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lunedì 21 aprile 2014

La teenager che c'è in me!

Please, tell me why!
Questa è la domanda che mi sta assillando da un po', mi sta assillando perché da un po' di tempo sono affetta da "Sindrome di teenagerismo di ritorno". Di che si tratta?
Vi spiego.
Premesso che sono sempre stata un'amante di Harry Potter e chi legge questo blog da un po' dovrebbe averlo capito, ultimamente ho rimpolpato la mia lista di libri che vorrei leggere aggiungendo solo titoli di libri che il mondo classifica scritti per young adult.
Ho cominciato con la saga Multiversum di Leonardo Patrignani, stupendi, da leggere.
Ho continuato con Muses di Francesco Falconi che non mi ha creato troppa dipendenza.
Ho scoperto gli Hunger Games: contagio 2.0.
Ho visto il trailer di Divergent: e mi sono messa a leggere Divergent, anche se non mi sta piacendo troppo, non sono ancora entrata nel vivo della storia e faccio un po' fatica.
Ho scoperto l'esistenza della serie di Sally Lockhard di Philip Pullman e mi sono detta: devo leggerli.
Ho scoperto l'esistenza della scrittrice (del 1991!!!) Samantha Shannon autrice della saga La stagione della falce, saga di 7 libri. In Italia è edita da Salani e per ora possiamo leggere solo il primo volume. Negli USA è già stata definita: la nuova Rowling. Parliamone.
Insomma, sto facendo letture da teenager, spero vivamente di evitarmi l'ascolto degli One Direction.
Eppure non sono l'unica, sapete?!
Molti adulti leggono questi generi, perché sono ben scritti, non sono completamente rivolti a un pubblico giovane. Pensate agli Harry Potter: diamine, forse i primi tre sono più da ragazzini, ma man mano che la storia procede, i toni si fanno piuttosto oscuri e sicuramente adatti ad un pubblico più grandicello. 
Quindi tutto questo per dire: avrò pure la "Sindrome di teenagerismo di ritorno", ma alcuni libri young adult meritano davvero. Per esempio spero di poter stringere la mano Leonardo Patrignani al prossimo Salone del Libro. Ammetto che lo scorso anno 2013, mi è passato di lato e non ho avuto il coraggio di fermarlo e di chiedergli l'autografo. Oltretutto...sapete che è altissimo? E sapete che il suo libro è stato tradotto in un sacco di lingue tra cui anche l'Inglese? Quando l'ho scoperto mi sono sentita orgogliosa di essere italiana. Non so se riesco a spiegarvi questo sentimento, ma quando un libro italiano riesce a passare le frontiere...secondo me è una cosa stupenda, è un momento magico che merita di essere ricordato e testimoniato. 
E voi, avete la mia stessa sindrome? 
Fatemi sapere!

giovedì 13 giugno 2013

Reality di Matteo Garrone: recensione!

So che non è appena uscito, so perfettamente che questo film avrei dovuto vederlo tempo fa, ma purtroppo me lo sono perso per strada. Sono finalmente riuscita a rimediare!
Reality è film intelligente, che mi fa dire: Questa è l'Italia che mi piace! Attenzione, non mi piace assolutamente l'Italia che racconta, ma apprezzo moltissimo il modo scelto da Garrone per raccontare quel che non è bello nel nostro paese. 
L'intera storia è incentrata su Luciano, pescivendolo di professione e truffatore nel tempo libero. Sposato con tre figli, è un po' il comico della famiglia e proprio questo suo modo di fare lo fa diventare un personaggio nel suo quartiere. Tutti i suoi parenti glielo dicono: "Tu dovresti fare il Grande Fratello!". Ridendo e scherzando i provini del Grande Fratello arrivano nel centro commerciale, la figlia più piccola di Luciano telefona al padre e gli chiede di raggiungerla per fare un provino. Luciano arriva tardi, ormai i provini sono finiti, ma il divo del Grande Fratello, conosciuto precedentemente a un matrimonio, lo aiuta e riesce comunque a farglielo ottenere. 
Da qui in avanti la vita di Luciano cambia e viene vissuta tutta in funzione di questo provino, la sua vita diviene un Grande Fratello, crede che gli organizzatori del programma inizino a seguirlo, a controllarlo per vedere la sua condotta.

