Visualizzazione post con etichetta DVD. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta DVD. Mostra tutti i post

sabato 7 dicembre 2013

Dei calzini e degli elfi

Questa passerà alla storia come "La settimana dei calzini". Arrivata domenica sera a Torino ho sistemato i calzini riposti in fretta e furia nel cassetto la scorsa settimana e, nell'accoppiarli, come mamma ha insegnato, scopro che uno è spaiato. Ha inizio così la mia odissea.
Nella mia fantastica cassettiera Kullen di Ikea, sembra non ci sia. Provo a togliere i cassetti, ma la Kullen giustamente mi fa capire che se non fosse per i cassetti non starebbe insieme: ergo non si possono togliere. Infondo non ha un fondo (che pensiero ridondante), insomma sto calzino o è nel cassetto o è per terra, non essendoci in nessuno dei due luoghi, ho abbandonato la Kullen a se stessa e ho provato a cercarlo nella lavatrice. Proprio la settimana scorsa ho abbandonato lì dentro un asciugamano poi rinvenuto dalla mia coinquilina. 
Lavatrice vuota.
Insomma sto calzino sembra si sia volatilizzato, puff...svanito nel nulla.
Domenica sera faccio una lavatrice. La stendo lunedì mattina, raccolgo i panni asciutti lunedì sera...e scopro che mi manca un altro calzino. E che cavolo! 
Cerca di qui, cerca di là, lo trovo dopo qualche giorno sul balcone, di fianco allo sgabiotto della lavatrice, pronto per essere rilavato. Viva i balconi di pietra!

Tra un calzino e l'altro ho avuto un po' di tempo per fare qualche investimento su A-m-a-z-o-n!
Ebbene sì, mi sono dilettata e ho acquistato qualche dvd e dei libri.


Facciamo la lista! 
Libri:
- Il richiamo del cuculo di Robert Galbraith, al secolo J.K. Rowling
- Sono graditi visi sorridenti, di Franco e Andrea
Mentre per quanto riguarda i dvd ho preso:
- Midnight in Paris di Woody Allen
- Woody, il documentario su Woody Allen 
- The Story of Film di Mark Cousins


Insomma, ne avrò per un bel po', sia da leggere che da vedere...e non vedo l'ora!

Non felice poi di quello che avevo preso, mentre tornavo dal lavoro con il pacco Amazon, mi sono fermata in un negozio che si trova su via San Massimo a Torino, un luogo delizioso e così...meravigliosamente ricco di dvd introvabili. Si chiama Il posto delle fragole, come il celebre e bellissimo film di Bergman. Sono entrata e...ho deciso di arricchire la mia collezione con ben tre altri dvd di cinema Classico:
- Febbre di vivere
- Falena d'argento 
- La gardenia blu
Vi farò sapere qualcosa anche su questi! 

Due parole sul negozietto. Ci passo davanti tutti i giorni quando vado e torno dal lavoro, la zona di via San Massimo e via Mazzini a Torino è molto carina, è ricca di negozi particolari, di designer e cose sfiziose, tra questi c'è anche la galleria Square 23. Poco più avanti, andando verso Corso Vittorio, c'è Il posto delle fragole. Non balza subito all'occhio e solitamente questo succede con i negozietti davvero interessanti. La ragazza alla cassa è davvero un'esperta di cinema, ve lo consiglio! Inoltre se non trovate il film che fa al caso vostro, ve lo prenota senza problemi e così anche per i libri che parlano di cinema, fateci un salto se potete e seguitela qui su Facebook


giovedì 13 giugno 2013

Reality di Matteo Garrone: recensione!

So che non è appena uscito, so perfettamente che questo film avrei dovuto vederlo tempo fa, ma purtroppo me lo sono perso per strada. Sono finalmente riuscita a rimediare!
Reality è film intelligente, che mi fa dire: Questa è l'Italia che mi piace! Attenzione, non mi piace assolutamente l'Italia che racconta, ma apprezzo moltissimo il modo scelto da Garrone per raccontare quel che non è bello nel nostro paese. 
L'intera storia è incentrata su Luciano, pescivendolo di professione e truffatore nel tempo libero. Sposato con tre figli, è un po' il comico della famiglia e proprio questo suo modo di fare lo fa diventare un personaggio nel suo quartiere. Tutti i suoi parenti glielo dicono: "Tu dovresti fare il Grande Fratello!". Ridendo e scherzando i provini del Grande Fratello arrivano nel centro commerciale, la figlia più piccola di Luciano telefona al padre e gli chiede di raggiungerla per fare un provino. Luciano arriva tardi, ormai i provini sono finiti, ma il divo del Grande Fratello, conosciuto precedentemente a un matrimonio, lo aiuta e riesce comunque a farglielo ottenere. 
Da qui in avanti la vita di Luciano cambia e viene vissuta tutta in funzione di questo provino, la sua vita diviene un Grande Fratello, crede che gli organizzatori del programma inizino a seguirlo, a controllarlo per vedere la sua condotta.

