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giovedì 18 giugno 2015

Cielo di Sabbia di Joe R. Lansdale: recensione!


Sabbia e cavallette, sono queste le cose che accolgono il lettore quando inizia a leggere Cielo di sabbia di Joe R. Lansdale.
Il romanzo comincia in Oklaoma, in un periodo storico molto importante per il mondo intero: siamo nel pieno della Grande Depressione, la gente è divenuta povera, le banche sistanno mangiando tutto e quello che non divorano loro finisce in pasto alle cavallette. Jack, il protagonista del romanzo si ritrova improvvisamente solo al mondo, in una grande fattoria in mezzo a una tempesta di sabbia. Dopo aver sepolto i suoi genitori la sua vita cambia radicalmente, proprio quel vento folle che si abbatte sulle terre dell'Oklaoma gli restituirà due volti noti: Jane e suo fratello Tony con i quali comincia una grande avventura ricca di incontri pericolosi, gangster e scorribande sui treni.
Jack, Jane e Tony sono quegli orfani della Grande Depressione, orfani che il cinema americano ha raccontato in film come Wild Boys of the road di William Wellman, che attualmente esiste solo in lingua originale, ma che se riuscite a reperirlo è sicuramente molto interessante perché restituisce uno spaccato chiaro e realistico di questo periodo storico.
Joe R. Lansdale sceglie di raccontare questa storia partendo da fatti veri, storie che gli sono state regalate da diverse persone che le hanno vissute in prima persona. La voce narrante è quella di Jack, è lui che ci accompagna nel suo mondo, che ci racconta il suo vissuto senza alcun filtro. Le gioie e i dolori vengono descritti allo stesso modo, sono numerose le morti raccontate nel libro, avvenimenti che dovrebbero turbare un comune bambino, ma i ragazzi di Cielo di sabbia sono piccoli uomini e piccole donne che guidano e si atteggiano già da grandi, non lo fanno per gioco! E' la vita che li ha portati a fare delle scelte chiare, è la vita che li ha costretti a seppellire i genitori, rubare un auto, scappare con solo delle scatolette di carne nella sacca. La loro fanciullezza emerge quando possono spendere quei pochi spiccioli per comprarsi una Cocacola alla stazione di servizio.
Connessioni cinematografiche:
- Wild boys of the road - William Wellman 1933
- Strada sbarrata - William Wyler 1937
- Angeli con la faccia sporca - William Wellman 1938

lunedì 8 giugno 2015

L'illusione della separatezza di Simon Van Body

illusione_separatezz
Avete mai detto a qualcuno: consigliami un libro!
Io sì e anche spesso. Il fatto che io abbia blog di libri e altro non significa avere sempre la storia giusta al momento giusto, spesso succede che inizio un libro e lo trascino per mesi rischiando anche di abbandonarlo, altre volte inizio quello giusto e riesco a divorarlo in pochi giorni, nonostante tutti gli impegni della giornata.
Ho una lista di libri che vorrei leggere, ma a volte è difficile trovare in mezzo a questi quello giusto, quindi...quindi chiedi aiuto a chi ne sa più di te. Ti fiondi su Google, su Amazon, entri in libreria, spulci le novità, spulci i libri dei "nomi grossi", autori più piccini...oppure: chiedi a un amico-lettore fidato.
Il modo in cui sono entrata in contatto con L'illusione della separatezza di Simon Van Boy ed. Neri Pozza è proprio questo: un consiglio da un'amica. Un consiglio che definirei prezioso.
Molto probabilmente non mi sarei mai avvicinata di mia spontanea volontà alla lettura di questo libro, troppo spesso mi blocco di fronte alle copertine e in questo caso temevo di avere davanti a me il classico amore tormentato della giovane donna che ha il fidanzato al fronte. La copertina racconta questo e di fatto anche il libro se vogliamo, ma forse anche no.
Raccontare di cosa parla questo libro è complesso, recensirlo ancora di più.
La prima cosa che colpisce in L'illusione della separatezza è la struttura, ogni capitolo un personaggio, nomi diversi, anni diversi, luoghi della terra differenti. Tante piccole perle che vengono date al lettore che all'inizio fatica a capire che cosa deve fare con tutte quelle storie. Le vicende sono molto distanti tra loro, America, Francia, Inghilterra, per metà libro ci troviamo a spasso per il mondo e conosciamo Hugo, Martin, John...ma chi sono? E soprattutto dove vuole andare a finire Van Booy con questa storia?
Ammetto che prima di arrivare a pagina 90 circa mi sono sentita un po' spiazzata, la mia amica-lettrice mi aveva detto che era un libro imperdibile, di estrema bellezza.
Poi mi sono innamorata.
Dei personaggi, della storia e, cercando di capire se avevo capito l'intento di Van Booy, mi sono catapultata nella lettura e nel giro di poche ore l'ho terminato. E quando arrivi alla fine il cerchio si chiude, come in un puzzle ogni tessera ritrova il suo posto e quindi capisci i personaggi principali, quelli intermedi che sono di fatto degli anelli più piccoli...e alla fine ti ritrovi con una vera collana di perle.
Chiudi il libro, anzi no...non lo chiudi perché non puoi! Torni alla prima pagina, a Los Angeles, al 2010 e a Martin dove tutto è cominciato e ti dai della stupida per non esserti abbandonata subito allo splendore di questo libro, rimani attonita perché ti rendi conto di avere in mano qualcosa di unico e poi, nel mio caso, vorresti stringere la mano e ringraziare subito chi te l'ha consigliato. Ma, sempre nel mio caso, la persona in questione abita un po' di km lontano da te e soprattutto è l'una di notte passata e non sta bene scrivere a quell'ora alle persone.
So di non aver raccontato la storia, ma ho paura di svelarvi troppo. Posso solo dirvi che tutto comincia con Martin e da lì in avanti sedetevi comodi al divano con una bella tazza di tè e preparatevi a conoscere molte altre persone, a farle parlare nel loro turno, al momento giusto. Ascoltate i dettagli, memorizzate i nomi e i gesti e lasciatevi sorprendere.
Come recita la frase di Time Out, questo libro ci fa sentire connessi con l'universo.
Ho apprezzato questo libro perché risponde anche a uno dei miei tanti "perché", ossia la collocazione del singolo individuo all'interno della narrazione del mondo, quella storia immensa che è scritta nelle stelle.
Sto diventando poetica, chiedo scusa, ma il libro è poetico.
Non ci credete? Leggetelo e lasciatemi il vostro commento qui sotto! Sono davvero curiosa di conoscerlo!

