venerdì 28 giugno 2013

Magris, chi è costui?

Tutto è cominciato una settimana fa con le tracce della maturità e l'uscita di Magris. Al liceo probabilmente di fronte a tale autore avrei esclamato con fare manzoniano, nello specifico donabbondiesco: "Magris, chi è costui?", fortunatamente la vita torinese al Collegio Einaudi mi ha fatto conoscere Magris. Ho assistito a una sua conferenza presso il Collegio, nel luogo dove lui aveva studiato, dove si era confrontato, dove sono nate le idee per la sua tesi di laurea che è stato il primo passo verso la scelta del percorso di studio all'interno del mondo universitario. Quando era stato in Collegio oltre ad aver raccontato la storia della sua vita, si era anche dilungato molto sulla questione Università e crediti. Mi è rimasta impressa una sua riflessione, ci suggeriva di non legarci ai crediti, di non trasformare ogni libro in crediti. E' necessario essere curiosi, aprire i nostri interessi, interdisciplinarizzarsi, spaziare oltre le nostre materie di studio, o anche semplicemente restare negli argomenti allargando un po' il campo. Il sistema universitario con i crediti, non ha fatto altro che tramutare in forma matematica il materiale che studiamo; a un credito corrispondono 25 ore, quindi tutti i professori si sono dovuti munire di credito-convertitore per capire quanti libri, quante pagine (!) dare per gli esami. 
Sto per dire una cosa antipatica, ma credo sia alla base della scelta del percorso universitario. Non tutti devono per forza fare l'università, questa cosa non è ben chiara. Sono convinta che bisogna studiare se si è motivati e soprattutto bisogna scegliere una materia che interessa! Studiare per cinque anni qualcosa che non piace è pessimo! Non capisco poi tutti quei siti che si perdono a fare statistiche che dicono quale facoltà è meglio fare per avere lavoro. Ragazzi, premesso che in 5 anni le cose cambiano, mi dite che senso ha andare a fare ingegneria se non potete sopportare la fisica, la matematica e la geometria? Oppure andare a fare medicina perché tanto so che quando uscirò da lì avrò un lavoro ben retribuito. So che forse ho una visione utopistica della vita, ma se davvero uno riuscisse a capire cosa vuole fare, mettesse le sue passioni davanti ai soldi...non sarebbe meglio? Certo, una passione non riempie il conto in banca, ma ne siamo certi? Siamo in un periodo di crisi, è difficile per tutti, in questo momento vince chi osa, chi ha il coraggio. Il sistema economico mondiale non è più quello di una volta, i lavori stanno cambiando, cosa non cambia? La mentalità. Il figlio che studia cinema...oddio che disonore! La figlia che fa lettere...ma cosa può fare dopo? L'insegnante? 
Svecchiamo la mentalità e proviamo a reinventarci, solo così si sopravvive a una crisi e soprattutto molti dicono che la cultura potrebbe essere il petrolio dell'Italia. E poi il figlio letterato ci fa schifo. Questo mondo è una contraddizione unica. 
Roosevelt  con il New Deal aveva voluto rilanciare l'identità americana, certo gli Stati Uniti erano una terra di immigrazione e quindi era necessario riportare l'americano al centro, la cultura: letteratura, cinema, fotografia, il suo era un progetto per riportare in auge il sogno americano, per riscoprire una nazione che dopo il crollo di Wall Street era ridotta sul lastrico. 
Ora, non dico che noi siamo l'America, e non dico nemmeno di trapiantare il processo rooseveltiano qui, anni dopo. Non avrebbe senso. Ma se noi Italiani, se ognuno di noi provasse a rivalorizzare la cultura, si prendesse a cuore un libro, un film, divenisse ambasciatore di un'opera culturale, se si riscoprisse veramente la letteratura, non solo i contemporanei, ma quelli che hanno scritto la storia della letteratura... Ho letto di gente che denigrava i Promessi Sposi e proponeva di sostituirli con scrittori francesi (!), ma dove stiamo andando a finire? Balzac al posto di Manzoni? E allora già che ci siamo leggiamo Fitzgerald al posto di Moravia, bruciamo Dante e leggiamo Milton. "Che ce frega della nostra letteratura?". 
Non siamo molto patriottici noi italiani. Non lo siamo proprio. 
Scusate il mio concitato pensiero, l'ho scritto di getto, erano parole che mi portavo dentro da un po'. Ci sto riflettendo da molto e non so cosa rispondermi. Ogni giorno al Tg sento storie di crisi, crisi, crisi! Ma noi cosa possiamo fare di concreto? A Roma fanno un po' pena in quanto a soluzioni...rimbocchiamoci le maniche, ci sarà da lavorare per un bel po'.

