Oggi pensavo: conoscete anche voi la gente che parla a vanvera? Quelli che non hanno assolutamente nulla da dire, che allungano ogni discorso a livelli estremi senza fondamentalmente dire nulla. Li conoscete?
Io personalmente non li sopporto.
Non li sopporto perché li ritengo una perdita di tempo in versione Sapiens Sapiens POCO Sapiens. Come diceva Tippete in Bambi: se non sai che cosa dire, è meglio che non dici niente.
Tutti hanno qualcosa da dire, o meglio lo credono, poi da quando c'è Facebook c'è gente che ha anche troppo da dire e dovrebbe imparare a contenersi. Posso dire cosa hanno fatto certi miei amici di Facebook durante tutta la giornata, perché questi non hanno più in mente qual è la linea di demarcazione che separa il mondo reale dal web.
Ho visto coppie lasciarsi su Facebook e altri mettersi insieme. Dilettanti quelli che flirtano solo su Facebook.
Ho visto gente chiedere consigli quando stava male: non si andava dal medico una volta?
Ho visto gente pubblicare foto che personalmente poteva tenersi per sè.
Ho visto gente raccontare le proprie vacanze secondo dopo secondo, bevuta dopo bevuta, sbornia dopo sbornia, a guardare bene si vedeva l'alcol trasudare dalle lettere degli stati pubblicati.
Ho visto gente insultare altra gente su Facebook.
Ho visto gente dichiarare guerra al mondo attraverso Facebook. E qui ci spendo due parole. La domanda è: cos'avrebbero fatto Spartaco, Attila, Nerone, Cesare con Facebook? Sarebbe interessante. Nerone per esempio avrebbe proposto di inserire il tasto: "BRUCIA" al posto di Mi piace, variazione che personalmente avrei utilizzato rischiando quasi di abusarne in alcuni casi. Sapete quanti "Brucia" al giorno regalerei? Caspita! Che pensiero cattivo. Ma credo di non essere la sola a pensarlo.
In qualsiasi caso nell'utilizzare i social è bene fare propria la filosofia di Tippete: quando non sai che cosa dire, è meglio che non dici niente! E buona giornata!
Premesso che qualcuno potrebbe dire: e a me chemmeffrega, voglio raccontarvi oggi una cosa molto personale che ho scoperto soltanto ieri.
Vicino a casa mia non c'è più l'osteria Donna Prassede, è stata spodestata da un ristorante che si chiama Serranos. Il Manzoni perde il posto e arrivano gli spagnoli. Oltre il danno, la beffa. Povero Ale, si starà rivoltando nella tomba, il ristorante che portava il nome di un suo personaggio è stato spodestato da un ristorante dal nome spagnoleggiante.
Però...pensavo: e se a breve si trasformasse in una versione torinese del Central Perk di Friends? Oppure del celebre MacLaren's Pub di How I Met Your Mother? Infondo è il sogno di tutti avere il punto di aggregazione sotto casa, dove entri e dici: "Il solito, Boe!". Dove il barista ovviamente deve chiamarsi Boe, come insegnano i Simpson, e se non si chiama Boe, si chiama Bob perché in qualsiasi caso è giusto dargli un nome corto e pratico, da associare alla frase: "Il solito...", così la vostra ordinazione arriva prima e potete ricordarvi il suo nome anche da ubriachi. Viste poi le lettere che lo compongono, potreste anche riuscire a pronunciarlo da ubriachi.
Insomma, speriamo che l'invasione spagnola subita da Donna Prassede non sia un male, vediamo cosa accadrà prossimamente e speriamo diventi un punto di aggregazione migliore del bar spocchioso e pedante, pieno di artisti un po' poco artisti che occupa prepotentemente il marciapiede ogni sera con in mano il bicchiere della birra. Su Ale, fattene una ragione, tu hai già turbato i sogni di tutti gli studenti...non potevi anche monopolizzare il mondo della ristorazione!
Mentre mi sto torturando a causa di un fantastico mal di gola, il peggiore degli ultimi dieci anni, penso ai vicini di casa. Voi che vicini di casa avete? Se io ci penso...in questi anni ho avuto vicini di casa di ogni genere, dai fantasmi agli adepti delle mutande. Sì avete capito bene: mutande!