Una storia davvero notevole, ma dal gusto tremendamente amaro, una storia ahimè specchio della nostra Piccola Grande Italia. Fin dalle prime scene ci rendiamo conto quanto sia importante l'apparenza per queste famiglie. Si comincia con un matrimonio sfarzoso in una tenuta da sogno, gli abiti sono ricchi di lustrini, hanno dei toni molto accesi, al termine della giornata la famiglia torna a casa, in un labirintico rudere su più piani, dove il disabile deve essere portato in spalla fino al piano dove abita, dove le camere sono fatiscenti e stridono con gli abiti del matrimonio. Smessi quelli la bellezza svanisce, si torna alla quotidianità, si smette la maschera. Proprio la tematica della maschera viene portata in scena dallo stesso Luciano, al matrimonio infatti si traveste da donna e impersona così una Drag Queen, il suo volto è irriconoscibile, nascosto da strati di cerone. Tutto il film poi è una maschera, la vita di Luciano viene influenzata da questo Grande Fratello, cerca di modificare i comportamenti, arriva a regalare i mobili ai più poveri pur di farsi, secondo i suoi ragionamenti, notare dalla produzione. 

Il Grande Fratello sembra l'unica ragione di vita non solo per Luciano, ma anche per chi gli sta attorno, sono i figli e i parenti a spingerlo a fare il provino, il paese intero lo deride quando non viene richiamato dopo il provino di Roma, sembra che una persona sia da giudicare in base alla sua notorietà e al suo conto in banca. Chi è stato al Grande Fratello è un eroe, è un punto di riferimento, una persona con la quale scattare le foto, una persona da rincorrere per fargli fare una foto con la figlia. Eppure Enzo, l'uomo che è stato nella casa del Grande Fratello, è palesemente un grande cafone, passatemi il termine. Incontra Luciano in più occasioni e ogni volta il pescivendolo deve ricordargli chi è perché Enzo non si ricorda di lui. 

Interessante anche la scelta del finale, ora non voglio rovinarvelo, ma ho trovato molto interessante come Garrone ha scelto di raccontarcelo. Luciano va a Roma in occasione della via Crucis con il Papa, ad un certo punto scappa e raggiunge la casa del Grande Fratello, entra negli studi indisturbato, gira e guarda le stanze e i protagonisti da dietro il vetro, sembra quasi un bambino in visita a un acquario. Nessuno si accorge di lui, tanto che a me è venuto spontaneo domandarmi: ma Luciano è veramente lì o stiamo vivendo un'immagine della sua mente? Magari la casa è solo frutto della sua ossessione-immaginazione, ha visto giorno e notte il Grande Fratello, si è ricostruito un confessionale nello sgabuzzino di casa sua, ha addirittura litigato con la moglie, non si starà immaginando tutto?

Garrone non ce lo dice, il finale resta aperto, sta allo spettatore darsi delle risposte, o meglio...farsi delle domande. Onestamente è inevitabile non farsele. Quello che Garrone racconta è uno spaccato dell'Italia davvero realistico, l'ossessione Grande Fratello esiste veramente, alla gente piace guardare quattro cretini che entrano e escono dalle piscine, hanno rapporti sessuali più o meno espliciti, si tirano i capelli, fumano... Alla gente piace staccare il cervello e lasciarsi vivere. Già perché guardando il Grande Fratello si finisce a vivere le vite degli altri, ma non come quando si legge che ci si appassiona e si vive un'avventura con il protagonista, o come quando si guarda un film e ci si fa trasportare dalla narrazione (in caso di libri e film degni di essere chiamati tali!!), il Grande Fratello ammazza i neuroni! Non si capisce se siano più fuori di testa quelli dentro la casa, o quelli fuori. 
Reality è sicuramente un film da guardare e mi spiace essere riuscita a recuperarlo così tardi. 