mercoledì 23 aprile 2014

Settimana breve #BIT

Adoro le settimane brevi.
Adoro i ponti.
E chi non li adora? Smettetela di fare i perbenisti crumiri, tutti adorano le settimane corte, perché anche durante i pochi giorni di lavoro...qualche minuto è sempre dedicato a sognare le vacanze.
Sì perché ammettiamolo, è la vacanza che ci costringe a correre, preciso: l'idea stessa della vacanza ci mantiene in vita, ci fa svegliare ogni giorno e rotolare verso le nostre scrivanie. 
Non succede anche a voi?
A me già succedeva al liceo: "Resisti, devi solo arrivare alle 13 e poi vai a casa a dormire." 
L'ultimo anno sono sopravvissuta così, dicendomi: "Resisti, fatta la maturità sarai fuori per sempre da questo girone infernale!". E quando sono uscita...il mondo mi attendeva.
Ammetto di aver vissuto un po' male i miei 5 anni di liceo, ma per viverli bene bisognava avere i superpoteri..una roba da niente no?
Però, quanto sarebbe bello avere i superpoteri...io vorrei il dono dell'ubiquità: per essere in più posti contemporaneamente e fare dodicimila cose, da quelle utili a quelle dilettevoli. 
Tipo: io n° 1 è alle Maldive, mentre io n° 2 è in ufficio a lavorare, mentre io n° 3 legge un libro e io n° 4 sta facendo un corso di formazione. Che goduria! Se tutti avessimo questo dono...sarebbe un disastro! ...forse la soluzione a tutto non sono i superpoteri...devo trovare la soluzione giusta, can you help me? 

lunedì 21 aprile 2014

I 100 libri di una vita

Bei tempi quelli in cui su questo blog compariva la lista dei 100 libri da leggere secondo la BBC. Era il mio periodo delle liste e quel periodo perdura fino ad ora. 
Amazon probabilmente oltre ad analizzare i dati delle mie navigazioni e a suggerirmi i nuovi acquisti sulla base di quello che ho precedentemente acquistato, l'altro giorno mi ha inviato una mail e come me milioni di altri utenti avranno avuto la fortuna di riceverla. 
Il titolo era chiaro, semplice: LAMPANTE

I 100 libri di una vita

Accipicchia! Ho pensato. 
Chissà cosa consiglia di leggere Amazon, come se la mia lista di libri avesse bisogno di essere ripopolata.
Sono andata a farmi un giro (se volete fatelo anche voi cliccando QUI) e ho scoperto che i parametri di Amazon sono un filino stranotti
Per esempio il primo libro della lista è Cent'anni di solitudine che mi ha fatto pensare subito alla recente scomparsa del suo autore, Gabriel Garcìa Màrquez, ma tutto sommato, rispetto la scelta. Ma mettere nella lista anche Noi siamo infinito, La profezia dell'Armadillo (che ho e ho letto, ho riso un sacco e mi piace molto!) non vi sembra un filino fuori luogo? 
La lista è alquanto strana e non ha davvero niente a che vedere con quella della BBC, certo alcuni titoli sono presenti in entrambe, ma quella di Amazon è davvero...strampalata. 
Chiude la carrellata di titoli il primo libro di Harry Potter. 
Facendo due rapidi calcoli ho notato di aver letto solo 13 dei 100 libri suggeriti, una media davvero bassa. Altri sono nella famigerata lista di quelli che vorrei leggere, altri ancora rientrano tra quelli che non leggerò mai...poi ci sono quelli che ho iniziato ma che non riesco ad andare avanti a leggere. 
E voi cosa ne pensate?
Quanti ne avete letti?
Avanti, condividete la vostra lista! 

venerdì 18 aprile 2014

La filosofia di Tippete #BIT

Oggi pensavo: conoscete anche voi la gente che parla a vanvera? Quelli che non hanno assolutamente nulla da dire, che allungano ogni discorso a livelli estremi senza fondamentalmente dire nulla. Li conoscete?
Io personalmente non li sopporto.
Non li sopporto perché li ritengo una perdita di tempo in versione Sapiens Sapiens POCO Sapiens. Come diceva Tippete in Bambi: se non sai che cosa dire, è meglio che non dici niente. 
Tutti hanno qualcosa da dire, o meglio lo credono, poi da quando c'è Facebook c'è gente che ha anche troppo da dire e dovrebbe imparare a contenersi. Posso dire cosa hanno fatto certi miei amici di Facebook durante tutta la giornata, perché questi non hanno più in mente qual è la linea di demarcazione che separa il mondo reale dal web
Ho visto coppie lasciarsi su Facebook e altri mettersi insieme. Dilettanti quelli che flirtano solo su Facebook. 
Ho visto gente chiedere consigli quando stava male: non si andava dal medico una volta?
Ho visto gente pubblicare foto che personalmente poteva tenersi per sè.
Ho visto gente raccontare le proprie vacanze secondo dopo secondo, bevuta dopo bevuta, sbornia dopo sbornia, a guardare bene si vedeva l'alcol trasudare dalle lettere degli stati pubblicati. 
Ho visto gente insultare altra gente su Facebook.
Ho visto gente dichiarare guerra al mondo attraverso Facebook. E qui ci spendo due parole. La domanda è: cos'avrebbero fatto Spartaco, Attila, Nerone, Cesare con Facebook? Sarebbe interessante. Nerone per esempio avrebbe proposto di inserire il tasto: "BRUCIA" al posto di Mi piace, variazione che personalmente avrei utilizzato rischiando quasi di abusarne in alcuni casi. Sapete quanti "Brucia" al giorno regalerei? Caspita! Che pensiero cattivo. Ma credo di non essere la sola a pensarlo.
In qualsiasi caso nell'utilizzare i social è bene fare propria la filosofia di Tippete: quando non sai che cosa dire, è meglio che non dici niente! E buona giornata! 


lunedì 14 aprile 2014

Raggi di sole #BIT

Due raggi di sole, mezzo grado in più di temperatura e le città si riempiono di persone, tutti si riversano per strada sfoggiando look più o meno primaverili, cercando di carpire ogni micro raggio di sole.
Che poi sia sensato, questo è tutto da vedere!
No, non sono sociopatica, semplicemente non capisco la gente che ad aprile sfoggia i vestiti che i comuni mortali indosserebbero ad agosto: dove vai in canottiera e shorts?
Ma soprattutto: se metti la canottiera ad aprile...cosa ti metti ad agosto? Giri nudo? Ti togli la pelle?
Veramente è complesso comprendere cosa passa per la testa a queste persone: ho capito che fa caldo, ma non fa ancora così caldo!
Il punto è: questi problemi me li faccio solo io? Probabilmente sì, probabilmente perché io quando arrivano i primi caldi non sono mai pronta con il cambio armadio, arrivo sempre con due o tre settimane di ritardo, sia mai che torni improvvisamente il freddo e io, freddolosa come sono, potrei ritrovarmi improvvisamente sprovvista di abiti adatti al clima del momento. Sì, perché in 50 mq è difficile tenersi tanti vestiti e quando si fa il cambio armadi significa spedire a casa-casa tutto, dove l'armadio è più grande e i mq sono di più. E poi, diciamocelo: ma quanto è noioso e spesso imbarazzante fare il cambio armadi? Se volete leggere un mio vecchio post sull'argomento, vi consiglio di cliccare QUI, in caso contrario...buona giornata! 

