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sabato 6 giugno 2015

Mi piace scherzare?

A volte ritornano, dice qualcuno. E a volte torna anche a me l'esigenza di scrivere e raccontare. Scrivere quello che penso, raccontare le mie avventure librose.
Ho provato per qualche mese a trasferire tutto questo ambaradan su Unaerredueti, ma ho capito subito che questo posto non poteva finire così. 
Life in Technicolor rappresenta per me il sogno che coltivavo da bambina, è il luogo dove posso scrivere senza essere troppo "apparecchiata", scrivere per esprimere quello che penso, quello che mi piace e quello che non mi piace.
Un diario di storie, dove mettere tutti i miei pensieri.
E così si riapre, per necessità, come se fosse il lettino di uno psicanalista, dove sdraiarmi e raccontare al mondo quello che ritengo sia interessante, restando sempre nel mondo dei libri s'intende!

La cosa divertente è che, nonostante sia sempre più incasinata, ho voglia di fare sempre cose nuove. Sarà una malattia rara? Non lo so, perché di progetti che mi frullano nella testa e di cose on the road ne ho davvero tantissime!!! 
Alcune cose sono cambiate (ad esempio non abito più a Torino!) altre sono in fase di evoluzione e potrebbero portare dei cambiamenti a breve. 

Non sarò costante, già ve lo dico! Ma non posso davvero vivere senza le letture! Anche perché se vi raccontassi quanti libri ho collezionato e letto in questi mesi...ne avrei per almeno un paio di centinaia di post! 
E quindi ecco il mio piano:
- Life in Technicolor per le avventure di una bibliofila, un luogo dove troverete le storie dei libri, dei romanzi di ogni genere. 

- Unaerredueti.it per le avventure di una fundraiser in progress, un luogo dove troverete storie sociali, racconti di fundraising e esperienze varie. 

Scegliete il menù che più vi aggrada e, se avete piacere, seguitemi e scrivetemi.

Per Life in Technicolor rispondo a questa mail: frabond007CHIOCCIOLAgmail.com
Per Unaerredueti rispondo a quest'altra: francescaCHIOCCIOLAunaerredueti.it

Lieta di avervi rincontrati! 

mercoledì 14 novembre 2012

Cesare deve morire: recensione!

Quando era uscito al cinema non ero riuscita a vederlo, abitavo ancora a Torino e c'era la possibilità di vedere il film e poi di assistere al dibattito con i fratelli Taviani, ora che l'ho visto posso dire che mi mangio davvero le mani all'idea di essermelo perso.
Cesare deve morire dei fratelli Taviani è una di quelle pellicole che ti fa dire: sono orgoglioso di essere italiano! È un gioiello, una perla rara nel marasma delle pellicole italiane, un prodotto da guardare e riguardare, da mostrare ai ragazzi e su cui riflettere.
Narra il backstage della messa in scena dello spettacolo tratto dalla tragedia di Shakespeare: Giulio Cesare, ma questo spettacolo non sarà messo in scena in un teatro qualsiasi, si tratta di un carcere, Rebibbia, gli attori sono carcerati. Ci sono narcotrafficanti, assassini, ladri che tutti insieme guidati dal maestro di teatro mettono in scena questa tragedia.
Non mancano ovviamente le riflessioni che possono nascere da un film girato in carcere e da uno spettacolo che mette in scena un tradimento, delle alleanze degne dei clan della malavita e di un assassinio. La profondità con la quale questi detenuti interpretano i personaggi, la professionalità che hanno nel dare voce a ognuno di loro (rigorosamente nel dialetto del proprio paese) è davvero molto toccante.
L'arte diventa per loro un momento di libertà, un'ora d'aria, un modo per andare oltre quelle mura della prigione. Si può essere d'accordo o meno su questi laboratori, questi svaghi che vengono concessi ai detenuti nelle carceri, non voglio schierarmi né a favore, né contro, sono sicuramente mezzi di espressione interessanti e anche sistemi, se vogliamo, catartici, perché attraverso Cesare e Bruto i detenuti rivivono momenti della loro vita, ripercorrono vere e proprie frasi dette dai loro amici, come accadrà proprio al detenuto che interpreta Bruto.
Non mancano ovviamente gli screzi tra loro, scontri inevitabili che nascono tra carcerati, regolazioni di conti che già esistevano prima ancora di essere rinchiusi, o nati proprio all'interno di quelle mura.
Oltre alla messa in scena dello spettacolo, i Taviani scelgono di mostrare tutto il lavoro che fanno i singoli mentre studiano il copione e sono nelle loro celle, alla sera, quando fissano il soffitto, ci fanno sentire i loro pensieri e un carcerato ricorda che chi dorme sul letto più alto, quel soffitto lo vede ancora più vicino. 
Mi è venuto in mente il libro Lo straniero di Albert Camus, il quale, rinchiuso nel carcere sottolinea proprio quanto tempo trascorra un detenuto a fissare il soffitto. So che la citazione potrebbe sembrare un po' campata in aria, ma i capitoli finali riflettono molto sulla questione: "Vita in carcere". Sfortunatamente non ho una copia del libro per verificare perché lo avevo preso in prestito dalla biblioteca...altrimenti avrei inerito volentieri la citazione.
Consiglio davvero di vedere questa pellicola perché merita, non mi stupisco che sia stata scelta per rappresentare l'Italia agli Oscar.
Prima di chiudere vi lascio con una frase che fa davvero riflettere molto, viene pronunciata dall'attore-detenuto che interpreta Cassio: "Da quando ho conosciuto l'arte, questa cella è diventata una prigione."

