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martedì 23 giugno 2015

Il diavolo veste Zara di Mia Valenti


Se per ricaricare le energie ti bastano un divano e il dvd (o blu ray) de Il diavolo veste Prada, questo è il post che fa per te. Se invece preferisci un barattolo di Nutella nel quale affogare i tuoi dispiaceri, beh questo post fa ugualmente al caso tuo! Se sei una persona che vorrebbe dare spazio ai tuoi sogni, senza sentirsi dire da tutti: "In quel campo non avrai mai un futuro!", sei nel posto giusto.

Andiamo per gradi.

Il primo libro che ho letto di Sara Lorenzini era 45mq la misura di un sogno. Un libro piacevole, divertente, brillante che a suo tempo avevo gradito, che ben raccontava la storia dei "trentenni fuorisede che fanno i conti con i mq dell'appartamento" ma anche un po' di più.
Qualche mese fa è uscito il secondo libro di Sara Lorenzini, scritto sotto lo pseudonimo Mia Valenti, intitolato Il diavolo veste Zara, che ho scaricato immediatamente dallo store di Amazon.

E' inevitabile domandarsi subito: ma è la brutta copia italiana del ben più celebre libro della Weisberger, Il diavolo veste Prada? Un momento.

Il mondo di Andy de Il diavolo veste Prada è sicuramente presente nel libro della Lorenzini, viene più volte nominato, anche se la protagonista Mia, non apprezza la scelta finale di Andy che decide di abbandonare il posto di assistente di Miranda. Mia ama la moda, crede nel suo sogno e vuole realizzarlo. 

Il libro di Sara vuole raccontarci una storia a lieto fine, la storia di una ragazza di 27 anni che riesce a realizzare il suo sogno, lo insegue con la giusta dose di paura che tutti hanno quando si tratta di fare i grandi salti della vita.

Mia è molto motivata, sa di valere qualcosa e grazie all'aiuto del suo nuovo ragazzo, Francesco, capirà che l'uomo è artefice del proprio destino, Homo faber ipsius fortunae, e fa quasi sorridere il fatto che questa storia è ambientata a Firenze, culla di uomini che hanno cambiato il proprio destino e quello dell'Italia grazie alle proprie abilità artistiche e letterarie.

Il diavolo veste Zara vuole essere una parabola ottimista, una specie di augurio di buon anno (è infatti uscito a gennaio!) per quanti sono in cerca del proprio destino, per quanti sono in cammino verso quella meta che sembra sempre più distante e difficile da raggiungere: la propria felicità.

In un mondo del lavoro dove l'ultimo arrivato, il giovincello sono carne fresca da macello, da sfruttare e spremere fino all'osso, Sara Lorenzini vuole farci capire che cambiare si può, basta crederci. Certo, dall'altra parte servono dei "piani alti" capaci di ascoltare, amministratori delegati come quello della Luci.di, che sanno che l'azienda deve essere svecchiata, perché solo così si potrà andare avanti.

In Italia servono persone Luci.dE, che sappiano togliersi le fette di prosciutto davanti agli occhi, che sappiano guardare al futuro tenendo ben presente anche il passato, che sappiano valorizzare i giovani, senza paura che siano pronti a rubare il posto. 

Mia sostituirà Veronique, ma il suo non è un colpo di stato basato sull'antipatia, Mia ama il settore della moda, ama la maison Luci.di, ma si rende conto che Veronique non è capace di leggere le esigenze dei giovani, la ammira per quello che ha fatto ma crede sia tempo di lasciare spazio ai giovani. 
Quegli stessi giovani 2.0, appiccicati ai cellulari, fanatici delle app e dei grandi magazini, delle marche low cost e della moda per tutto.

Sara Lorenzini riesce con Il diavolo veste Zara a raccontare uno spaccato della nostra Italia molto chiaro e realistico. Questa scrittrice riesce davvero a dar voce ai giovani, perché è giovane anche lei, non è la cinquantenne che racconta dei ventenni. Il suo sguardo ha ben chiaro la situazione di precarietà in cui molti ragazzi vivono e alla quale devono adeguarsi. Poi c'è sempre l'estero ad attenderci, ma questo è un altro discorso.