Una storia davvero notevole, ma dal gusto tremendamente amaro, una storia ahimè specchio della nostra Piccola Grande Italia. Fin dalle prime scene ci rendiamo conto quanto sia importante l'apparenza per queste famiglie. Si comincia con un matrimonio sfarzoso in una tenuta da sogno, gli abiti sono ricchi di lustrini, hanno dei toni molto accesi, al termine della giornata la famiglia torna a casa, in un labirintico rudere su più piani, dove il disabile deve essere portato in spalla fino al piano dove abita, dove le camere sono fatiscenti e stridono con gli abiti del matrimonio. Smessi quelli la bellezza svanisce, si torna alla quotidianità, si smette la maschera. Proprio la tematica della maschera viene portata in scena dallo stesso Luciano, al matrimonio infatti si traveste da donna e impersona così una Drag Queen, il suo volto è irriconoscibile, nascosto da strati di cerone. Tutto il film poi è una maschera, la vita di Luciano viene influenzata da questo Grande Fratello, cerca di modificare i comportamenti, arriva a regalare i mobili ai più poveri pur di farsi, secondo i suoi ragionamenti, notare dalla produzione. 

Il Grande Fratello sembra l'unica ragione di vita non solo per Luciano, ma anche per chi gli sta attorno, sono i figli e i parenti a spingerlo a fare il provino, il paese intero lo deride quando non viene richiamato dopo il provino di Roma, sembra che una persona sia da giudicare in base alla sua notorietà e al suo conto in banca. Chi è stato al Grande Fratello è un eroe, è un punto di riferimento, una persona con la quale scattare le foto, una persona da rincorrere per fargli fare una foto con la figlia. Eppure Enzo, l'uomo che è stato nella casa del Grande Fratello, è palesemente un grande cafone, passatemi il termine. Incontra Luciano in più occasioni e ogni volta il pescivendolo deve ricordargli chi è perché Enzo non si ricorda di lui. 

Interessante anche la scelta del finale, ora non voglio rovinarvelo, ma ho trovato molto interessante come Garrone ha scelto di raccontarcelo. Luciano va a Roma in occasione della via Crucis con il Papa, ad un certo punto scappa e raggiunge la casa del Grande Fratello, entra negli studi indisturbato, gira e guarda le stanze e i protagonisti da dietro il vetro, sembra quasi un bambino in visita a un acquario. Nessuno si accorge di lui, tanto che a me è venuto spontaneo domandarmi: ma Luciano è veramente lì o stiamo vivendo un'immagine della sua mente? Magari la casa è solo frutto della sua ossessione-immaginazione, ha visto giorno e notte il Grande Fratello, si è ricostruito un confessionale nello sgabuzzino di casa sua, ha addirittura litigato con la moglie, non si starà immaginando tutto?

Garrone non ce lo dice, il finale resta aperto, sta allo spettatore darsi delle risposte, o meglio...farsi delle domande. Onestamente è inevitabile non farsele. Quello che Garrone racconta è uno spaccato dell'Italia davvero realistico, l'ossessione Grande Fratello esiste veramente, alla gente piace guardare quattro cretini che entrano e escono dalle piscine, hanno rapporti sessuali più o meno espliciti, si tirano i capelli, fumano... Alla gente piace staccare il cervello e lasciarsi vivere. Già perché guardando il Grande Fratello si finisce a vivere le vite degli altri, ma non come quando si legge che ci si appassiona e si vive un'avventura con il protagonista, o come quando si guarda un film e ci si fa trasportare dalla narrazione (in caso di libri e film degni di essere chiamati tali!!), il Grande Fratello ammazza i neuroni! Non si capisce se siano più fuori di testa quelli dentro la casa, o quelli fuori. 
Reality è sicuramente un film da guardare e mi spiace essere riuscita a recuperarlo così tardi. 

VOTO: 





domenica 17 giugno 2012

The Artist il dvd

Dopo non molto tempo ritorno a parlare di uno dei film che ho amato di più nel 2011: The Artist. Se siete miei follower da molto tempo, saprete che ho atteso moltissimo questo film perché si tratta di un film muto. Un film che a livello di storia forse non ha niente di nuovo, ma che vince per essere riuscito a "non parlare" nell'epoca in cui spopola il dolby sorround accompagnato dagli effetti speciali mozzafiato, senza dimenticare il bianco e nero che si oppone al colore, all'HD e al famigerato 3D.

E' finalmente uscito in dvd e blu ray e non ho potuto fare a meno di correre ad acquistare il dvd. Eccovi qui le foto di come si presenta il box.
Ci terrei a precisare che solitamente acquisto i dvd quando sono in super sconto per risparmiare un po', in questo caso ho deciso di prenderlo a prezzo pieno (14.90€) anche se ammetto che è un po' costoso: mi sarei aspettata un'edizione doppio disco, addirittura sarei stata disposta a spendere 20 euro pur di avere un dvd con il film e uno sul making of...
Certo i contenuti speciali non mancano, però potevano sprecarsi un po' di più!
Unica pecca, il cagnolino con il simbolo della BiM che è la casa di distribuzione italiana: mi dispiace molto ma trovo rovini un pochetto la copertina...

Copertina


Interno 


Interno


Retro


Particolare interno (con una scena indimenticabile)


Particolare retro


lunedì 14 maggio 2012

Julie e Julia


Torna di nuovo il cinema sul blog, in mezzo a tutti questi libri. Questa volta parliamo di un film che di fatto è tratto da dei libri, che magari avete anche letto, una pellicola uscita qualche anno fa ma che sono riuscita a vedere solo domenica sera perché era su La7.