P.S. Questo film ha vinto l'Orso d'Oro a Berlino e concorrerà per le nominations agli Oscar come miglior film straniero. Speriamo in bene!


VOTO:


domenica 11 novembre 2012

Le idi di marzo: recensione!

Sono un po' indietro con le recensioni, come noterete, ma pian piano recupererò, perché i film di questo cineforum sono uno più bello dell'altro e davvero sono contenta di essermi tesserata!
Avevo visto questo film tempo fa, l'ho rivisto al cineforum e non c'è verso: è proprio superbo!
Le Idi di marzo è un film di George Clooney, con George Clooney e Ryan Gosling, che narra il backstage della campagna elettorale di Mike Morris (George Clooney) un uomo che incanta le masse in cui Stephen Meyers crede fortemente, un uomo che sembra così tremendamente perfetto da rispecchiare la giustizia sia pubblica che privata.
Ma sarà proprio il privato a macchiare la figura di Mike agli occhi di Stephen.
Un film che rispecchia l'America e la sua politica, ricco di dialoghi, a volte anche difficili da seguire, un film in cui non bisogna dare niente per scontato perché fino alla fine non si sa cosa può accadere. Magistrali le interpretazioni di Clooney e Gosling che sono davvero il fiore all'occhiello di tutta questa vicenda, bravissimi anche gli altri attori, ma geniali gli sceneggiatori che riescono a restituire una vicenda tutt'altro che semplice, perfettamente calata nella storia che in America si ripete ogni quattro anni, che abbiamo appena vissuto, la corsa alla candidatura per le presidenziali. 
Da Italiani, viviamo sempre la vicenda in modo un po' mediato, attraverso i reportage dei giornalisti, ma per la nazione Americana tutto questo è quasi uno spettacolo, un momento patriottico, qualcosa a cui si deve partecipare. Uno stato può fare la differenza, può aiutare il candidato oppure ostacolare la sua elezione. Lo stato che viene conteso è l'Ohio, come viene spiegato all'inizio del film, e come abbiamo imparato in questi giorni post rielezione di Obama, è uno di quegli stati che se si riesce a conquistare possono quasi assicurare la vittoria completa. Per cercare di assicurarselo i metodi sono molteplici e i rispettivi staff dei candidati alle primarie devo sapersi muovere attentamente, senza provocare danni all'uomo che stanno sostenendo, devono tenere sotto controllo sondaggi, richieste degli alleati, grandi elettori, vicende personali del loro capo. La fiducia è alla base di tutto questo processo e quando questa viene meno la vita e il pensiero di Stephen cambieranno molto.
Sarà difficile fidarsi completamente di Morris, ma allo stesso tempo per Paul Zara (Philiph Seymour Hoffman) è difficile fidarsi di Stephen dopo che quest'ultimo ha deciso di incontrare Duffy in gran segreto.
Un film da vedere assolutamente, non a cuor leggero e non come passatempo, ma un bel film su cui riflettere che a me piace riassumere così: niente è come sembra e il titolo lo anticipa chiaramente! 
Buona visione! 

