I 6 novembre 2015 uscirà negli usa il nuovissimo film dei Peanuts! Alzi la mano chi non ama questi personaggi meravigliosi e così filosofici che hanno sicuramente portato il buonumore nelle vostre giornate!
Ebbene, non vedo mani alzate...e per fortuna!
Proprio ieri nel web, in particolare io l'ho vista su Il Post.it, ha iniziato a circolare la locandina del film che è a dir poco stupenda!
Spero la mettano presto in commercio perché è davvero carina da vedere!
Non lo pensate anche voi?
A me verrebbe già voglia di dedicarle una parete di casa...
Buona dispersione nella "meravigliosità" di questa locandina!
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sabato 6 giugno 2015
venerdì 18 aprile 2014
La filosofia di Tippete #BIT
Oggi pensavo: conoscete anche voi la gente che parla a vanvera? Quelli che non hanno assolutamente nulla da dire, che allungano ogni discorso a livelli estremi senza fondamentalmente dire nulla. Li conoscete?
Io personalmente non li sopporto.
Non li sopporto perché li ritengo una perdita di tempo in versione Sapiens Sapiens POCO Sapiens. Come diceva Tippete in Bambi: se non sai che cosa dire, è meglio che non dici niente.
Tutti hanno qualcosa da dire, o meglio lo credono, poi da quando c'è Facebook c'è gente che ha anche troppo da dire e dovrebbe imparare a contenersi. Posso dire cosa hanno fatto certi miei amici di Facebook durante tutta la giornata, perché questi non hanno più in mente qual è la linea di demarcazione che separa il mondo reale dal web.
Ho visto coppie lasciarsi su Facebook e altri mettersi insieme. Dilettanti quelli che flirtano solo su Facebook.
Ho visto gente chiedere consigli quando stava male: non si andava dal medico una volta?
Ho visto gente pubblicare foto che personalmente poteva tenersi per sè.
Ho visto gente raccontare le proprie vacanze secondo dopo secondo, bevuta dopo bevuta, sbornia dopo sbornia, a guardare bene si vedeva l'alcol trasudare dalle lettere degli stati pubblicati.
Ho visto gente insultare altra gente su Facebook.
Ho visto gente dichiarare guerra al mondo attraverso Facebook. E qui ci spendo due parole. La domanda è: cos'avrebbero fatto Spartaco, Attila, Nerone, Cesare con Facebook? Sarebbe interessante. Nerone per esempio avrebbe proposto di inserire il tasto: "BRUCIA" al posto di Mi piace, variazione che personalmente avrei utilizzato rischiando quasi di abusarne in alcuni casi. Sapete quanti "Brucia" al giorno regalerei? Caspita! Che pensiero cattivo. Ma credo di non essere la sola a pensarlo.
In qualsiasi caso nell'utilizzare i social è bene fare propria la filosofia di Tippete: quando non sai che cosa dire, è meglio che non dici niente! E buona giornata!
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sabato 5 aprile 2014
Be DIVERGENT!
Questa settimana la mia lista dei libri da leggere si è allungata di un pezzettino, con una saga che in questo momento è sotto gli occhi di tutti grazie all'uscita del film del primo capitolo: Divergent.
Editi da DeAgostini, i libri sono stati scritti da Veronica Roth e vi assicuro che mi ispirano proprio tanto, tanto, tanto!
In rete le recensioni sono molto buone, dicono sia ben scritto e coinvolgente quasi quanto gli Hunger Games...e pure le copertine gli assomigliano molto!
E voi li conoscete?
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mercoledì 2 aprile 2014
Buongiorno in Technicolor #7
Ieri sera...pensavo. E pensavo al Pensatoio di Albus Silente. Chiedo scusa per il giro di parole, ma mi sono dispersa nel mondo di Harry Potter e a quella fantastica bacinella che Silente usava per rivedere i ricordi e per farli conoscere ad Harry. Lontano anni luce dal pensatoio come lo intendo io, ovvero come luogo dove pensare e creare.
Sono convinta che tutti noi abbiamo un luogo prediletto dove creiamo. Una stanza della casa, uno spazio all'aperto... Personalmente io creo e mi invento le cose migliori sotto la doccia, in bagno. Credo che il bagno sia un luogo con grandi potenzialità, la maggior parte delle volte che mi soffermo davanti allo specchio, mi perdo in mille pensieri, quando faccio la doccia penso alle cose da fare e trovo soluzioni. Ebbene sì, io sotto la doccia non canto, a meno che non ci sia Spotify a palla.
Molti poi definiscono "pensatoio" il tronetto che tutti noi abbiamo in bagno, quella sedia sulla quale chiunque può sentirsi un Re.
Scherzi a parte, penso che il bagno sia un luogo ottimo per pensare perché è il luogo dove effettivamente siamo soli o cerchiamo di esserlo, è il nostro momento privato dove possiamo davvero fantasticare, creare, riflettere. Nel film The Truman Show, Truman e l'amico si trovano una sera e tra una birra e l'altra l'amico confida a Truman che spesso quando si siede sul wc sogna di essere intervistato. Ora, non fate i puritani: ditemi se anche voi non avete provato a tenere una conferenza stampa mentre eravate in bagno, ditemi se non avete mai immaginato di fare il discorso del secolo davanti allo specchio. Se la vostra risposta è "No": non ci credo! E in qualsiasi caso, mentre meditate, vi auguro buona giornata!
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sabato 28 dicembre 2013
Quando ero studente...Bilancio 2013
"Ormai sto invecchiando.
Mi sono resa conto che da un po' di tempo a questa parte utilizzo frasi come "Quando ero studente...", "Quando studiavo...". Sì, ora lavoro...ma non è che siano passati millemila anni dal giorno in cui il mio status di studente si è trasformato in quello di lavoratore (lavoratrice!). Eppure ogni tanto mi escono queste perle di saggezza.
Sarà colpa dei tupperware?