Non saprei se augurarmi un seguito di questo libro, sarebbe bello seguire le avventure di Mia, ma secondo il mio modestissimo parere, Il diavolo veste Zara è bello perché un augurio, un pensiero positivo che personalmente vorrei regalare a tutte le mie amiche in questo momento, perché la speranza non si spenga mai! 
Un ottimo regalo per augurare buon anno alle persone alle quali volete bene!


venerdì 28 marzo 2014

Buongiorno in Technicolor #4

Mentre sto scrivendo questo post il mio stomaco si sta torturando e urla incessantemente: "Ho fame! Dammi cibo!" come la pianta carnivora Audry2 della Piccola Bottega degli orrori, film che citavo qualche ora fa al lavoro, quindi se state leggendo questo post al mattino, lo citavo ieri. 
Insomma ho fame e youtube continua a pubblicizzare il cioccolato Milka con le bolle, peccato che youtube non sa che io odio profondamente quel cioccolato, dolciastro a livelli estremi e pressoché inconsistente. Avete mai pensato quanto il cibo stia invadendo il nostro panorama visivo ogni giorno?
Non so voi, ma i miei amici di Facebook si divertono a fotografare e condividere ogni cosa che fagocitano. Mangio pasta, tac: foto alla pasta. 
Mangio al Mc, tac: foto al vassoio con il tripudio di grassi idrogenati.
Siamo nell'era della pornografia alimentare. Noi ostentiamo il cibo e lo facciamo con i social, con la televisione, gli abbiamo creato degli hashtag ad hoc e condividiamo ciò che mangiamo alle parole di foodporn. Scusate: #foodporn
I programmi di cucina imperano e ora ditemi se riuscite più a fare una sola cosa senza consultare o un libro della parodi, o Giallo Zafferano o le pillole di saggezza di Carlo Cracco: se vuoi fare il figo, usa lo scalogno. Ed effettivamente vi assicuro che lo scalogno vince sulla cipolla dieci a zero! 
Ormai poi è normale amministrazione esclamare cose alla Bastianich: vuoi che muoro? Neanche mio cane mangia così merda. 
Insomma oltre che amanti del cibo noi Italiani ci stiamo pure sgrammaticando con "sti programmi televisivi". Giusto per divertirci con la fotografia alimentare, oggi infiocchetto il buongiorno con una mia foto di Instagram (quella che si lamenta del #foodporn ma che contribuisce a crearlo): si tratta degli 'gnudi che ho mangiato a Firenze e che ho prontamente instagrammato quando erano ancora caldi e vaporosi nel piatto. Si chiamano così poiché sono fatti dal solo ripieno del raviolo, 'gnudi a letto, come mamma li ha fatti. E se non è pornografia alimentare questa...

domenica 29 settembre 2013

Firenze nel cuor #2: Santa Croce

Continua il tour fiorentino e questa volta si passa al secondo giorno a Firenze. 
Dopo la deludente visita agli Uffizi, per i motivi vi invito a leggere il post, il secondo giorno abbiamo deciso di spingerci sulle orme di Dante
Già il sabato avevamo notato la quantità di terzine dantesche che accompagnano le persone lungo le strade di Firenze, la presenza del sommo poeta è forte nella città dei Medici, ma lo è ancora di più quando si giunge a casa sua. Abbiamo scelto di non visitarla dentro, ma soltanto di guardarla da fuori. Onestamente la visita non costa molto, ma avevamo pianificato di andare a Santa Croce. 
Dopo il passaggio (con inchino mentale) di fronte alla casa di Dante, ci siamo recate presso la chiesa di Santa Margherita, dove riposa Beatrice Portinari. Sono rimasta molto colpita da questa piccola e, permettere, insignificante chiesetta, pressoché dimenticata lì nella Firenze più vecchia, tra le pietre medievali. Beatrice riposa qui, mi sono detta, quella donna che ha fatto innamorare Dante, quella donna angelica, da lui tanto cantata, la donna che lui incontrerà nel suo viaggio della Divina Commedia
Ammetto che mi ha fatto veramente impressione stare lì di fronte a quella tomba in quella chiesa buia e affollata. Guardavo la cesta degli innamorati non corrisposti, altro che lucchetti sul ponte Milvio! Quello è l'altro lato della medaglia. 
Chiunque può andare là e aprire quei biglietti. Ma per fare? Manca il coraggio.