VOTO:


giovedì 25 ottobre 2012

E ora dove andiamo? di Nadine Labaki: recensione!

Terzo appuntamento nel cineforum borgomanerese, terzo foro sulla tesserina, foro questa volta più a cuor leggero rispetto all'appuntamento della settimana scorsa che era Diaz - non pulire questo sangue.
martedì sera hanno proiettato E ora dove andiamo? di Nadine Labaki. Devo essere onesta, sono partita da casa un po' demotivata riguardo questo film perché la trama su wikipedia era spaventosamente penosa.
In realtà una volta in sala mi sono resa conto che: il tizio che ha scritto la trama su Wikipedia dovrebbe essere punito. E' un film meraviglioso, costruito in modo magistrale, che riesce a portare sulla scena con il giusto equilibrio tra gravità e leggerezza una storia tutt'altro che semplice: l'eterno conflitto tra cristiani e musulmani.
In uno sperduto e desolato paesino del Libano convivono pacificamente Cristiani e Musulmani, pacificamente più o meno, perché gli uomini sono subito pronti a scattare e a cominciare una guerra di religione e allora: come tenerli impegnati? Le donne si inventano un modo, anzi, diversi modi per mantenere la pace, boicottano i giornali e la televisione, invitano ballerine ucraine e addirittura impasteranno dolcetti a base di hascisc per tenerli calmi e per non farli litigare tra loro.
I momenti drammatici di certo non mancano, ogni giorno è un piccolo dramma, un giorno in più in cui queste donne vanno a dormire nella pace, in quella loro piccola isola felice che sono disposte a difendere in ogni modo e, come detto poco sopra, con ogni mezzo.
Una storia che fa davvero pensare, che ci fa comprendere che fondamentalmente che si preghi Dio o Allah o chi altro, non ha senso farsi guerra, siamo tutti umani, tutti uguali. Un film che potrebbe essere letto in vari modi, ma che sicuramente dietro alle risate e ai divertimenti non manca di ricordare i drammi e le guerre che gli uomini si costruiscono e intessono quotidianamente, rovinando quella pace, quella quiete che a volte è così difficile da mantenere.
Le vere vincitrici qui sono le donne, mogli, madri, vedove, tutte vestite a lutto perché c'è chi ha perso un figlio, chi il marito, donne che hanno capito che quella guerra farà solo morti e nient'altro, gli uomini sono un branco di pecoroni che non hanno imparato niente dagli errori del passato e che vogliono annientare chi è diverso anche se fino a cinque minuti prima stavano bevendo con lui un caffè al bar.
La convivenza non è impossibile, bisogna solo avere il coraggio di cercarla, di costruirla e di difenderla ogni giorno. L'odio è un sentimento semplice, a distruggere si fa in fretta, ma chi costruisce, salva le vite, le relazioni, crea quella pace che è indice anche di intelligenza e di capacità a comprendere che anche se l'altro è diverso, è pur sempre uno di noi.
Un film che farei vedere nelle scuole, che farei vedere ai potenti della terra, che regalerei a ogni persona, perché tutti dovrebbero vederlo!
Qui non ci sono cristiani buoni e musulmani cattivi oppure cristiani cattivi e musulmani buoni: qui si parla di umanità, che viene prima di tutte le religioni, l'uomo e la difesa della vita devono essere alla base di ogni principio quotidiano, siate voi appartenenti a qualsiasi religione. 
Guardatelo e pensateci! 

VOTO



domenica 14 ottobre 2012

Cena tra amici di Alexandre de La Patèlliere: recensione!