Tratto da una storia vera Julie e Julia racconta la storia di Julie Powell, che sognava di fare la scrittrice, ma lavora per un'associazione che si occupa dei rimborsi assicurativi di quanti sono morti nel crollo delle Torri Gemelle, sposata con Eric Powell, editor. La giovane ragazza è palesemente insoddisfatta del suo lavoro e vorrebbe trovare un modo per impegnare il suo tempo, qualcosa che la motivi, ma che sia qualcosa che finalmente può portare a termine. La sua più grande passione è cucinare e ricordando una cena che si svolse a casa sua quando era bambina, in presenza del capo di papà, ripensa alla madre che aveva realizzato la bourghignon attingendo al celeberrimo libro di ricette di Julia Childe. Ecco che Eric le propone la sfida, realizzare in 365 giorni tutte le ricette (ben 524) della celebre cuoca, per tenere il passo le consiglia di aprire un blog. 

Ecco quindi che Julia incontra Julie, mai fisicamente, solo nella sua fantasia, ma questo le permette di iniziare a mettere in piedi la sua impresa titanica che le insegnerà tutti i segreti della cucina francese che Julia Childe imparò mentre seguiva il marito che era impiegato presso l'ambasciata americana.
Il film viaggia su due linee parallele, Julie che cerca di realizzare tutte le ricette e Julia che da donna incapace di cuocere un uovo, diventa una cuoca provetta che imparerà a cucinare anche i piatti più complessi e insegnerà agli Americani senza servitù come sopravvivere in cucina.
Un film molto divertente, arricchito dalla presenza di Maryl Streep nel ruolo di Julia Childe e Stanley Tucci nel ruolo del marito, Paul Childe; sicuramente non è una di quelle pellicole che segnerà la storia del cinema, ma è molto interessante poiché racconta un pezzo di storia culinaria dell'America. Julia Childe era quello che la Parodi e la Clerici, nel senso lato del termine, sono per noi, con la differenza che Julia aveva studiato davvero cucina e aveva sostenuto un esame per insegnare. 
Un film che parla dei sogni di Julie e di Julia, la prima vuole diventare scrittrice, ma il romanzo è fermo da secoli e la seconda che sogna di scrivere un libro di cucina per gli Americani. 

Le storie viaggiano in parallelo, le vittorie di Julie sono affiancate a quelle di Julia e così anche le sconfitte, gli amori, le amicizie, le cene, per Julie Julia rappresenta la salvezza, colei che le ha dato quel quid che l'ha spronata a fare qualcosa riuscendo a portarlo a termine. 
Julia è un punto di riferimento, una guru da seguire, una donna che in cucina porta le perle, perle vere, Eric regalerà a Julie un girocollo di perle, purtroppo non come quelle di Julia, ma molto significativo comunque perché permetterà alla ragazza di identificarsi ulteriormente con il suo mito. 
Ho apprezzato molto il montaggio, giocato su oggetti che le due donne avevano uguali, su lenzuola che ricoprono Julie e si scoprono e mostrano Julia, stratagemmi interessanti che sono piacevoli all'occhio dello spettatore.
Dopo aver visto il film sono incuriosita dal libro della Powell, anzi, i libri! Infatti sono ben due:
Julie & Julia. 365 giorni, 
524 ricette, una piccola cucina
Magari prima o poi li leggerò!

sabato 12 maggio 2012

The Artist in DVD

Ieri sera mentre studiavo (ebbene sì, di venerdì) sentivo l'esigenza di una colonna sonora. Non avendo a disposizione sul pc niente che fosse di mio gradimento, ho spulciato un po' di video su youtube e alla fine ho optato per la colonna sonora di The Artist, sottofondo perfetto per chi deve scrivere o leggere. Vi incollo qui sotto il video, anche se non so quanto sarà reperibile in un futuro prossimo venturo, per la cronaca è il Main Theme, l'intera colonna sonora è stata composta da Ludovic Bource.


Improvvisamente, tra una nota e l'altra, mi è venuta in mente una cosa: ma The Artist è già uscito in DVD?

Ebbene, cari baldi lettori di Life in Technicolor, uscirà a breve, il 23 maggio e costerà la bellezza di: 18,90 euro. Alla faccia, mi sono detta!
Raramente compro un dvd appena uscito, solitamente faccio incetta di quelli a 9,90€ o aspetto super offerte su internet. Più che altro sono un po' delusa perché è un'edizione con disco singolo e la cosa non è che mi "intrippi" più di tanto. Non per essere la solita nerd spocchiosa del caso, ma un film muto del 2011 meritava un cofanetto con tanto di scarpette da tip-tap incluse! Caspiterina...c'è proprio crisi, ma non economica, qui si tratta di crisi di idee!
A questo punto non so se acquisterò già questo film, onestamente vorrei vedere se per caso salta fuori qualche edizione doppio disco con tanto di super contenuti speciali, mega locandina (che spero un giorno o l'altro di poter recuperare). 
Vediamo, vediamo.