La cosa peggiore è che quando si è studenti non si vede l'ora di iniziare a lavorare per "guadagnare dei soldi", quando si lavora si rimpiangono gli anni in cui si era studenti e ci si poteva permettere quella fantastica cosa denominata: "Orario flessibile". Quando esisteva il giorno libero che era un surplus rispetto al weekend, quando al pomeriggio andavi in torteria con le amiche e facevi il pomeriggio shopping per i saldi.
Quando giravi tutte le Feltrinelli di Torino e poi tutte le Sephora e gli altri negozi che li allontanavano gli uni dagli altri.
Quando uno lavora non è più padrone del proprio tempo, nel senso che sai per certo che quelle 8 ore al giorno sei là, in ufficio. Quando studi il tempo è in autogestione, obbligo di frequenza o meno.
Quando si lavora manca il tempo libero, è sempre meno, si esce alle 18 e in un batter d'occhio tra cena e doccia è ora di andare a dormire.
Ma quanti "quando" ho usato?
Chiedo venia.
Con questo non voglio dire che "odio lavorare" non fraintendetemi! Anzi, mi ritengo una persona molto fortunata a lavorare in questo periodo difficile, semplicemente riflettevo su come sia effettivamente cambiata la mia vita. Forse ve ne sarete accorti anche dal cambiamento di ritmo del mio blog, prima leggevo molto di più, scrivevo molto più spesso, ora sono latitante e tendo a ripetere le stesse cose."
Durante queste vacanze di Natale, dopo aver riletto queste poche righe qui sopra, sto un po' facendo il bilancio del 2013. Anno della mia laurea magistrale e anno in cui ho iniziato a conoscere il mondo del lavoro.
Ho letto molti meno libri, ho scritto molti meno post, ho visto molti meno film.
Ho capito chiaramente che i ritmi sono cambiati, devo un po' riuscire a prendere il ritmo giusto per riuscire a incastrare tutte le attività che mi hanno sempre "riempito" la giornata. Non posso vivere senza libri e film, questo è chiaro, anche se dovessi fare uno dei lavori più tristi e brutti del mondo, la mia vita deve essere arricchita dalla cultura, dai momenti di svago e dalle persone. Fagocito minuti e minuti di video su youtube, da quando hanno "liberalizzato" Spotify le mie giornate hanno una colonna sonora e poi i blog degli amici e delle persone sconosciute e ArtInTime, a tutto questo vanno aggiunte le chiacchierate con gli amici, le apericene, le passeggiate a Torino, i film al cinema e le conversazioni su whats app fino a tarda notte....
Queste sono un po' le mie giornate, sono gli ingredienti che "piacciono a me", sono i pastelli che uso per colorare le ore e i minuti che passano.
Purtroppo non riesco a fare disegni che contengano tutti i colori, non riesco a fare tutto tutti i giorni, ma cerco di impegnarmi il più possibile...nei limiti del possibile.
In ritardo vi auguro Buon Natale e Buone feste, a voi che mi seguite sempre e che siete fedeli anche se io ogni tanto ho un po' accantonato il blog.
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sabato 7 dicembre 2013
Dei calzini e degli elfi
Questa passerà alla storia come "La settimana dei calzini". Arrivata domenica sera a Torino ho sistemato i calzini riposti in fretta e furia nel cassetto la scorsa settimana e, nell'accoppiarli, come mamma ha insegnato, scopro che uno è spaiato. Ha inizio così la mia odissea.
Nella mia fantastica cassettiera Kullen di Ikea, sembra non ci sia. Provo a togliere i cassetti, ma la Kullen giustamente mi fa capire che se non fosse per i cassetti non starebbe insieme: ergo non si possono togliere. Infondo non ha un fondo (che pensiero ridondante), insomma sto calzino o è nel cassetto o è per terra, non essendoci in nessuno dei due luoghi, ho abbandonato la Kullen a se stessa e ho provato a cercarlo nella lavatrice. Proprio la settimana scorsa ho abbandonato lì dentro un asciugamano poi rinvenuto dalla mia coinquilina.
Lavatrice vuota.
Insomma sto calzino sembra si sia volatilizzato, puff...svanito nel nulla.
Domenica sera faccio una lavatrice. La stendo lunedì mattina, raccolgo i panni asciutti lunedì sera...e scopro che mi manca un altro calzino. E che cavolo!
Cerca di qui, cerca di là, lo trovo dopo qualche giorno sul balcone, di fianco allo sgabiotto della lavatrice, pronto per essere rilavato. Viva i balconi di pietra!
Tra un calzino e l'altro ho avuto un po' di tempo per fare qualche investimento su A-m-a-z-o-n!
Facciamo la lista!
Libri:
- Il richiamo del cuculo di Robert Galbraith, al secolo J.K. Rowling
- Sono graditi visi sorridenti, di Franco e Andrea
Mentre per quanto riguarda i dvd ho preso:
- Midnight in Paris di Woody Allen
- Woody, il documentario su Woody Allen
- The Story of Film di Mark Cousins
Insomma, ne avrò per un bel po', sia da leggere che da vedere...e non vedo l'ora!
Non felice poi di quello che avevo preso, mentre tornavo dal lavoro con il pacco Amazon, mi sono fermata in un negozio che si trova su via San Massimo a Torino, un luogo delizioso e così...meravigliosamente ricco di dvd introvabili. Si chiama Il posto delle fragole, come il celebre e bellissimo film di Bergman. Sono entrata e...ho deciso di arricchire la mia collezione con ben tre altri dvd di cinema Classico:
- Febbre di vivere
- Falena d'argento
- La gardenia blu
Vi farò sapere qualcosa anche su questi!
Due parole sul negozietto. Ci passo davanti tutti i giorni quando vado e torno dal lavoro, la zona di via San Massimo e via Mazzini a Torino è molto carina, è ricca di negozi particolari, di designer e cose sfiziose, tra questi c'è anche la galleria Square 23. Poco più avanti, andando verso Corso Vittorio, c'è Il posto delle fragole. Non balza subito all'occhio e solitamente questo succede con i negozietti davvero interessanti. La ragazza alla cassa è davvero un'esperta di cinema, ve lo consiglio! Inoltre se non trovate il film che fa al caso vostro, ve lo prenota senza problemi e così anche per i libri che parlano di cinema, fateci un salto se potete e seguitela qui su Facebook!