Essendo tornata ad essere borgomanerese (a tempo tutt'ora indeterminato, nel senso che fino alla laurea sono qui e poi si vedrà) ho deciso di dedicarmi alle attività culturali proposte nella zona. Non che ci sia l'offerta che trovavo a Torino, di Circolo dei Lettori ahimè ce ne è solo uno e anche il Cinema Massimo è difficile da esportare. Ma a Borgomanero ogni anno viene proposto il cineforum e quest'anno mi sono iscritta. Per quanto possibile cercherò di recensire tutti i film scelti, a dire il vero alcuni li ho già visti, ma rivederli non fa mai male.


Cominciamo subito questa avventura con il primo film: Cena tra amici (Le prénom) di Alexandre de La Patèlliere.
Paragonato a Carnage e alla Cena dei cretini, per via della struttura che vede appunto un gruppo di amici che si riuniscono per cena, questo film non è una di quelle commediole francesi tutte amour, amour, Paris et mon amour. Parigi c'è, l'amore anche, ma sono ingredienti gestiti e serviti in modo differente. Tutto ha inizio con una bugia, un pretesto per aprire una discussione. Vincent, affascinante agente immobiliare (che è anche la voce narrante del film) dice di voler dare un nome X al figlio che sta per nascere. Non ve lo rivelo, perché nel trailer stesso non viene mai detto. Il nome è talmente impensabile e improponibile, da scatenare le ire del cognato Pierre che indignato prova in tutti i modi a dissuaderlo. Questa bugia darà il via a una serie di altre discussioni che arriveranno a rompere l'equilibrio della famiglia, fino a rivelazioni imbarazzanti e davvero inattese. Un film divertente costruito con un'ironia sottile e a tratti filosofica, ma senza troppe pretese; i personaggi sono attentamente caratterizzati e il modo in cui si muovono nello spazio segue la narrazione e preannuncia momenti di rappacificamento a momenti di guerra totale. Salotto, cucina, sala da pranzo, sono questi gli spazi abitati dai personaggi, c'è chi li vive tutti come Elizabeth e il marito Pierre, mentre agli ospiti è concesso di sostare solo in alcuni. 
Onestamente non saprei dire se la scelta dei luoghi e delle discussioni sia casuale oppure posta in relazione alle stanze in cui si muovono. Di certo l'atrio è il momento dell'accoglienza, poi nel salotto abbiamo l'aperitivo e il post cena, nella sala da pranzo si consuma il pasto. Le discussioni avvengono in tutte le stanze, iniziano in salotto, proseguono nella sala da pranzo, alcune nascono nella sala da pranzo e altre proseguono in salotto in un crescendo di insulti e di rivelazioni.

Sono molto contenta di aver cominciato così il cineforum di quest'anno, Cena tra amici è stato un film davvero piacevole da vedere e che la sala ha apprezzato davvero molto.
Onestamente non sono una grande estimatrice dei film francesi, ma questo mi ha davvero colpito piacevolmente e ora, sotto con il prossimo film che sarà: Diaz - Non pulire questo sangue di Daniele Vicari

Alla prossima recensione! 

P.S. Nella foto vedete il retro della tesserina del cineforum, con l'elenco dei film e la tabellina delle spunte. Spero di riuscire a vederli tutti e soprattutto spero di riuscire a recensirveli sempre!

martedì 24 luglio 2012

Rivalutare la provincia

Quando si nomina la parola cultura in Italia succede di tutto: c'è chi nomina le ultime letture fatte, chi parla degli ultimi film visti, chi dice di essere stato a teatro, c'è chi erige monumenti ad autori più o meno degni di essere chiamati tali e chi si scanna per dire che infondo i Vanzina raccontano poi le storie del nostro tempo: cosa fanno di male?
Siamo il paese di Michelangelo, Leonardo, Dante, Manzoni, Carducci, Montale, Goldoni, Verga, Verdi, Rossini...eppure c'è qualcosa che non va!
Mettetevi comodi, vi racconto una storia.



A Borgomanero, dove abito io, c'erano una volta, quando ero bambina due cinema: il Cinema Moderno in centro città e il Cinema Teatro Nuovo in "periferia". Solitamente io frequentavo il secondo perché ospitava una programmazione più adatta alla famiglia, non che l'altro fosse un cinema a luci rosse, ma i film che aveva in cartellone erano più impegnativi, sotto Natale, ahimè, avevano il posto fisso i Vanzina, ma avevano proiettato anche Titanic là dentro.

