figli, attendono l'entrata e poi vanno al lavoro, altre lo lasciano davanti a scuola e proseguono al lavoro e poi c'è la mamma torinese fashionista che alle 8 del mattino sfoggia già un tacco 12, decolletè con il bel tempo e tronchetti ora che inizia a fare freddo. Indossa un abbigliamento che sembra appena uscito dall'ultimo numero di Vogue, vanta un'abbronzatura che potrebbe far impallidire Carlo Conti e solo con la sua borsetta potrebbe risollevare le sorti della nostra povera Italia. Codesta mamma-fashionista si sveglia al mattino, probabilmente già truccata e pettinata, sceglie dalla sua cabina armadio l'ultimo capo acquistato, stacca il cartellino, si veste e intanto sveglia il frugoletto. A questo punto mentre il figlio si lava la faccia, il 99% delle mamme italiane gli prepara la colazione, lei no. Si infila il tacco 12, inizia a sfogliare l'ultimo numero di Vogue per aggiornarsi sulle ultime dal mondo della moda e una volta che il bimbo è pronto lo porta a fare colazione nel bar vicino alla scuola. 
Entra al bar, prende due cappuccini e due croissant, dei tramezzini e quando paga alla cassa lascia in media 7 euro, ogni giorno.
Tu intanto, che sei notoriamente iscritta al partito di "quelli che al mattino hanno ancora la forma del cuscino stampato sulla faccia e fino a quando non bevo un caffè non riesco a capire chi sono e dove sono", la osservi. Inizi dalle scarpe e già hai un mancamento. Primo sorso di caffè. Sali e vedi queste gambe interminabili, magre, perfette. Secondo sorso di caffè. Vedi che non ha un filo di grasso, come se quel bambino fosse stato portato dalla cicogna. Terzo sorso di caffè. Vedi che sfoggia una borsa da urlo da cui estrae un portafogli altrettanto da urlo, facendo attenzione a non rovinare lo smalto sulla cerniera. Quarto sorso di caffè. E qui inizi a considerare che tu sei lì, mezza arruffata, in scarpe da ginnastica, jeans, giacchetto, con una tracolla tamarrissima con scritto London, non avrai mai quell'abbronzatura e soprattutto non avrai mai quel look alla mattina alle 8. 
Intanto, mentre tu ti perdi nei tuoi pensieri ed inizi a perdere gradualmente la tua autostima, lei e il frugoletto escono alla volta delle medie. Dialogo zero. Cellulare in mano. 
Finisci il caffè e senti che non sei l'unica a "farti delle domande". Paghi ed esci. 
Eccola là, in mezzo alla folla delle altre mamme. Fortunatamente queste hanno scarpe basse, pantaloni comodi e capelli...da mamma, ordinati, ma non da sfilata di moda. E così la tua autostima inizia a risalire.

Mina e il suo fan

Ormai credo siano tutti al corrente dell'ultimo fatto accaduto a Mina, ebbene, la cantante più sfuggente degli ultimi anni ha ricevuto tra i vari pezzi proposti dai suoi fan-musicisti, un brano che ha deciso di includere nel suo album. Ogni anno ricevono un sacco di proposte, tutte, spiega il figlio di Mina, vengono sottoposte ad un attento ascolto da parte della cantante, in questo modo sono stati scoperti gruppi musicali come gli Audio 2. Fino a qui niente di che, anzi, complimenti a chi è stato così bravo da impressionare Mina a tal punto da far inserire il brano nel suo disco. Purtroppo l'autore ha commesso un errore: non ha lasciato contatti insieme al brano consegnato alla casa discografica...e adesso? Chi è questo musicista fantasma?
Mina e il suo staff sono in fase "caccia all'uomo", in modo anche da potergli attribuire i diritti d'autore, nel caso in cui costui non saltasse fuori, la Siae accantonerà i diritti. 
In queste ore probabilmente migliaia di persone cercheranno di rivendicare la paternità dell'opera, ma il figlio di Mina ha dichiarato che la voce si sente chiaramente ed è senza accenti, quindi suppongo che verranno fatti i dovuti controlli e confronti prima di svelare il nome dell'autore. 
Il brano in questione si chiama Questa canzone e può essere ascoltato dal sito ufficiale di Mina a questa pagina CLICCA!
Una storia che ha dell'incredibile, una storia strana e curiosa, capitata ad una delle cantanti che da anni non vuole più mostrarsi in pubblico, ad una cantante-icona che vive del suo volto passato ma sconvolge ancora tutti con la sua voce sempre potente e meravigliosa. Una storia che a parer mio merita di essere raccontata da un film, magari un po' romanzata, certo, ma...pensate se l'autore ha voluto fare questo dono a Mina e alla musica, indipendentemente dal guadagno, sarebbe la più bella dichiarazione d'amore fatta verso la musica. Un autore fantasma che compone brani meravigliosi....chissà che qualche sceneggiatore non stia già componendo un soggetto!