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domenica 15 settembre 2013
Come quando fuori piove
Questa domenica è stata allucinante. Pioggia, freddo, un ottimo modo per salutare il caldo e l'estate e dare il benvenuto...all'autunno.
Contrariamente a quanto vi ho scritto la settimana scorsa, sono a Torino anche stasera, domenica, io, il pc e la tv. E...Becoming Jane che (mentre sto pigiando i tasti per il post) deve ancora cominciare.
Beh, Jane ha proprio deciso di accompagnare le mie domeniche sera Torinesi e il film di questa sera è davvero stupendo, amo James McAvoy! E' sicuramente nella rosa dei beati dei miei attori preferiti e in questo film è impossibile non innamorarsene.
A parte questo, voglio dirvi che questa settimana nella mia libreria ci saranno due new entry: il nuovo libro di Silvia Avallone che si chiama Marina Bellezza (il primo, Acciaio, è uno dei primi che ho recensito sul mio blog!!) ed uscirà il 18 settembre e poi...ieri sera ho visto Mood Indigo, La schiuma dei giorni e sono rimasta estasiata! Quindi devo e sottolineo devo leggere assolutamente leggere La schiuma dei giorni di Boris Vian che mi hanno già detto che è stupendamente stupendo, un libro da non perdere e bla bla bla.
Mentre pigio i tasti, Becoming Jane è iniziato...e non posso perdermelo assolutamente.
Quindi vi lascio due foto delle copertine dei due libri e vi auguro una buona serata. Intanto fuori ha finito di piovere e spero di risvegliarmi domani mattina con il sole!
Alla prossima, cari e fedeli lettori!
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Prossimamente in lettura...
martedì 27 agosto 2013
Miele di Ian McEwan: recensione!
Avevo in lista questo libro da mesi e a dire il vero l'ho già finito da qualche settimana, ho voluto farlo sedimentare perché volevo capire effettivamente se mi era piaciuto o meno.
Ho letto pareri molto discordanti su Miele di McEwan, c'è chi lo ha amato e chi lo ha odiato. E io dove mi colloco?
Abbiate pazienza, facciamo un salto nel passato, nel mio passato.

Avevo avuto l'esperienza-Pennac, ovvero avevo letto i libri per ragazzi e poi ero rimasta meravigliosamente sconvolta dal suo stile secco e allo stesso tempo concitato che utilizzava nei libri con il signor Malaussene.
Pennac è un genio, riesce a scrivere con voci differenti a seconda delle persone alle quali è rivolto il romanzo. Speranzosa di ritrovare lo stesso genio in McEwan, dopo aver visto Espiazione, ho deciso che avrei dovuto leggere assolutamente il libro.
Disastro e non so nemmeno come sia avvenuto!
Ero letteralmente "presa bene" dallo stile di McEwan, avevo consigliato il libro a millemila persone prima ancora di finirlo e poi? Non so cosa sia successo. La definirei una sbandata, non so. Sta di fatto che ho abbandonato la lettura di Espiazione a metà libro. Vi prego di non farlo, perché questo romanzo non lo merita affatto! Non so cosa mi sia successo, soprattutto come sia possibile che non sia ancora riuscita a recuperarlo! Espiazione giace fermo sulla mia libreria da tempo, ma la cosa che più mi infastidisce è che non so spiegarmi il perché. E' passato molto tempo ormai dal giorno in cui ho riposto espiazione sulla libreria, quasi dimenticandolo, ma restando allo stesso tempo innamorata del film, tanto da vederlo, rivederlo e consigliarlo a tutti.
Il tempo passa ed esce Miele. Incuriosita da questo nuovo romanzo mi sono trattenuta dal leggerlo. Avevo quasi paura di affrontare nuovamente questo scrittore. Temevo di non riuscire a leggerlo, di abbandonarlo nuovamente. Da quel momento è trascorso un anno circa e dopo una gita serale in libreria trovo un libro, "Come leggere uno scrittore". McEwan è tra quelli nominati, capisco che devo leggerlo assolutamente. Dalla sera alla mattina ho preso una decisione: devo leggere un libro di McEwan, quale? La risposta non tarda ad arrivare: Miele.
Mi tuffo letteralmente nella lettura obbligandomi a finirlo.
E....che tuffo!
Sono, come vi dicevo poco fa, rimasta estasiata, affascinata, impressionata da McEwan, mi sono innamorata del suo stile, del suo modo di costruire la trama.
Serena è figlia di un vescovo, laureata in matematica, obbligata dalla madre ad approcciare una carriera scientifica a discapito dei suoi sogni che l'avrebbero indirizzata verso studi umanistici. E' una ragazza giovane, che fin da quando era piccola ama leggere i libri. L'Intelligence decide di arruolarla e di farla lavorare al progetto Miele, che le richiederà di avvicinare lo scrittore Tom Haley e di assoldarlo segretamente per farlo scrivere riguardo la causa dell'Occidente.
Detta così la trama forse non ha niente di che, non sembra essere quella gran genialata o quella trovata pazzesca degna di un nobel. Eppure le emozioni che McEwan regala durante la lettura sono uniche. Il personaggio di Serena è costruito magistralmente, è apatica, non la si ama nè la si odia, sembra una specie di rapporto oggettivo, un report di un'attività, una donna quasi monotona e anche i suoi colpi di testa sembrano rientrare all'interno di un calcolo matematico, quella stessa matematica che lei rifugge ma che in realtà è parte integrante della sua vita. Una donna incapace di amare, incapace di vivere, brava a divorare libri ma nemmeno di grande qualità, romanzucoli acquistati per pochi soldi nelle librerie.
Accanto a lei poi ruotano altri personaggi che noi conosciamo dalla sua voce narrante, il libro infatti è scritto in prima persona e tutta la storia viene filtrata dagli occhi di Serena.
Tom Haley poi...vi stupirà, un personaggio davvero interessante, con una personalità che non riuscirete bene a inquadrare fino alla fine.