giovedì 10 aprile 2014

Investimenti #BIT

Oggi parliamo di investimenti, non di quelli bancari, ma di investimenti fisici. Ieri mattina mentre andavo al lavoro ho rischiato di essere investita contemporaneamente da una bambina in monopattino e da una ciclista che ovviamente andava sul marciapiede.
Il rischio di essere investiti da un mezzo su due ruote sale sempre di più. Ormai girare per la città con il naso all'insù è fantascienza, non solo perché tutti camminano con la faccia incollata allo smartphone o controllano dove mettono i piedi a causa delle cacche dei cani che decorano il marciapiede. Il pedone non può più prendersi il lusso di girare nelle aree pedonali perché rischia di essere investito dai ciclisti che usano questi spazi come se fossero delle piste ciclabili, per non parlare poi del ritorno della moda del monopattino.
La nana (leggete bambina) in questione sfrecciava senza ritegno verso la scuola, con la mamma che letteralmente le "correva appresso" con lo zainetto in spalla. Cara mamma, due cose: mai e dico mai fare da sherpa ai propri figli, lo zaino può portarselo da sola, al massimo compragli uno di quei cosi mostruosi col trolley così se lo trascina in giro tipo bara. Seconda cosa: tieniti la figlia "appresso", ma proprio appiccicata! La bambina che ha cercato di investirmi, rischiava seriamente di cadere e farsi male: anche io tengo all'incolumità della bambina e soprattutto vorrei evitare di cominciare la giornata con le urla isteriche di una bambina e della madre. 
Occhio quindi non solo alle auto e alle moto, ma anche ai ciclisti e ai bambini con il monopattino.
Pensate che una mattina ho visto una mamma che si trascinava a casa il monopattino del bambino...prima lo zaino e poi il mezzo su due ruote..che scene! E povere mamme!

martedì 25 marzo 2014

Buongiorno in Technicolor #1

A rieccoci. Io, voi e l'andare al lavoro. Prima di proseguire nella lettura, fate passare la vecchina dietro voi che con tutte le forze sta cercando di raggiungere il posto vuoto sul tram. Si è seduta? Ecco allora proseguiamo. Buongiorno lettori! Dormito bene? Spero di sì. Sai, oggi volevo parlarvi delle pecore. Ieri ho terminato un libro che parlava di mucche (Marina Bellezza di Silvia Avallone) e oggi voglio parlare di pecore, ho uno spirito bucolico, lo so. Ma fidatevi: io non ho niente a che vedere con Heidi e nemmeno con la signorina Rottenmeier, sia chiaro! Volevo parlarvi di pecore, ma prima bisogna fare un passo indietro.
Ultimamente mi sento così bombardata da messaggi pubblicitari di ogni genere che mi domando se ho davvero sete quando bevo oppure se è un desiderio indotto da qualche strano spot che si è innestato nel mio cervellino nativo digitale. Bei tempi quando soltanto la Barilla cercava di raccontarci che i suoi fusilli avrebbero reso la nostra famiglia migliore, bei tempi quando la Mulino Bianco dipingeva le candide colazioni delle famiglie italiane. 
Ormai ogni cosa nel mondo serve a renderti la vita migliore, anche la candeggina. Prodotto utile in casa, ma vogliamo parlare dei danni che si fanno con la candeggina? Per esempio: con la candeggina posso rovinare la mia bellissima maglietta ultimo grido...che sia delicata o meno, ma sempre candeggina è! Oppure avete mai provato a mangiarvi un kg di Fonzies? Voglio vedere se alla fine riuscite ancora a leccarvi le dita per godere al meglio, o se correrete in bagno nauseati dalle patatine al formaggio. Insomma, il potere delle pubblicità conferma che siamo un po' delle pecorelle, riusciamo a farci abbindolare da Banderas e dai suoi biscotti con solo lo 0,000000001 % di grassi, perché se lo dice l'uomo che parla con le galline: saranno buonissimi e soprattutto sanissimi! "L'ho visto alla tele!" si diceva una volta, ora diciamo: "L'ho visto su youtube.". Facendo un piccolo riferimento a quest'ultima affermazione, posso assicurarvi che grazie al tubo le mie finanze di questi ultimi anni sono state investite in diversi prodotti di cosmesi. Ammetto, sono una pecora! Ma non ditemi che voi non lo siete, perché non ci credo! Beeeeeeeh, per oggi finisco qui, buona giornata!

P.S. Da dove arriva l'idea della pecora? Colpa dei miei due pupazzi nella foto! 

domenica 6 ottobre 2013

Romeo e Giulietta: ama e cambia il mondo...due parole!

