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sabato 7 dicembre 2013

Dei calzini e degli elfi

Questa passerà alla storia come "La settimana dei calzini". Arrivata domenica sera a Torino ho sistemato i calzini riposti in fretta e furia nel cassetto la scorsa settimana e, nell'accoppiarli, come mamma ha insegnato, scopro che uno è spaiato. Ha inizio così la mia odissea.
Nella mia fantastica cassettiera Kullen di Ikea, sembra non ci sia. Provo a togliere i cassetti, ma la Kullen giustamente mi fa capire che se non fosse per i cassetti non starebbe insieme: ergo non si possono togliere. Infondo non ha un fondo (che pensiero ridondante), insomma sto calzino o è nel cassetto o è per terra, non essendoci in nessuno dei due luoghi, ho abbandonato la Kullen a se stessa e ho provato a cercarlo nella lavatrice. Proprio la settimana scorsa ho abbandonato lì dentro un asciugamano poi rinvenuto dalla mia coinquilina. 
Lavatrice vuota.
Insomma sto calzino sembra si sia volatilizzato, puff...svanito nel nulla.
Domenica sera faccio una lavatrice. La stendo lunedì mattina, raccolgo i panni asciutti lunedì sera...e scopro che mi manca un altro calzino. E che cavolo! 
Cerca di qui, cerca di là, lo trovo dopo qualche giorno sul balcone, di fianco allo sgabiotto della lavatrice, pronto per essere rilavato. Viva i balconi di pietra!

Tra un calzino e l'altro ho avuto un po' di tempo per fare qualche investimento su A-m-a-z-o-n!
Ebbene sì, mi sono dilettata e ho acquistato qualche dvd e dei libri.


Facciamo la lista! 
Libri:
- Il richiamo del cuculo di Robert Galbraith, al secolo J.K. Rowling
- Sono graditi visi sorridenti, di Franco e Andrea
Mentre per quanto riguarda i dvd ho preso:
- Midnight in Paris di Woody Allen
- Woody, il documentario su Woody Allen 
- The Story of Film di Mark Cousins


Insomma, ne avrò per un bel po', sia da leggere che da vedere...e non vedo l'ora!

Non felice poi di quello che avevo preso, mentre tornavo dal lavoro con il pacco Amazon, mi sono fermata in un negozio che si trova su via San Massimo a Torino, un luogo delizioso e così...meravigliosamente ricco di dvd introvabili. Si chiama Il posto delle fragole, come il celebre e bellissimo film di Bergman. Sono entrata e...ho deciso di arricchire la mia collezione con ben tre altri dvd di cinema Classico:
- Febbre di vivere
- Falena d'argento 
- La gardenia blu
Vi farò sapere qualcosa anche su questi! 

Due parole sul negozietto. Ci passo davanti tutti i giorni quando vado e torno dal lavoro, la zona di via San Massimo e via Mazzini a Torino è molto carina, è ricca di negozi particolari, di designer e cose sfiziose, tra questi c'è anche la galleria Square 23. Poco più avanti, andando verso Corso Vittorio, c'è Il posto delle fragole. Non balza subito all'occhio e solitamente questo succede con i negozietti davvero interessanti. La ragazza alla cassa è davvero un'esperta di cinema, ve lo consiglio! Inoltre se non trovate il film che fa al caso vostro, ve lo prenota senza problemi e così anche per i libri che parlano di cinema, fateci un salto se potete e seguitela qui su Facebook