Uscite da Santa Margherita, dopo un pranzo fiorentino, abbiamo raggiunto santa Croce. Ammetto che la coda esterna ci ha un po' fatto passare la voglia di entrare, ma dopo averla circumnavigata, abbiamo voluto provarci. Un quarto d'ora di tempo e avevamo il biglietto. 
E quale meraviglia!
Non c'è niente di più bello a mio parere. Nel rivedere i dipinti di Giotto mi sono sentita proiettata ad Assisi, nella basilica superiore. Nel camminare tra le tombe di coloro che hanno reso grande l'Italia....mancavano le parole. Galileo Galilei, Alfieri, Leon Battista Alberti, Foscolo, Michelangelo, Leonardo, Machiavelli, Rossini e molti altri ancora. Le loro spoglie erano lì avvolte e custodite da quei blocchi marmorei, le statue li raffiguravano forti e vigorosi, giovani e possenti. E allora come non ripensare a Foscolo e al suo carme


Io quando il monumento
vidi ove posa il corpo di quel grande
che temprando lo scettro a' regnatori
gli allòr ne sfronda, ed alle genti svela
di che lagrime grondi e di che sangue;
e l'arca di colui che nuovo Olimpo
alzò in Roma a' Celesti; e di chi vide
sotto l'etereo padiglion rotarsi
piú mondi, e il Sole irradïarli immoto,
onde all'Anglo che tanta ala vi stese
sgombrò primo le vie del firmamento:
- Te beata, gridai, per le felici
aure pregne di vita, e pe' lavacri
che da' suoi gioghi a te versa Apennino!

Dopo il giro alla parte interna, abbiamo proseguito nella Cappella dei Pazzi, quelli della congiura che si studia a scuola e poi le altre parti del convento...meravigliose, con splendide opere d'arte! Un gioiellino immerso nella caoticità di Firenze, un luogo scelto da Benigni per recitare la Divina Commedia, una tappa a mio parere ancora non commerciale, come lo sono gli Uffizi e il Duomo.  
Un luogo sicuramente da visitare se andate a Firenze. 
Consigliatissima è anche Santa Maria Novella, altra chiesa ricca di opere d'arte che sicuramente merita di essere visitata!
Altra tappa è Orsanmichele, la chiesa delle arti, un po' buia ma gratuita e molto caratteristica, collocata in un classico luogo dove non ti aspetti di trovare una chiesa. E' lì, in mezzo alle case, con il suo archetto rampante che appoggia sul palazzo di fronte. Così semplice e silenziosa, ma allo stesso tempo forte e davvero importante.
Nella nostra visita non è stato contemplato il Duomo. Abbiamo visto le porte del battistero, con le formelle del concorso del Ghiberti, abbiamo alzato il naso all'insù per soffermarci sulla statua dello Zuccone e per risalire ancora e ancora il campanile in tutta la sua maestosità. Il nostro sguardo si è soffermato su ogni minima scultura che adorna la facciata del Duomo, ma la visita a questo complesso è un piccolo investimento e richiede tanta, tanta pazienza. La piazza assomiglia a un mercato e ancora una volta bisogna stare più attenti al portafogli che alle bellezze architettoniche che ci circondano. Forse però questo è un po' il problema delle città d'arte. 

E voi ci siete mai stati a Firenze?
Cosa ne pensate?
Attendo di sentire qualche vostro racconto! 





