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lunedì 17 agosto 2015

Alta fedeltà di Nick Hornby

Ogni anno all’inizio dell’anno è bello, per gli amanti della lettura, immaginare con quale autore si vuole scrivere il nuovo anno, quali libri decideremo di leggere, quali avventure letterarie segneranno questi nuovi 365 giorni.
A gennaio mi ero detto: sarà l’anno di Nick Hornby!
Poi l’anno è partito con un sacco di carne al fuoco, con un Nick Hornby sul comodino (Funny Girl), un trasloco da Torino verso casa, un colloquio per uno stage, un master da iniziare..insomma un sacco di cose che mi hanno fatto rallentare la lettura. Funny Girl l'ho terminato (come avrai notato da questo blog), ma ancora Hornby non mi aveva convinto. 

A metà anno poi arriva la cara e vecchia ESTATE che ti permette di recuperare quel tempo perduto, perché anche se lavori, i ritmi si rallentano con le ferie a farne da padrone.
Quindi Hornby è tornato a bussare prepotentemente alla mia porta e questa volta lo ha fatto con il suo primo libro: Alta fedeltà.
Emozioni e dipendenza.
Un libro che all’inizio non si capisce dove vuole andare a parare, poi lentamente ti cattura nelle sue righe e non puoi lasciare la vicenda di Rob e Laura fino a quando non vedrai comparire l’ultima pagina.
Per essere nel mood del protagonista, direi che potrei inserirlo nella classifica dei miei libri preferiti, i primi cinque, forse i primi dieci. È difficile scegliere. Ecco, forse non sono proprio nel mood del protagonista! 

Sicuramente leggendo Alta Fedeltà mi è capitata una cosa che non mi succedeva da tempo con un libro, è imbarazzante, ma forse l'ultimo è stato Harry Potter. Insomma: mi è venuta voglia di rileggerlo, per carpire (esatto carpire!) le riflessioni di Rob e le sue liste musicali e non.

Il libro inizia con una lista delle ex di Rob. Alla fine della sua relazione con Laura, Rob ripercorre le sue vicende amorose e la sua vita, si analizza a suo modo e tra un LP e l’altro, serate in compagnia dei colleghi e giornate nel suo negozio di dischi, diventa adulto.
Ci sono i dischi sbagliati, i cantanti sbagliati, le relazioni sbagliate, che però fanno tutti egualmente parte della vita, perché si sa che la vita non è fatta solo di scelte giuste e spesso bisogna fermarsi e guardarsi indietro, proprio come fa Rob, per rileggere quei segnali, riascoltare quei dischi che ti faranno capire come andare avanti a scrivere.

Un libro che ha anche una colonna sonora, che mi sono proposta di creare su Spotify, ma poi ho scoperto che…qualcuno l’aveva già fatta prima di me. Perché Hornby è un’istituzione, Fra, non dimenticarlo!

L’ambientazione è ovviamente londinese, siamo negli anni 90 e quindi si parla ancora di cassette e vinili, i cd rientrano ancora nel mondo della fantascienza. 

Puoi creare la tua compilation per la persona a cui vuoi bene, una selezione di canzoni che servono a educare all’ascolto, per scartare quei cantanti “imbarazzanti”, che Rob fucilerebbe volentieri se avvenisse la rivoluzione musicale: Simple Minds, Michel Bolton, U2, Bryan Adam, Genesis.
Devo ammettere che quest’affermazione mi ha sconcertato parecchio, sì perché Alta Fedeltà mi ha fatto capire, anzi ha semplicemente confermato quanto già sapevo: di musica non so proprio nulla! Mi chiedo se avrebbe ugualmente fucilato i Muse e cosa potrebbe pensare Rob di tutti questi talent come X Factor e The Voice e tutti i cantanti sgallettanti che partoriscono annualmente?