sabato 15 giugno 2013

Rêves: il quaderno dei sogni


Ieri nella mia cassetta della posta ho trovato ad aspettarmi una cosa troppo carina! 
Ma non vi dico ancora cos'è, un passo alla volta.
Facciamo un salto indietro nel tempo (tranquilli, non ci sono né Piero né Alberto Angela...e nemmeno Giacobbo, sia mai!). Martedì della settimana scorsa, per essere precisi correva il giorno 4 giugno, sono stata al laboratorio Quazza, nel seminterrato di Palazzo Nuovo alla presentazione del Piemonte Documenteur Film Festival (sito PDFF). C'erano molte persone presenti in sala, dai prof di scienze della comunicazione, a produttori di web series, poi c'erano collegamenti con gli sceneggiatori di Inside Batman (leggi su ArtInTime di giugno l'intervista ad Antonio Micali CLICCA!), poi c'era un simpatico personaggio. Sì, voglio proprio chiamarlo personaggio perché lo è! Sto parlando di Emanuele, l'ideatore di Rêves: il quaderno dei sogni  che ha presentato...il quaderno dei sogni.

Faccio una parentesi. Ammetto la mia totale ignoranza in materia, pensavo che i quaderni pro-classificazione delle cose fossero un monopolio di Moleskine, evidentemente mi sbagliavo! Anche se di fatto non ne hanno uno dedicato ai sogni....ahi, ahi!
Ma il quaderno dei sogni di Emanuele è differente.
Il quaderno dei sogni di Emanuele è la risposta cartacea alle applicazioni mondane, è la magia fatta carta, che acquista fascino proprio perché stampata su carta. Il quaderno dei sogni è geniale!

Altro appunto prima di proseguire, saltiamo nuovamente alla presentazione. Scusate se oggi vi faccio fare i salti mortali, ma ho un sacco di cose da spiegarvi

Alla presentazione Emanuele ci ha presentato il progetto, ci ha raccontato come è nato, come funziona, ci ha fatto fare una bella risata, ci ha detto che aveva ai piedi un paio di Geox e che quindi i suoi piedi respiravano e poi ha aggiunto che avrebbe regalato ai presenti una copia del quaderno, previo invio di una mail al suo indirizzo con un oggetto molto particolare, che io non vi dico per ovvie ragioni. 

Siccome sono rimasta affascinata dal Quaderno dei sogni, siccome stavo già chiedendo: "Ma dove lo trovo?", non ho resistito e dopo essermi complimentata con lui per la bellissima iniziativa (che a breve devo illustrarvi un po' perché comprende anche altre cose geniali), appena tornata a casa ho mandato la mail e ieri è arrivato.

Eccolo, in tutto il suo splendore.




Una cosa che ho capito subito alla presentazione e che ha avuto una conferma quando l'ho preso in mano e ho iniziato a spulciarlo e a fare "Oooooh" ogni volta che vedevo una nuova pagina...beh, il Quaderno è...liquido. Cioè è fatto di carta, come dicevo sopra, ma è liquido perché permette di vivere e di trattare i sogni in modi diversi. Uno può scrivere sopra i suoi sogni, può partecipare a degli incontri, può trovare un nome di uno scrittore nascosto nel titolo...insomma Il quaderno dei sogni è senza ombra di dubbio un'applicazione con i fiocchi, un ipertesto, un'idea liquida...

Come funziona questo quaderno?