Da un certo punto del romanzo in poi comincia quella che io definirei la corsa finale, quelle cinquanta pagine nelle quali si scoprono molte delle verità del libro, vengono rivelati aspetti che prima non avevamo nemmeno lontanamente immaginato.
Una corsa finale che ha il sapore dei 400 colpi, della libertà, della purificazione, una corsa che porta alla confessione delle verità nascoste che molti personaggi portavano con sè.
Fondamentalmente non si sa mai dove McEwan voglia andare a parare, non si può immaginare cosa accadrà dopo. Mc Ewan non delude, bisogna solo stare al gioco e attendere con calma.
Spero di riuscire presto a riprendere in mano Espiazione, credo che sia arrivato il momento giusto.
venerdì 5 luglio 2013
L'uomo d'acciaio - Man of Steel: recensione!
Una parola: delusione. Sì, credo sia questa l'espressione più adatta per descrivere il mio stato d'animo post visione del nuovo Superman, oh scusate, L'uomo d'acciaio.
Speravo nel filmone DC che mi avrebbe appassionata a questo personaggio.
Speravo di
trovare una storia avvincente.
Speravo.
Poi l'ho guardato.
Comincia con un parto, la madre naturale di Kal-El lo sta mettendo al mondo, i bambini su Krypton non nascono in modo naturale da anni e anni. Quel bambino nasce in un momento tragico, sono gli ultimi giorni di Krypton, ecco perché una madre un padre si vedono costretti ad allontanarlo da loro e a mandarlo sulla Terra. Fino a qui niente di nuovo. I cattivi-super-cattivi capitanati da Zod ci sono, si fanno il loro millennio (?) sabbatico in un buco nero e poi risbucano sulla terra quando Superman ha 33 anni. E già qui casca l'asino. Anzi, il supereroe.
33 anni. Chi altro si immolava a 33 anni? Ora, non voglio scandalizzare i cattolici benpensanti, perché io per prima sono credente, ma non è la mia fede ad avermi fatto fare quest'associazione. Un sacco di critici lo hanno detto e scritto.
Insomma: Superman diventa Superman a 33 anni. Molto bene.
Incontra il padre in una navicella nascosta sotto una montagna ben 20.000 anni fa. Il tutto era ovviamente stato scoperto dall'esercito americano che aveva già messo il luogo sotto isolamento e ri-ovviamente nello stesso luogo c'è anche Lois. Molto bene. Dopo parliamo di Lois.
Torniamo alla navicella.
Sta cosa nascosta sotto la montagna nasconde il fantasma di Jor-El il babbo di Kal-El-che-bel! (Scusatemi!). Insomma il fantasma, che è ovviamente (abuserò di questa parola, sappiatelo) più figo di quello del babbo di Amleto, è lì grazie a una fantastica penna usb, o un suo prototipo kryptoniano su cui c'è stampata la S, Clark/Kal conosce così suo padre e conosce il suo simbolo: la famosa S che significa SPERANZA. Perché su Krypton la parola speranza comincia con S, come in Italia, figo no? No, perché quella simpaticona di Lois, che onestamente temevo si mettesse a cantare qualcosa in stile Enchanted, gli fa notare che sulla Terra quella è una S: "Da noi è una esse!". Bravissima, nobel al dialoghista per questa battuta.
Insomma Superman trova simbolo, costume e spasimante da salvare, si perché Lois in tutto il film è buona solo a fare danni e a farsi salvare all'ultimo da Superman. Ovviamente.
La storia prosegue, c'è una bella dose di flashback dove scopriamo che Kevin Kostner è il padre putativo di Kal-el e ha chiamato il figlio Clark che di cognome fa Kent e abitano tutti insieme appassionatamente in una fattoria nel Kansas, hanno un cane di nome Pippo e quando c'è l'arcobaleno cantano "Somewhere over the rainbow..." e ovviamente odiano i tornado.
(Tagliate il pezzo di Somewhere...)
I tornado Anzi, il tornado e il cane, che non si chiama Pippo. Scena: la famiglia Kent è sul tipico mezzo di trasporto del Kansas (pickup) e mentre sono in coda (famoso traffico della campagna del Kansas) arriva un tornado. E fino a qui, cioè fino al tornado, ci crediamo pure noi. Cosa succede a questo punto?
Ovviamente tutti fuggono dalle loro auto e si mettono al riparo 3 metri prima dove c'è un ponte, che prima non c'era. Però...il cane! Il povero, piccolo cane rimane in macchina. Ora va bene che ci spiace che gli animali soffrano, ma sta scena è penosa. Mr Kent va a prendere il cane, ovviamente sulla macchina è caduto un catorcio trasportato dal tornado e non è la casa di Dorothy, la macchina si "smaciulla", ma è il padre di Clark, salva il cane, esce e...fissa il figlio. Non corre, no, gli dice che non vuole essere salvato, deve lasciare che gli eventi abbiano il loro corso. Tre minuti in cui tu dici: "Cavolo, corri e salvati!". No. In tre minuti Clark capisce il perché della sua esistenza, mentre lo spettatore manda a stendere gli sceneggiatori. Ovviamente sono scelte.
La storia prosegue, i cattivoni ormai hanno trovato la retta via e sono usciti dal buco nero, si sono decongelati e vogliono Kal-El-quanto-sei-bel!
Sono disposti a tutto perché dentro di lui Lui-Jo ha depositato gli schizzi per la nuova collezione moda estate 2014.....oh no, scusate Jor-El ha codificato il DNA di tutti gli abitanti di Krypton (fotogramma di globuli rossi...). Kal-El doveva essere il tramite tra le due razze: i kryptoniani e gli umani: cheffigata!
Zod-il-cattivo, che vuole ovviamente conquistare il mondo e farne quello che vuole lui, vuole prendere Superman per questo benedetto DNA. Superman però tra un salvataggio della madre, della fidanzata cretina, una distruzione di mezza città e di una industria che sembrava la cugina di una centrale nucleare, ha capito come risolvere la situazione. Aggiungerei: ovviamente!
Dimenticavo, in mezzo al caos ovviamente era stato coinvolto anche l'esercito americano.
