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martedì 23 giugno 2015

Il diavolo veste Zara di Mia Valenti


Se per ricaricare le energie ti bastano un divano e il dvd (o blu ray) de Il diavolo veste Prada, questo è il post che fa per te. Se invece preferisci un barattolo di Nutella nel quale affogare i tuoi dispiaceri, beh questo post fa ugualmente al caso tuo! Se sei una persona che vorrebbe dare spazio ai tuoi sogni, senza sentirsi dire da tutti: "In quel campo non avrai mai un futuro!", sei nel posto giusto.

Andiamo per gradi.

Il primo libro che ho letto di Sara Lorenzini era 45mq la misura di un sogno. Un libro piacevole, divertente, brillante che a suo tempo avevo gradito, che ben raccontava la storia dei "trentenni fuorisede che fanno i conti con i mq dell'appartamento" ma anche un po' di più.
Qualche mese fa è uscito il secondo libro di Sara Lorenzini, scritto sotto lo pseudonimo Mia Valenti, intitolato Il diavolo veste Zara, che ho scaricato immediatamente dallo store di Amazon.

E' inevitabile domandarsi subito: ma è la brutta copia italiana del ben più celebre libro della Weisberger, Il diavolo veste Prada? Un momento.

Il mondo di Andy de Il diavolo veste Prada è sicuramente presente nel libro della Lorenzini, viene più volte nominato, anche se la protagonista Mia, non apprezza la scelta finale di Andy che decide di abbandonare il posto di assistente di Miranda. Mia ama la moda, crede nel suo sogno e vuole realizzarlo. 

Il libro di Sara vuole raccontarci una storia a lieto fine, la storia di una ragazza di 27 anni che riesce a realizzare il suo sogno, lo insegue con la giusta dose di paura che tutti hanno quando si tratta di fare i grandi salti della vita.

Mia è molto motivata, sa di valere qualcosa e grazie all'aiuto del suo nuovo ragazzo, Francesco, capirà che l'uomo è artefice del proprio destino, Homo faber ipsius fortunae, e fa quasi sorridere il fatto che questa storia è ambientata a Firenze, culla di uomini che hanno cambiato il proprio destino e quello dell'Italia grazie alle proprie abilità artistiche e letterarie.

Il diavolo veste Zara vuole essere una parabola ottimista, una specie di augurio di buon anno (è infatti uscito a gennaio!) per quanti sono in cerca del proprio destino, per quanti sono in cammino verso quella meta che sembra sempre più distante e difficile da raggiungere: la propria felicità.

In un mondo del lavoro dove l'ultimo arrivato, il giovincello sono carne fresca da macello, da sfruttare e spremere fino all'osso, Sara Lorenzini vuole farci capire che cambiare si può, basta crederci. Certo, dall'altra parte servono dei "piani alti" capaci di ascoltare, amministratori delegati come quello della Luci.di, che sanno che l'azienda deve essere svecchiata, perché solo così si potrà andare avanti.

In Italia servono persone Luci.dE, che sappiano togliersi le fette di prosciutto davanti agli occhi, che sappiano guardare al futuro tenendo ben presente anche il passato, che sappiano valorizzare i giovani, senza paura che siano pronti a rubare il posto. 

Mia sostituirà Veronique, ma il suo non è un colpo di stato basato sull'antipatia, Mia ama il settore della moda, ama la maison Luci.di, ma si rende conto che Veronique non è capace di leggere le esigenze dei giovani, la ammira per quello che ha fatto ma crede sia tempo di lasciare spazio ai giovani. 
Quegli stessi giovani 2.0, appiccicati ai cellulari, fanatici delle app e dei grandi magazini, delle marche low cost e della moda per tutto.

Sara Lorenzini riesce con Il diavolo veste Zara a raccontare uno spaccato della nostra Italia molto chiaro e realistico. Questa scrittrice riesce davvero a dar voce ai giovani, perché è giovane anche lei, non è la cinquantenne che racconta dei ventenni. Il suo sguardo ha ben chiaro la situazione di precarietà in cui molti ragazzi vivono e alla quale devono adeguarsi. Poi c'è sempre l'estero ad attenderci, ma questo è un altro discorso.