Per esempio, ora sono circondata da un lato e dall'altro da gente che si diletta a girare in mutande, fermandosi davanti alla porta balcone a fissare gli altri vicini. Fissa che ti fissano, se ci fosse un proverbio probabilmente reciterebbe così. Poi ho la vicina che ha un candelabro ebraico enorme sul balcone e che alla fine di marzo ha ancora le luci di Natale avvolte sul balcone: non chiedetemi quale strana religione professi, probabilmente quella di Radio Montecarlo, visto che la spara a palla a ogni ora senza ritegno.
Ci sono i vicini che non salutano anche se li vedi praticamente ogni giorno ed è ovvio che abitano nel tuo stesso palazzo, quelli che ti bloccano mentre stai togliendo la posta dalla buca delle lettere e non ti rilasciano se non dopo averti raccontato tutta la loro vita e soprattutto quanto sono cattive le compagnie che forniscono luce e gas. Ci sono i vicini fantasma, questi sono fantastici. Non sai quando ci sono e compaiono all'improvviso, così all'improvviso che pure il conte Dracula potrebbe spaventarsi, secondo me sono fantasmi vampiri, non si riflettono negli specchi, non fanno rumore: fluttuano nell'aria. Edward Cullen, ammettilo che anche tu vorresti essere un fantasma vampiro!
Ognuno ha il vicino che merita? Beh, in qualsiasi caso io mi diverto a ficcanasare negli appartamenti dei vicini, a sbirciare oltre le tende (sempre che li abbiano messe!) e a immaginare un po' come sono, cosa fanno nella loro vita. Altri vicini degni di nota sono i miei dirimpettai, che quando usano il tablet escono sul balcone: che abbiano messo il modem dentro le piante? Non ho ancora capito. E voi che vicini avete? Magari assomigliano a Ned Flanders? Buona meditazione mentre andate al lavoro e buona giornata!
Ammetto di non aver mai guardato The Voice, so della sua esistenza, aveva un promo carino quest'anno, ma non mi siedo mai davanti alla tv con il solo scopo di fagocitarmi l'intera puntata.
Eppure nella puntata di The Voice di questa settimana è comparso un personaggio davvero singolare.
Non ci credete?
Ecco qua!
Chi è lei? Beh è Suor Cristina, una potenza della natura oserei dire! Talmente potente che i social si sono subito scatenati e tweet dopo tweet è stata chiamata in causa anche la suora più suora del mondo del cinema, Whoopi Goldberg che ha scritto così:
E voi cosa ne pensate di suor Cristina? Personalmente mi ha colpito moltissimo, i volti dei giudici esprimono a pieno quello che stavo provando in quel momento, voce stupenda e ottima presenza sul palco. Una pop star con il velo! E ora Papa Francesco dovrà televotarla, mi sembra il minimo!
Mi sento combattuta come se dovessi schierarmi a favore dei Montecchi o dei Capuleti, non saprei dire se questo musical mi sia piaciuto o meno.
E' innegabile che sia un pacchetto mastodontico con scenografie ben studiate, costumi meravigliosi dai colori sgargianti, ma manca la sostanza del musical.
Mi spiego.
La sensazione che ho avuto durante lo spettacolo è che gli spettatori si sentissero in una vetrina, ogni scena era studiata per essere perfettamente rivolta al pubblico ma lasciando il pubblico fuori dal palco, lo spettatore restava fortemente ancorato alla poltroncina, non c'era la voglia di trascinarlo sul palco e nella storia.
La vicenda la conoscono tutti e su questo punto direi: per fortuna! La storia si perde in volgarità verbali e gestuali, ma non grossolanità, proprio volgarità: sesso e movimenti espliciti entrano nella storia di Romeo e Giulietta che io ho sempre immaginato un filino più casta o comunque sia caro il mio autore, puoi dirmi le stesse cose e mettermele in poesia: Cocciante docet!
Un altro problema che ho riscontrato è tipicamente italiano: attori tutti bellocci che valgono di più per il loro aspetto che per la loro abilità di stare sul palco, poi guardarlo con le inquadrature Rai che tagliano l'80% dei movimenti per soffermarsi sui volti: oscenità!
Definire Romeo e Giulietta musical è un eufemismo. Per lo meno non lo è nell'ottica britannica del termine, sembra stiano recitando per una pubblicità di camomilla! Romeo è l'uomo mono-espressione sorride sempre con lo stile "faccia da schiaffi" e questa guerra tra Montecchi e Capuleti non fa paura nemmeno a un bambino!