Firenze nel cuor #1: gli Uffizi

Dopo una settimana torno a scrivere sul blog, torno a scrivere per raccontare un po' il mio weekend fiorentino, che si è svolto il 21 e 22 settembre scorsi.
Ero già stata a Firenze un po' di anni fa con i miei genitori, ammetto che come città non mi è mai piaciuta più di tanto, dicono che dopo aver visto Roma è difficile trovare qualcosa di ugualmente bello e io quell'anno Roma l'avevo ben presente, a causa della recente gita del liceo. Roma è qualcosa di unico, ho ritrovato la sua bellezza solo in due altre città fino ad ora: Londra e Torino. Sono città con un carattere, uno stile che si manifesta in ogni strada, in ogni palazzo. Le mie considerazioni ovviamente sono riferite al centro città, si sa che le periferie sono periferie in ogni parte del mondo.
Ma torniamo al weekend fiorentino.
Quest'estate ho letto il libro di Dan Brown e vi posso assicurare che quando mi ritrovo faccia a faccia con un suo romanzo, il caro e buon Brown è in grado di incantarmi. Prima di andare a Roma avevo letto Angeli e Demoni e questa volta ho letto Inferno che mi ha appunto convinta ad andare a Firenze. 
Quindi sabato 21 la sveglia mi ha trascinata giù dal letto alle ore 5 per andare a prendere un treno con la mia amica di avventure taurinensi. Poche ore di tempo ed eravamo nella città di Dante.

Si sa che vedere una città in un weekend è difficilissimo, ma avevamo già ipotizzato due o tre cose da vedere assolutamente e poi...avevamo deciso che "si faceva quel che si poteva", senza troppe pretese. Se dovete andare a Firenze una cosa che vi voglio raccomandare è di prenotare prima il biglietto per gli Uffizi, l'unico posto che richiede davvero una prenotazione anticipata. Biglietto Uffizi+mostra+prevendita: 11 euro, gratuito per studenti iscritti alle care e vecchie facoltà di Architettura, Beni culturali e Scienze della Formazione. Gratuito poi si fa per dire, perché pagano i 4 euro di prevendita.

A parte ciò, devo dire che sono molto puntuali se si prenota, ci si mette in coda e all'orario prestabilito fanno entrare il gruppone. Il problema sorge una volta varcata la soglia.
Dopo il consueto bagno di metal detector e controlli vari, con guardie che guardano il cellulare invece del televisore dove vedono ai raggi x cosa stai cercando di introdurre nel museo, ad accogliervi troverete un intricato percorso dove è possibile lasciare lo zaino e recuperare una radiolina che spiega i quadri aggiungo anche che in questo punto è anche possibile andare in bagno.
E...da qui...si entra!
Ed ecco che il turista è accolto dalle rampe delle scale.
Gradino dopo gradino, di quelli bassi che ti insacchi e ti stanchi più del normale, si raggiunge il piano superiore dove appunto sono custodite le meravigliose opere pittoriche e scultoree che tutti noi abbiamo studiato sui banchi di scuola
Accolte da un clima a dir poco torrido, non mi sarei meravigliata di a vedere un giaguaro sbucare da dietro un quadro di Piero della Francesca, abbiamo cominciato la nostra visita.
E qui scusate ma io ho qualche appunto da fare all'organizzazione.
Dato che non ci hanno dato una mappa...i rischi di perdersi qualche stanza sono a dir poco alti. Sono segnalate malissimo per non parlare della quantità assurda di turisti che si accalcano davanti alle opere più famose. Il Tondo Doni di Michelangelo l'ho visto a distanza di sicurezza, ovvero dalla porta della sala. La primavera e La venere di Botticelli idem, facendo anche lo slalom tra gruppi di turisti e famigliole che si attardavano con il naso all'insù con le radioline incollate all'orecchio.
Giunte poi al Laocoonte, dove mi sono fermata in silenzio a vedere la plasticità di questo blocco marmoreo e la sua imponenza mozzafiato, dove ogni muscolo è contratto al punto giusto in questa lotta eterna, ho visto cosa ci stava attendendo: la terrazza panoramica.
"Siamo alla Rinascente di Milano?" mi sono domandata. 
Peggio.
Turisti che alle 16 e 30 stavano seduti ai tavolini con il bicchiere dello Spritz, americani che mi domandavano gentilmente di scattargli una foto includendo la torre di Palazzo Vecchio, la cupola di Santa Maria del Fiore e loro due a figura intera. Ora, figliuoli, con la macchina fotografica compatta non riuscivo nemmeno a prendere loro e la torre di Palazzo Vecchio. Fortuna che erano americani pacifisti e si sono arresi senza troppi problemi di fronte alla palese impossibilità di fotografare loro con dietro tutta Firenze.
Terminata la terrazza mi sono posta un problema di fondo: dove cavolo era questa mostra intitolata Il gran principe Ferdinando de' Medici Collezionista e Mecenate che avevamo compresa nel biglietto?