Non saprei se augurarmi un seguito di questo libro, sarebbe bello seguire le avventure di Mia, ma secondo il mio modestissimo parere, Il diavolo veste Zara è bello perché un augurio, un pensiero positivo che personalmente vorrei regalare a tutte le mie amiche in questo momento, perché la speranza non si spenga mai! 
Un ottimo regalo per augurare buon anno alle persone alle quali volete bene!


sabato 15 giugno 2013

Rêves: il quaderno dei sogni


Ieri nella mia cassetta della posta ho trovato ad aspettarmi una cosa troppo carina! 
Ma non vi dico ancora cos'è, un passo alla volta.
Facciamo un salto indietro nel tempo (tranquilli, non ci sono né Piero né Alberto Angela...e nemmeno Giacobbo, sia mai!). Martedì della settimana scorsa, per essere precisi correva il giorno 4 giugno, sono stata al laboratorio Quazza, nel seminterrato di Palazzo Nuovo alla presentazione del Piemonte Documenteur Film Festival (sito PDFF). C'erano molte persone presenti in sala, dai prof di scienze della comunicazione, a produttori di web series, poi c'erano collegamenti con gli sceneggiatori di Inside Batman (leggi su ArtInTime di giugno l'intervista ad Antonio Micali CLICCA!), poi c'era un simpatico personaggio. Sì, voglio proprio chiamarlo personaggio perché lo è! Sto parlando di Emanuele, l'ideatore di Rêves: il quaderno dei sogni  che ha presentato...il quaderno dei sogni.

Faccio una parentesi. Ammetto la mia totale ignoranza in materia, pensavo che i quaderni pro-classificazione delle cose fossero un monopolio di Moleskine, evidentemente mi sbagliavo! Anche se di fatto non ne hanno uno dedicato ai sogni....ahi, ahi!
Ma il quaderno dei sogni di Emanuele è differente.
Il quaderno dei sogni di Emanuele è la risposta cartacea alle applicazioni mondane, è la magia fatta carta, che acquista fascino proprio perché stampata su carta. Il quaderno dei sogni è geniale!

Altro appunto prima di proseguire, saltiamo nuovamente alla presentazione. Scusate se oggi vi faccio fare i salti mortali, ma ho un sacco di cose da spiegarvi

Alla presentazione Emanuele ci ha presentato il progetto, ci ha raccontato come è nato, come funziona, ci ha fatto fare una bella risata, ci ha detto che aveva ai piedi un paio di Geox e che quindi i suoi piedi respiravano e poi ha aggiunto che avrebbe regalato ai presenti una copia del quaderno, previo invio di una mail al suo indirizzo con un oggetto molto particolare, che io non vi dico per ovvie ragioni. 

Siccome sono rimasta affascinata dal Quaderno dei sogni, siccome stavo già chiedendo: "Ma dove lo trovo?", non ho resistito e dopo essermi complimentata con lui per la bellissima iniziativa (che a breve devo illustrarvi un po' perché comprende anche altre cose geniali), appena tornata a casa ho mandato la mail e ieri è arrivato.

Eccolo, in tutto il suo splendore.




Una cosa che ho capito subito alla presentazione e che ha avuto una conferma quando l'ho preso in mano e ho iniziato a spulciarlo e a fare "Oooooh" ogni volta che vedevo una nuova pagina...beh, il Quaderno è...liquido. Cioè è fatto di carta, come dicevo sopra, ma è liquido perché permette di vivere e di trattare i sogni in modi diversi. Uno può scrivere sopra i suoi sogni, può partecipare a degli incontri, può trovare un nome di uno scrittore nascosto nel titolo...insomma Il quaderno dei sogni è senza ombra di dubbio un'applicazione con i fiocchi, un ipertesto, un'idea liquida...

Come funziona questo quaderno?

Tutto comincia con "Una notte sognerai..." stampato sulla scatola che lo contiene. In fondo alla pagina c'è disegnata una chiave antica. Aprite la scatoletta ed ecco il quaderno con tanto di matitina con gomma per appuntarvi i vostri sogni.
E poi...ecco che comincia il viaggio (c'è anche un biglietto), tante pagine pronte per essere scritte e tanti consigli per come rapportarvi ai vostri sogni, come capirli, come interpretarli.
Ora so già che i razionalisti diranno: a me non serve. Okay, ci sta questa affermazione.
Ma tutti sogniamo, Cenerentola diceva che "I sogni sono desideri chiusi infondo al cuor...", sui sogni esistono molti film: Inception, Vanilla Sky, Shutter Island, il cinema ha inserito i sogni nella narrazione, pensiamo ai film noir degli anni 40 oppure a tutti quei film in cui la distanza tra sogno e realtà è impercettibile, pensate al Gabinetto del dott Caligari. 
I sogni poi sono il sale della vita, sono quelli che ci spingono ad andare avanti, sono i nostri desideri, la nostra voglia di fare qualcosa, di grande, sono quelli che ci danno la carica, che ci fanno fare cose che magari credevamo di non saper fare. 
Penso che lo stesso Emanuele abbia sognato di fare un quaderno dei sogni, era il suo sogno oppure uno dei suoi sogni...ed è riuscito a realizzarlo.
Non bisogna avere paura dei sogni, nè di quelli che si fanno di notte e, aggiungerei, nemmeno quelli che si fanno ad occhi aperti.
I miei sogni, intendo quelli che faccio di notte, a volte meritano davvero di essere scritti, ho visto questo quaderno come un messaggio, una di quelle cose che capita nel posto giusto al momento giusto. Molti scrittori sfruttano i propri sogni per scrivere dei romanzi, altri sogni diventano film, come ho già detto... Magari iniziare ad appuntarli per ricordarli potrebbe diventare un modo per...creare qualcosa, qualsiasi cosa.