Tutto comincia con "Una notte sognerai..." stampato sulla scatola che lo contiene. In fondo alla pagina c'è disegnata una chiave antica. Aprite la scatoletta ed ecco il quaderno con tanto di matitina con gomma per appuntarvi i vostri sogni.
E poi...ecco che comincia il viaggio (c'è anche un biglietto), tante pagine pronte per essere scritte e tanti consigli per come rapportarvi ai vostri sogni, come capirli, come interpretarli.
Ora so già che i razionalisti diranno: a me non serve. Okay, ci sta questa affermazione.
Ma tutti sogniamo, Cenerentola diceva che "I sogni sono desideri chiusi infondo al cuor...", sui sogni esistono molti film: Inception, Vanilla Sky, Shutter Island, il cinema ha inserito i sogni nella narrazione, pensiamo ai film noir degli anni 40 oppure a tutti quei film in cui la distanza tra sogno e realtà è impercettibile, pensate al Gabinetto del dott Caligari. 
I sogni poi sono il sale della vita, sono quelli che ci spingono ad andare avanti, sono i nostri desideri, la nostra voglia di fare qualcosa, di grande, sono quelli che ci danno la carica, che ci fanno fare cose che magari credevamo di non saper fare. 
Penso che lo stesso Emanuele abbia sognato di fare un quaderno dei sogni, era il suo sogno oppure uno dei suoi sogni...ed è riuscito a realizzarlo.
Non bisogna avere paura dei sogni, nè di quelli che si fanno di notte e, aggiungerei, nemmeno quelli che si fanno ad occhi aperti.
I miei sogni, intendo quelli che faccio di notte, a volte meritano davvero di essere scritti, ho visto questo quaderno come un messaggio, una di quelle cose che capita nel posto giusto al momento giusto. Molti scrittori sfruttano i propri sogni per scrivere dei romanzi, altri sogni diventano film, come ho già detto... Magari iniziare ad appuntarli per ricordarli potrebbe diventare un modo per...creare qualcosa, qualsiasi cosa.

Buoni sogni a tutti!!

Per info: www.ilquadernodeisogni.it

sabato 2 giugno 2012

My Week with Marilyn (Marilyn)

E' uscito ieri in Italia uno dei film più attesi del periodo dopo The Avengers e tutti gli altri supereroi.

My Week with Marilyn di Simon Curtis, esordiente al cinema, tratto dall'omonimo libro di Colin Klark racconta come Colin abbia conosciuto Marilyn durante la sua permanenza a Londra per le riprese del film Il principe e la ballerina di Laurence Olivier, con lo stesso Olivier.
Siamo nel periodo di vita in cui Marilyn sta avvicinandosi all'Actors Studio e al metodo di recitazione Stanislavskij, che avrebbe dovuto aiutare l'attrice a interpretare meglio e con maggior pathos i suoi ruoli. Metodo che secondo alcuni rovinava la spontaneità propria di Marilyn, caratteristica che la rendeva unica e a quanto pare invidiabile anche da gente come Laurence Olivier.
La batteria di attori reclutata per questa pellicola è a dir poco eccezionale: Kenneth Branagh nei panni di Laurence Olivier, Emma Thompson (un po' meno eccezionale, perché di strada deve ancora farne) nei panni della costumista, Herry Redmayne che interpreta Colin, Judi Dench, celebre capo dell'MI6, qui è Dame Sybil Thorndike...
A prestare voce, volto e corpo a Marilyn è Michelle Williams, un ruolo tutt'altro che semplice, ma che a mio parere viene reso piuttosto bene dall'attrice che ne ha fatta di strada da quando recitava in Dawson's Creek, ma si sa...gli attori americani sono molto versatili, quasi mostruosamente camaleontici.
Che sia vera o meno la storia scoppiata tra Marilyn e Colin onestamente non ci interessa, è interessante osservare come è stata riportata in vita un'icona come Marilyn, una donna che ha segnato indelebilmente il mondo del cinema e la femminilità delle donne.
Durante i miei anni universitari ho avuto la fortuna di approfondire maggiormente la storia dell'attrice-donna Marilyn e ho trovato molto interessante riuscire a vedere oltre la sua apparenza di bomba sexy, vedere la sua umanità, la sua psicologia.
Tutto questo viene ripreso nel film che ritrae una Marilyn fragile, intenta nel tentativo di riscattarsi da quella figura di donna tutta curve e niente cervello, vuole dimostrare di essere davvero un'attrice, di essere davvero brava oltre che bella. 
Laurence Olivier però dice che lei è brava, lei è luminosa, lei incanta semplicemente essendo lei. 
Il lavoro attoriale che la Williams ha dovuto compiere per far rivivere questa icona non è stata cosa da poco, nella sua gestualità, nella sua espressività si intravede la vera Marilyn e a parere mio non è solo una questione di trucco ben fatto, ma si vede che c'è uno studio dietro, si vede che le cose non sono lasciate al caso. Marilyn canta, piange, ama, è seria e sciocca, recita, è preoccupata...è una Marilyn vera che è vittima della sua infanzia, cresciuta con una zia molto puritana che ha segnato indelebilmente la sua vita, una bambina a cui è stata negata l'infanzia, che non ha mai giocato con le bambole. 
La ricostruzione poi è stata molto accurata anche a livello di costumi, come potete notare dalle foto qui sotto. 
Non sarà il capolavoro del secolo, ma My Week with Marilyn merita di essere visto. 