Mi sento combattuta come se dovessi schierarmi a favore dei Montecchi o dei Capuleti, non saprei dire se questo musical mi sia piaciuto o meno. 
E' innegabile che sia un pacchetto mastodontico con scenografie ben studiate, costumi meravigliosi dai colori sgargianti, ma manca la sostanza del musical.
Mi spiego.
La sensazione che ho avuto durante lo spettacolo è che gli spettatori si sentissero in una vetrina, ogni scena era studiata per essere perfettamente rivolta al pubblico ma lasciando il pubblico fuori dal palco, lo spettatore restava fortemente ancorato alla poltroncina, non c'era la voglia di trascinarlo sul palco e nella storia.
La vicenda la conoscono tutti e su questo punto direi: per fortuna! La storia si perde in volgarità verbali e gestuali, ma non grossolanità, proprio volgarità: sesso e movimenti espliciti entrano nella storia di Romeo e Giulietta che io ho sempre immaginato un filino più casta o comunque sia caro il mio autore, puoi dirmi le stesse cose e mettermele in poesia: Cocciante docet! 
Un altro problema che ho riscontrato è tipicamente italiano: attori tutti bellocci che valgono di più per il loro aspetto che per la loro abilità di stare sul palco, poi guardarlo con le inquadrature Rai che tagliano l'80% dei movimenti per soffermarsi sui volti: oscenità!
Definire Romeo e Giulietta musical è un eufemismo. Per lo meno non lo è nell'ottica britannica del termine, sembra stiano recitando per una pubblicità di camomilla! Romeo è l'uomo mono-espressione sorride sempre con lo stile "faccia da schiaffi" e questa guerra tra Montecchi e Capuleti non fa paura nemmeno a un bambino!
Costumi e scenografie meravigliosi, è innegabile (scenografie tutte retroproiettate!), ma si sa che su questo noi italiani siamo forti. Anche se non ho amato molto la scelta dei colori rosso e blu per mettere a confronto le due famiglie, probabilmente è un bell'effetto a livello visivo, ma fa un po' Ferrarelle mista a Matrix, per non parlare della mamma di Giulietta che sembra Madre Natura di Batman. Ohi-Ohi!
Pecchiamo sulla narrazione, non riusciamo proprio a costruire qualcosa di brillante: che cavolo si sono fumati gli autori o l'autore che hanno scelto di usare i testi originali? Ma quanto sono pesanti!? Il musical è lo spettacolo delle masse, non deve far venire l'orticaria! 
Una nota tecnica che è sorta è la questione audio: la differita lo faceva sembrare in playback...pessima figura! Ma questo è un problema della Rai. E poi...diciamocelo: ma sti microfoni? Allora: Romeo e Giulietta doveva essere la "figata del secolo", ma spendiamo un po' di soldi e ci compriamo i microfoni di Broadway o della West End? Che almeno non si vedono e fanno meno Amici di Maria de Filippi?
A livello di voci anche qui ci sarebbe da aprire un libro: bravi, Romeo è in versione emo-neomelodica e vabbè siamo in Italia pure nella storia, ma sono tutte voci già sentite. Nessuna emerge per la sua particolarità, nessuna azzarda, si muovono su un terreno che conoscono perfettamente: ascoltate chi canta a Broadway e alla West End!! In Italia queste timbriche non le abbiamo!  
E quanti assoli!! Oh sti attori che ad un certo punto bloccano la narrazione e ci sparano un pippone di 3 minuti a cantarsela e a menarsela da soli...quanto siete pesanti? 
A parte che devo ancora capire quante canzoni portino effettivamente avanti la narrazione: siamo ai livelli di un recital! 
Parliamo poi del look degli attori: Romeo, oh Romeo, oh santa pazienza! I capelli! Ma caspita! Ma fategli qualcosa, spettinatelo, cotonatelo insomma...sembra un emo! Bellissimo eh, non c'è che dire, ragazzo stupendo, ma si intravede pure un tatuaggio ad un certo punto e non so se "a quei tempi" fosse normale che il fanciullo di una nobile famiglia si tatuasse come i galeotti. 
Shakespeare in tutto questo osservava l'arena dall'alto, seduto su una nuvola lanciava maledizioni contro il genio malefico che ha deciso di torturare a un tale livello la storia, saccheggiandola, reimpastandola, tagliando, cucendo, leggendo cose che non stanno nè in cielo nè in terra, concludendo: "Sono proprio italiani!".
Carino il backstage, mi ricorda molto quando facciamo noi gli spettacoli, solitamente siamo un filo più agitati, ma non abbiamo mamma Rai che ci riprende!

Sicuramente vederlo all'Arena sarebbe stata tutta un'altra cosa rispetto alla visione dal divano di casa, non ci sono dubbi, ma se una cosa è bella prende. Notre Dame de Paris di Cocciante (che ricordo essere Opera popolare e non musical) prendeva anche in tele, questo....nì. Alti e bassi, alcune canzoni sì, altre per niente, alcune coreografie moltissimo, altre..ma anche no!

In qualsiasi caso, come ho letto su Twitter, tra una risata e l'altra, questo è veramente il musical dei talent. Allora mi domando: ma tutti quei ragazzi che frequentano le scuole di musical in Italia? Non li considerano, è meglio piazzarci il fighetto, il volto noto, la giovane della tv piuttosto che prendere il ragazzo che si fa il mazzo dalla mattina alla sera, che sa cantare, ballare e recitare, è meglio investire sulla certezza: siamo in Italia. Cos'è la meritocrazia?

E comunque in mezzo a questo cast di talent mancava solo una persona per variare un po': Manuel Frattini, l'uomo del musical italiano! 

Morale della storia: ad un certo punto ho spento e sono andata a dormire, io che solitamente non abbandono mai il teatro o la sala cinematografica, ho lasciato lo spettacolo a metà.
Il musical il Italia è stato italianizzato. 
Come il western e lo abbiamo fatto diventare spaghetti western, peccato che però quello era fatto bene, perché manteneva le caratteristiche base del western, quelle "cose" che fanno parte del contratto che lo spettatore firma quando compra il biglietto. Quando si siede sulla sedia sa già cosa lo aspetterà, sta qui alla bravura del regista prendere gli stessi ingredienti e impastarli in modo diverso. 

David Zard dice di essere fiero di quello che è riuscito a fare, dice di aver fatto un bel musical. Caro David, io il biglietto per Romeo e Giulietta non lo compro, ma voglio investire quei soldi e anche di più per pagarti un volo per Londra e un biglietto per un musical che c'è nella West End. Nomi come Wicked, The Book of Mormon, Les Miserables, The Phantom of the Opera...sono ben lontani dal tuo Romeo e Giulietta, che è musical ma all'italiana, e cioè un recital. 

So già che molti di quelli che passeranno di qui diranno che non ho capito niente, che non capisco niente, che sono esagerata, beh...questa è la mia opinione e di musical (e dico musical) ne guardo e soprattutto non mi limito a guardarli. 
In qualsiasi caso: de gustibus!

Ah, un'ultima cosa!

Questi sono attori completi: l'80% dei tuoi, caro David, non lo è!





martedì 1 ottobre 2013

Findus consiglia di mangiare pesce due volte a settimana

Il problema è che il pesce della Findus è a cubetti e sfido chiunque a risalire alla forma originaria della bestia una volta che la si vede nel piatto.
Tra bastoncini e nasello a parallelepipedo se uno ogni tanto non va in pescheria, penserebbe che il pesce nasca tutto così: squadrato.
Non vi dico quale stupore quando ho aperto la confezione di nasello: barrette! Li ricoprissero di cioccolato sembrerebbero dei Togo. Ma ogni tanto, anzi un po' più spesso di ogni tanto, consigliano di mangiare pesce...qui a Torino non so dove prenderlo, quindi viene in soccorso la mamma Findus, che insieme ad altri hanno seriamente rimesso in discussione l'alimentazione degli italiani.
Ma questo non era un blog di libri, film e vita liquida?
Un po' di pazienza.
Torniamo al mio nasello.
Ieri ho visto che era in offerta al supermercato, allora ho deciso di prenderlo, ben cosciente che non ero, non sono e non sarò in grado di cucinarlo, però speravo nella ricetta sul retro della confezione, perchè tutti sanno che dietro le confezioni solitamente c'è una ricetta. 
A dire il vero a casa mia mia mamma lo fa con il latte, ma io volevo trovare a tutti i costi una ricetta che fosse mia.
Dopo un pomeriggio a zonzo per Torino, arrivo a casa con la brillante idea di cucinare il mitico nasello. 
Apro il freezer e...comprendo velocemente che la ricetta sul retro della confezione propone di bollirlo per sei minuti oppure di passarlo in forno a 220° per 20 minuti. E che cavolo, tutto qui? Niente di tremendamente sfizioso...uff! 
M'improvviso Benedetta Parodi, mista al peggio del peggio che solca i palchi dei provini per Master Chef e decido di nominare la mia performance adatta per Master SCHIFF!
Opto per la bollitura per scongelarlo e poi decido di ripassarlo in padella. Come? 
Lo scongelo.
Non so ancora che passo fare dopo. 
Diecimila pensieri ben confusi: Google aiutami tu!
Digito: Nasello al latte.
La ricetta esiste davvero!
La prima che trovo sarà la mia cena.
La seguo alla perfezione e....beh, mica male! E' venuto strabuono!! Ovviamente si è spatasciato, spaccato, sbrodolato, insomma tutto quello che non doveva fare l'ha fatto, o meglio l'ho fatto.