VOTO: 





mercoledì 30 gennaio 2013

WrapBook

Proprio l'altro giorno, mentre leggevo Il caffè delle donne mi sono detta: ma quanto si rovinano sti libri con la copertina morbida? Stessa cosa l'ho pensata per Venere in metrò di Giuseppe Culicchia, tant'è vero che l'ho accuratamente avvolto in un sacchetto di stoffa per trasportarlo.
Basta sfregare leggermente il bordo della copertina, che subito quella si rovina...che nervi! Devo per forza leggermi i libri quando sono a casa? Non posso portarli in viaggio?
Possibile che in un era in cui gli ebook cominciano a spopolare, i libri che gli fanno concorrenza diventano sempre meno trasportabili?
Oggi, mentre visitavo il sito-blog di Erica Vagliengo, mi sono imbattuta in un'iniziativa molto interessante: le WrapBook! Cosa sono?
Le WrapBook sono delle bellissime copertine di stoffa che potete utilizzare per avvolgere i vostri libri rendendoli più colorati e soprattutto preservando la copertina.
Sono tutte made in Italy o meglio, made in Val Chisone. Un progetto molto interessante ed eco sostenibile  perché le copertine a fine anno vi rimangono, non vanno buttate via, sono realizzate dalle donne della Val Chisone rimaste senza lavoro, vengono cucite utilizzando scampoli di stoffa acquistati al mercato.

Un'idea interessante che potrebbe rendere più stiloso il vostro libro e potrebbe incuriosire i vostri amici. 

Potete trovare tutte le informazioni qui: www.wrapbook.it 

E questa è una foto di Pasquale Modica:


mercoledì 14 novembre 2012

Cesare deve morire: recensione!

Quando era uscito al cinema non ero riuscita a vederlo, abitavo ancora a Torino e c'era la possibilità di vedere il film e poi di assistere al dibattito con i fratelli Taviani, ora che l'ho visto posso dire che mi mangio davvero le mani all'idea di essermelo perso.
Cesare deve morire dei fratelli Taviani è una di quelle pellicole che ti fa dire: sono orgoglioso di essere italiano! È un gioiello, una perla rara nel marasma delle pellicole italiane, un prodotto da guardare e riguardare, da mostrare ai ragazzi e su cui riflettere.
Narra il backstage della messa in scena dello spettacolo tratto dalla tragedia di Shakespeare: Giulio Cesare, ma questo spettacolo non sarà messo in scena in un teatro qualsiasi, si tratta di un carcere, Rebibbia, gli attori sono carcerati. Ci sono narcotrafficanti, assassini, ladri che tutti insieme guidati dal maestro di teatro mettono in scena questa tragedia.
Non mancano ovviamente le riflessioni che possono nascere da un film girato in carcere e da uno spettacolo che mette in scena un tradimento, delle alleanze degne dei clan della malavita e di un assassinio. La profondità con la quale questi detenuti interpretano i personaggi, la professionalità che hanno nel dare voce a ognuno di loro (rigorosamente nel dialetto del proprio paese) è davvero molto toccante.
L'arte diventa per loro un momento di libertà, un'ora d'aria, un modo per andare oltre quelle mura della prigione. Si può essere d'accordo o meno su questi laboratori, questi svaghi che vengono concessi ai detenuti nelle carceri, non voglio schierarmi né a favore, né contro, sono sicuramente mezzi di espressione interessanti e anche sistemi, se vogliamo, catartici, perché attraverso Cesare e Bruto i detenuti rivivono momenti della loro vita, ripercorrono vere e proprie frasi dette dai loro amici, come accadrà proprio al detenuto che interpreta Bruto.
Non mancano ovviamente gli screzi tra loro, scontri inevitabili che nascono tra carcerati, regolazioni di conti che già esistevano prima ancora di essere rinchiusi, o nati proprio all'interno di quelle mura.
Oltre alla messa in scena dello spettacolo, i Taviani scelgono di mostrare tutto il lavoro che fanno i singoli mentre studiano il copione e sono nelle loro celle, alla sera, quando fissano il soffitto, ci fanno sentire i loro pensieri e un carcerato ricorda che chi dorme sul letto più alto, quel soffitto lo vede ancora più vicino. 
Mi è venuto in mente il libro Lo straniero di Albert Camus, il quale, rinchiuso nel carcere sottolinea proprio quanto tempo trascorra un detenuto a fissare il soffitto. So che la citazione potrebbe sembrare un po' campata in aria, ma i capitoli finali riflettono molto sulla questione: "Vita in carcere". Sfortunatamente non ho una copia del libro per verificare perché lo avevo preso in prestito dalla biblioteca...altrimenti avrei inerito volentieri la citazione.
Consiglio davvero di vedere questa pellicola perché merita, non mi stupisco che sia stata scelta per rappresentare l'Italia agli Oscar.
Prima di chiudere vi lascio con una frase che fa davvero riflettere molto, viene pronunciata dall'attore-detenuto che interpreta Cassio: "Da quando ho conosciuto l'arte, questa cella è diventata una prigione."