Buoni sogni a tutti!!

Per info: www.ilquadernodeisogni.it

mercoledì 4 luglio 2012

Higgs che commuovendosi, commuove!


Notizia di oggi, 4 luglio 2012 è l'ufficializzazione della scoperta del Bosone di Higgs fino a poco tempo fa solo ipotizzato a livello torico, finalmente è stato individuato. Lo chiamano la particella di Dio, è il bosone da cui tutto ha origine. Numerosi sono li scienziati che hanno dedicato la loro vita a lui, in particolare colui che, un giorno nel 1964, passeggiando sulle colline scozzesi, corse il laboratorio dicendo di aver avuto "one big idea!". Questo "colui" è Peter Higgs che proprio oggi a Ginevra, durante la conferenza che svelava la svolta nella ricerca, si è messo a piangere. Si è commosso.

Banalmente potremmo esclamare: "Amore per la scienza!" ma attenzione, quest'affermazione è meno banale del previsto. Sono stata al Cern a Ginevra sei/sette anni fa quando Lhc era ancora in costruzione, ho passeggiato nelle loro sale conferenze, ho mangiato nella mensa degli scienziati, mi sono messa un elmetto e sono finita decine di metri sotto terra per vedere una sezione dell'affascinante Lhc, il punto in cui venivano raccolti e rielaborati i dati.
Per una letterata come me, era solo un vedere senza capire completamente a pieno, però le lacrime di Higgs dicono molto, anche a chi di Fisica non sa nulla. Questo è un uomo che ha finalmente visto che le sue teorie non erano vane, uno che può davvero urlare "L'avevo detto!" se la comunità scientifica approverà. Mi commuovo a vedere come una passione sia davvero degna di essere chiamata tale e soprattutto mi domando se io nel mio piccolo riuscirò mai ad avere una tale passione per il lavoro che farò. Potremo anche noi giovani del 2012 piangere di gioia per qualcosa che ci ha appassionati, che magari ci ha fatti soffrire, ma a cui abbiamo dedicato parte della nostra vita, magari scendendo anche a compromessi con altro?
Me lo auguro! Perché credo che questo coincida anche con la propria realizzazione lavorativa, che di questi tempi sembra una cosa fantascientifica. Con questo non voglio uccidere le speranze, ma voglio indicare Higgs e il suo bosone come un sogno che si avvera. Egli ha scritto una pagina della scienza, quel bosone porterà il suo nome, per sempre. Penso che per lui sia un sogno, un sogno che si avvera! E allora Higgs commuovendosi mi fa pensare a tutto questo e inevitabilmente mi commuove! 


martedì 7 febbraio 2012

Charles Dickens

Grazie ai doodle di Google, ormai tutti sono diventati scienziati e sanno quando è morto qualcuno come conoscono il ricaro giornaliero della benzina del distributore vicino a casa.
Oggi ricorrono i 200 anni dalla nascita di Charles Dickens e Google ce l'ha ricordato così:
Io invece voglio ricordarlo con un quadro, Dickens Dreams che è collocato nella casa di Dickens a Londra. E' stato recentemente citato in Hereafter di Clint Eastwood. 


Ho scelto questo quadro non solo per Clint, ma perchè credo possa essere di buon auspicio per noi giovani. Mi spiego: Charles Dickens è autore di un romanzo intitolato Tempi difficili. Quelli che stiamo vivendo noi giovani sono sicuramente tempi molto difficili, Dickens stesso gli aveva vissuti, ma come ricorda il quadro: egli non ha mai smesso di sognare. Credendo nei suoi sogni egli è diventato lo scrittore noto a tutto il mondo come "l'uomo che ha dato voce ai più poveri". 
Possa essere un augurio per tutti noi giovani: nonostante i tempi difficili, non smettiamo di sognare. Una celebre pubblicità diceva "Toglietemi tutto, ma non il mio Breil", io dico: "Toglieteci tutto, ma non i nostri sogni!" nessuno, nessuno ha il diritto di distruggere i sogni dei giovani e noi stessi dobbiamo essere i primi ad avere il coraggio di sognare perchè i sogni sono il motore dell'universo e senza di essi non ci sarebbe speranza, non ci sarebbe futuro!

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