P.S. Ah, di Magris ho acquistato proprio ieri L'infinito viaggiare. So poco su questo autore, non ho mai letto nulla. Ma non condivido post idioti su facebook dove volgarmente mi domando chi è. Ciò che non conosciamo deve stimolarci in positivo, non deve inebetirci. 


sabato 15 giugno 2013

Rêves: il quaderno dei sogni


Ieri nella mia cassetta della posta ho trovato ad aspettarmi una cosa troppo carina! 
Ma non vi dico ancora cos'è, un passo alla volta.
Facciamo un salto indietro nel tempo (tranquilli, non ci sono né Piero né Alberto Angela...e nemmeno Giacobbo, sia mai!). Martedì della settimana scorsa, per essere precisi correva il giorno 4 giugno, sono stata al laboratorio Quazza, nel seminterrato di Palazzo Nuovo alla presentazione del Piemonte Documenteur Film Festival (sito PDFF). C'erano molte persone presenti in sala, dai prof di scienze della comunicazione, a produttori di web series, poi c'erano collegamenti con gli sceneggiatori di Inside Batman (leggi su ArtInTime di giugno l'intervista ad Antonio Micali CLICCA!), poi c'era un simpatico personaggio. Sì, voglio proprio chiamarlo personaggio perché lo è! Sto parlando di Emanuele, l'ideatore di Rêves: il quaderno dei sogni  che ha presentato...il quaderno dei sogni.

Faccio una parentesi. Ammetto la mia totale ignoranza in materia, pensavo che i quaderni pro-classificazione delle cose fossero un monopolio di Moleskine, evidentemente mi sbagliavo! Anche se di fatto non ne hanno uno dedicato ai sogni....ahi, ahi!
Ma il quaderno dei sogni di Emanuele è differente.
Il quaderno dei sogni di Emanuele è la risposta cartacea alle applicazioni mondane, è la magia fatta carta, che acquista fascino proprio perché stampata su carta. Il quaderno dei sogni è geniale!

Altro appunto prima di proseguire, saltiamo nuovamente alla presentazione. Scusate se oggi vi faccio fare i salti mortali, ma ho un sacco di cose da spiegarvi

Alla presentazione Emanuele ci ha presentato il progetto, ci ha raccontato come è nato, come funziona, ci ha fatto fare una bella risata, ci ha detto che aveva ai piedi un paio di Geox e che quindi i suoi piedi respiravano e poi ha aggiunto che avrebbe regalato ai presenti una copia del quaderno, previo invio di una mail al suo indirizzo con un oggetto molto particolare, che io non vi dico per ovvie ragioni. 

Siccome sono rimasta affascinata dal Quaderno dei sogni, siccome stavo già chiedendo: "Ma dove lo trovo?", non ho resistito e dopo essermi complimentata con lui per la bellissima iniziativa (che a breve devo illustrarvi un po' perché comprende anche altre cose geniali), appena tornata a casa ho mandato la mail e ieri è arrivato.

Eccolo, in tutto il suo splendore.




Una cosa che ho capito subito alla presentazione e che ha avuto una conferma quando l'ho preso in mano e ho iniziato a spulciarlo e a fare "Oooooh" ogni volta che vedevo una nuova pagina...beh, il Quaderno è...liquido. Cioè è fatto di carta, come dicevo sopra, ma è liquido perché permette di vivere e di trattare i sogni in modi diversi. Uno può scrivere sopra i suoi sogni, può partecipare a degli incontri, può trovare un nome di uno scrittore nascosto nel titolo...insomma Il quaderno dei sogni è senza ombra di dubbio un'applicazione con i fiocchi, un ipertesto, un'idea liquida...