Non sono brava a presentare i piatti ma...eccovi una foto!! Okay, il piatto è triste, gli spinaci fanno "ospedale", tranquilli, se venite a cena ordino una pizza!


Ah, oggi non ho parlato di libri! Eppure nel mio pomeriggio taurinense ne ho preso uno.
E detto questo...vi auguro buona serata!

domenica 29 settembre 2013

Firenze nel cuor #2: Santa Croce

Continua il tour fiorentino e questa volta si passa al secondo giorno a Firenze. 
Dopo la deludente visita agli Uffizi, per i motivi vi invito a leggere il post, il secondo giorno abbiamo deciso di spingerci sulle orme di Dante
Già il sabato avevamo notato la quantità di terzine dantesche che accompagnano le persone lungo le strade di Firenze, la presenza del sommo poeta è forte nella città dei Medici, ma lo è ancora di più quando si giunge a casa sua. Abbiamo scelto di non visitarla dentro, ma soltanto di guardarla da fuori. Onestamente la visita non costa molto, ma avevamo pianificato di andare a Santa Croce. 
Dopo il passaggio (con inchino mentale) di fronte alla casa di Dante, ci siamo recate presso la chiesa di Santa Margherita, dove riposa Beatrice Portinari. Sono rimasta molto colpita da questa piccola e, permettere, insignificante chiesetta, pressoché dimenticata lì nella Firenze più vecchia, tra le pietre medievali. Beatrice riposa qui, mi sono detta, quella donna che ha fatto innamorare Dante, quella donna angelica, da lui tanto cantata, la donna che lui incontrerà nel suo viaggio della Divina Commedia
Ammetto che mi ha fatto veramente impressione stare lì di fronte a quella tomba in quella chiesa buia e affollata. Guardavo la cesta degli innamorati non corrisposti, altro che lucchetti sul ponte Milvio! Quello è l'altro lato della medaglia. 
Chiunque può andare là e aprire quei biglietti. Ma per fare? Manca il coraggio.

Uscite da Santa Margherita, dopo un pranzo fiorentino, abbiamo raggiunto santa Croce. Ammetto che la coda esterna ci ha un po' fatto passare la voglia di entrare, ma dopo averla circumnavigata, abbiamo voluto provarci. Un quarto d'ora di tempo e avevamo il biglietto. 
E quale meraviglia!
Non c'è niente di più bello a mio parere. Nel rivedere i dipinti di Giotto mi sono sentita proiettata ad Assisi, nella basilica superiore. Nel camminare tra le tombe di coloro che hanno reso grande l'Italia....mancavano le parole. Galileo Galilei, Alfieri, Leon Battista Alberti, Foscolo, Michelangelo, Leonardo, Machiavelli, Rossini e molti altri ancora. Le loro spoglie erano lì avvolte e custodite da quei blocchi marmorei, le statue li raffiguravano forti e vigorosi, giovani e possenti. E allora come non ripensare a Foscolo e al suo carme


Io quando il monumento
vidi ove posa il corpo di quel grande
che temprando lo scettro a' regnatori
gli allòr ne sfronda, ed alle genti svela
di che lagrime grondi e di che sangue;
e l'arca di colui che nuovo Olimpo
alzò in Roma a' Celesti; e di chi vide
sotto l'etereo padiglion rotarsi
piú mondi, e il Sole irradïarli immoto,
onde all'Anglo che tanta ala vi stese
sgombrò primo le vie del firmamento:
- Te beata, gridai, per le felici
aure pregne di vita, e pe' lavacri
che da' suoi gioghi a te versa Apennino!

Dopo il giro alla parte interna, abbiamo proseguito nella Cappella dei Pazzi, quelli della congiura che si studia a scuola e poi le altre parti del convento...meravigliose, con splendide opere d'arte! Un gioiellino immerso nella caoticità di Firenze, un luogo scelto da Benigni per recitare la Divina Commedia, una tappa a mio parere ancora non commerciale, come lo sono gli Uffizi e il Duomo.  
Un luogo sicuramente da visitare se andate a Firenze. 
Consigliatissima è anche Santa Maria Novella, altra chiesa ricca di opere d'arte che sicuramente merita di essere visitata!
Altra tappa è Orsanmichele, la chiesa delle arti, un po' buia ma gratuita e molto caratteristica, collocata in un classico luogo dove non ti aspetti di trovare una chiesa. E' lì, in mezzo alle case, con il suo archetto rampante che appoggia sul palazzo di fronte. Così semplice e silenziosa, ma allo stesso tempo forte e davvero importante.
Nella nostra visita non è stato contemplato il Duomo. Abbiamo visto le porte del battistero, con le formelle del concorso del Ghiberti, abbiamo alzato il naso all'insù per soffermarci sulla statua dello Zuccone e per risalire ancora e ancora il campanile in tutta la sua maestosità. Il nostro sguardo si è soffermato su ogni minima scultura che adorna la facciata del Duomo, ma la visita a questo complesso è un piccolo investimento e richiede tanta, tanta pazienza. La piazza assomiglia a un mercato e ancora una volta bisogna stare più attenti al portafogli che alle bellezze architettoniche che ci circondano. Forse però questo è un po' il problema delle città d'arte. 

E voi ci siete mai stati a Firenze?
Cosa ne pensate?
Attendo di sentire qualche vostro racconto! 





