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domenica 12 febbraio 2012

Starter for Ten (Il quiz dell'amore)

Dopo aver letto Le domande di Brian era inevitabile guardarsi anche il film tratto dal libro. Intitolato in qualsiasi luogo del mondo Starter for Ten, in Italia lo troverete sotto la I o la Q....infatti i nostri traduttori che tanto amo lo hanno intitolato Il quiz dell'amore.
Il titolo non ha niente o ben poco a che fare con la storia, sinceramente pensavo che una tale variazione nella narrazione del film avrebbe motivato un cambiamento così mostruoso alla (già pessima) traduzione italiana del titolo del libro. No, la risposta è no.
Spostando la nostra concentrazione dal libro al film, vi avviso che quanto segue sarà costellato di spoiler e anticipazioni, quindi se non hai visto il film né letto il libro salta questo post, se sei di cuore debole e non vuoi sapere il finale, sei autorizzato ad abbandonare il mio blog, ma se invece hai già letto e vuoi sapere se vederlo, se lo hai già visto e vuoi sapere cosa ne penso...prosegui pure nella lettura. 

Penso che iniziare con la solita epica frase: "Il libro è meglio" possa risultare noioso e tremendamente ovvio, ma ahimè, anche in questo caso "s'ha da dire". 
Dopo l'esperienza di "Un giorno" tramutato nel film One Day, penso di poter dire che trascrivere in pellicola quanto David Nicholls scrive sulla carta è pressoché impossibile. Forse solo Lynch potrebbe dare così largo spazio ai pensieri dei suoi protagonisti, o comunque sia solo un grande regista con grandi capacità introspettive. 
I libri di David Nicholls hanno uno spessore e un approfondimento psicologico tale da rendere impossibile o quasi rendere il tutto tramite un racconto di immagini, si potrebbe ipotizzare una voce narrante, ma il rischio è di cadere troppo, anche qui, nel banale. I personaggi di David Nicholls sono a tutto tondo, in loro coesiste il positivo e il negativo e spesso tutto questo nei film si perde, o si tende a mostrarne solo una parte, come succede in One Day per il personaggio di Emma, estremamente perfetto e puro!
A parte questo, rimango del parere che se un regista è bravo, se uno sceneggiatore è veramente degno di essere chiamato così, riesce a rendere perfettamente il personaggio senza bisogno di mille parole, ma solo attraverso gesti, azioni, oggetti e quant'altro.
Il primo errore del film Starter for Ten (scusate ma lo chiamo così) è la scrittura che si fa del personaggio di Brian. Se nel libro è un ragazzo che non si tiene, che ha un'acne spaventosa che gli provoca addirittura sanguinamento...nel film abbiamo James McAvoy. Un attore comunque sia bello, un po' acerbo in questa pellicola, ma sicuramente un bel ragazzo. Va bene, prendi anche un bel ragazzo, ma fallo diventare brutto! Rendilo nerd, goffo e soprattutto, fai veramente in modo che il suo voler dimostrare di essere intelligente gli causa tremende figuracce!
Attore principale a parte, per il resto il film perde molti dei particolari del libro: tagli di capelli, scene imbarazzanti, personaggi che compiono cose di fatto compiute da altri...e tutto questo con David Nicholls alla sceneggiatura: perché?
Non capisco le scelte dell'autore in rapporto al film tratto dal suo libro che reso così diventa una commediola normalissima e banalissima che, ahimè, non merita di essere vista. 
Riguardo il resto trovo che il personaggio di Patrick sia perfetto, Alice è fin troppo buona, la madre troppo poco influente, manca la scena del litigio e del Bed and Breakfast che sicuramente la dice lunga sul loro rapporto, Rebecca è molto graziosa, ma questo piace a me, non è coerente con il libro, dove Rebecca era quasi uno scaricatore di porto in gonnella.

Morale della storia: da vedere si, no?
Beh, come saprete non dico mai "Non guardatelo" perché non sono nessuno per dirvi questo, poi penso che la curiosità di vedere il film dopo aver letto il libro sia normale. Se lo vedete però fatemi sapere cosa ne pensate! 


sabato 28 gennaio 2012

Fernanda Pivano

Saltando di POST IN FRASCA, il nuovo post di oggi non ha niente a che vedere con quello di ieri e nemmeno con quello di domani. Già perchè io "c'ho i poteri" e già so di cosa parlerò domani.
Scherzi a parte, oggi vi voglio raccontare una cosa che mi ha fatto commuovere. 
E' la storia di una donna, un personaggio a cui dobbiamo dire migliaia di GRAZIE ogni giorno, e dobbiamo ringraziarla soprattutto se siamo accaniti lettori delle opere in cui lei "ci ha messo lo zampino".
Il soggetto in questione è Fernanda Pivano, la traduttrice di Fitzgerald, Hemingway....e di molta altra letteratura. Ieri sera, mentre fissavo l'orologio che mi comunicava che era l'una passata, non riuscivo a chiudere occhio. Così ho deciso di recuperare dal "loculo-Mondadori" della mia libreria Addio alle armi di Ernest Hemingway. Devo essere sincera: l'avevo iniziato al liceo e poi l'ho abbandonato. E' imbarazzante, lo so, ma davvero non ero riuscita a leggerlo, ma da ieri sera, grazie a Franca Pivano, ho deciso di riprovarci!
Perchè, vi domanderete.
Beh, è molto semplice.
Ho scoperto che un professore del D'Azeglio di Torino, il ben noto Cesare Pavese, aveva portato a Fernanda Pivano una copia di Addio alle armi per mostrarle la differenza tra la letteratura americana e quella inglese. Innamoratasi di quello stile, decise di fare la traduttrice, mestiere a lei sconosciuto. Iniziò presso Mondadori, durante la Seconda Guerra Mondiale venne arrestata per aver tradotto libri non amati dallo stato italiano, come ad esempio Addio alle armi che parlava della sconfitta di Caporetto. Terminata la guerra era stata contattata dallo stesso Hemingway, e raggiuntolo in albergo, lo scrittore la ringraziò per il suo lavoro. Quando Einaudi decise di pubblicare i romanzi di Hemingway, lo stesso la scelse come traduttrice anche presso questa casa editrice. 
E' meraviglioso lasciarsi trasportare dal racconto della Pivano che con grande enfasi riesce a comunicare al lettore il suo amore per la letteratura americana e la sua grande passione per Ernest Hemingway. 
Queste parole così contagiose valgono di più di tutti: "E' da leggere!" che un professore di lettere può dire. Grazie Fernanda!! 

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