Costumi e scenografie meravigliosi, è innegabile (scenografie tutte retroproiettate!), ma si sa che su questo noi italiani siamo forti. Anche se non ho amato molto la scelta dei colori rosso e blu per mettere a confronto le due famiglie, probabilmente è un bell'effetto a livello visivo, ma fa un po' Ferrarelle mista a Matrix, per non parlare della mamma di Giulietta che sembra Madre Natura di Batman. Ohi-Ohi!
Pecchiamo sulla narrazione, non riusciamo proprio a costruire qualcosa di brillante: che cavolo si sono fumati gli autori o l'autore che hanno scelto di usare i testi originali? Ma quanto sono pesanti!? Il musical è lo spettacolo delle masse, non deve far venire l'orticaria!
Una nota tecnica che è sorta è la questione audio: la differita lo faceva sembrare in playback...pessima figura! Ma questo è un problema della Rai. E poi...diciamocelo: ma sti microfoni? Allora: Romeo e Giulietta doveva essere la "figata del secolo", ma spendiamo un po' di soldi e ci compriamo i microfoni di Broadway o della West End? Che almeno non si vedono e fanno meno Amici di Maria de Filippi?
A livello di voci anche qui ci sarebbe da aprire un libro: bravi, Romeo è in versione emo-neomelodica e vabbè siamo in Italia pure nella storia, ma sono tutte voci già sentite. Nessuna emerge per la sua particolarità, nessuna azzarda, si muovono su un terreno che conoscono perfettamente: ascoltate chi canta a Broadway e alla West End!! In Italia queste timbriche non le abbiamo!
E quanti assoli!! Oh sti attori che ad un certo punto bloccano la narrazione e ci sparano un pippone di 3 minuti a cantarsela e a menarsela da soli...quanto siete pesanti?
A parte che devo ancora capire quante canzoni portino effettivamente avanti la narrazione: siamo ai livelli di un recital!
Parliamo poi del look degli attori: Romeo, oh Romeo, oh santa pazienza! I capelli! Ma caspita! Ma fategli qualcosa, spettinatelo, cotonatelo insomma...sembra un emo! Bellissimo eh, non c'è che dire, ragazzo stupendo, ma si intravede pure un tatuaggio ad un certo punto e non so se "a quei tempi" fosse normale che il fanciullo di una nobile famiglia si tatuasse come i galeotti.
Shakespeare in tutto questo osservava l'arena dall'alto, seduto su una nuvola lanciava maledizioni contro il genio malefico che ha deciso di torturare a un tale livello la storia, saccheggiandola, reimpastandola, tagliando, cucendo, leggendo cose che non stanno nè in cielo nè in terra, concludendo: "Sono proprio italiani!".
Carino il backstage, mi ricorda molto quando facciamo noi gli spettacoli, solitamente siamo un filo più agitati, ma non abbiamo mamma Rai che ci riprende!
Sicuramente vederlo all'Arena sarebbe stata tutta un'altra cosa rispetto alla visione dal divano di casa, non ci sono dubbi, ma se una cosa è bella prende. Notre Dame de Paris di Cocciante (che ricordo essere Opera popolare e non musical) prendeva anche in tele, questo....nì. Alti e bassi, alcune canzoni sì, altre per niente, alcune coreografie moltissimo, altre..ma anche no!
In qualsiasi caso, come ho letto su Twitter, tra una risata e l'altra, questo è veramente il musical dei talent. Allora mi domando: ma tutti quei ragazzi che frequentano le scuole di musical in Italia? Non li considerano, è meglio piazzarci il fighetto, il volto noto, la giovane della tv piuttosto che prendere il ragazzo che si fa il mazzo dalla mattina alla sera, che sa cantare, ballare e recitare, è meglio investire sulla certezza: siamo in Italia. Cos'è la meritocrazia?