Per farla breve (che sennò sto post diventa un poema) Superman esclama una cosa tipo: "la navetta con cui sono arrivato utilizza la propulsione fantasma che è la stessa che usa il nostro super nemico, quindi se noi mettiamo una navetta contro l'altra, generiamo un buco nero dove far finire dentro quei cattivoni dei kryptoniani e io vinco!" E tu non fai in tempo a dire: "Da dove gli è uscita?" che il militare-capo accetta la proposta e lui ammiccante dice a Lois di allontanarsi un "pochino" perché deve alzarsi in volo. Ovviamente.
Da qui in avanti, gli ultimi 30 minuti di film sono la fiera delle battute.
Tra le tante è bene ricordare:
Lois: "Sai, dicono che dopo il primo bacio è tutto in discesa"
ClarkSuperman: "Sicuramente vale solo quando baci un umano"
Le esperienze di Clark!
E ancora:
Clark/Superman: "Tu sei un mostro Zod!"
Che prosegue con un "E io ti fermerò!"
Per concludere con:
Zod: "Può finire solo in due modi Kal, o con la mia morte o con la tua!"
Ovviamente.
La fiera dell'ovvio.
Insomma, tra battute ovvie e ovviamente vari si arriva alla fine quando Zod ovviamente perde, la città viene ovviamente demolita, gusto autodistruttivo degli americani, e ovviamente Superman si allea con l'esercito americano.
Finalmente dulcis in FINDUS dopo 130 minuti di ovviamente...Clark torna con la madre sulla tomba del padre. Ovviamente in questi luoghi si svolgono i discorsi della vita.
"Cosa farai ora?" domanda in soldoni la madre.
"Un lavoro che mi permetta di tenere le orecchie ben aperte" risponde Superman.
Ovvero?
Cioè lo so che fa il giornalista, ma con un movimento di camera studiato ad hoc arriviamo in ufficio al Daily Planet, vediamo il viscido collega di Lois provarci con lei e poi Clark in giacca, cravatta e occhiali. Ovviamente ci sarà un sequel e forse si cambierà nella cabina telefonica.
L'unica cosa che ha capito Superman in questo film...è che le mutande deve metterle sotto il costume.
Ovviamente non mi è piaciuto molto. Spero che a voi sia andata meglio.
Ovviamente siete liberi di commentare, nel bene e nel male.
Scusate la mia ovvia prolissità e ovviamente ci si dà appuntamento al prossimo post.
P.S. So che Clark Kent abita nel Kansas, non vorrei mai che qualcuno mi prenda per pazza. Solo che potevano fare un bel film, invece hanno preso un pacchetto di stereotipi e lo hanno riversato in una sceneggiatura e quindi in un film. Tutto sommato mi spiace. Solo che...è davvero difficile dire che sia un buon lavoro. Per lo meno...dal mio punto di vista, ovviamente!
P.S. So che Clark Kent abita nel Kansas, non vorrei mai che qualcuno mi prenda per pazza. Solo che potevano fare un bel film, invece hanno preso un pacchetto di stereotipi e lo hanno riversato in una sceneggiatura e quindi in un film. Tutto sommato mi spiace. Solo che...è davvero difficile dire che sia un buon lavoro. Per lo meno...dal mio punto di vista, ovviamente!
lunedì 1 luglio 2013
Kate e Leopold: recensione (con riflessione)!
N.B. Quella che state per leggere non è propriamente una recensione, forse dovrebbe essere etichettata come riflessione, ma poiché le parole qui spese potrebbero divenire un mezzo per farvi o meno vedere questo film, ho scelto di etichettarlo come recensione. Spero di non aver leso la sensibilità di nessuno, o comunque sia di coloro i quali cercavano una recensione vera e propria di questo film.
Si sa che durante il periodo estivo vengono riesumati i migliori film che hanno fatto la storia del cinema-che-non-vede-nessuno, o del cinema-che-vedono-le-casalinghe. Ieri sera su RaiMovie c'era Kate e Leopold.
Premesso che io non ho una grande ammirazione per Meg Ryan, adoro invece (e come si può non adorarlo?) il bellissimo e versatilissimo Hugh Jackman.
Kate e Leopold è un film un po' datato (del 2001), ottimo appunto per la programmazione estiva, eppure nel riguardarlo mi sono detta: "Ma tu guarda!".
Dato che guardo film altamente culturali (ma quando mai?) mi sono resa conto di come Kate e Leopold abbia influenzato qualche film successivo...è impossibile non rivedere questo film in alcune scene di Come d'Incanto, oppure non rivedere citazioni da L'uomo che viaggiò nel futuro o Ritorno al Futuro in Kate e Leopold, oltre alla solita storia d'amore di base che è il filone principale del film.
Non è una pellicola imperdibile, la presenza di Hugh rappresenta sicuramente un valore aggiunto, eppure ci sono quelle due o tre perle, servite al momento giusto che fanno riflettere. A parte i riferimenti e le influenze cinematografiche, Kate e Leopold è l'ennesima riflessione sull'amore, su come sia cambiato, su come siano cambiati gli uomini. Ed è qui che ha origine la mia riflessione. Leopold dirà ad un certo punto, dopo aver scoperto come funziona il mondo pubblicitario: "Avete ogni agiatezza ma non avete tempo per l'integrità!". Di-a-mi-ne! Scusate il gergo, ma caspita, questo film del 2001 mi fa proprio esclamare: "Hai ragione!".
Insomma, guardiamoci intorno! Abbiamo pc, smartphone, tablet, notebook, netbook, ereader, millemila oggetti che iniziano con I e seguono con phone, pad, pod e piripicchio e piripacchio, eppure...eppure non sappiamo più cosa sono i sentimenti, non riusciamo a capire quale sia la vita vera e quale quella cibernetica, non riusciamo a stringere legami solidi, siamo incapaci di fidarci delle persone, siamo disposti a tutto pur di avere quei dannati cinque minuti di celebrità. Kate è una così, vende margarina scadente perché nella vita bisogna anche lavorare per i cattivi, bisogna fare cose che non piacciono, insomma...si deve scendere a compromessi se si vuole fare carriera.