mercoledì 15 febbraio 2012

X-Men First Class


Quello di cui vi parlo oggi è un film che è uscito da tempo, ormai c'è in dvd e blu-ray, ed è un film che volevo assolutamente vedere poiché mi sono innamorata della saga degli X Men. Il film in questione è X-Men First Class, in Italiano: X Men - L'inizio.
Premessa, solita, riguardo il titolo alquanto sciocco perché facilmente confondibile con X Men le origini - Wolverine, ma si sa già come la penso riguardo le traduzioni italiane. 
Dopo essermi sorbita tutta la storia degli X Men non ho potuto fare a meno di vedere anche questo film, soprattutto perché sono presenti James McAvoy e Michael Fassbender nei ruoli del Dott. X e di Magneto: che bei giovani!
Come avrete capito questa recensione perde già la sua linea seria a favore di commenti più da fan sfegatata che da studentessa di cinema, se stai pensando che io non debba vedere questi film perché, appunto, studio cinema, chiudi pure il blog, se invece anche tu in questi casi lasci da parte la tua vena artistica a favore della passione fanatica, sei il benvenuto!
X Men First Class è tutto quello che non è stato mai raccontato riguardo Charles-Dott. X e Magneto. E' la storia di come gli X Men sono nati, di come hanno iniziato ad aggregarsi e soprattutto del perché Magneto e il Dott. X sono in guerra tra loro. 
Una storia che, a parere mio, risponde a diverse delle domande che lo spettatore si era posto nei precedenti film e che riesce a raccontare meravigliosamente due personaggi grandi e importanti dell'intera saga. 
La cosa che mi stupisce maggiormente è che, anche se ci troviamo davanti ad un film minore, gli Americani riescono sempre e comunque a produrre storie che reggono e stanno in piedi senza cadere nel banale o nel retorico.
Se siete deboli di cuore, posso assicurarvi che quando avverrà il terribile incidente che porterà il Dott. X a vivere per sempre su una carrozzina, è possibile che vi scappi una lacrimuccia. 
Le ambientazioni, come sempre, sono meravigliose, a partire dalla casa di Charles che credo sia la villa in cui tutti vorrebbero abitare, per non parlare poi degli effetti speciali che tramutano gli attori in fantastici X Men. 
Degno di plauso è anche il cameo con Wolverine, il momento più esilarante di tutto il film, forse.
Insomma, X Men first class è un film che deve essere visto! Se volete sapere come sono nati Magneto e il Dott X, guardatelo, altrimenti camperete per il resto della vostra vita con questo dubbio. Certo non cambierà la storia del cinema, ma non importa, ogni tanto è necessario vedere anche questo genere film.


domenica 12 febbraio 2012

Starter for Ten (Il quiz dell'amore)

Dopo aver letto Le domande di Brian era inevitabile guardarsi anche il film tratto dal libro. Intitolato in qualsiasi luogo del mondo Starter for Ten, in Italia lo troverete sotto la I o la Q....infatti i nostri traduttori che tanto amo lo hanno intitolato Il quiz dell'amore.
Il titolo non ha niente o ben poco a che fare con la storia, sinceramente pensavo che una tale variazione nella narrazione del film avrebbe motivato un cambiamento così mostruoso alla (già pessima) traduzione italiana del titolo del libro. No, la risposta è no.
Spostando la nostra concentrazione dal libro al film, vi avviso che quanto segue sarà costellato di spoiler e anticipazioni, quindi se non hai visto il film né letto il libro salta questo post, se sei di cuore debole e non vuoi sapere il finale, sei autorizzato ad abbandonare il mio blog, ma se invece hai già letto e vuoi sapere se vederlo, se lo hai già visto e vuoi sapere cosa ne penso...prosegui pure nella lettura. 

Penso che iniziare con la solita epica frase: "Il libro è meglio" possa risultare noioso e tremendamente ovvio, ma ahimè, anche in questo caso "s'ha da dire". 
Dopo l'esperienza di "Un giorno" tramutato nel film One Day, penso di poter dire che trascrivere in pellicola quanto David Nicholls scrive sulla carta è pressoché impossibile. Forse solo Lynch potrebbe dare così largo spazio ai pensieri dei suoi protagonisti, o comunque sia solo un grande regista con grandi capacità introspettive. 
I libri di David Nicholls hanno uno spessore e un approfondimento psicologico tale da rendere impossibile o quasi rendere il tutto tramite un racconto di immagini, si potrebbe ipotizzare una voce narrante, ma il rischio è di cadere troppo, anche qui, nel banale. I personaggi di David Nicholls sono a tutto tondo, in loro coesiste il positivo e il negativo e spesso tutto questo nei film si perde, o si tende a mostrarne solo una parte, come succede in One Day per il personaggio di Emma, estremamente perfetto e puro!
A parte questo, rimango del parere che se un regista è bravo, se uno sceneggiatore è veramente degno di essere chiamato così, riesce a rendere perfettamente il personaggio senza bisogno di mille parole, ma solo attraverso gesti, azioni, oggetti e quant'altro.
Il primo errore del film Starter for Ten (scusate ma lo chiamo così) è la scrittura che si fa del personaggio di Brian. Se nel libro è un ragazzo che non si tiene, che ha un'acne spaventosa che gli provoca addirittura sanguinamento...nel film abbiamo James McAvoy. Un attore comunque sia bello, un po' acerbo in questa pellicola, ma sicuramente un bel ragazzo. Va bene, prendi anche un bel ragazzo, ma fallo diventare brutto! Rendilo nerd, goffo e soprattutto, fai veramente in modo che il suo voler dimostrare di essere intelligente gli causa tremende figuracce!
Attore principale a parte, per il resto il film perde molti dei particolari del libro: tagli di capelli, scene imbarazzanti, personaggi che compiono cose di fatto compiute da altri...e tutto questo con David Nicholls alla sceneggiatura: perché?
Non capisco le scelte dell'autore in rapporto al film tratto dal suo libro che reso così diventa una commediola normalissima e banalissima che, ahimè, non merita di essere vista. 
Riguardo il resto trovo che il personaggio di Patrick sia perfetto, Alice è fin troppo buona, la madre troppo poco influente, manca la scena del litigio e del Bed and Breakfast che sicuramente la dice lunga sul loro rapporto, Rebecca è molto graziosa, ma questo piace a me, non è coerente con il libro, dove Rebecca era quasi uno scaricatore di porto in gonnella.