Come funziona questo quaderno?

Tutto comincia con "Una notte sognerai..." stampato sulla scatola che lo contiene. In fondo alla pagina c'è disegnata una chiave antica. Aprite la scatoletta ed ecco il quaderno con tanto di matitina con gomma per appuntarvi i vostri sogni.
E poi...ecco che comincia il viaggio (c'è anche un biglietto), tante pagine pronte per essere scritte e tanti consigli per come rapportarvi ai vostri sogni, come capirli, come interpretarli.
Ora so già che i razionalisti diranno: a me non serve. Okay, ci sta questa affermazione.
Ma tutti sogniamo, Cenerentola diceva che "I sogni sono desideri chiusi infondo al cuor...", sui sogni esistono molti film: Inception, Vanilla Sky, Shutter Island, il cinema ha inserito i sogni nella narrazione, pensiamo ai film noir degli anni 40 oppure a tutti quei film in cui la distanza tra sogno e realtà è impercettibile, pensate al Gabinetto del dott Caligari. 
I sogni poi sono il sale della vita, sono quelli che ci spingono ad andare avanti, sono i nostri desideri, la nostra voglia di fare qualcosa, di grande, sono quelli che ci danno la carica, che ci fanno fare cose che magari credevamo di non saper fare. 
Penso che lo stesso Emanuele abbia sognato di fare un quaderno dei sogni, era il suo sogno oppure uno dei suoi sogni...ed è riuscito a realizzarlo.
Non bisogna avere paura dei sogni, nè di quelli che si fanno di notte e, aggiungerei, nemmeno quelli che si fanno ad occhi aperti.
I miei sogni, intendo quelli che faccio di notte, a volte meritano davvero di essere scritti, ho visto questo quaderno come un messaggio, una di quelle cose che capita nel posto giusto al momento giusto. Molti scrittori sfruttano i propri sogni per scrivere dei romanzi, altri sogni diventano film, come ho già detto... Magari iniziare ad appuntarli per ricordarli potrebbe diventare un modo per...creare qualcosa, qualsiasi cosa.

Buoni sogni a tutti!!

Per info: www.ilquadernodeisogni.it

giovedì 13 giugno 2013

Reality di Matteo Garrone: recensione!

So che non è appena uscito, so perfettamente che questo film avrei dovuto vederlo tempo fa, ma purtroppo me lo sono perso per strada. Sono finalmente riuscita a rimediare!
Reality è film intelligente, che mi fa dire: Questa è l'Italia che mi piace! Attenzione, non mi piace assolutamente l'Italia che racconta, ma apprezzo moltissimo il modo scelto da Garrone per raccontare quel che non è bello nel nostro paese. 
L'intera storia è incentrata su Luciano, pescivendolo di professione e truffatore nel tempo libero. Sposato con tre figli, è un po' il comico della famiglia e proprio questo suo modo di fare lo fa diventare un personaggio nel suo quartiere. Tutti i suoi parenti glielo dicono: "Tu dovresti fare il Grande Fratello!". Ridendo e scherzando i provini del Grande Fratello arrivano nel centro commerciale, la figlia più piccola di Luciano telefona al padre e gli chiede di raggiungerla per fare un provino. Luciano arriva tardi, ormai i provini sono finiti, ma il divo del Grande Fratello, conosciuto precedentemente a un matrimonio, lo aiuta e riesce comunque a farglielo ottenere. 
Da qui in avanti la vita di Luciano cambia e viene vissuta tutta in funzione di questo provino, la sua vita diviene un Grande Fratello, crede che gli organizzatori del programma inizino a seguirlo, a controllarlo per vedere la sua condotta.