domenica 16 ottobre 2011

Cultura mon amour!

Oggi non voglio spendere molte parole, ma voglio dedicare un po' di spazio ad un comico italiano: Giacomo Poretti.
Personalmente non amo la città di Milano, ma le sue parole sono molto toccanti e meritano di essere ascoltate da tutti, credenti e non. Buona visione!
 





sabato 15 ottobre 2011

Italo Calvino

88 anni fa nasceva a Cuba, più precisamente a Santiago de Las Vegas, un personaggio molto importante, un personaggio fondamentale per la nostra letteratura Italiana: Italo Calvino.
Nel mio "cursus studiorum" non ho avuto la fortuna di studiare molto le opere di Calvino, ho letto Il barone rampante liberamente costretta dalla prof di lettere del biennio, non mi era piaciuta molto la storia di quel birbante anticonformista che saltellava da una pianta all'altra senza voler più rimettere piede a terra. 
Ho iniziato ad apprezzarlo solo recentemente con libri come Il castello dei destini incrociati, ma soprattutto lo adoro per le Lezioni Americane. Ho sempre voluto leggere le sue opere, Palomar, Le cosmicomiche, Se una notte d'inverno un viaggiatore...eccetera, forse senza la costrizione dall'altro riuscirò ad apprezzarle, soprattutto mi farò consigliare da una mia amica, Alessandra Chiappori, amante spassionata di Calvino e soprattutto autrice di un libro molto interessante che a breve recensirò sul blog. Sono entrata in possesso solo ieri della sua pubblicazione calviniana e spero di poterne parlare presto in questa sede, magari anche attraverso un'intervista alla stessa autrice, che sembrava favorevole a prestarsi per questa cosa un po' nuova.
Per chi fosse interessato il libro è intitolato: Originalità della scrittura giornalistica di Italo Calvino, edito da Albatros, autrice Alessandra Chiappori.
Preparatevi all'intervista del secolo, perchè sarà molto divertente!!!