E questi sono Marilyn e Arthur Miller quelli del film e quelli originali: beh...niente male come somiglianza! 







lunedì 9 gennaio 2012

Cinema muto: che paura! #1

Anno nuovo ETICHETTA NUOVA! Cinema muto: che paura! E' il nuovo argomento di cui tratterà questo blog, siete pronti a rimettere in discussione quello che vedete? Preparatevi ad un viaggio oltre i confini della visione!!

Alzi la mano chi tra voi guarda un film muto per diletto personale. Suppongo che quelli che hanno alzato uno dei due arti anteriori siano davvero pochi, ma spero che dopo questo post molti di voi possano alzare non solo una, ma entrambe le mani per declamare con orgoglio che voi guardate un cinema muto come se fosse sonoro.
Bene, inizio subito col dire che se siete appassionati di cinema non potete bypassare la visione del cinema pre-1927, ovvero pre-avvento del sonoro. E' come se iniziaste a studiare storia dall'Impero romano senza considerare quello che c'è stato prima, per esempio i Greci. Se siete davvero degli amanti del cinema, è interessantissimo notare e analizzare come il linguaggio cinematografico si è evoluto ed è cambiato nel corso degli anni.
Per esempio, tutti saprete che il cinema è nato nel 1895. Bene, il 28 dicembre 1895 si è svolta la prima proiezione pubblica tenuta dai fratelli più celebri del secolo passato: i Lumiere. Per giungere però a questo, di acqua ne è passata sotto i ponti, c'è tutto un pre-1895 che potrebbe far impallidire anche coloro che si professano esperti di cinema perchè vanno puntualmente a vedere un film in sala ogni settimana.
Ma non è del pre-1895 che voglio parlarvi. Non voglio tediarvi con scatole ottiche, zootropi e altre macchinette scientifiche, trascinamenti, punzonamenti, foto, cavalli e quant'altro. Andiamo al 1895 e ai nostri fratelli Lumiere che arrivarono per primi a registrare il loro brevetto, mentre oltreoceano Edison stava già partorendo idee simili, in contemporanea agli Skladanovskij in Germania che erano giunti anche loro a creare un affaretto che funzionava con una pellicola. 
Insomma, alla fine del 1800, era delle grandi invenzioni e delle grandi rivoluzioni tecnologiche, tra mongolfiere, treni, energia elettrica e quant'altro, il mondo era in subbuglio, c'era voglia di creare. E così fu creato il cinema. Arte del movimento. 
Ma non voglio nemmeno raccontarvi la storia dei Lumiere.
Insomma, sta di fatto che loro accesero una miccia, che oggi brucia ancora. 
Da quel momento il mondo intero iniziò a produrre film muti, pellicole di ogni genere.
Per iniziare questa serie di post sul cinema muto, vi propongo alcuni cortometraggi dei Lumiere. 
Da notare la posizione fissa della macchina da presa e la ripresa continuata, senza interruzione. Le riprese dei due fratelli sono sempre state definite di stampo prettamente documentaristico, in quanto erano incentrate principalmente sulla ripresa di scene di vita quotidiane non costruide ad hoc per il cinema.