Una storia davvero notevole, ma dal gusto tremendamente amaro, una storia ahimè specchio della nostra Piccola Grande Italia. Fin dalle prime scene ci rendiamo conto quanto sia importante l'apparenza per queste famiglie. Si comincia con un matrimonio sfarzoso in una tenuta da sogno, gli abiti sono ricchi di lustrini, hanno dei toni molto accesi, al termine della giornata la famiglia torna a casa, in un labirintico rudere su più piani, dove il disabile deve essere portato in spalla fino al piano dove abita, dove le camere sono fatiscenti e stridono con gli abiti del matrimonio. Smessi quelli la bellezza svanisce, si torna alla quotidianità, si smette la maschera. Proprio la tematica della maschera viene portata in scena dallo stesso Luciano, al matrimonio infatti si traveste da donna e impersona così una Drag Queen, il suo volto è irriconoscibile, nascosto da strati di cerone. Tutto il film poi è una maschera, la vita di Luciano viene influenzata da questo Grande Fratello, cerca di modificare i comportamenti, arriva a regalare i mobili ai più poveri pur di farsi, secondo i suoi ragionamenti, notare dalla produzione. 

Il Grande Fratello sembra l'unica ragione di vita non solo per Luciano, ma anche per chi gli sta attorno, sono i figli e i parenti a spingerlo a fare il provino, il paese intero lo deride quando non viene richiamato dopo il provino di Roma, sembra che una persona sia da giudicare in base alla sua notorietà e al suo conto in banca. Chi è stato al Grande Fratello è un eroe, è un punto di riferimento, una persona con la quale scattare le foto, una persona da rincorrere per fargli fare una foto con la figlia. Eppure Enzo, l'uomo che è stato nella casa del Grande Fratello, è palesemente un grande cafone, passatemi il termine. Incontra Luciano in più occasioni e ogni volta il pescivendolo deve ricordargli chi è perché Enzo non si ricorda di lui. 

Interessante anche la scelta del finale, ora non voglio rovinarvelo, ma ho trovato molto interessante come Garrone ha scelto di raccontarcelo. Luciano va a Roma in occasione della via Crucis con il Papa, ad un certo punto scappa e raggiunge la casa del Grande Fratello, entra negli studi indisturbato, gira e guarda le stanze e i protagonisti da dietro il vetro, sembra quasi un bambino in visita a un acquario. Nessuno si accorge di lui, tanto che a me è venuto spontaneo domandarmi: ma Luciano è veramente lì o stiamo vivendo un'immagine della sua mente? Magari la casa è solo frutto della sua ossessione-immaginazione, ha visto giorno e notte il Grande Fratello, si è ricostruito un confessionale nello sgabuzzino di casa sua, ha addirittura litigato con la moglie, non si starà immaginando tutto?

Garrone non ce lo dice, il finale resta aperto, sta allo spettatore darsi delle risposte, o meglio...farsi delle domande. Onestamente è inevitabile non farsele. Quello che Garrone racconta è uno spaccato dell'Italia davvero realistico, l'ossessione Grande Fratello esiste veramente, alla gente piace guardare quattro cretini che entrano e escono dalle piscine, hanno rapporti sessuali più o meno espliciti, si tirano i capelli, fumano... Alla gente piace staccare il cervello e lasciarsi vivere. Già perché guardando il Grande Fratello si finisce a vivere le vite degli altri, ma non come quando si legge che ci si appassiona e si vive un'avventura con il protagonista, o come quando si guarda un film e ci si fa trasportare dalla narrazione (in caso di libri e film degni di essere chiamati tali!!), il Grande Fratello ammazza i neuroni! Non si capisce se siano più fuori di testa quelli dentro la casa, o quelli fuori. 
Reality è sicuramente un film da guardare e mi spiace essere riuscita a recuperarlo così tardi. 

VOTO: 





mercoledì 12 giugno 2013

Fegato e Cuore di Alessandro Marchi: recensione!