mercoledì 12 ottobre 2011

Carnage

Se siete fan di Polanski non potete di certo perdervi il suo ultimo film. 
Tratto da Il dio del massacro, opera teatrale di Yasmina Reza, Carnage inizia con una scena che dà il via all'intera vicenda: Zach colpisce Ethan al volto con un bastone, in seguito a questo incidente i rispettivi genitori decidono di incontrarsi per risolvere la situazione dei figli. 
I genitori di Ethan, il ragazzo colpito, sembrano la coppia perfetta. Madre, Penelope, scrittrice, ma che non vuole dire che lavoro fa, padre, Michael, venditore di oggetti per la casa sembrano aver educato il loro figlioletto secondo i principi della pace tra gli uomini. Penelope nel tempo libero cucina dolci, modificando anche le ricette dettate dalla suocera, Michael sembra il padre modello che tutti vorrebbero diventare. La spada di Damocle però che pende sulla sua testa e che inizia a far traballare la sua maschera, è rappresentata dal criceto, animale domestico della figlia, che egli abbandona per strada poichè è un animale fastidioso, che dorme di giorno e disturba di notte non facendo dormire la famiglia.
I genitori di Zach invece sono sicuramente parte della classe più ricca, quella degli uomini perennemente incollati al blackberry, come Alan, e delle donne manager, Nancy, costrette ad intraprendere da sole il ruolo di educatrice nei confronti dei figli. 
Dopo un primo incontro tra le due coppie, in cui vengono chiaramente messe in evidenza le loro posizioni, mentre stanno dialogando sulla porta di casa, Alan e Nancy vengono fatti rientrare per bere un caffè ed assaggiare una fetta della famosissima e squisita torta di Penelope. 
La porta del salotto è quasi una linea di demarcazione, un punto che quando viene sorpassato tende a ribaltare i ruoli delle coppie, ecco che quindi a turno salgono sul banco degli imputati e vengono messi in evidenza i loro difetti.
I primi ad essere accusati sono Alan e Nancy: vengono tampinati di domande da Penelope che sembra voler sottolineare che non hanno saputo educare bene il proprio figlio.  Alan riconosce di avere un figlio testone e a parere suo è impossibile dettargli legge, ma Nancy non vuole saperne, non è assolutamente vero. Alan sembra essere un padre perennemente assente, troppo preso con il lavoro presso le case farmaceutiche non ha tempo per crescere il figlio, non se ne occupa minimamente. Nel momento in cui la moglie getta il suo cellulare nel vaso di tulipani, egli si dispera, quasi come se avesse perso un figlio.
Nancy sembra  capace di reagire solo attraverso il vomito e quindi il rigetto verso questa situazione. Il vomito di Nancy va ad intaccare i libri di arte di Penelope che sono disposti sul tavolino, sono libri rari, uno è un catalogo del 1957, introvabile. Dopo una prima reazione scontrosa al danno involontario arrecato da Nancy, Penelope sembra scusarla, quasi cercando di rimettere a posto i cocci della sua maschera di mamma perfetta. La sua schizofrenia però non è oscura allo spettatore che la vede più volte lamentarsi con una donna, probabilmente quella delle pulizie, che mette in frigor la torta e nel mobiletto la cocacola, che sposta i secchi delle pulizie. La domanda però sorge spontanea: ma questa donna delle pulizie esiste veramente o è solo frutto della sua immaginazione o di uno sdoppiamento della personalità? Quando accompagna Alan in bagno notiamo che il letto matrimoniale non è ancora stato rifatto, segno che la signora delle pulizie non è ancora passata quella mattina, oppure lei stessa, Penelope non ha fatto i lavori di casa. 
Michael viene accusato di essere stato crudele con il criceto, infatti secondo Nancy, ma anche secondo Penelope è stato assurdo abbandonare quell'esserino per strada, un piccolo esserino indifeso che Michael ha rovesciato dalla scatola perchè schifato all'idea di doverlo toccare.
Ecco quindi che la maschera di perfezione di Penelope e Michael comincia a vacillare e si rompe completamente nel momento in cui entra in gioco una bottiglia di Scotch scozzese. Nessuno si rifiuta di bere e pian piano tutti i lati peggiori dei quattro personaggi vengono messi in evidenza, Penelope abbandona la sua perfezione e fa sospettare addirittura di essere alcolista, Michael non è il padre fantastico che tutti vorrebbero avere, Nancy è una madre sola e attaccata ai beni materiali, la borsetta con i trucchi, così come il marito Alan ama il suo cellulare.
Dei genitori decadenti insomma, incapaci di essere adulti ed incapaci quindi di educare i propri figli, genitori che si ubriacano nella prima parte della giornata, probabilmente al mattino, genitori che non sono in grado di accordarsi su quello che è accaduto ai propri figli. Vengono spesso ripetute le parole "vittima" e "carnefice", spesso a sproposito, spesso con scarsa obbiettività. Alla fine la vicenda resta non risolta, non sappiamo se Zach si sia effettivamente pentito del gesto e se si sia recato a casa di Ethan per scusarsi, sicuramente lo spettatore è cosciente del fatto che entrambi i ragazzini sono vittime, non l'uno dell'altro, ma vittime di genitori che non sono stati in grado di crescerli e di responsabilizzarli. 
La scena si svolge tutta nel salotto della casa di Penelope e Michael, salotto che diventa quasi un ring, una scatola, a tratti anche labirintica.