E dopo i Lumiere, vediamo il padre del cinema fantascientifico, ecco un cortometraggio realizzato dal grande Melies intitolato Voyages dans la lune. Lo ricordiamo perchè egli, che di fatto era un mago, interrompeva la ripresa per inserire dei trucchetti, ad esempio aggiungere oggetti in scena, cambiarsi d'abito...eccetera. Non sono però solo gli "stop and go" che caratterizzano i corti di Melies, infatti le scene, come noterete, sono più di stampo teatrale e finzionistico, probabilmente influenzate anche dalle origini dello stesso "regista". Insomma, Melies aveva concepito il cinema come un oggetto di intrattenimento e non solo come testimonianza della vita reale.



Ovviamente la produzione dei Lumiere e di Melies non è limitata a quanto ho inserito qui sopra, esistono molti altri corti degni di essere visti, su You tube ne trovate diversi, buona ricerca e buon divertimento.
Al prossimo appuntamento!

martedì 20 dicembre 2011

The Artist

Quando racconto che alla triennale ho scritto una Tesi di Laurea riguardante una casa cinematografica del cinema muto, nello specifico la United Artist, la maggior parte della gente sorride, altri mi dicono simpaticamente che ormai al cinema va "di moda" il sonoro, altri ancora mi ricordano che esiste il 3D.
Simpatici!
Da una settimana a questa parte però, o meglio ancora dal festival di Cannes di quest'anno il cinema Muto è tornato in mezzo a noi. Ebbene sì, Hazanavicious ha realizzato una pellicola interamente muta intitolata The Artist, ambientata a partire dal 1927 nella Hollywood che fu.
Diatribe tra muto, sonoro e 3D dei nostri tempi è interessante notare come Hazanavicius ci racconta il 27 e cosa sceglie di raccontarci di quell'epoca, che già altri film hanno cercato di mostrarci come ad esempio il ben noto Cantando sotto la pioggia. 
Innanzi tutto sceglie di fare un film muto a partire dal 1927, è noto che da quell'anno i film muti iniziano via via a scomparire perchè ritenuti vecchi, eppure Hazanavicius usa la lingua delle espressioni e dei segni per dire quello che in quegli anni si diceva solo con il sonoro. 
La storia raccontata forse è banale, ma quello che non la rende affatto scontata è il contesto, i volti, le scene.
Mi risulta difficile scrivere una recensione nuovamente su questo film perchè rischio di ripetere le cose che ho già detto nel post per il sito Virgole nelle Virgole. CLICCA QUI PER LEGGERLA!!!
Posso solo continuare a ripetere alla nausea che The Artist è un film geniale, una dichiarazione d'amore al cinema muto, Hazanavicius è riuscito a giocare con l'estetica degli anni 20 senza snaturarla, senza strafare. Tutto è costruito attentamente, ogni cosa sulla scena ha un suo perchè ed è lì per parlare, per raccontare, come accadeva nell'epoca del muto.
Mi sento di dire, da studentessa di cinema, che non bisogna spaventarsi davanti alla visione dei film muti, anzi! Bisogna sedersi e ammirarli, come quando andate al Louvre a vedere la Gioconda. Dovete scrutarli, fermarli, scomporli e pensare: "Come facevano in quegli anni a fare tutto ciò?".
Non dobbiamo percepirli come se fossero alieni, anzi, essi ci raccontano epoche, storie, sono parte delle fondamenta degli attuali film che vediamo nelle sale, il cinema muto non è lontano da noi!
Siamo una società bombardata da suoni e immagini. Ogni film deve essere in dolby, lo spettatore deve sentirsi in mezzo alla scena, le esplosioni vengono intensificate, spesso a discapito dell'immagine. Il cinema è immagine in movimento, quindi prima di tutto è da vedere, poi certo è da sentire. I registi bravi non sono quelli che dicono tutto con i dialoghi, ma sono quelli che scrivono con la macchina da presa, con le scenografie, gli allestimenti, i volti degli attori, i vestiti. Il sonoro a volte è superfluo, proviamo a metterci i tappi e a guardare la realtà, tutto potrebbe sembrarci molto diverso. 