Morale della storia: da vedere si, no?
Beh, come saprete non dico mai "Non guardatelo" perché non sono nessuno per dirvi questo, poi penso che la curiosità di vedere il film dopo aver letto il libro sia normale. Se lo vedete però fatemi sapere cosa ne pensate! 


venerdì 11 novembre 2011

So...kiss me!

Dei film ci rimangono impresse molte cose: storie, luoghi, volti, espressioni, vicende, abiti, appartamenti, ma c'è qualcosa che Hollywood e il cinema in generale lasciano sempre nella memoria dei romantici. Non sono le storie d'amore, ma i baci, quei baci sospirati, attesi, interrotti...che quando finalmente esplodono fanno sbocciare un mega sorriso sulle nostre labbra e si fissano nella memoria per sempre.
I baci di Hollywood sono molti, diversi li uso ogni tanto come foto del mio profilo su facebook, visto che oggi mi sento romantica, eccovi una carrellata degli indimenticabili, non sono tutti i baci più famosi, ma sono quelli che mi sono venuti in mente oggi.
A partire dai Lumiere si attraversa un po' la storia del cinema, ricordando i momenti più romantici....Scusate se è un post della serie: "Tagliatemi le vene" ma il bacio di Colazione da Tiffany mi ha contagiata!

 
The Kiss - 1896

The Son of the Sheik - 1926


Gone with Wind - 1939


Notorious - 1946


To Have and Have not -1944


Someone like it hot - 1959


 Breakfast at Tiffany's - 1961


 Pride and Prejudice - 2005



Purtroppo non trovo i baci di molte altre coppie famose, che voglio ricordare così:

Bringing up Baby - 1938


His Girl Friday - 1940


Casablanca - 1942


Singing in the rain - 1952


Annie All - 1977


E poi il bacio indimenticato:




 So di aver dimenticato molti baci, ma se volete...suggerite pure!!

mercoledì 9 novembre 2011

Cari dvd e libri...

Periodo altamente culturale, periodo di rimpolpamento ed arricchimento della videoteca domestica e della libreria. Se il secondo avviene costantemente da quando ho iniziato a leggere, il primo diciamo che è più legato ad acquisti di massa fatti su internet o in seguito a mega promozioni presso Fnac o Feltrinelli.
Solitamente acquisto da dvd-store oppure Ibs oppure ancora amazon.uk o it, in base alle disponibilità e alle esigenze. Studiando cinema non posso acquistare il primo dvd che mi capita sotto mano, spesso devo cercarli, spesso devo farli arrivare da oltre oceano, spesso devo andare da Blow up, fidatissimo negozio di dvd sotto la Mole Antonelliana. Allo stesso tempo sto attenta a non spendere troppo perchè purtroppo ci sono dvd che costano parecchio e spesso non valgono così tanto. Vi faccio un esempio. Mentre realizzavo la mia tesi di triennale stavo spulciando tra i dvd di film muti e mi sono imbattuta in Nascita di una nazione, film uscito nel 1915 diretto da David W. Griffith. Felicissima di aver trovato quel dvd mi dico: "Lo prendo!", leggo il prezzo: 21 euro circa. Ora, certo, è un capolavoro del cinema muto ma era un dvd di una versione che secondo me non aveva nemmeno i viraggi [vi spiegherò poi in separata sede cosa sono] poi come contenuti speciali non aveva niente! Allora 21 euro per quel coso...mi sembrano eccessivi! Scusate, lo dico chiaramente, mi venga a prendere la finanza, ma su emule posso trovare l'ultimo restauro di Nascita di una nazione! Se dovete far pagare 21 euro per un dvd almeno fate in modo di dare una versione doppio disco!!!
Oggi poi mentre passavo da Feltrinelli mi sono imbattuta nel dvd di Viale del Tramonto, 6,99 euro. Volto il dvd per vedere il prezzo originale: 25 euro e spiccioli. Scusate? Allora, Viale del tramonto è tra i miei film preferiti, credo sia una di quelle pellicole che bisogna assolutamente vedere, ma 25 euro per una edizione monodisco cartonata esternamente...insomma, non so quanto convenga. E' vero, era in sconto a 6,99 euro. Appunto, 6,99 euro. Matematica vieni a me e facciamoci due conti.
Solitamente Feltrinelli vende Viale del Tramonto a 25 euro, oggi a 6,99 euro. Risparmio di 18,01  euro. Carissimo signor Feltrinelli, funzionano bene i rubinetti d'oro della sua villa? Carissimo signor produttore di dvd, scende un attimo dalla sua Ferrari e torna nel mondo reale?
Spero sia solo una strategia di marketing per dire: "Ehi, compera Viale del tramonto, oggi costa meno!!" 
Che tristezza!
Poi, scusate eh, la gente scarica, la gente guarda i film in streaming... Allora, se devo svenare i miei genitori per comperare i dvd...non so...
Per non parlare poi dei prezzi dei libri. 19 euro l'ultimo libro di D'Avenia. Cartonato, copertina salvapolvere, varie ed eventuali, ma 19 euro. Mr. B, ma vuoi proprio rubare i soldi su tutto eh? Perchè poi diciamocelo nessuno scrittore in Italia può vivere di libri pubblicati, prendi una miseria! A meno che pubblichi un libro al giorno come Moccia e ti trovi un editore fesso (Feltrinelli, ma guarda un po', che è del gruppo Mondadori, ma ri-guarda un po'!!) che pubblica ogni cagata che gli passa sulla scrivania.....allora forse hai delle chances, ma anche questa legge ha delle falle, perchè Moccia si è messo a fare il regista per arrotondare.
Insomma, cara cultura mi costi assai!
E' vero che ogni prodotto ha dietro molte persone che lo hanno realizzato anche fisicamente, ma rimango sempre del parere che chi è ai vertici di tutto si intasca un mare di soldi, alla faccia dei suoi lavoratori e alla faccia nostra.
E intanto Mr B ha approvato la legge che limita gli sconti sui libri, non più del 15%...infame!