P.S. Questo film ha vinto l'Orso d'Oro a Berlino e concorrerà per le nominations agli Oscar come miglior film straniero. Speriamo in bene!


VOTO:


martedì 24 luglio 2012

Rivalutare la provincia

Quando si nomina la parola cultura in Italia succede di tutto: c'è chi nomina le ultime letture fatte, chi parla degli ultimi film visti, chi dice di essere stato a teatro, c'è chi erige monumenti ad autori più o meno degni di essere chiamati tali e chi si scanna per dire che infondo i Vanzina raccontano poi le storie del nostro tempo: cosa fanno di male?
Siamo il paese di Michelangelo, Leonardo, Dante, Manzoni, Carducci, Montale, Goldoni, Verga, Verdi, Rossini...eppure c'è qualcosa che non va!
Mettetevi comodi, vi racconto una storia.



A Borgomanero, dove abito io, c'erano una volta, quando ero bambina due cinema: il Cinema Moderno in centro città e il Cinema Teatro Nuovo in "periferia". Solitamente io frequentavo il secondo perché ospitava una programmazione più adatta alla famiglia, non che l'altro fosse un cinema a luci rosse, ma i film che aveva in cartellone erano più impegnativi, sotto Natale, ahimè, avevano il posto fisso i Vanzina, ma avevano proiettato anche Titanic là dentro.

Quando sono cresciuta e facevo le medie sono finalmente riuscita ad andare là al cinema: ho visto "Amici   ahrarara" dei Fichi D'India, film 'monnezza per qualcuno, ma esperienze che prima o poi ci sono nella vita di ogni spettatore. Sono entrata e mi sono sentita grande, perché finalmente andavo nel cinema dei grandi,  era come vedere finalmente al cinema un film con attori in carne e ossa, altra esperienza che mi ha segnato infatti ricordo che la transizione del cartoon al film vero è avvenuta con Stewart Little, un ottimo compromesso direi.

Qualche anno fa il cinema ha chiuso e ora è lì a pochi metri di distanza da uno dei quattro corsi principali, dimenticato da tutto e da tutti. Le vetrine delle locandine giacciono vuote da tempo, tutto si è fermato là dentro. Mi ricordo che era strutturato in platea e galleria, io mi ero avventurata al secondo piano in occasione della mia unica visione del film e mi ricordo che c'era una vera e propria balconata con la ringhiera. Era già decadente ai tempi, 11 anni fa...non oso immaginare come sia diventato ora.

Eppure dispiace. 
Questa mattina ci sono passata davanti e...l'edificio si presentava vuoto. Mi dispiace non essere riuscita a fotografare il timpano che si erge sulla cima dello stabile. Incuriosita dalla struttura sono andata a curiosare qua e là per vedere il perché di questa architettura insolita per il centro di Borgomanero ed ecco la risposta QUI su questo blog. 
Sapete, sarebbe bello ristrutturarlo, riportarlo al suo splendore di un tempo, ma come trovare i fondi? E soprattutto riaprirlo per cosa? Conosco la realtà sorta da pochi anni al Teatro Rosmini e mi dicevano che non è semplice interessare i Borgomaneresi al Teatro. Li capisco! C'è gente che reputa complessi i Musical inglesi e badate bene, non in inglese, ma di origine inglese e quindi tradotti in Italiano. Si fa fatica a riempire il Teatro Nazionale di Milano. Noi Italiani ci lagniamo tanto della tivù di stato, ma spendere 10 euro per andare a vedere uno spettacolo è qualcosa di fantascientifico! Ho sentito gente che si lamentava e diceva che i biglietti del teatro costano, andare al cinema costa meno. 
Certo, si fa anche più in fretta a farsi un panino che a preparare un piatto di pasta, ma stiamo parlando di due cose differenti. Avete idea di che distribuzione abbia uno spettacolo teatrale e quale sia quella di uno cinematografico? Sono paragoni che non hanno senso!
Abbiamo luoghi bellissimi in Italia eppure conosciamo a memoria Londra, Parigi, New York...ma non siamo mai stati a Venezia, Firenze.
Mangiamo al Mc Donald ma non sappiamo quale sia il vero sapore del pane di Altamura.
Guardiamo tutti i film di Woody Allen, ma non sappiamo chi sia Dino Risi.
Abbiamo letto i libri di Stephen King, ma mai niente di Calvino.
Abbiamo centinaia di teatri, ma il divano di casa è sempre più comodo.
Siamo bravi a lamentarci, ma noi nel nostro piccolo non siamo disposti a cambiare.
L'identità di una nazione riparte anche da qui, dalla sua cultura, dalle sue radici: i Finlandesi pagherebbero oro per avere quello che abbiamo noi e noi lo gettiamo via come un ferro vecchio, una scarpa bucata, un oggetto inutile.