lunedì 19 dicembre 2011

Midnight in Paris

Woody Allen è tornato ad essere il Woody di un tempo, hanno affermato molti, a me sinceramente Woody non è mai scaduto e ogni suo prodotto cinematografico è senza ombra di dubbio realizzato con intelligenza, genialità, abilità e grande padronanza della materia.
Ultima sua creazione è Midnight in Paris, una storia ben costruita che racconta la vicenda di Gil, sceneggiatore americano, in vacanza a Parigi con la fidanzata Inez, innamorato della Parigi degli anni 20 e di tutti gli artisti che vivevano lì in quel periodo. La tanto evocata Parigi d'inizio 900 prende magicamente vita una sera grazie ai rintocchi della mezzanotte e ad un auto che lo trasporta nelle feste più belle degli anni 20.
Ecco allora che spuntano i personaggi: Cole Porter, Francis Scott Fitzgerald e la moglie Zelda, Hemingway, Dalì, Bunuel, Picasso, Adriana (la sua amante), Man Ray, Matisse, Eliot, Belmonte.....insomma, tutti gli artisti che hanno reso, secondo Gil, gli anni 20 l'età dell'oro. 
Una storia avvincente e che ricorda un po' la commedia "Provaci ancora Sam" scritta da Woody Allen che poi è diventata un film di Herbert Ross, in cui Woody interpreta il protagonista, Allan Felix. In questa pellicola a tornare dal passato era Bogart che dà una lezione di vita ad Allan insegnandogli come si fa ad essere un playboy, in Midnight in Paris la sfida è ben più complessa.
Gil vuole fare il romanziere, ma deve anche farsi amare per quello che è e Inez non sembra interessata al suo lavoro di scrittore, quanto a quello di sceneggiatore, sicuramente più redditizio. E' il tipico personaggio di Woody Allen, amante dell'arte ma che non viene mai preso sul serio, contrapposto all'amico saccente e pedante di nome Paul che sembra affascinare le donne anche se in realtà sta vomitando un sacco di sciocchezze.
Ecco che allora i personaggi degli anni 20 gli insegneranno amore, scrittura, coraggio, voglia di vivere, in quella che egli considera l'età dell'oro, ritroverà la speranza perduta e la dritta che gli serviva per diventare scrittore e trasferirsi definitivamente a Parigi.  
Il film, fin dal momento in cui veniva realizzato, ha suscitato molto interesse per la presenza, alquanto marginale e di poco conto della premiere damme Carla Bruni, relegata a guida turistica utile solo a tradurre al protagonista il diario di Adriana dal francese all'americano.
Penso sia una buona pellicola, una dichiarazione d'amore che Woody Allen fa alla Parigi degli anni 20 e agli artisti che l'hanno vissuta in quel periodo, artisti principalmente americani, ma che hanno tratto la loro ispirazione da quel contesto realizzando opere indimenticabili.
Nel rapporto che Gil costruirà con Adriana poi verrà svelata la realtà triste con cui l'uomo di tutti i secoli ha a che fare, ovvero il rapporto con il presente e il passato. Spesso l'uomo vede il passato, un determinato passato, come un momento di gloria, sicuramente migliore rispetto al presente. Per Gil l'età dell'oro è costituita dalla Parigi degli anni 20, per Adriana dalla Parigi della Belle Epoque. 
Che cosa cerca di dirci Woody Allen?
Beh, io ho cercato di rispondere in questo modo: il passato ormai non si può più avere, ma proprio perchè lo abbiamo è giusto studiarlo e considerarlo, viverlo attraverso i prodotti degli artisti. E' giusto amarlo, ma usarlo come trampolino di lancio per reinventare il presente e renderlo migliore di quello che è.
Un plauso va di sicuro ad ambienti, costumi e fisiognomica dei personaggi, tutti costruiti con grande attenzione, niente è lasciato al caso, quasi come se ci trovassimo di fronte ad una pellicola di Luchino Visconti o ancora di Kubrick. 
La recitazione di Jesse Owen è ben studiata ed impostata, tanto da renderlo un secondo Woody di tutto rispetto, certo come il primo non c'è nessuno, ma si fa rispettare bene.
Se amate gli anni 20 è una pellicola da vedere assolutamente, se amate Woody Allen, lo è ancora di più.