giovedì 3 novembre 2011

Rewind-->King Kong

Studiando cinema, è praticamente all'ordine del giorno ripercorrere i tempi passati alla scoperta di pellicole che hanno fortemente segnato la storia del cinema. Alcune sono straconosciute e straviste, come Casablanca, Via col vento o Ben Hur. Altre un po' meno, oppure sono solo conosciute "di nome, ma non di fatto".
Oggi vi voglio parlare di un film che scommetto non sia passato inosservato ai più, ma molti probabilmente lo hanno solo sentito nominare o citare da altri.
King Kong è un film di  Merian C. Cooper, Ernest B. Schoedsack del 1933 ci racconta la storia di un regista, Carl Denham, noto per i suoi documentari di stampo naturalistico, ad un certo punto della sua vita decide di girare un film su un'isola apparentemente inesistente sulle mappe geografiche.
Prima di partire è necessario fare il casting, l'agente di teatro però non sembra in grado di trovare la prima attrice per il film, nonostante di donne a New York ne esistano molte. Il problema è convincere una donna a partecipare ad un film di Carl Denham, noto per non aver mai avuto un'attrice femmina nei suoi film.
Il regista decide quindi di cercarsela da solo, la produzione gliel'ha imposta, nel suo nuovo film dovrà esserci per forza una donna. Dopo aver vagato per i luoghi di New York frequentati dalle donne, Carl Denham trova la sua attrice: Ann. Si parte quindi verso l'isola misteriosa abitata da una divinità molto nota: Kong.
Un film molto interessante non solo a livello produttivo e per gli effetti speciali, ma proprio per l'epoca in cui si colloca, siamo nell'America della Grande Depressione. Nel 1929 è crollata Wall Street e il popolo americano è in ginocchio. Nonostante questo il cinema cerca di andare avanti e diventa per i cittadini un momento di svago, un tempo in cui si deve staccare la spina e si deve dimenticare quello che accade tutti i giorni. Si entra in sala per sognare, per viaggiare con la fantasia, lo spettatore vuole vedere pellicole divertenti, che lo intrattengano. 
King Kong è intrattenimento ma non perde l'occasione per raccontarci la storia dell'america di quel periodo, vediamo donne in coda per un pasto alla mensa sociale, l'atrice quando viene trovata sembra stia rubando della verdura.
Poi, simbolo della rinascita, dell'america che vuole andare avanti dopo la nuova depressione è l'Empire state building che viene scalato da King Kong ed è il luogo dove lo scimmione verrà ucciso, segno che nessuno potrà mai sottomettere il potere americano. 
Vedere oggi un film del 1933 è sicuramente raro e se non si è appassionati di cinema o studiosi di quest'arte è raro imbattersi in opere di questo genere. Molti potrebbero non capirlo oppure non accettare scelte produttive dettate dall'epoca, per non parlare degli effetti speciali. Lo scimmione del 1933 infatti veniva mosso attraverso la stop motion, tecnica oggi riservata principalmente per i cartoon dei bambini realizzati in plastilina oppure per realizzare pubblicità o ancora per chi pratica la videoarte. Un film che merita comunque di essere visto, rivisto e analizzato. Un film che fa riflettere.
King Kong non si è fermato alla versione del 1933, esistono molte versioni successive, è quasi diventato una serie cinematografica. Ultimo prodotto con lo scimmione come protagonista è stato realizzato da Peter Jackson nel 2008 ed è un remake di quello del 1933.

mercoledì 21 settembre 2011

Captain America e Thor

Se state aspettando anche voi I vendicatori, Captain America e Thor sono due tappe fondamentali nel percorso per il film più atteso di tutti i tempi.
Proseguiamo con ordine di visione (dovete vederli in questo ordine!!) e inizio ad aprire le danze con Thor.


THOR non è malaccio, forse un po' eccessivo, effetti speciali alla zumpappero, il Bifrost (che non è il cugino della Bofrost, ma è il mezzo di trasporto che collega il mondo dove abita Thor, Asgard, con gli altri nove mondi, tra cui la nostra Terra che è posto alla fine di un ponte denominato Jotunheim. Che figata questi nomi eh! Insomma la storia non è niente di nuovo, è il viaggio dell'eroe che si crede furbo e invece a molto da imparare, per imparare viene mandato sulla terra senza poteri e [spoiler] dopo varie peripezie riuscirà a riottenere i suoi poteri, ovvero il martello, e a ritornare ad Asgard, salvare il padre e la città. Niente di nuovo, le solite carte rimescolate neanche poi così bene.
Nel cast poi si sprecano i grandi nomi, vediamo Natalie Portman nei panni di un'improbabile scienziata, o meglio astrofisica, Anthony Hopkins nel ruolo di Odino, Tom Hiddleston nei panni di Loki fratellastro di Thor...etc... Il punto fratellastro vorrei approfondirlo. Premetto che non ho mai letto il fumetto, ma insomma...prendere un bimbo biondo e uno castano e dire che sono fratelli...è cinematograficamente un messaggio per dire che non lo sono. Il film è scontatissimo, Loki odia il fratello, glielo si legge in faccia ancora prima che possa dire: "Bah!", gli amici di Thor poi non lo sopportano. Insomma, una storia già vista.
Passaggio fondamentale per arrivare a vedere i Vendicatori l'anno prossimo.