martedì 11 ottobre 2011

How I Met Your Mother

Arrivo tardi, come al solito, a parlare di una sitcom che negli USA sta spopolando da mesi, anzi, da anni! La serie in questione, come avrete notato dal titolo è How I Met Your Mother, tristemente tradotto nel nostro bel paese con E alla fine arriva mamma, poi successivamente ritrattato con How I Met Your Mother - E alla fine arriva mamma. Come al solito gli italiani dimostrano scarsa abilità nella traduzione dei titoli anche quando non ci sono giochi di parole tipo Eternal Sunshine of a Spotless Mind o Confessions of a Shopaholic. Evidentemente un semplice Come conobbi la mamma non vendeva, allora a quel punto lasciamo il titolo originale che è meglio. Ma titolo a parte, di cui in questo post ci interessa relativamente, sono diversi i punti che meritano di essere ammirati in questa sitcom, quello che mi colpisce maggiormente riguarda le storie dei personaggi e il loro meraviglioso ed architettonico sistema di presentazione all'interno dell'intera vicenda.
How I Met Your Mother racconta di come Ted ha conosciuto la moglie, ma la strada è lunga, si perde, passa per strade parallele, lancia indizi, a volte anche falsi, depista lo spettatore. Ci ritroviamo quindi nella storia di Ted che è anche la storia di Lily e Marshall, la storia della sua relazione con Robbie, la storia di Barney. 
Ted ama perdersi nei particolari e la storia di questo incontro con la moglie si trascina e si trascina ben oltre il previsto, ma lo spettatore è felice di questo perchè il ritmo della narrazione (20 minuti circa ogni puntata) non scende mai, Barney ha sempre la battuta pronta su tutto e i neologismi coniati in ogni situazione rendono il quintetto unico. In molti hanno paragonato i cinque di How I Met ai sei di Friends, altra ben nota serie tv che ha spopolato e ha contagiato milioni di telespettatori in tutto il mondo. Le carte sul tavolo sono le stesse: giovani, amore, amicizia, coppie, lavoro, genitori.... ma la cosa che differenzia questa serie è che stranamente il punto di arrivo è dichiarato fin dall'inizio. E' certo che Ted alla fine si sposerà, sappiamo che ha due figli, perchè sono due i ragazzi a cui racconta la storia dell'incontro, inoltre c'è la parola "mamma" nel titolo. Nonostante sappiamo già come va a finire, è impensabile colmare il vuoto della congiunzione Ted Mosby-futura signora Mosby senza guardare ogni singolo episodio.
La bravura degli sceneggiatori americani è messa in risalto in ogni secondo, ogni personaggio ha un passato ben costruito, un presente e un futuro, sono tutti perfettamente credibili, sembra quasi esistano veramente nella realtà. Barney è il mio preferito. Certo, non condivido molto i suoi pensieri riguardo le relazioni, ma sicuramente è il pepe giusto che scuote le dinamiche del gruppo e rompe gli schemi che potrebbero diventare monotoni e ripetitivi. Spesso, quando mi trovo davanti a questi prodotti made in USA, mi domando se mai in Italia verrà prodotto qualcosa di simile. Ci hanno provato con Boris ed è andata bene, ma penso di esprimere il pensiero di molti dicendo che sarebbe veder nascere qualcosa del genere nel nostro bel paese. Non è forse uno stile propriamente italiano, certo...ma mai dire mai! I hope!!! 
Un consiglio per chi guarda la serie: lingua originale e se servono sottotitoli, snobbiamo la versione doppiata, perde parecchio!!



venerdì 7 ottobre 2011

To Steve...