In extremis un appunto: scommetto che molti si avvicineranno alle opere artistiche e letterarie realizzate dai personaggi del film per conoscerle meglio.




martedì 29 novembre 2011

Libri che vanno, libri che vengono

Torno da queste parti prima del previsto mentre sono in pausa tra una pagina e l'altra de Il viaggio dell'icononauta di Giampiero Brunetta.
Sorrido all'idea di avere tra le mani finalmente un libro che avrei voluto leggere da tempo: Gli ultimi fuochi di Francis Scott Fitzgerald (in originale The Last Tycoon). Purtroppo la Mondadori non stampa da tempo questo libro, ma grazie a Stefano (libraio imperiese) e ad Alessandra (book express o bibliofora) sono riuscita ad avere questo pezzo di letteratura. Spero di riuscire a leggerlo presto, ma ora sul mio comodino si sono fatti spazio due libri: Il giardino dei Finzi-Contini, di Giorgio Bassani e Un giorno di David Nicholls, senza parlare de Il trono di spade di Martin che mi fissa dalla libreria... Insomma, come al solito la mia lista non si accorcia ma si allunga! Non riuscirò mai a leggere tutto quello che voglio, ogni volta che vado in libreria rimango affascinata dai nuovi libri e a volte scappa l'acquisto, insomma è come un cane che si mangia la coda. 
Dovrei iniziare a farmi pagare per leggere i libri, pensate che bello, leggere tutto il giorno, comodi, in poltrona, con una bella tazza di tè (e qui Alessandra scrivo tè come dettano l'Accademia della Crusca e la grammatica italiana, che tollerano anche la versione the, come si diceva oggi davanti al nostro tè inverno)...insomma guadagnare soldi leggendo: che bellezza!
Cosciente del fatto che questo non accadrà mai, torno a studiare che è meglio!
Riguardo la piccola digressione su "come si scrive la parola tè" è tutto frutto di un incontro pomeridiano in torteria, tra cheescake, torte cioccolato-pesche-amaretti, un menù con qualche errore e due amiche fissate con la grammatica e stanche di leggere lo scempio prodotto dal popolo virtuale, che (panico!) sfocia anche in altri ambiti anche cartacei...tristezza!
A presto!


N.B. Per chi non lo sapesse, di tutti i libri citati in questo post esiste un adattamento cinematografico o una serie televisiva!!! Che storia! 





venerdì 11 novembre 2011

So...kiss me!

Dei film ci rimangono impresse molte cose: storie, luoghi, volti, espressioni, vicende, abiti, appartamenti, ma c'è qualcosa che Hollywood e il cinema in generale lasciano sempre nella memoria dei romantici. Non sono le storie d'amore, ma i baci, quei baci sospirati, attesi, interrotti...che quando finalmente esplodono fanno sbocciare un mega sorriso sulle nostre labbra e si fissano nella memoria per sempre.
I baci di Hollywood sono molti, diversi li uso ogni tanto come foto del mio profilo su facebook, visto che oggi mi sento romantica, eccovi una carrellata degli indimenticabili, non sono tutti i baci più famosi, ma sono quelli che mi sono venuti in mente oggi.
A partire dai Lumiere si attraversa un po' la storia del cinema, ricordando i momenti più romantici....Scusate se è un post della serie: "Tagliatemi le vene" ma il bacio di Colazione da Tiffany mi ha contagiata!