In periferia non c'è vita, ma spesso non siamo nemmeno disposti a crearcela. 
Se non siamo noi ragazzi, noi giovani i primi a voler rivalutare le nostre zone, i primi a volerle rilanciare, i primi a viverle...per la nostra Italia non c'è futuro e la provincia sarà sempre e più provincia!
Prima di salutarvi vi lascio un altro link, sempre al blog di cui vi accennavo sopra: CLICCA!
Dimenticavo, io parlo dei giovani..ma credo che anche gli adulti potrebbero fare la loro parte!

giovedì 19 luglio 2012

Destati Italia!

Ieri ero a Vicolungo con mia mamma per una mattinata di shopping, all'ora di pranzo, ben consapevoli del casino immane che si crea nell'unico Spizzico presente nell'outlet, ci siamo messe in coda prima di mezzogiorno. All'inizio pensavo di essere esagerata, invece quando sono entrata alle 11.50 nel punto ristoro c'erano già alcune persone in coda...peggio che all'ospedale. 
Eravamo tutti incanalati in un'unica coda, nel momento in cui sono scoccate le 12, gli addetti hanno aperto quattro casse. Se fossimo stati in un paese civile le persone in coda si sarebbero distribuite in ordine di arrivo, ma ovviamente è arrivata la gallina di turno con tanto di bambino al seguito che è passata davanti a tutti e nel momento in cui doveva ordinare ha passato in rassegna tutti i menù perché non aveva ancora scelto.
Alle sue spalle il delirio: non palesemente, ma sottovoce, la gente mormorava frasi di disappunto riguardo il gesto compiuto dalla signora. 
Io guardavo un po' schifata la classica scena che si ripresenta ovunque, la mossa del saltacode credo appartenga al dna italiano quanto quello di mangiarsi almeno una pasta o una pizza una volta la settimana. Ma che schifo! 
E' una sciocchezza, è vero, ma poi questa gente è la prima che va a lamentarsi se qualcuno gli passa davanti, è la prima a scassare se le bloccano l'auto parcheggiata in seconda fila, è un po' come quelli che non pagano le tasse e si lamentano che la figlia deve portare a scuola la carta igienica. 
Viviamo in un periodo economico di merda, scusate il francesismo, ce ne sbattiamo allegramente degli altri, siamo convinti che una volta che la nostra pancia è piena tutti gli altri staranno bene: ITALIANI, NON FUNZIONA COSI'! 
La mentalità egoistica porta solo ad una cosa: al DISASTRO!
Se io scarico la spazzatura sul prato del vicino, certo mi sono tolto di mezzo la spazzatura, ma ho arrecato un danno al vicino. Cosa mi interessa? Va bene, caro Italiano, ribaltiamo la situazione.
Mario getta l'immondizia nel cortile del vicino Pietro. Un giorno a Pietro, che è sempre stato zitto, parte un embolo e butta l'immondizia nel cortile di Mario: cosa succede?
Ovviamente Mario si arrabbia e sfodera la migliore eloquenza degna di uno scaricatore di porto, poi probabilmente denuncerà il vicino esibendo le foto della spazzatura presente nel suo cortile, a tutto questo aggiungerà la fatidica frase che lo proclamerà vicino esemplare.
Ah-ah-ah, qualcuno probabilmente sta ridendo, è vero, il caso è sciocco, ma sostituiamo la spazzatura e il cortile con altro, cambiamo i nomi e...questa è l'Italia!
Ora, io non voglio generalizzare, per carità perché c'è della brava gente, ma cari miei: ultimamente facciamo un tantinello schifo!
Pensiamo alle frasi classiche da bar che sentiamo ovunque:
"Sti treni fanno schifo!" e nel mentre apro la scatoletta del ketchup del Mc Donald e la sparo sul sedile, dato che fa schifo non mi preoccupo nemmeno di pulire.