Ho intravisto questo libro presso lo stand di Book Salad durante il Salone del Libro e la copertina mi ha colpita da subito, per non parlare poi del titolo. Fegato e cuore, di cosa mai può parlare un romanzo con questo titolo?
Presa dall'impeto, ho comprato l'ebook (solo 3,99 € una spesa più che ottima per un libro elettronico) e mi sono subito immersa nella lettura. 
Fegato e cuore di Alessandro Marchi racconta la strana amicizia tra Steve Campbell, ex giocatore del West Ham, ora alcolista e Vincenzo Caligiuri, giovane italiano andato a Londra in cerca di fortuna. 
Fin dalle prime pagine è interessante notare quanto i due siano una strana coppia, due personaggi apparentemente agli antipodi, Steve beve come una spugna, Vincenzo invece non può bere alcolici, anche se vorrebbe, ma il suo fegato è malato e quindi il dottore non glielo permette. 
Steve vive senza regole, mentre Vincenzo si pone molti paletti nella sua vita, è rispettoso degli orari lavorativi e delle regole, sarà proprio l'incontro con Steve a rompere questa sua monotonia a insegnargli a rischiare e a trasgredire. Tutto infatti comincia con una birra servita proprio a Steve oltre l'orario concesso dal proprietario del fast food, Vincenzo guadagna così una sospensione per trasgressione del regolamento. 
Vincenzo in cerca di un lavoro e di una casa con Craig finisce ad abitare da Steve e la sua vita viene ulteriormente sconvolta, nel giro di poco tempo da antisportivo diviene un calciatore ed entra a far parte del Bari FC, una squadra multietnica di quartiere e, nonostante i primi tempi sia destinato a guardare le partite dalla panchina, gradualmente viene coinvolto e diventa, a suo modo, un calciatore. 
Steve però ha un'ulteriore particolarità: ha due cuori. Uno, il suo originale, è conservato sotto formaldeide ed è una specie di trofeo, è stato proprio a causa di quel cuore che ha smesso di fare il calciatore, ora ha un muscolo cardiaco nuovo, di origini sconosciute, quell'organo gli ha dato una seconda possibilità, una seconda vita. Steve è convinto di questo, ma le vicissitudini non lo fanno concentrare a fondo su questo concetto, spesso lo perde di vista, a causa anche del suo brutto carattere e di alcune questioni irrisolte con il padre e con il figlio appena maggiorenne. 
Fegato e cuore è un libro divertente, ironico, coinvolgente, ma che fa anche riflettere molto, tra partite di calcio, birre, tazze di tè, scarpe da calcio troppo appariscenti e turni massacranti al fast food, la storia corre veloce, ricca di colpi di scena. 
Lo stile di Alessandro è davvero piacevole, giovane e frizzante, riesce a rendere il personaggio di Vincenzo piacevole, grazie appunto all'incontro con Steve. Sinceramente se prendiamo Vincenzo da solo, è difficile dire che sia una persona interessante, è piuttosto monotono e ripetitivo, una persona quasi triste, uno di quei personaggi che sono destinati a vita ad essere amici del protagonista. L'incontro con Steve gli ridona vita, è la sua seconda possibilità o, se non proprio così forte, è la sua seconda vita. Vincenzo ricomincia a prendere in mano la sua vita grazie a Steve, viene coinvolto nelle esperienze più assurde nelle quali forse non sarebbe mai incappato. Vincenzo e Steve sono personaggi agli antipodi, si completano e si attraggono a vicenda, l'amicizia che nasce tra loro diventa una vera e propria dipendenza, ci fa comprendere che l'uno non può vivere senza l'altro. Il rigore di Vincenzo necessita della follia di Steve e viceversa. 
Un romanzo forse un po' maschile, dove l'unica donna che compare è la ex moglie di Steve e non fa per niente una bella figura, l'altra è una fantomatica fidanzata di un loro amico, ma non entra mai in scena, viene solo raccontata.
Consiglio caldamente di leggere Fegato e cuore, è stata davvero una piacevole scoperta post Salone del Libro 2013. 

VOTO:



giovedì 6 giugno 2013

Antonia di Mirella Ioly: recensione!

"La mia patria 
sta dove sta il mio cuore 
e dove ho riposto le mie speranze." 
 Antonia-Mirella Ioly