 
The Kiss - 1896

The Son of the Sheik - 1926


Gone with Wind - 1939


Notorious - 1946


To Have and Have not -1944


Someone like it hot - 1959


 Breakfast at Tiffany's - 1961


 Pride and Prejudice - 2005



Purtroppo non trovo i baci di molte altre coppie famose, che voglio ricordare così:

Bringing up Baby - 1938


His Girl Friday - 1940


Casablanca - 1942


Singing in the rain - 1952


Annie All - 1977


E poi il bacio indimenticato:




 So di aver dimenticato molti baci, ma se volete...suggerite pure!!

giovedì 3 novembre 2011

Rewind-->King Kong

Studiando cinema, è praticamente all'ordine del giorno ripercorrere i tempi passati alla scoperta di pellicole che hanno fortemente segnato la storia del cinema. Alcune sono straconosciute e straviste, come Casablanca, Via col vento o Ben Hur. Altre un po' meno, oppure sono solo conosciute "di nome, ma non di fatto".
Oggi vi voglio parlare di un film che scommetto non sia passato inosservato ai più, ma molti probabilmente lo hanno solo sentito nominare o citare da altri.
King Kong è un film di  Merian C. Cooper, Ernest B. Schoedsack del 1933 ci racconta la storia di un regista, Carl Denham, noto per i suoi documentari di stampo naturalistico, ad un certo punto della sua vita decide di girare un film su un'isola apparentemente inesistente sulle mappe geografiche.
Prima di partire è necessario fare il casting, l'agente di teatro però non sembra in grado di trovare la prima attrice per il film, nonostante di donne a New York ne esistano molte. Il problema è convincere una donna a partecipare ad un film di Carl Denham, noto per non aver mai avuto un'attrice femmina nei suoi film.
Il regista decide quindi di cercarsela da solo, la produzione gliel'ha imposta, nel suo nuovo film dovrà esserci per forza una donna. Dopo aver vagato per i luoghi di New York frequentati dalle donne, Carl Denham trova la sua attrice: Ann. Si parte quindi verso l'isola misteriosa abitata da una divinità molto nota: Kong.
Un film molto interessante non solo a livello produttivo e per gli effetti speciali, ma proprio per l'epoca in cui si colloca, siamo nell'America della Grande Depressione. Nel 1929 è crollata Wall Street e il popolo americano è in ginocchio. Nonostante questo il cinema cerca di andare avanti e diventa per i cittadini un momento di svago, un tempo in cui si deve staccare la spina e si deve dimenticare quello che accade tutti i giorni. Si entra in sala per sognare, per viaggiare con la fantasia, lo spettatore vuole vedere pellicole divertenti, che lo intrattengano. 
King Kong è intrattenimento ma non perde l'occasione per raccontarci la storia dell'america di quel periodo, vediamo donne in coda per un pasto alla mensa sociale, l'atrice quando viene trovata sembra stia rubando della verdura.
Poi, simbolo della rinascita, dell'america che vuole andare avanti dopo la nuova depressione è l'Empire state building che viene scalato da King Kong ed è il luogo dove lo scimmione verrà ucciso, segno che nessuno potrà mai sottomettere il potere americano. 
Vedere oggi un film del 1933 è sicuramente raro e se non si è appassionati di cinema o studiosi di quest'arte è raro imbattersi in opere di questo genere. Molti potrebbero non capirlo oppure non accettare scelte produttive dettate dall'epoca, per non parlare degli effetti speciali. Lo scimmione del 1933 infatti veniva mosso attraverso la stop motion, tecnica oggi riservata principalmente per i cartoon dei bambini realizzati in plastilina oppure per realizzare pubblicità o ancora per chi pratica la videoarte. Un film che merita comunque di essere visto, rivisto e analizzato. Un film che fa riflettere.
King Kong non si è fermato alla versione del 1933, esistono molte versioni successive, è quasi diventato una serie cinematografica. Ultimo prodotto con lo scimmione come protagonista è stato realizzato da Peter Jackson nel 2008 ed è un remake di quello del 1933.

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