"Non c'è mai niente di bello da vedere alla tv, guarderò il Grande Fratello!" ora, puoi anche aprire un libro, puoi anche andare a dormire, puoi anche metterti a fare a maglia!
"C'è gente che non paga il biglietto sui mezzi di trasporto!" qui bisognerebbe scriverci un libro. E' vero, molti non lo pagano perché sono dei cafoni, ma scusate o cari proprietari delle reti di trasporto cittadine: siete mai andati a vedere come funzionano i bus a Londra? Si sale SOLO dalla porta davanti, si deve passare il biglietto o l'abbonamento sull'apposita piastra e se non funziona L'AUTISTA NON VI FA SALIRE! A Torino a volte prendere un tram e sperare di raggiungere l'obliteratore è impossibile! Li mettete al centro e in fondo al mezzo!!! Ma stiamo scherzando? E' come mettere un cartellone con scritto "Qui si viaggia gratis!".
"Se non lo fa lui, non lo faccio nemmeno io!" Ottimo! Meglio dei bimbi dell'asilo. Se lui fa la cacca fuori dal water allora la faccio anche io, alla decima persona che entra in bagno e segue la filosofia del primo...non si può più metterci piede. Se il mio vicino di casa ascolta la televisione a un volume stratosferico, io l'ascolto a un volume più alto di lui, così impara. Geniale, da premio Oscar.
Le frasi possono essere migliaia e sono tante giustificazioni che incrinano lentamente il nostro paese e lo riducono a un ammasso di ferraglia.
E' vero, la classe politica fa schifo, ma non basta dire che fa schifo per salvarci: bisogna letteralmente MUOVERE IL CULO e mettersi in prima persona a lavorare per l'Italia. Se Garibaldi, Mazzini, Cavour avessero pensato solo alla loro pancia, ora non avremmo questa nazione, saremmo probabilmente stati svenduti al miglior offerente, cosa che per altro sta ricapitando proprio ora.
Dobbiamo destarci, svegliarci da questo sonno che ci rallenta, che ci fa declassare, abbiamo un grande potenziale in Italia, dobbiamo metterci in gioco e soprattutto dobbiamo tornare a credere nella nostra nazione! Dobbiamo diventare patriottici! Questa è la nostra patria, è la nostra Italia e ognuno di noi è parte di essa. Una patria non è solo terre e patrimoni, una patria è la gente che la compone, che la caratterizza e che la rende unica nel mondo. Iniziamo a ricostruire la nostra patria, dalle piccole cose, da quelle che ci sembrano sciocchezze, cose di poco conto, ma pensiamo ai mobili dell'Ikea, ogni vite, seppur piccola, ha un suo ruolo funzionale e serve alla struttura, senza di essa il mobile non starebbe in piedi.
Svegliamoci, Italiani: il mondo ci attende! 




venerdì 15 giugno 2012

Valentina del Bianco: MAGLIA!

Tutti noi abbiamo gli armadi pieni di magliette: 

c'è la maglia per stare a casa,

c'è la maglia rovinata e quindi da buttare,
c'è la maglia perennemente al rovescio perché quando la togliamo non ci va di raddrizzarla e quindi è lì sulla sedia in attesa di essere lavata,
c'è la maglia nuova da sfoggiare alla festa più cool dell'estate,
c'è la maglia del pigiama che ci fa stare al caldo e ci fa sentire protetti,
insomma, perché non sfruttare questi status delle maglie e trasformarli in qualcosa di innovativo?
Valentina del Bianco ci ha provato e guardate cos'è uscito?
Prima di lasciarvi alle foto però una nota: la collezione di magliette è prodotta completamente in Italia. Non so quanto costino, ma trovo siano molto sfiziose, niente di eccelso, ma le ho toccate con mano questa mattina e mi sembrano ben fatte. Sfortunatamente mi sono dimenticata di chiedere il prezzo...mannaggia!

Vi incollo qui le foto "rubate" dal web. 






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