Con un giorno di ritardo, anche questo blog vuole ricordare un grande personaggio che è morto ieri. Steve Jobs. Ho scelto questo poster che ho trovato su fb realizzato da un grafico, questa è la sua pagina su facebook. https://www.facebook.com/pages/Alessandro-Giammaria-Graphic-Web-Designer-Freelance/149050005135223 




Notre Dame de Paris

Sono passati ormai 10 anni da quando per la prima volta il primo Gringoire ha intonato sui palchi più importanti di tutta Italia il celeberrimo "Tempo delle cattedrali", 10 anni ricchi di grandi successi per Riccardo Cocciante che prima con Notre Dame de Paris e poi con Giulietta e Romeo ha contagiato tutti con le sue note. 
Naturalmente non è solo la musica a colpire di questo spettacolo, ma è l'impianto scenico che per noi Italiani è qualcosa di "mai visto prima".
Cocciante però non li chiama Musical, ma Opere Popolari.
Venerdì 30 settembre, dopo 10 anni di attesa, ho avuto la fortuna di vedere finalmente dal vivo Notre Dame de Paris: penso non ci siano parole degne che possano raccontare lo splendore, la maestosità di questo spettacolo e della macchina scenica.
Scrivere l'ennesima recensione su questo spettacolo potrebbe essere rischioso, molto probabilmente si dice qualcosa di già sentito oppure si dice altro che magari la maggior parte del pubblico non apprezza. Penso non sia da mettere in discussione la genialità di Cocciante e del suo librettista Luc Plamondon sono obiettivamente senza pari in Italia, dove da anni non esistono produzioni made in Italy che possano reggere il confronto con i loro prodotti.
Fin dalle prime note si viene trasportati in un mondo meraviglioso in cui ti viene voglia di cantare e di ballare, si rimane con il fiato sospeso sia quando cantano i cantanti, sia quando gli acrobati danno il meglio di sè regalandoci numeri quasi circensi.
Non ci sono più i ben noti Lola Ponce e Giò di Tonno, ma il secondo Cast non è di certo una seconda scelta, anzi, in alcuni casi si tende a preferire le tibriche di questi attori rispetto ai precedenti interpreti. Certo, se si finisce sotto le grinfie di Cocciante e del suo staff, bisogna davvero essere bravi, bisogna essere delle macchine da palcoscenico, precisi fino ai minimi dettagli.
Purtroppo mi è impossibile fare un confronto tra la prima e la seconda edizione dal momento che ho assistito solamente alla seconda dal vivo, mentre l'altra l'ho vista in televisione, ma credo che bene o male le cose cambiate siano pochissime e comunque poco rilevanti rispetto alla struttura complessiva dello spettacolo.
Apice della serata, a parere mio, è il numero in cui vengono introdotte sul palco le campane, credo sia impossibile descriverlo in modo da spiegarvi quello che si prova, però vedere tre campane, ondeggiare sospese nel vuoto, con gli acrobati che si esibiscono in piedi su di esse...è qualcosa di magico!
Negli anni in molti hanno provato ad affibiare ai prodotti di Cocciante l'etichetta musical, ma, lui si è sempre risentito, a causa della diversa impostazione di base che hanno le sue opere rispetto a quelle della West End o di Broadway. Si tratta di Opera Popolare, prossimamente vi spiegherò anche il suo significato, o per lo meno come la interpreto io. 
Un ultimo appunto riguardo il teatro in cui ho visto lo spettacolo. Originariamente il "tributo" doveva andare in scena a fine giugno a San Siro, la data è stata posticipata a settembre presso il Teatro Arcimboldi, che per capirci velocemente è dove registrano Zelig, situato in zona Bicocca a Milano. Penso che la visione di questo spettacolo all'aperto, sia un'esperienza unica, ma la produzione riteneva poco adatto uno stadio vista la ricorrenza. Letta tra le righe: non avevano venduto tutti i biglietti, cosa che si è dimostrata vera dal momento che venerdì sera c'erano molti posti vuoti! 
Per il resto vi saluto e vi chiedo scusa per aver impiegato una settimana a scrivere questo brevissimo post.

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