Al piano inferiore. Che domande!

Scendiamo ai piani bassi, dove il clima era umano e facciamo un tour anche di questa mostra. Ci siamo perse. Gira di qua, gira di là, ma se poi vado di qui come torno di là, okay seguo i numeri, no ma non si capisce nulla...insomma un disastro, senza contare il fatto che stavamo pure cercando di seminare una comitiva straniera che si muoveva tipo "mandria di mucche". 

Morale della storia, terminiamo anche questa mostra e chiudiamo la nostra visita con i pittori stranieri. Minuto di silenzio di fronte al quadro di Rembrandt in cui ritrae se stesso. 
Usciamo, dopo la consueta visita al bookshop.
Pessima impressione questi Uffizi, ovviamente non per le opere, sia mai, ma per la gestione rischia di mettere in secondo piano le opere e di far dimenticare la bellezza di questi luoghi.
Un appunto sui responsabili delle sale, persi a farsi letteralmente i cavoli loro, maleducati e poco inclini a dare aiuti ai turisti, tanto che mi sono chiesta: ma sono pagate queste persone? Non credo che tutti siano così, ma ho avuto a che fare con due o tre di loro per chiedere dov'era finita la stanza con le opere di Botticelli e sembrava gli stessi chiedendo se l'acqua era bagnata. Ora, so che probabilmente è una domanda sciocca, ma insomma...senza mappa!!! E' davvero un labirinto! 


Gli Uffizi sono un patrimonio e allora valorizziamoli, lavoriamo tutti nell'ottica di rendere migliore questo patrimonio, gli assistenti delle sale non devono essere scontrosi, devono accogliere i turisti, non devono fare la settimana enigmistica!!! Devono collaborare con il pubblico e soprattutto devono controllare che nessuno dia fuoco alle opere oppure tiri fuori una bomboletta e ci scriva sopra! Per carità se uno si avvicina più del dovuto comincia a bippare ogni cosa nella stanza, ma se in 101 sale ci sono 101 addetti, evidentemente servono a qualcosa! Immagino sia un lavoro noioso...ma nessuno li obbliga a farlo!
Insomma, un gioiellino che rischia di perdersi....che peccato!!!

La prima puntata del weekend fiorentino termina qui, ma a breve sarà on line la seconda! Stay tuned!! 



sabato 27 luglio 2013

Inferno di Dan Brown: recensione!

Ebbene sì, l'ho letto anche io. A dire il vero l'ho finito da un po' di tempo, ma solo ora riesco a sedermi al pc a raccontarvi le mie impressioni su Inferno di Dan Brown. 
Faccio una piccola premessa.

Dan Brown è sbarcato in Italia con "Il codice Da Vinci" e una marea di polemiche legate a quanto egli racconta, a quello che dice per quanto riguarda l'arte, ma anche per quanto riguarda la religione. Onestamente non ho mai voluto "puntare il dito" contro Dan Brown, trovo sia un errore accusarlo di aver detto cose sbagliate, semmai bisogna preoccuparsi se ancora c'è gente che usa i romanzi come se fossero libri di storia. 