Firenze nel cuor #1: gli Uffizi

Dopo una settimana torno a scrivere sul blog, torno a scrivere per raccontare un po' il mio weekend fiorentino, che si è svolto il 21 e 22 settembre scorsi.
Ero già stata a Firenze un po' di anni fa con i miei genitori, ammetto che come città non mi è mai piaciuta più di tanto, dicono che dopo aver visto Roma è difficile trovare qualcosa di ugualmente bello e io quell'anno Roma l'avevo ben presente, a causa della recente gita del liceo. Roma è qualcosa di unico, ho ritrovato la sua bellezza solo in due altre città fino ad ora: Londra e Torino. Sono città con un carattere, uno stile che si manifesta in ogni strada, in ogni palazzo. Le mie considerazioni ovviamente sono riferite al centro città, si sa che le periferie sono periferie in ogni parte del mondo.
Ma torniamo al weekend fiorentino.
Quest'estate ho letto il libro di Dan Brown e vi posso assicurare che quando mi ritrovo faccia a faccia con un suo romanzo, il caro e buon Brown è in grado di incantarmi. Prima di andare a Roma avevo letto Angeli e Demoni e questa volta ho letto Inferno che mi ha appunto convinta ad andare a Firenze. 
Quindi sabato 21 la sveglia mi ha trascinata giù dal letto alle ore 5 per andare a prendere un treno con la mia amica di avventure taurinensi. Poche ore di tempo ed eravamo nella città di Dante.

Si sa che vedere una città in un weekend è difficilissimo, ma avevamo già ipotizzato due o tre cose da vedere assolutamente e poi...avevamo deciso che "si faceva quel che si poteva", senza troppe pretese. Se dovete andare a Firenze una cosa che vi voglio raccomandare è di prenotare prima il biglietto per gli Uffizi, l'unico posto che richiede davvero una prenotazione anticipata. Biglietto Uffizi+mostra+prevendita: 11 euro, gratuito per studenti iscritti alle care e vecchie facoltà di Architettura, Beni culturali e Scienze della Formazione. Gratuito poi si fa per dire, perché pagano i 4 euro di prevendita.

A parte ciò, devo dire che sono molto puntuali se si prenota, ci si mette in coda e all'orario prestabilito fanno entrare il gruppone. Il problema sorge una volta varcata la soglia.
Dopo il consueto bagno di metal detector e controlli vari, con guardie che guardano il cellulare invece del televisore dove vedono ai raggi x cosa stai cercando di introdurre nel museo, ad accogliervi troverete un intricato percorso dove è possibile lasciare lo zaino e recuperare una radiolina che spiega i quadri aggiungo anche che in questo punto è anche possibile andare in bagno.
E...da qui...si entra!
Ed ecco che il turista è accolto dalle rampe delle scale.
Gradino dopo gradino, di quelli bassi che ti insacchi e ti stanchi più del normale, si raggiunge il piano superiore dove appunto sono custodite le meravigliose opere pittoriche e scultoree che tutti noi abbiamo studiato sui banchi di scuola
Accolte da un clima a dir poco torrido, non mi sarei meravigliata di a vedere un giaguaro sbucare da dietro un quadro di Piero della Francesca, abbiamo cominciato la nostra visita.
E qui scusate ma io ho qualche appunto da fare all'organizzazione.
Dato che non ci hanno dato una mappa...i rischi di perdersi qualche stanza sono a dir poco alti. Sono segnalate malissimo per non parlare della quantità assurda di turisti che si accalcano davanti alle opere più famose. Il Tondo Doni di Michelangelo l'ho visto a distanza di sicurezza, ovvero dalla porta della sala. La primavera e La venere di Botticelli idem, facendo anche lo slalom tra gruppi di turisti e famigliole che si attardavano con il naso all'insù con le radioline incollate all'orecchio.
Giunte poi al Laocoonte, dove mi sono fermata in silenzio a vedere la plasticità di questo blocco marmoreo e la sua imponenza mozzafiato, dove ogni muscolo è contratto al punto giusto in questa lotta eterna, ho visto cosa ci stava attendendo: la terrazza panoramica.
"Siamo alla Rinascente di Milano?" mi sono domandata. 
Peggio.
Turisti che alle 16 e 30 stavano seduti ai tavolini con il bicchiere dello Spritz, americani che mi domandavano gentilmente di scattargli una foto includendo la torre di Palazzo Vecchio, la cupola di Santa Maria del Fiore e loro due a figura intera. Ora, figliuoli, con la macchina fotografica compatta non riuscivo nemmeno a prendere loro e la torre di Palazzo Vecchio. Fortuna che erano americani pacifisti e si sono arresi senza troppi problemi di fronte alla palese impossibilità di fotografare loro con dietro tutta Firenze.
Terminata la terrazza mi sono posta un problema di fondo: dove cavolo era questa mostra intitolata Il gran principe Ferdinando de' Medici Collezionista e Mecenate che avevamo compresa nel biglietto?

Al piano inferiore. Che domande!

Scendiamo ai piani bassi, dove il clima era umano e facciamo un tour anche di questa mostra. Ci siamo perse. Gira di qua, gira di là, ma se poi vado di qui come torno di là, okay seguo i numeri, no ma non si capisce nulla...insomma un disastro, senza contare il fatto che stavamo pure cercando di seminare una comitiva straniera che si muoveva tipo "mandria di mucche". 

Morale della storia, terminiamo anche questa mostra e chiudiamo la nostra visita con i pittori stranieri. Minuto di silenzio di fronte al quadro di Rembrandt in cui ritrae se stesso. 
Usciamo, dopo la consueta visita al bookshop.
Pessima impressione questi Uffizi, ovviamente non per le opere, sia mai, ma per la gestione rischia di mettere in secondo piano le opere e di far dimenticare la bellezza di questi luoghi.
Un appunto sui responsabili delle sale, persi a farsi letteralmente i cavoli loro, maleducati e poco inclini a dare aiuti ai turisti, tanto che mi sono chiesta: ma sono pagate queste persone? Non credo che tutti siano così, ma ho avuto a che fare con due o tre di loro per chiedere dov'era finita la stanza con le opere di Botticelli e sembrava gli stessi chiedendo se l'acqua era bagnata. Ora, so che probabilmente è una domanda sciocca, ma insomma...senza mappa!!! E' davvero un labirinto! 


Gli Uffizi sono un patrimonio e allora valorizziamoli, lavoriamo tutti nell'ottica di rendere migliore questo patrimonio, gli assistenti delle sale non devono essere scontrosi, devono accogliere i turisti, non devono fare la settimana enigmistica!!! Devono collaborare con il pubblico e soprattutto devono controllare che nessuno dia fuoco alle opere oppure tiri fuori una bomboletta e ci scriva sopra! Per carità se uno si avvicina più del dovuto comincia a bippare ogni cosa nella stanza, ma se in 101 sale ci sono 101 addetti, evidentemente servono a qualcosa! Immagino sia un lavoro noioso...ma nessuno li obbliga a farlo!
Insomma, un gioiellino che rischia di perdersi....che peccato!!!