Quando sono cresciuta e facevo le medie sono finalmente riuscita ad andare là al cinema: ho visto "Amici   ahrarara" dei Fichi D'India, film 'monnezza per qualcuno, ma esperienze che prima o poi ci sono nella vita di ogni spettatore. Sono entrata e mi sono sentita grande, perché finalmente andavo nel cinema dei grandi,  era come vedere finalmente al cinema un film con attori in carne e ossa, altra esperienza che mi ha segnato infatti ricordo che la transizione del cartoon al film vero è avvenuta con Stewart Little, un ottimo compromesso direi.

Qualche anno fa il cinema ha chiuso e ora è lì a pochi metri di distanza da uno dei quattro corsi principali, dimenticato da tutto e da tutti. Le vetrine delle locandine giacciono vuote da tempo, tutto si è fermato là dentro. Mi ricordo che era strutturato in platea e galleria, io mi ero avventurata al secondo piano in occasione della mia unica visione del film e mi ricordo che c'era una vera e propria balconata con la ringhiera. Era già decadente ai tempi, 11 anni fa...non oso immaginare come sia diventato ora.

Eppure dispiace. 
Questa mattina ci sono passata davanti e...l'edificio si presentava vuoto. Mi dispiace non essere riuscita a fotografare il timpano che si erge sulla cima dello stabile. Incuriosita dalla struttura sono andata a curiosare qua e là per vedere il perché di questa architettura insolita per il centro di Borgomanero ed ecco la risposta QUI su questo blog. 
Sapete, sarebbe bello ristrutturarlo, riportarlo al suo splendore di un tempo, ma come trovare i fondi? E soprattutto riaprirlo per cosa? Conosco la realtà sorta da pochi anni al Teatro Rosmini e mi dicevano che non è semplice interessare i Borgomaneresi al Teatro. Li capisco! C'è gente che reputa complessi i Musical inglesi e badate bene, non in inglese, ma di origine inglese e quindi tradotti in Italiano. Si fa fatica a riempire il Teatro Nazionale di Milano. Noi Italiani ci lagniamo tanto della tivù di stato, ma spendere 10 euro per andare a vedere uno spettacolo è qualcosa di fantascientifico! Ho sentito gente che si lamentava e diceva che i biglietti del teatro costano, andare al cinema costa meno. 
Certo, si fa anche più in fretta a farsi un panino che a preparare un piatto di pasta, ma stiamo parlando di due cose differenti. Avete idea di che distribuzione abbia uno spettacolo teatrale e quale sia quella di uno cinematografico? Sono paragoni che non hanno senso!
Abbiamo luoghi bellissimi in Italia eppure conosciamo a memoria Londra, Parigi, New York...ma non siamo mai stati a Venezia, Firenze.
Mangiamo al Mc Donald ma non sappiamo quale sia il vero sapore del pane di Altamura.
Guardiamo tutti i film di Woody Allen, ma non sappiamo chi sia Dino Risi.
Abbiamo letto i libri di Stephen King, ma mai niente di Calvino.
Abbiamo centinaia di teatri, ma il divano di casa è sempre più comodo.
Siamo bravi a lamentarci, ma noi nel nostro piccolo non siamo disposti a cambiare.
L'identità di una nazione riparte anche da qui, dalla sua cultura, dalle sue radici: i Finlandesi pagherebbero oro per avere quello che abbiamo noi e noi lo gettiamo via come un ferro vecchio, una scarpa bucata, un oggetto inutile.

In periferia non c'è vita, ma spesso non siamo nemmeno disposti a crearcela. 
Se non siamo noi ragazzi, noi giovani i primi a voler rivalutare le nostre zone, i primi a volerle rilanciare, i primi a viverle...per la nostra Italia non c'è futuro e la provincia sarà sempre e più provincia!
Prima di salutarvi vi lascio un altro link, sempre al blog di cui vi accennavo sopra: CLICCA!
Dimenticavo, io parlo dei giovani..ma credo che anche gli adulti potrebbero fare la loro parte!

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