Se necessito di una lettura critica di Leonardo Da Vinci, di certo non vado a prendere Dan Brown, ma prendo un libro che tratta nello specifico di questo pittore, poi ne prendo un altro e un altro ancora, magari consulto studiosi che hanno posizioni differenti, per crearmi poi una mia idea, se voglio, su Leonardo Da Vinci. 
Che poi Dan Brown abbia detto: "Mi sono basato su teorie vere..." eccetera, eccetera, questo è un suo problema, il lettore deve sempre ricordarsi di una cosa: ha in mano un romanzo, al massimo può essere un punto d'ingresso nella storia dell'arte o nella Storia, quella con la S maiuscola, ma quello non è un trattato storico o artistico. All'inizio dei libri di Dan Brown, come accade all'inizio di molti romanzi, ci sono cinque, sei righe che dicono che i fatti narrati sono pura fantasia. 
Certo, forse se uno scrivesse un romanzo dove Cristoforo Colombo è sbarcato in Giappone invece che in America, potrebbero esserci dei problemi, per quanto tutti sappiano che è sbarcato in America, forse sarebbe meglio se lo scrittore si attenesse alle vicende della realtà, ma nulla vieta di rimescolare le carte. 
Mi fermo qui perché altrimenti non recensisco più inferno...e non va bene!

Inferno è l'ultima fatica di Dan Brown, un ottimo romanzo da ombrellone che io ho letto, per motivi di prezzo, in formato ebook. Onestamente non pensavo di leggerlo, mi ero fermata ad Angeli e Demoni, ho sempre apprezzato moltissimo lo stile di questo scrittore, scorrevole, affascinante, intrigato al punto giusto. Un'amica mi ha detto che lo stava leggendo, aggiungiamoci il fatto che io apprezzo quando gli scrittori stranieri scelgono di ambientare le loro vicende in Italia, insomma, queste due cose mi hanno fatto cliccare sul tasto acquista di Amazon.it.
Mentre lo scaricavo, a soli 9.90 euro, pensavo a quanto costi il cartaceo, 25 euro...tantissimo a parere mio per un libro! Certo è un bel volume, ma costa assai!! E' chiaro che Mondadori abbia voluto puntare sulla vendita dell'ebook, oltretutto è un libro che si presta visto che è parecchio spesso. Non so come siano andate le vendite, ma credo che in ben pochi abbiano accettato di investire così tanto per il cartaceo e soprattutto per un libro di Dan Brown, che nessuno vuole esporre in salotto, anzi, c'è chi si vergogna di averlo letto!
Appena ho cominciato questo libro sono stata subito trascinata nello stile di questo scrittore, unico e inconfondibile. La storia è molto semplice: il mitico professore Robert Langdon è stato ingaggiato per comprendere un arcano segreto che si cela dietro una serie di indizi tutti legati all'Inferno di Dante, con tanto di morti, inseguimenti e rischi di malattie gravissime che potrebbero sterminare parte del genere umano.

La ricetta di Dan Brown è sempre la solita, un morto all'inizio, un intrigato mistero da risolvere, una donna che accompagna Robert Langdon nel suo percorso, una città, Firenze in questo caso e aggiungerei senza anticipare troppo, non solo Firenze, un cattivo super cattivo con un piano iperdiabolico e tanta, tanta, tanta cultura. 
Un libro che ovviamente si presenta ben scritto, si divora davvero in pochi giorni, ma un libro con qualche piccolo neo.
Arrivata al 25% circa di lettura, mi sono ricordata di quanto sia anticlericale il personaggio di Langdon, che io identifico con Dan Brown e di quanto siamo stereotipati noi poveri Italiani! La storia è ambientata in Italia e possiamo renderci conto di come il nostro scrittore americano racconti a tutto il mondo che in Italia aleggia un odore di caffè. Ma!? Sta bene? Insomma, per Dan Brown gli Italiani sono tutti spaghetti, pizza, caffè, calcio e mandolino. Che fantasia. Fortuna che è un romanzo e quindi è un'opera di fantasia. 
Riguardo la questione dell'anticlericalismo, è una cosa che può urtare se si è credenti. Ha questa avversione contro la chiesa e le sue regole che quasi in alcuni punti risulta fastidiosa, ma raggiunge il suo apice alla fine del libro.