La prima puntata del weekend fiorentino termina qui, ma a breve sarà on line la seconda! Stay tuned!! 



domenica 11 agosto 2013

Io la foto alla Coca Cola non la faccio!

Le vostre bacheche di Facebook ve lo rammentano ogni giorno, al supermercato, nei fast food, in pizzeria, ovunque voi possiate berla, la Coca Cola vi ricorda che potete berla CON un ipotetico tizio che varia dalla mamma, dal fratello, passando per svariati nomi propri di persona sia al maschile che al femminile, deviando su espressioni come "amore", "tesoro", "amici". In ogni declinazione l'avete fotografata e schiaffata sulla bacheca di Facebook, più volte, ogni lattina un nome diverso e una nuova foto su Facebook. 
Ho osservato questo fenomeno con aria incuriosita, lo ammetto. La Coca Cola è riuscita a farsi pubblicità gratuitamente, tutti sono corsi a comprare la lattina con il proprio nome, tutti hanno rovistato nei frigo, hanno scelto la bottiglia di Coca Cola più adatta alla tal festa, tutti noi siamo stati dei promoter
Volontariamente o involontariamente abbiamo aiutato il colosso americano a guadagnare soldi. Loro hanno confezionato una pubblicità strappalacrime, una di quelle in cui ti senti fiero di essere parte di questa fighissima umanità in cui, per ogni arma costruita, diecimila mamme fanno una torta. Che gioia! 
E mentre fotografavamo e assumevamo quintali di zuccheri non ingrassavamo solo la nostra pancia, ma incrementavamo le loro entrate. Quanto avrà fatturato la Coca Cola con questa fantastica e spiazzante campagna di marketing? 
Scommetto che gente che al massimo compra due lattine all'anno grazie a questa campagna ne ha comprate molte di più. Fate una rapida ricerchina su Google e divertitevi, datevi una pacca sulla spalla e ditevi: "Bravo, bravo, anche tu hai contribuito!".
Non so se ridere o piangere, al di là dell'azienda Coca Cola che ha tutti i suoi bei lati cattivi, perfettamente in linea con tutti i grandi colossi, che copre con tante belle e buone azioni, sono convinta che ci troviamo davanti a un nuovo modo di farsi pubblicità.
Ci avevamo provato noi di ArtInTime con ScattInTime, prendi una cartolina, fotografati e schiaffala (scusate il gergo) sulla bacheca di Facebook. Grazie al principio del marketing virale, anche le persone a cui fondamentalmente non poteva interessare la rivista potevano andare a scoprire cosa fosse ArtInTime. Pubblicità legale? Beh, noi non prendevamo soldi da nessuno e non eravamo di certo le prime a proporci con un'iniziativa di questo genere. Era tutto gratuito, ma ammetto che era un modo per farsi conoscere, nel nostro piccolo e con un passaparola sicuramente insignificante rispetto a quelle del colosso americano.
Credo che il mondo della pubblicità sia cambiato, il passaparola è sempre esistito, ma ora si fa su facebook, con una foto e a volte infastidendo anche gli amici, arrivando a postare cose che agli altri magari momentaneamente non interessano, ma poi ad un certo punto si rendono conto di non poterne fare a meno.
Prendiamo ad esempio la pubblicità di Apple, l'azienda americana in pochi minuti vi fa capire che senza un prodotto Apple non potete vivere, oppure potete vivere, certo, ma la vostra vita non sarà supersonica come con un prodotto con l'etichetta della mela morsicata. Verità o bugia? Nella pubblicità la linea tra le due è molto sottile, quasi invisibile. La pubblicità serve per vendere, nient'altro. 
Coca Cola cattiva? Apple iper cattivissima? Sono solo due esempi, provate a guardare le pubblicità e divertitevi a smontarle per capire quanto il prodotto debba sembrare indispensabile per lo spettatore. Alcuni ci riescono e trasformano lo spettatore in promoter, altri lo legano a lui per moda, altri ancora non ce la fanno, ma la marca resta grazie anche a slogan e quant'altro e quando dovrete comprare qualcosa, quelle immagini vi ritorneranno in mente e la vostra mano acquisterà il prodotto più noto a discapito di quello meno conosciuto.
E' il mondo della pubblicità.
Per quanto mi riguarda, da quando ho scoperto MoleCola preferisco bermi quella e prima di lei preferivo la Pepsi alla Coca Cola. Dovevo dirvelo! 

sabato 27 luglio 2013

Inferno di Dan Brown: recensione!

Ebbene sì, l'ho letto anche io. A dire il vero l'ho finito da un po' di tempo, ma solo ora riesco a sedermi al pc a raccontarvi le mie impressioni su Inferno di Dan Brown. 
Faccio una piccola premessa.

Dan Brown è sbarcato in Italia con "Il codice Da Vinci" e una marea di polemiche legate a quanto egli racconta, a quello che dice per quanto riguarda l'arte, ma anche per quanto riguarda la religione. Onestamente non ho mai voluto "puntare il dito" contro Dan Brown, trovo sia un errore accusarlo di aver detto cose sbagliate, semmai bisogna preoccuparsi se ancora c'è gente che usa i romanzi come se fossero libri di storia. 

Se necessito di una lettura critica di Leonardo Da Vinci, di certo non vado a prendere Dan Brown, ma prendo un libro che tratta nello specifico di questo pittore, poi ne prendo un altro e un altro ancora, magari consulto studiosi che hanno posizioni differenti, per crearmi poi una mia idea, se voglio, su Leonardo Da Vinci. 
Che poi Dan Brown abbia detto: "Mi sono basato su teorie vere..." eccetera, eccetera, questo è un suo problema, il lettore deve sempre ricordarsi di una cosa: ha in mano un romanzo, al massimo può essere un punto d'ingresso nella storia dell'arte o nella Storia, quella con la S maiuscola, ma quello non è un trattato storico o artistico. All'inizio dei libri di Dan Brown, come accade all'inizio di molti romanzi, ci sono cinque, sei righe che dicono che i fatti narrati sono pura fantasia. 
Certo, forse se uno scrivesse un romanzo dove Cristoforo Colombo è sbarcato in Giappone invece che in America, potrebbero esserci dei problemi, per quanto tutti sappiano che è sbarcato in America, forse sarebbe meglio se lo scrittore si attenesse alle vicende della realtà, ma nulla vieta di rimescolare le carte. 
Mi fermo qui perché altrimenti non recensisco più inferno...e non va bene!