Un libro…mille riflessioni. Ecco perché voglio rileggerlo, perché sono certa che ne genererà altre duemila e sono convinta anche che questo sia uno di quei libri che: più li leggi e più li apprezzi e cogli delle sfumature che prima non avevi notato.

Certo, non è Kundera, ma Hornby ha il pregio degli scrittori inglesi (che io amo!): riesce a raccontare la vita senza paura, senza filtri, rende interessante la quotidianità e come il tanto citato (da queste parti) David Nichols, i suoi personaggi sono veri. Ho chiuso il libro e mi è venuta voglia di andare a Londra a cercare il negozio di dischi di Rob, per parlare con lui e farmi dare dei consigli musicali. Per capire cosa devo ascoltare e come posso migliorare i miei gusti in materia.


Adoro i libri che non si fermano sulla carta, quelli che di fatto non riesci mai a chiudere perché una parte di essi vivrà sempre con te. Grazie Nick

sabato 6 giugno 2015

Funny Girl di Nick Hornby



Nick, mio caro Nick, finalmente ho finito il tuo libro, che è stato per me il primo libro dei tuoi. Insomma, il mio battesimo-Hornby è avvenuto con Funny Girl... e che dire di questa esperienza?
Ho sempre sentito pareri molto discordanti su Hornby, in parole povere o lo si odia o lo si ama. Dopo aver letto uno dei suoi libri, non posso assolutamente schierami per una o l'altra posizione, posso però dire che il viaggio è stato parecchio complesso per vari motivi.
Ho iniziato a leggere questo libro a febbraio 2015 e ho raggiunto l'ultima pagina solo nel maggio 2015. Nel frattempo ho iniziato altro, ho terminato altri libri eppure:
- non ho perso il filo del discorso
- non ho mai sentito l'esigenza di dover terminare la lettura
- non ho sentito i personaggi di Nick come "miei amici"
Il discorso da fare su Funny Girl è complesso. Sicuramente la storia è molto interessante, ben scritta, scorrevole, ma manca di qualcosa, quel qualcosa che ti cattura, ti trascina nel libro e che ti fa sentire la necessità, il bisogno di leggerlo tutto d'un fiato.
La storia comincia con un concorso di bellezza al quale sta partecipando la protagonista, Barbara, concorso che lei sta per vincere se non che decide di "abdicare" e lasciare la corona alla seconda arrivata. Barbara non vuole fare la reginetta, come recita il retro copertina: lei vuole far ridere la gente. E Barbara ci riesce, diventando la regina della soap opera inglese, trasferendosi a Londra e coltivando il suo sogno, giorno dopo giorno. Il suo nome viene mutato in Sophie e diventa protagonista con Clive, un bell'imbusto del mondo televisivo, di "Barbara (e Jim)", la storia di una simpatica giovane coppia della middle class britannica.
Hornby attraverso la storia di Barbara-Sophie ripercorre quella che è la storia della televisione britannica negli anni 60, anni del boom economico e delle prime serie televisive. Anni di un Inghilterra bigotta che ritiene l'omossessualità reato, ma nella quale la libertà dei costumi non scandalizza nessuno.
Usi, costumi, modi di essere di un mondo che non esiste e sul quale Hornby si sofferma grazie a diversi personaggi, l'uno completamente diverso dall'altro, dalle mille sfaccettature. Ognuno di questi è descritto con grande attenzione, eppure ho fatto fatica a calarmi nei panni di uno solo di loro. Ho amato i loro dettagli, la sfacciataggine di Barbara-Sophie, la bravura degli sceneggiatori, la dedizione di David, la furbizia di Clive, la semplicità del papà di Barbara.
Ora che sono qui a scriverne, che tiro le redini di questi mesi di lettura più volte interrotti, posso forse azzardarmi a dire che l'intento di Nick non è portare il lettore ad amare un personaggio. Nick racconta la vita vera e nella realtà le persone sono come i suoi personaggi: umani. Ci ricorda che, anche se siamo in un romanzo, non è detto che in un ambiente troviamo qualcuno che ci vada "a genio", dobbiamo alle volte adattarci e cercare di convivere con quello che c'è di umano.
Mi piacerebbe molto poter mettere in relazione Funny Girl con altri libri di Nick Hornby, ma, come anticipato, mi è impossibile. Leggendo le recensioni su Amazon e altri siti mi rendo conto che i suoi fan lo reputano uno dei suoi migliori romanzi. Vi lascio la loro parola, per quanto mi riguarda posso dire di voler assaggiare nuovamente la sua scrittura. Sul comodino mi attende da tempo Non buttiamoci giù, vediamo se questo riuscirà a farmi innamorare dello scrittore inglese.
Per vedere il mondo a 360° vi ricordo che Funny Girl è anche un musical che è divenuto nel 1968 film con la regia di William Wyler, interessante no?