Mi spiace dovervi rivelare così tanto, anzi, se non lo avete letto vi consiglierei di chiudere qui, ma alla fine dell'intricato mistero, dopo aver setacciato Firenze sulle orme di Dante, dopo aver letto la divina commedia su iPhone chiesti in prestito davanti alla tomba di Beatrice (ditemi che l'ha pagato la Apple!), dopo aver avuto a che fare con una donna il cui QI supera quello di tanti geni, dopo aver scoperto che la donna a capo dell'organizzazione mondiale della Sanità è un bel peperino, si arriva alla fine. Scopriamo che il cattivo super cattivo, protetto da un'organizzazione segreta, è riuscito a creare un virus tremendo che ha liberato in una grotta sotterranea a Instambul, incrociando concerti di musica con Dante, si arriva al punto in cui tutte le cose tornano e in cui io mi sono detta: Oddio che visione triste.

Vi spiego, che è meglio.

Il cattivo super cattivo, detto anche Zobrist, è un genetista, è convinto che la popolazione della Terra sta crescendo all'impazzata, una volta c'erano le pestilenze che servivano a decimare la popolazione ed erano perfette per evitare una sovrappopolazione del pianeta, oggi invece si va verso l'autodistruzione. Verrà un giorno in cui non ci sarà cibo per tutti. Egli propone questa teoria, che io ho veramente reso in modo spicciolo, a Elizabeth Sinskey, la donna a capo dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. Questa non è assolutamente convinta di quanto dice Zobrist. Lui però decide di agire a prescindere dalla volontà di questa donna e architetta un piano per liberare qualcosa che causerà una decimazione della popolazione.
Ammetto che sul subito ho pensato a una nuova peste, visto che la maschera del medico della peste del medioevo viene stracitata, poi la maschera di Dante assume un ruolo davvero importante nel romanzo, ma la cosa più ovvia non è quella giusta se lo scrittore è bravo.
Infatti Dan Brown riesce a trascinarti bene nella vicenda, regge la storia, costruisce una bella trama fitta che ti porta  a scoprire che cavolo si è inventato Zobrist. Lo scopriamo e rimaniamo a bocca asciutta. Diciamo che ad un certo punto si capisce che cosa si è inventato il cattivone, ma uno non vuole crederci perché è tremendo!

Praticamente Zobrist ha inventato una specie di virus passivo che non dà sintomi, ma che renderà sterile un determinato numero di uomini, non permettendo a tutti di procreare e quindi mantenendo così sotto controllo il numero di persone presenti sul pianeta.
Si può essere d'accordo o meno. Nel mio "Inferno" ideale io avrei proposto all'Organizzazione Mondiale della Sanità di cercare un antidoto, perché non concepisco questa logica del contenere la popolazione mondiale. Personalmente vedo ogni giorno che nel nostro mondo viene sprecato talmente tanto cibo che il terzo mondo potrebbe vivere molto meglio, per non parlare di un'educazione sessuale fatta in modo sensato verso i paesi che ancora non sono sviluppati. E qui non stiamo parlando di "preservativo sì/preservativo no", c'è un discorso etico ed educativo più ampio da fare in questi casi. Inferno finisce con l'accettazione da parte di Elizabeth di questa teoria di Zobrist, aiutata anche dalla donna con il QI supersonico, Sienna Brooks che ha visto le popolazioni povere da vicino e ha capito che non si può aiutare tutti nel mondo.
Praticamente Inferno è un libro dove alla fine si fanno male in pochi, il cattivo super cattivo vince e i buoni alla fine dicono: "Toh guarda, tutto sommato aveva anche ragione". Non so, io ho percepito questo. 
Non voglio tediarvi eccessivamente, il post si sta allungando oltre ogni previsione.
Concludo dicendo che, finale a parte, il libro si fa leggere in modo piacevole, ottimo libro da ombrellone, libro da prendere con le pinze, ricordatevi che è pur sempre un libro e non un trattato scientifico. Apprezzabile tutto il lavoro fatto su Dante, apprezzamento di tipo fanatico e non da studiosa. Non so se sia tutto corretto.


VOTO:
e mezzo!

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