Questa teoria ce la siamo creata noi uomini giorno dopo giorno, vaffa** dopo vaffa**, non era scritto nel regolamento della vita! Come al solito gli uomini sono stati bravissimi a prendere ogni giorno in mano un badile e a scavarsi la fossa. Possiamo sentire un amico che abita in Giappone nel giro di pochi secondi, ma fatichiamo a parlare con il vicino di casa. Anzi, a volte non lo salutiamo nemmeno.
Abito in appartamento a Torino da gennaio e...quanto è difficile farsi salutare! Non voglio dire di essere perfetta, ma il mio carattere mi porta a parlare anche con i muri, raramente faccio un giro in centro e non mi fermo a parlare con nessuno. Avrò dei problemi? Non so. So solo che dove abito non tutti hanno la sana abitudine di salutare. Alcuni a volte si prendono male se gli dico: "Buongiorno!" oppure: "Buonasera!". Non è che bisogna essere come Truman, però...non fa parte dell'educazione "salutare le persone"?
Poi se usi lo stratagemma saluto+sorriso...la giornata prende tutta un'altra piega.
Ma torniamo alla frase di Leopold.
L'integrità. Mamma mia, bisognerebbe scrivere una Treccani su questa parola. Cos'è oggi e soprattutto dov'è finita?
E' difficile darne una definizione, si potrebbe partire dal "parcheggiare dentro le righe", al "non tradire il ragazzo/la ragazza", fino a "non venderti in cambio di un posto di lavoro", e su quest'ultimo punto, le parole da spendere sarebbero molte.
L'integrità poi passa anche dai blog. E forse su questo punto potrei soffermarmi un po' di più. Non copiare, non scopiazzare, non insultare, non vendersi per un libro...ma, un momento: non è che l'integrità abbia a che fare anche con il rispetto degli altri?
Da una massima di Leopold ecco che giungo ad altre due massime:
La mia libertà finisce dove comincia la vostra (M.L.King)
Non sono d'accordo con te, ma darei la vita per consentirti di esprimere le tue idee. (Voltaire)
Caspita! Questo sì che è rispettare gli altri! Troppo spesso ci troviamo a coltivare solo il nostro piccolo orticello, senza curarci del vicino, senza preoccuparci degli altri. Forse dovremmo alzare la testa, guardare oltre il nostro naso, dimenticarci a volte del nostro orto oppure unirlo a quello degli altri, unire le forze. Qualche giorno fa ho pubblicato un post che tra le varie cose nominava la crisi. Beh, la mancanza di integrità non aiuta di certo ad uscire dalla crisi! Anzi!
E allora, nella ricetta per sopravvivere, oltre al coraggio, servono degli occhiali che ci facciano vedere gli altri e i loro bisogni e poi l'integrità. Mi sorprende che un film apparentemente poco importante, racchiuda in sé un messaggio così forte. Certo, non sempre è semplice scegliere a favore dell'integrità, ma una scelta c'è sempre. La domanda, che poi è la stessa che spinge Kate nel film, è: cosa sei disposto a perdere?
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giovedì 13 giugno 2013
Reality di Matteo Garrone: recensione!
So che non è appena uscito, so perfettamente che questo film avrei dovuto vederlo tempo fa, ma purtroppo me lo sono perso per strada. Sono finalmente riuscita a rimediare!
Reality è film intelligente, che mi fa dire: Questa è l'Italia che mi piace! Attenzione, non mi piace assolutamente l'Italia che racconta, ma apprezzo moltissimo il modo scelto da Garrone per raccontare quel che non è bello nel nostro paese.
L'intera storia è incentrata su Luciano, pescivendolo di professione e truffatore nel tempo libero. Sposato con tre figli, è un po' il comico della famiglia e proprio questo suo modo di fare lo fa diventare un personaggio nel suo quartiere. Tutti i suoi parenti glielo dicono: "Tu dovresti fare il Grande Fratello!". Ridendo e scherzando i provini del Grande Fratello arrivano nel centro commerciale, la figlia più piccola di Luciano telefona al padre e gli chiede di raggiungerla per fare un provino. Luciano arriva tardi, ormai i provini sono finiti, ma il divo del Grande Fratello, conosciuto precedentemente a un matrimonio, lo aiuta e riesce comunque a farglielo ottenere.
Da qui in avanti la vita di Luciano cambia e viene vissuta tutta in funzione di questo provino, la sua vita diviene un Grande Fratello, crede che gli organizzatori del programma inizino a seguirlo, a controllarlo per vedere la sua condotta.
Una storia davvero notevole, ma dal gusto tremendamente amaro, una storia ahimè specchio della nostra Piccola Grande Italia. Fin dalle prime scene ci rendiamo conto quanto sia importante l'apparenza per queste famiglie. Si comincia con un matrimonio sfarzoso in una tenuta da sogno, gli abiti sono ricchi di lustrini, hanno dei toni molto accesi, al termine della giornata la famiglia torna a casa, in un labirintico rudere su più piani, dove il disabile deve essere portato in spalla fino al piano dove abita, dove le camere sono fatiscenti e stridono con gli abiti del matrimonio. Smessi quelli la bellezza svanisce, si torna alla quotidianità, si smette la maschera. Proprio la tematica della maschera viene portata in scena dallo stesso Luciano, al matrimonio infatti si traveste da donna e impersona così una Drag Queen, il suo volto è irriconoscibile, nascosto da strati di cerone. Tutto il film poi è una maschera, la vita di Luciano viene influenzata da questo Grande Fratello, cerca di modificare i comportamenti, arriva a regalare i mobili ai più poveri pur di farsi, secondo i suoi ragionamenti, notare dalla produzione.
Il Grande Fratello sembra l'unica ragione di vita non solo per Luciano, ma anche per chi gli sta attorno, sono i figli e i parenti a spingerlo a fare il provino, il paese intero lo deride quando non viene richiamato dopo il provino di Roma, sembra che una persona sia da giudicare in base alla sua notorietà e al suo conto in banca. Chi è stato al Grande Fratello è un eroe, è un punto di riferimento, una persona con la quale scattare le foto, una persona da rincorrere per fargli fare una foto con la figlia. Eppure Enzo, l'uomo che è stato nella casa del Grande Fratello, è palesemente un grande cafone, passatemi il termine. Incontra Luciano in più occasioni e ogni volta il pescivendolo deve ricordargli chi è perché Enzo non si ricorda di lui.