giovedì 25 ottobre 2012

Un attimo, un mattino di Sarah Rayner: recensione!

Recensire Un attimo, un mattino di Sarah Rayner è un po' difficile, soprattutto perché non mi è davvero piaciuto come libro e prevedo che questa recensione sarà parecchio concitata e piena di spoiler.

La morte di Simon alla quarta pagina del romanzo. Allora: far morire i personaggi ha senso solo se sei in un thriller, noir, poliziesco, giallo. Il problema è che questo libro parte da quello per costruire il resto, regalandoci praticamente una storia che ci parla di uno che muore e la moglie che deve accettare questa morte improvvisa, deve dirlo ai figli, organizzare il funerale il tutto in una settimana. Ora spiegami, Sarah Rayner, perché diamine devi farmi morire una persona di infarto mentre sta andando al lavoro e su quella cosa devi scriverci un libro. Cioè, scrivilo pure, ma gestisci meglio le cose!
Questa storia delle tre "amiche" è penosa! Uso le virgolette proprio perché devono essere usate! Se Tra Karen e Anna sì, c'è amicizia, ma Lou non può essere definita propriamente un'amica, è una che entra nella vita di Anna e poi in quella di Karen, a sto punto era meglio se Anna, una volta lasciato il compagno decideva di mettersi con Lou, almeno ci sarebbe stato un bel colpo di scena per uscire dall'apatia.
Per non parlare delle scene di sesso di Karen con il marito Simon che, okay, ci sta che lei ripensi al marito quando era in vita ma: solo quando avevano rapporti? Altri momenti? Si qualcosa lo accenna, ma la loro relazione era tutta chiusa nella sfera della sessualità? Sono stati insieme vent'anni solo per il sesso? Ho i miei dubbi!
Poi onestamente il personaggio di Lou è costruito davvero male: è lesbica, va bene, ma mi spieghi perché è necessario inserire una ragazza lesbica? Insomma, vuoi dire che una lesbica può essere amica di una donna anche senza pensare di provarci con lei? Qui la questione non è essere bigotti e razzisti verso gli omosessuali, ma trovo questo personaggio sprecato all'interno della narrazione.
Mi sembra che questo libro sia la fiera dei luoghi comuni e onestamente non capisco le frasi che hanno posto sulla copertina che lo definiscono il libro del secolo. E' proprio brutto! Ogni tre righe, quattro sono da eliminare! 
Cioè per carità, uno può raccontare quello che ha voglia nei romanzi, ma almeno un po' di logica. In sto libro non succede niente! E' di un piattume misto alla depressione totale che ti fa passare la voglia di leggerlo.
I personaggi cambiano, Anna lascia Steve, Lou si innamora e Karen accetta la morte del marito. Caspita, è come chiedere a un criceto di andare dal punto A al punto B quando essi sono posti all'estremo di una linea retta. 
Insomma, credo di averlo detto in tutte le salse: questo libro non mi è proprio piaciuto. Salvo solo la copertina che è stupenda ma, come per altro mi era stato anticipato, non ha niente a che vedere con il libro.

VOTO: 




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