CAPTAIN AMERICA-Il primo vendicatore mi ha entusiasmato molto di più, ma non poi così tanto. Diciamocelo, lui sarà anche la torcia dei Fantastici 4, ma almeno non sembra fuggito da Highlander come Thor. Un supereroe strano, certo, un ragazzo [spoiler] che da priccolo nanerottolo insignificante diventa il biondino figo e affascinante. E anche qua, niente di nuovo. Diciamo che è la storia che caratterizza un po' tutti i supereroi, in questo caso però è interessante vedere il contesto di nascita che più che mai è legato alla storia vera dell'America. Ci troviamo infatti durante la Seconda Guerra Mondiale e tutti i giovani maschi americani tentano di arruolarsi. Steve, futuro Captain America, non ha i requisiti adatti, ma al quinto tentativo viene notato da uno scienziato, tale Abraham Erskine, interpretato da Stanley Tucci (mega sorrisone per chi ha visto Il Diavolo veste Prada), che vuole farne una macchina da guerra. 
Il punto però da "spanciarsi dalle risate" avviene nel momento in cui in scena compare il SUPERCATTIVONE. Lancerei la sua entrata così: lo abbiamo visto in versione agente Smith, con occhiali neri, giacca e cravatta, poi come Elrond con i capelli lunghi e la parlata incomprensibile ora gente lo abbiamo preso e dipinto di rosso per farlo diventare Teschio Rosso, stiamo parlando di: Hugo Weaving. Che carriera invidiabile quest'uomo eh!!!
Insomma, quando avrete finito di ridere a causa di questa scoperta, continuerete a guardare il vostro film fino a quando Mr Teschio Rosso ancora in versione borghese verrà moltiplicato sullo schermo, roba che nemmeno l'agente Smith aveva immaginato!!!! Teschio Rosso è a capo dell'Hydra e cercherà di moltiplicare la potenza di un cubo che ruberà all'inizio del film. Weaving è l'uomo delle moltiplicazioni!
A parte questo, il film scorre veloce, forse è un po' sbilanciato perchè più di metà è incentrato su un Captain America pressochè inutile e ridotto a mero burattino, mentre solo nella parte finale c'è una corsa contro il tempo dove la battaglia contro l'HYDRA (ometto commenti riguardo il saluto che è meglio) ha finalmente inizio.

Due film da vedere se volete appunto guardare I Vendicatori senza porvi troppe domande. La loro bellezza è relativa...speriamo che con i Vendicatori sparino tutte le cartucce che non hanno sparato con questi.

Robin NON Hood

Salve miei prodi lettori, avete guardato anche voi Miss Italia su Rai 1? Io no. Ho preferito dare altro cibo ai miei neuroni. Cibo magari non ottimo, ma culturalmente più elevato di Miss Italia. Certo, anche un disegno di un bimbo della scuola dell'infanzia è culturalmente più elevato di Miss Italia...lo sappiamo. Sta di fatto che il mio cibo-per-i-neuroni è stato un film. Robin Hood, quello con Russel diretto da Ridley Scott.
Non lo avevo ancora visto, perchè forse ero legata a quello con Kevin Kostner che aveva profondamente segnato la mia adolescenza, non lo avevo ancora visto perchè il fumetto alla fine di Ciak in occasione dell'uscita di questo film aveva smontato la performance di Russel.
Che cosa ne penso?
Dunque, premesso che non ho mai letto nessun romanzo su Robin Hood e che il mio Robin ha la faccia o di una volpe o di Kevin, mi sono trovata un po' a barcollare nel buio di fronte alla storia messa in scena da Ridley Scott (che io amo a causa di Blade Runner). Mi spiego meglio. Essendo una fan convinta del Robin Hood con Kevin Kostner, mi aspettavo che codesto Robin di Loxsley si chiamasse di nascita Robin di Loxsley e soprattutto fosse Ser Robin, invece è un popolano qualsiasi che "ruba" il titolo ad un Sir morto in battaglia, tale Sir è appunto quel Robin di Loxsley. Insomma, Russel si chiama Robin ma è Robin Longstride. Detta così sembra la duecentomilionesima puntata di Beautiful e, credetemi, Robin Hood di Ridley dà un po' questa impressione. 
La storia appunto ruota tutta intorno a questo Robin Fortunello che sa semplice arcere si ritrova con moglie e terre, diventa esponente dei sindacati anonimi dei baroni del nord e inizia a riprofessare quello che diceva il padre, originariamente dimenticato, ma poi ricordato grazie al padre dell'altro Robin, Sir Walter. In questo modo cercherà di riappacificare re e baroni proponendo al re di firmare la carta dei diritti, che suona come la Bill of Rights del 1689, ma questa era decisamente un'altra cosa. 
Sintetizzando, via con la listra dei pro e dei contro. 
I PRO(sciutti)
- Bella la fotografia
- Belli i paesaggi