Interessante anche la scelta del finale, ora non voglio rovinarvelo, ma ho trovato molto interessante come Garrone ha scelto di raccontarcelo. Luciano va a Roma in occasione della via Crucis con il Papa, ad un certo punto scappa e raggiunge la casa del Grande Fratello, entra negli studi indisturbato, gira e guarda le stanze e i protagonisti da dietro il vetro, sembra quasi un bambino in visita a un acquario. Nessuno si accorge di lui, tanto che a me è venuto spontaneo domandarmi: ma Luciano è veramente lì o stiamo vivendo un'immagine della sua mente? Magari la casa è solo frutto della sua ossessione-immaginazione, ha visto giorno e notte il Grande Fratello, si è ricostruito un confessionale nello sgabuzzino di casa sua, ha addirittura litigato con la moglie, non si starà immaginando tutto?
Garrone non ce lo dice, il finale resta aperto, sta allo spettatore darsi delle risposte, o meglio...farsi delle domande. Onestamente è inevitabile non farsele. Quello che Garrone racconta è uno spaccato dell'Italia davvero realistico, l'ossessione Grande Fratello esiste veramente, alla gente piace guardare quattro cretini che entrano e escono dalle piscine, hanno rapporti sessuali più o meno espliciti, si tirano i capelli, fumano... Alla gente piace staccare il cervello e lasciarsi vivere. Già perché guardando il Grande Fratello si finisce a vivere le vite degli altri, ma non come quando si legge che ci si appassiona e si vive un'avventura con il protagonista, o come quando si guarda un film e ci si fa trasportare dalla narrazione (in caso di libri e film degni di essere chiamati tali!!), il Grande Fratello ammazza i neuroni! Non si capisce se siano più fuori di testa quelli dentro la casa, o quelli fuori.
Reality è sicuramente un film da guardare e mi spiace essere riuscita a recuperarlo così tardi.
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giovedì 6 giugno 2013
Revenge Wears Prada: wait for it!

Notizia di qualche settimana fa è l'arrivo dell'attesissimo seguito de Il diavolo veste Prada di Lauren Weisberger, che si chiamerà Revenge Wears Prada (La vendetta veste Prada). Ovviamente mi sono subito preoccupata di segnarmelo nella lista delle cose che vorrò e dovrò leggere. Mentre qui nel bel paese dobbiamo ancora avere la possibilità di leggerlo in italiano, in America si parla già di sequel del primo film, voci di corridoio dicono che sono numerose le case cinematografiche che si sono proposte per acquistare i diritti del romanzo e la stessa Anne Hathaway pare abbia dichiarato di essere felice di poter tornare ad interpretare Andy.
Me lo auguro!
Nella sua leggerezza ho trovato il libro molto piacevole, una simpatica lettura poco impegnativa, ma non di quelle che fanno venire l'orticaria e che sono uno spreco di tempo. Anche se so che molti potrebbero dire che non è "quel grande libro", ma la mia filosofia ormai la conoscerete: ogni tanto questi libri servono. Non si può andare avanti a Proust e Kant!
Anche il film certo non è una grande opera cinematografica, ma aveva il pregio di essere ben fatto e di avere un cast spettacolare, Meryl Streep in prima linea, che ha regalato un'interpretazione magistrale della terribile Miranda.
Sinceramente è uno di quei pochi film che ho il piacere di rivedere, nonostante, appunto, la sua leggerezza.
Ma quando arriverà in Italia e...quale colore avrà la copertina, visto che all'estero è uscito con due versioni, una bianca e una rossa? Il primo romanzo era stato editato da Piemme e così tutti gli altri della Weisberger...stalkeriamo la casa editrice! No, sto scherzando! Non sia mai!
Spero di scoprirlo presto, sono ancora più curiosa di tutti voi messi insieme, già mi vedo correre in libreria per comprarlo!
Restate sintonizzati, anzi direi...PIANTONATE LA SCRIVANIA!
(Spero l'abbiate capita...io adoro questa frase!!! Soprattutto la scena!)
mercoledì 24 aprile 2013
Domani no di Cristiano Carriero: recensione!
Domani no è il nuovo romanzo di Cristiano Carriero ed è sicuramente un: signor romanzo.
Da damsiana quale io sono, forse dovrei un po' essere infastidita da certe affermazioni fatte nel romanzo, ma il punto è che sono vere. Tutti quelli che sono iscritti al Dams almeno una volta nella vita si saranno sentiti dire: che cavolo è sta cosa? Ma quindi cosa fate? Ma in pratica cosa puoi fare dopo?
A me hanno anche chiesto se per caso passiamo le giornate a guardare film e a mangiare pop-corn. Certo giovani, credeteci!
Ma non mettiamo troppa carne al fuoco e procediamo con ordine.

Nell'Alchimista di Coelho leggiamo: Tutto l'universo cospira affinché chi lo desidera con tutto sé stesso possa riuscire a realizzare i propri sogni. A Ernesto succede questo, con modi e tempistiche inattese, il tutto attraverso prove non semplici che la vita gli pone innanzi. Lungo la sua strada poi, oltre gli immancabili amici di sempre e quelli conosciuti grazie alla musica, sono molte le figure che accompagnano Ernesto: i genitori, separati in seguito all'outing del padre, eppure forse più uniti di prima, Andrea Ceravolo, direttore de Il Mucchio, figura paterna, una specie di fata madrina che aiuta davvero Ernesto e gli fa capire che lui è molto distante da quel Boavida costruito su di lui dalla casa discografica. Le donne da Maria a Blerina e infine Rossella.