Il mondo della letteratura è pieno di saghe famigliari, dalle più note alle meno note, da quelle in cui il tempo sembra non avanzare mai, a quelle in cui ci si perde in mezzo ai nomi dei personaggi. Quando ho cominciato a leggere Antonia di Mirella Ioly mi sono subito resa conto che non avrei avuto a che fare solo con Antonia, la protagonista, ma avrei incontrato attraverso i suoi ricordi la sua famiglia, i suoi famigliari, quel suo passato che l'ha portata a essere quello che è ora. 
Un romanzo oceanico, come recita bene la sinossi, una storia veramente notevole, corposa ma scritta con grande cura e attenzione. Narrata completamente in prima persona, la storia di Antonia ci viene racconta attraverso la sua verità, il suo sguardo. Sono numerosi i personaggi che compaiono nel romanzo, eppure la bravura di Mirella Ioly sta proprio nel gestirli a pieno, nulla le sfugge di mano, il lettore riesce perfettamente a ricordare la storia di ognuno di essi perché sono caratterizzati davvero con grande attenzione. Sono personaggi credibili e, come dico spesso nel mio blog, non mi stupirei una volta chiuso il libro di incontrarli davvero per strada questi uomini e queste donne, con i loro vizi, i loro pregi, i loro difetti: umani realmente umani. 

Antonia è quindi la storia di una vita di una donna, una scrittrice Cilena, nata a Coquimbo, che si è trasferita in Canada; attraverso i suoi racconti, che si snodano dalla sua infanzia 1954 fino al 2012, accanto alla storia di una famiglia, conosciamo anche quella di un paese. La Storia non è solo di cornice alle vicende di Antonia, la sua vita è determinata dai grandi fatti storici del Cile, il golpe di Pinochet, Allende sono nomi ricorrenti nei suoi ricordi. 
Attraverso le parole di Antonia conosciamo quindi una famiglia con delle relazioni complesse, una famiglia matriarcale, dove le figure femminili sono sicuramente molto forti e spesso prendono il ruolo del marito. I maschi non sono personaggi molto convincenti in questo libro, fatta eccezione per il fratello Carlo, attivista convinto che si schiera contro la politica del paese, motivo per cui viene costretto a lasciare il Cile, gli altri spesso non sono in grado di vivere a pieno i loro ruoli. Josè Antonio, il padre di Antonia, non è in grado di mantenere la famiglia e cerca di scappare dal suo ruolo, il fratello in Australia, Josè Manuel, vive in un mondo tutto suo, è un ipocrita e non aiuta facilmente gli altri fratelli. Sembra quasi sia fuggito in Australia per scappare dalla sua famiglia perfettamente imperfetta per ricrearne un'altra uguale con le stesse problematiche. 

Antonia, grazie al lettino del dott. Ray, psicanalista, ripercorre il suo passato, è costretta a ricordare e non sempre i ricordi sono piacevoli. Mentre si trova a fronteggiare il suo passato, deve anche continuare a vivere nel suo presente dove ha una figlia, Manuela, avuta dal primo marito Ricardo e una nipote Paloma. Altre due donne abbandonate da un uomo, padre di Paloma, che permane senza nome. 
La vicenda prosegue tra salti nel passato e vita del presente, scontri generazionali, leggende di una terra magica, quale il Cile, fantasmi e addirittura una bambina veggente. 

Devo essere sincera, quando ho letto la trama di Antonia non sapevo cosa aspettarmi, temevo fosse un romanzo molto lento e soprattutto denso, una lettura poco piacevole insomma, invece ho apprezzato moltissimo lo stile di questa neo scrittrice, Mirella Ioly, e fatico a credere che sia il suo primo romanzo. Esordire con una storia di questo genere non è da tutti! 

Ringrazio Francesca Chiappa di Hacca che mi ha regalato questo libro al Salone del Libro 2013, è stato davvero una lettura graditissima e lo consiglio caldamente a quanti vogliano lasciarsi coinvolgere in una storia ricca di segreti e colpi di scena, tra Cile, Canada e Europa, con una (graditissima!) parentesi italiana a Urbino. Una storia per niente scontata, un diario, oserei dire, un'esperienza di vita vissuta a pieno, un racconto di una vita gestito in modo singolare e magistrale.
Un libro consigliato anche a chi si è appassionato al Cile proprio in occasione del Salone del Libro 2013, dove era paese ospite.

Solitamente non lo faccio mai, ma avendone appena parlato su ArtInTime, consiglierei magari prima di leggere questo libro di vedere il film No-I giorni dell'arcobaleno per capire un po' la Storia del Cile, anche se il film racconta solo alcune briciole della Storia presente nel libro, ma potrebbe essere un piccolo aiuto.