I CONTRO(corrente) [NB: Con Robin NON Hood si intende Russel]
- Russel ormai può fare solo film in costume.
- Russel è un tantino vecchio per il ruolo.
- Ma che boiata è quella che lui ricorda improvvisamente il suo passato toccando l'elsa della spada?
- Secondo il mio modestissimo parere è impossibile che un arciere, quale Robin NON Hood, potesse saper leggere in quel periodo storico.
- Hanno finito le attrici donna? Possibile che dovevano prendere Cate Blanchett per il ruolo di Marian? Ha la faccia da regina Elisabetta ormai!
- Dialoghi pessimi! Robin NON Hood probabilmente lavorava per l'ufficio del telegrafo. 
- Scene di azione statiche per il caro Russel...
- Schizzi di sangue gratuiti, boiata imane la cicatrice gocciolante su Marian.
- Marian, oh cara Marian...ma tu mi devi andare a mungere le mucche? Ma sei o non sei la moglie del figlio di un barone del Nord?
- Sta spada...allora...Sir Walter l'aveva presa al padre di Robin NON Hood e poi l'aveva data a suo figlio il vero Robin di Loxsly, che dopo essere stato colpito in un'imboscata l'aveva affidata a Robin NON Hood chiedendogli di riportarla a casa. Robin NON Hood ritorna a casa e eredita la spada in quanto a Sir Walter fa comodo riavere un figlio per assicurare alla nuora le terre. Nel caso in cui la nuora fosse rimasta vedova, avrebbe perso le terre. Ma sta spada...........si illumina di blu se vede gli orchi? Ma l'arma di Robin HOOD, quello vero, non era un arco? Ah già, questo è Robin NON Hood....
- Il cavallo bianco è del re...ma poi non si capisce se se lo tiene o è un altro...
- Belle le corone che variano a seconda dell'esigenza...
- Varie ed eventuali....

VOTO: 5
DA VEDERE: soltanto se c'è Miss Italia o il GF in tele.

ATTESE, SPERANZE, POSSIBILITA'...: spero vivamente che non ci sia un seguito, ma il finale mi ha dato questa impressione...save me! Russel avrà 10 anni in più....

PICCOLA POSTILLA SULLA MUSICA: Ma avete presente qual è la celeberrima canzone del Robin Hood con Kevin Kostner? Everything I do...Bryan Adams. Parliamone! Solo per la frase "Everything Ido, I do it for you doveva vincere un Emmy, un Oscar, un Tony Awards e pure un Pulitzer....questo Robin NON Hood invece...oh, che tristezza!

martedì 30 agosto 2011

The September Issue


Dopo mesi di silenzio cinematografico, si torna a parlare di un film che ho visto, in questo caso di un documentario, e che era sullo scaffale dei film da vedere da un bel po' di tempo.  Non è una pietra miliare nella storia del cinema, ma quello che racconta è un interessante spaccato del mondo della moda e dell'editoria.


Ogni mese di settembre e nel mondo della moda accade qualcosa di singolare: esce il numero di Vogue America che detterà le regole del look per molto e molto tempo. Dopo mesi e mesi di prove, foto, set fotografici, trucchi, modelle e modelli, nuovi brand, nuovi stilisti, colori, litigi e cappuccini, bevanda preferita dalla direttrice, Anna Wintour pubblica quello che è il numero più importante dell’interno anno. Se siete appassionate lettrici di Vogue, nel nostro caso probabilmente la versione italiana, dovete assolutamente guardare il documentario, anche se non molto recente, intitolato The September Issue.
Distribuito nelle sale cinematografiche nel 2009, attualmente reperibile in dvd, il documentario narra il backstage della creazione del numero settembrino di Vogue America, è un viaggio molto interessante all’interno del mondo della moda, delle modelle, dei servizi costosissimi. Con poche omissioni ci viene raccontato come vengono selezionati i capi, gli scatti, i volti che diranno quella che dovrà essere la moda dell’anno successivo. Anna Wintour, tra un cappuccino e l’altro, non si risparmia davanti alle telecamere e senza paura cancella interi servizi fotografici o boccia accostamenti di stile proposti dal suo staff. Semina il panico generale quando arriva in ufficio e non si limita nel fare terrorismo psicologico in ogni situazione. Niente di nuovo forse per chi ha avuto modo di entrare nella redazione di Runway grazie al romanzo di Lauren Weisberg, Il diavolo veste Prada, o all’omonimo film tratto dallo stesso. L’unica differenza è che, se nel momento in cui guardavamo il film o leggevamo il libro, potevamo ancora ipotizzare che molto fosse frutto della fantasia dell’autrice, con The September Issue ci rendiamo veramente conto di com’è strutturato il mondo della moda, della sua crudeltà, ma allo stesso tempo del suo diabolico fascino. Una macchina infernale produttrice e divoratrice allo stesso tempo di soldi, dove non esistono amici, ma si è tutti contro tutti, dove Anna comanda e gli altri possono solo sottostare alle sue regole, ai suoi cenni.
Riuscirà questo documentario a farvi disinnamorare del fascino di Vogue? Ne dubito, anzi! Penso che correrete tutte in edicola ad acquistare il nuovo numero, purtroppo di Vogue Italia, ma un po’ del mondo Wintour c’è anche lì, credetemi. 

Ormai l'edizione di settembre dovrebbe già essere in edicola...devo correre!!!


LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...