La vita di Ernesto è come quella dell'araba fenice, egli risorge dalle sue ceneri, un incidente segnerà il confine tra primo e secondo tempo nella sua vita, Boavida muore e quello che rimane è soltanto tanta voglia di ricominciare: a vivere, a cantare, a sognare e soprattutto ad essere realmente Ernesto. Finalmente Ernesto, quello vero, torna, Ernesto c'è, ed è forte perché ha capito la sua forza, la forza della sua terra, la forza degli amici, della famiglia.
Ernesto, un nome che mi ha rimandato immediatamente a un altro personaggio così famoso, Ernest di Oscar Wilde.
Permettetemi il paragone, forse per qualcuno azzardato.
Nella commedia dello scrittore inglese il nome Ernest suona come onest, ecco perché questo nome, associato a un uomo, è come un pedigree, garantisce che quello è un brav'uomo, un uomo da sposare. I due protagonisti cercano quindi di indossare l'identità di Ernest, per fare colpo sulle ragazze. E' singolare a questo punto pensare come l'Ernesto di Domani no rifugga se stesso, scansi quel nome e vesta quelli di Boavida per diventare un musicista. Alla fine sarà proprio quel nome a garantirgli il successo, lui vince quando è effettivamente Ernesto, quando sconfigge Boavida. Non ha bisogno del battesimo, come accade nella commedia di Wilde, egli è realmente Ernesto e quando lo scopre si apre di fronte a lui la vita. Ernestoc'è!
I latini dicevano: in nomen omen. Beh, forse il nome Ernesto è davvero una garanzia di successo.
Tornando alla questione personaggi che accompagnano Ernesto lungo il percorso, troviamo davvero di fronte a noi uomini e donne di ogni genere, dai fanfaroni cafoncelli della casa discografica Wayo a personaggi come il sopracitato Andrea Ceravolo che devo dire ho davvero amato e che, ammetto, mi ha fatto piangere. Andrea Ceravolo dovrebbe essere preso d'esempio dai critici, un personaggio con le palle, un uomo discreto, un professionista, un padre modello e un modello di vita.
Concludendo, perché mi sto davvero dilungando molto, ma le cose da dire su Domani no sono davvero parecchie, è stato davvero un piacere leggere questo libro, un'esperienza che vi consiglio di fare. Da leggere anche perché è un libro con colonna sonora integrata. Non ci credete? Leggete e vedrete...o meglio sentirete!
Ringrazio il mio amico Andrea P. che tramite un giro di Tweet mi ha messo in contatto con Cristiano Carriero che mi ha inviato l'ebook gratuitamente al fine di partecipare al suo concorso per vincere un Kindle Fire. Se volete aiutarmi, Twittate la mia recensione taggandomi (@FrancescaCeru) taggando l'autore (@criboavida) e mettendo l'hashtag #domaniNo entro il 30 aprile.
Siccome i benpensanti non mancano mai, voglio specificare che la recensione non è scritta ad hoc per ingraziarmi Cristiano, perché Domani no mi è davvero piaciuto molto e se siete miei followers da tempo, sono sempre molto chiara e schietta quando i libri mi fanno...schifo. Poi, se non ci credete, pensate un po' quello che volete.
VOTO:
P.S. A questo LINK potete ascoltare OSSESSIONE ONIRICA!!
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sabato 2 marzo 2013
The Words: recensione!
The Words racconta la storia di Rory (Bradley Cooper) che vuole diventare scrittore. Purtroppo si sa che per sfondare in questo campo bisogna avere idee geniali e cercare di scrivere qualcosa che non sia mai stato scritto. Rory non riesce facilmente a trovare la sua voce, inizia quindi per motivi economici a lavorare in una casa editrice e quando sembra di essere sul punto di pubblicare il suo libro la risposta che arriva dall'editore è che è un buon prodotto ma troppo eccessivo.
Rory crede di non avere speranze, quando nella cartellina acquistata in un negozio di cose vecchie a Parigi, trova un manoscritto. Si tratta di un romanzo. Lo legge e capisce le sue potenzialità, capisce che è tutto quello che vorrebbe essere lui, ma che non sarà mai; una sera non riuscendo a dormire si sveglia, va alla sua scrivania e comincia a trascriverlo per fare sue quelle parole. Un giorno la moglie per caso lo trova, lo legge e ne rimane colpita. Gli chiede di pubblicarlo ed effettivamente l'editore lo apprezza molto e diviene così un immenso successo editoriale.
Ma si sa che le bugie hanno le gambe corte e un giorno per caso si fa vivo il vero autore del libro.
Questa è la trama principale, ma a fare da cornice a questa, secondo un sistema di scatole cinesi, abbiamo il filone narrativo che ci fa capire che Rory è di fatto un personaggio di un romanzo scritto dal celeberrimo autore Clayton Hammond. Ulteriore passo narrativo è la storia all'interno della storia di Rory, quella del vero autore del romanzo che spiegherà come è nata quella storia.
The Words ha quindi un sistema a scatole cinesi, a Matriosca in cui una storia si intreccia con l'altra, si riversa nell'altra.
E' un film davvero piacevole che però onestamente mi aspettavo un po' più macabro, magari con qualche punizione fisica nei confronti di Rory da parte del vero autore del manoscritto. Non voglio sembrare tragica, o forse troppo kighiana, ma ci potrebbe tranquillamente stare uno scrittore che rapisce l'uomo che gli ha sottratto il libro e lo sottopone a dei giorni di prigionia.
Però in questo caso dovrebbe essere uno psicopatico...e non ha proprio niente a che vedere con il personaggio di The Words.
Unica pecca è il finale, che onestamente mi sarei aspettata un po' differente, forse anche alla luce dei pensieri che mi ero originariamente fatta sul film. Probabilmente però a molti di voi piacerà la scelta fatta dal regista.
Osservando The Words nel suo complesso, è sicuramente un film con molto potenziale, che porta lo spettatore a riflettere, che tocca tematiche importanti e che per l'ennesima volta fa capire che se uno vuole diventare uno scrittore deve andare a Parigi (questa è un po' una fissa!). Molto elaborato e ben scritto a livelli di sceneggiatura anche se amplierei la parte con l'autore Clayton Hammond, troppo marginale e allo stesso tempo densa di contenuti.
E voi? Lo avete visto?
Cosa ne pensate?
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