Inferno è l'ultima fatica di Dan Brown, un ottimo romanzo da ombrellone che io ho letto, per motivi di prezzo, in formato ebook. Onestamente non pensavo di leggerlo, mi ero fermata ad Angeli e Demoni, ho sempre apprezzato moltissimo lo stile di questo scrittore, scorrevole, affascinante, intrigato al punto giusto. Un'amica mi ha detto che lo stava leggendo, aggiungiamoci il fatto che io apprezzo quando gli scrittori stranieri scelgono di ambientare le loro vicende in Italia, insomma, queste due cose mi hanno fatto cliccare sul tasto acquista di Amazon.it.
Mentre lo scaricavo, a soli 9.90 euro, pensavo a quanto costi il cartaceo, 25 euro...tantissimo a parere mio per un libro! Certo è un bel volume, ma costa assai!! E' chiaro che Mondadori abbia voluto puntare sulla vendita dell'ebook, oltretutto è un libro che si presta visto che è parecchio spesso. Non so come siano andate le vendite, ma credo che in ben pochi abbiano accettato di investire così tanto per il cartaceo e soprattutto per un libro di Dan Brown, che nessuno vuole esporre in salotto, anzi, c'è chi si vergogna di averlo letto!
Appena ho cominciato questo libro sono stata subito trascinata nello stile di questo scrittore, unico e inconfondibile. La storia è molto semplice: il mitico professore Robert Langdon è stato ingaggiato per comprendere un arcano segreto che si cela dietro una serie di indizi tutti legati all'Inferno di Dante, con tanto di morti, inseguimenti e rischi di malattie gravissime che potrebbero sterminare parte del genere umano.

La ricetta di Dan Brown è sempre la solita, un morto all'inizio, un intrigato mistero da risolvere, una donna che accompagna Robert Langdon nel suo percorso, una città, Firenze in questo caso e aggiungerei senza anticipare troppo, non solo Firenze, un cattivo super cattivo con un piano iperdiabolico e tanta, tanta, tanta cultura. 
Un libro che ovviamente si presenta ben scritto, si divora davvero in pochi giorni, ma un libro con qualche piccolo neo.
Arrivata al 25% circa di lettura, mi sono ricordata di quanto sia anticlericale il personaggio di Langdon, che io identifico con Dan Brown e di quanto siamo stereotipati noi poveri Italiani! La storia è ambientata in Italia e possiamo renderci conto di come il nostro scrittore americano racconti a tutto il mondo che in Italia aleggia un odore di caffè. Ma!? Sta bene? Insomma, per Dan Brown gli Italiani sono tutti spaghetti, pizza, caffè, calcio e mandolino. Che fantasia. Fortuna che è un romanzo e quindi è un'opera di fantasia. 
Riguardo la questione dell'anticlericalismo, è una cosa che può urtare se si è credenti. Ha questa avversione contro la chiesa e le sue regole che quasi in alcuni punti risulta fastidiosa, ma raggiunge il suo apice alla fine del libro.

Mi spiace dovervi rivelare così tanto, anzi, se non lo avete letto vi consiglierei di chiudere qui, ma alla fine dell'intricato mistero, dopo aver setacciato Firenze sulle orme di Dante, dopo aver letto la divina commedia su iPhone chiesti in prestito davanti alla tomba di Beatrice (ditemi che l'ha pagato la Apple!), dopo aver avuto a che fare con una donna il cui QI supera quello di tanti geni, dopo aver scoperto che la donna a capo dell'organizzazione mondiale della Sanità è un bel peperino, si arriva alla fine. Scopriamo che il cattivo super cattivo, protetto da un'organizzazione segreta, è riuscito a creare un virus tremendo che ha liberato in una grotta sotterranea a Instambul, incrociando concerti di musica con Dante, si arriva al punto in cui tutte le cose tornano e in cui io mi sono detta: Oddio che visione triste.

Vi spiego, che è meglio.

Il cattivo super cattivo, detto anche Zobrist, è un genetista, è convinto che la popolazione della Terra sta crescendo all'impazzata, una volta c'erano le pestilenze che servivano a decimare la popolazione ed erano perfette per evitare una sovrappopolazione del pianeta, oggi invece si va verso l'autodistruzione. Verrà un giorno in cui non ci sarà cibo per tutti. Egli propone questa teoria, che io ho veramente reso in modo spicciolo, a Elizabeth Sinskey, la donna a capo dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. Questa non è assolutamente convinta di quanto dice Zobrist. Lui però decide di agire a prescindere dalla volontà di questa donna e architetta un piano per liberare qualcosa che causerà una decimazione della popolazione.
Ammetto che sul subito ho pensato a una nuova peste, visto che la maschera del medico della peste del medioevo viene stracitata, poi la maschera di Dante assume un ruolo davvero importante nel romanzo, ma la cosa più ovvia non è quella giusta se lo scrittore è bravo.
Infatti Dan Brown riesce a trascinarti bene nella vicenda, regge la storia, costruisce una bella trama fitta che ti porta  a scoprire che cavolo si è inventato Zobrist. Lo scopriamo e rimaniamo a bocca asciutta. Diciamo che ad un certo punto si capisce che cosa si è inventato il cattivone, ma uno non vuole crederci perché è tremendo!

Praticamente Zobrist ha inventato una specie di virus passivo che non dà sintomi, ma che renderà sterile un determinato numero di uomini, non permettendo a tutti di procreare e quindi mantenendo così sotto controllo il numero di persone presenti sul pianeta.
Si può essere d'accordo o meno. Nel mio "Inferno" ideale io avrei proposto all'Organizzazione Mondiale della Sanità di cercare un antidoto, perché non concepisco questa logica del contenere la popolazione mondiale. Personalmente vedo ogni giorno che nel nostro mondo viene sprecato talmente tanto cibo che il terzo mondo potrebbe vivere molto meglio, per non parlare di un'educazione sessuale fatta in modo sensato verso i paesi che ancora non sono sviluppati. E qui non stiamo parlando di "preservativo sì/preservativo no", c'è un discorso etico ed educativo più ampio da fare in questi casi. Inferno finisce con l'accettazione da parte di Elizabeth di questa teoria di Zobrist, aiutata anche dalla donna con il QI supersonico, Sienna Brooks che ha visto le popolazioni povere da vicino e ha capito che non si può aiutare tutti nel mondo.
Praticamente Inferno è un libro dove alla fine si fanno male in pochi, il cattivo super cattivo vince e i buoni alla fine dicono: "Toh guarda, tutto sommato aveva anche ragione". Non so, io ho percepito questo. 
Non voglio tediarvi eccessivamente, il post si sta allungando oltre ogni previsione.
Concludo dicendo che, finale a parte, il libro si fa leggere in modo piacevole, ottimo libro da ombrellone, libro da prendere con le pinze, ricordatevi che è pur sempre un libro e non un trattato scientifico. Apprezzabile tutto il lavoro fatto su Dante, apprezzamento di tipo fanatico e non da studiosa. Non so se sia tutto corretto.


VOTO:
e mezzo!

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