VOTO:


Revenge Wears Prada: wait for it!

Dato che la lista dei libri potrebbe disgraziatamente terminare (ma quando mai?) è necessario allora portarsi avanti con il lavoro e iniziare a guardare cosa è uscito in libreria all'estero. 
Notizia di qualche settimana fa è l'arrivo dell'attesissimo seguito de Il diavolo veste Prada di Lauren Weisberger, che si chiamerà Revenge Wears Prada (La vendetta veste Prada). Ovviamente mi sono subito preoccupata di segnarmelo nella lista delle cose che vorrò e dovrò leggere. Mentre qui nel bel paese dobbiamo ancora avere la possibilità di leggerlo in italiano, in America si parla già di sequel del primo film, voci di corridoio dicono che sono numerose le case cinematografiche che si sono proposte per acquistare i diritti del romanzo e la stessa Anne Hathaway pare abbia dichiarato di essere felice di poter tornare ad interpretare Andy.
Me lo auguro!
Nella sua leggerezza ho trovato il libro molto piacevole, una simpatica lettura poco impegnativa, ma non di quelle che fanno venire l'orticaria e che sono uno spreco di tempo. Anche se so che molti potrebbero dire che non è "quel grande libro", ma la mia filosofia ormai la conoscerete: ogni tanto questi libri servono. Non si può andare avanti a Proust e Kant!
Anche il film certo non è una grande opera cinematografica, ma aveva il pregio di essere ben fatto e di avere un cast spettacolare, Meryl Streep in prima linea, che ha regalato un'interpretazione magistrale della terribile Miranda.
Sinceramente è uno di quei pochi film che ho il piacere di rivedere, nonostante, appunto, la sua leggerezza. 

Ma quando arriverà in Italia e...quale colore avrà la copertina, visto che all'estero è uscito con due versioni, una bianca e una rossa? Il primo romanzo era stato editato da Piemme e così tutti gli altri della Weisberger...stalkeriamo la casa editrice! No, sto scherzando! Non sia mai! 
Spero di scoprirlo presto, sono ancora più curiosa di tutti voi messi insieme, già mi vedo correre in libreria per comprarlo!
Restate sintonizzati, anzi direi...PIANTONATE LA SCRIVANIA! 
(Spero l'abbiate capita...io adoro questa frase!!! Soprattutto la scena!)

mercoledì 5 giugno 2013

Giusto per risbucare

Carissimi lettori e passanti che passano appunto per caso da queste parti, 
noterete che il blog non è più molto attivo come una volta. Tranquilli, non sono scappata in Patagonia, luogo dove la mia fantasia mi suggerisce sia complesso connettersi a internet, e soprattutto non ho smesso di rompervi le scatole.
Semplicemente ho un po' di cose da fare e non riesco più a leggere come prima, quindi il ritmo delle recensioni è rallentato e si è ridotto anche quello delle visioni cinematografiche. 
Inversamente proporzionale alla mia presenza sul blog, è l'andamento delle visite in questo ultimo mese!
E' cresciuto il numero dei followers (benvenuti ai nuovi arrivati!!!) e soprattutto c'è stato un incremento notevole nelle visite. Tutto questo mi rende felice e mi sprona a scrivervi proprio per dirvi che sono viva, sto bene e vi chiedo di avere tanta, tanta, tanta pazienza.
Giusto per assicurarvi che sto leggendo, vi consiglio un libro che attualmente è in fase di lettura on the road e che mi è stato consigliato e regalato da Francesca Chiappa. Si tratta del libro "Antonia" di Mirella Ioly, una storia davvero emozionante e interessante. Sono quasi alla fine, mi auguro di potervelo recensire presto! Merita davvero!
Poi in lista d'attesa ci sono un sacco di altri libri, che mi sono arrivati, che mi sono stati regalati, che mi sono stati consigliati. Abbiate fede (lo dico anche a chi me li ha regalati e mandati) sono tutti lì in attesa di essere letti e recensiti. Li leggo tutti, tutti, tutti! Promesso.

Dato che il tempo stringe, vado a lavorare un po' e poi a leggere. Ci sentiamo prestissimo!


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