E comunque in mezzo a questo cast di talent mancava solo una persona per variare un po': Manuel Frattini, l'uomo del musical italiano! Morale della storia: ad un certo punto ho spento e sono andata a dormire, io che solitamente non abbandono mai il teatro o la sala cinematografica, ho lasciato lo spettacolo a metà. Il musical il Italia è stato italianizzato. Come il western e lo abbiamo fatto diventare spaghetti western, peccato che però quello era fatto bene, perché manteneva le caratteristiche base del western, quelle "cose" che fanno parte del contratto che lo spettatore firma quando compra il biglietto. Quando si siede sulla sedia sa già cosa lo aspetterà, sta qui alla bravura del regista prendere gli stessi ingredienti e impastarli in modo diverso. David Zard dice di essere fiero di quello che è riuscito a fare, dice di aver fatto un bel musical. Caro David, io il biglietto per Romeo e Giulietta non lo compro, ma voglio investire quei soldi e anche di più per pagarti un volo per Londra e un biglietto per un musical che c'è nella West End. Nomi come Wicked, The Book of Mormon, Les Miserables, The Phantom of the Opera...sono ben lontani dal tuo Romeo e Giulietta, che è musical ma all'italiana, e cioè un recital. So già che molti di quelli che passeranno di qui diranno che non ho capito niente, che non capisco niente, che sono esagerata, beh...questa è la mia opinione e di musical (e dico musical) ne guardo e soprattutto non mi limito a guardarli. In qualsiasi caso: de gustibus! Ah, un'ultima cosa! Questi sono attori completi: l'80% dei tuoi, caro David, non lo è!
Secondo e ultimo appuntamento con sere d'estate: accendete la radio e al suono di "L'estate sta finendo, il caldo se ne va", posso ufficialmente dichiarare che le mie domeniche sera d'agosto trascorse a Torino davanti alla tv sono finite.
E' arrivato quindi il momento di ringraziare quanti hanno condiviso con me questi momenti tra il caldo e il buio, momenti che non erano limitati solo alla domenica sera, ma anche ad altre serate in settimana:
Ringrazio innanzi tutto il mio ventilatore, per avermi rinfrescato nelle sere di afa, nelle giornate torride, per avermi allietato tutti i film con il suo inconfondibile: "Flap-flap-flap!"
Ringrazio il mio PC che compie pochi mesi di vita (non so bene quando), lo ringrazio per non essere più una stufetta come il mio vecchio HP, grazie per avere una batteria a lunga durata, per avere lo schermo opaco, per essere così sottile e leggero.
Ringrazio il mio divano (che non è assolutamente quello che vedete nella foto) per aver accolto le mie sante membra quando il caldo avvolgeva diabolicamente la magica Torino, per avermi ospitata, coccolata, rilassata.
Grazie a Mino (lui è originale), mascotte della casa, per avermi fatto da poggiatesta.
Grazie alle sorelle Bennet, che non hanno niente a che vedere con il supermercato. Vi ho fatte sposare ben tre volte in tre settimane, ringraziate Colin per questo, se non ci fosse stato lui, probabilmente mi sarei fermata al primo matrimonio.
Grazie alla scrittrice di Harry Potter, lei è sempre da ringraziare, è un must. La motivazione del ringraziamento è un po'..strana, ma cara Rowling, voglio dirti grazie perché mi hai allietato l'ora di cena una sola domenica, ma mi hai intrattenuta con la storia della tua famiglia, nel programma "Chi ti credi di essere". Una storia avvincente e molto interessante.
Grazie a La Effe tv perché da quando esisti ho scoperto le fiction della BBC e un sacco di cose super interessanti, spero di trascorrere altre serate in tua compagnia. Serate durante le quali non trovo niente di meglio da fare, ovviamente.
Grazie anche a Trenitalia, per una volta ha fatto il suo lavoro. Mi ha trasportata perfettamente in orario a Torino tutte le domeniche sera, non ho mai perso una coincidenza nonostante avessi solo 5 minuti per passare dal binario 9 al 3.
Grazie all'applicazione Treni, vi consiglio di scaricarla subito. Credo sia una delle applicazioni di cui ho abusato e di cui abuserò fino a quando sarà possibile. E' utilissima, potete sapere se il treno che dovete prendere è in ritardo oppure in anticipo, capita ogni tanto, ma capita. Funziona benissimo e mi hanno detto che la versione a pagamento si aggiorna nei casi di sciopero. Grazie a te, o creatore di questa app. Sei stato la salvezza delle mie gambe, quando scoprivo che il Milano-Torino era in ritardo, camminavo lentamente verso il binario e sorridevo quando vedevo la gente sfrecciare vicino a me. Sono soddisfazioni.
Ho anche provato a comunicare a qualcuno i dati riferiti da questa app, cercando di allietargli la domenica sera, ma non è stato molto apprezzato, o meglio...compreso.
Grazie a Castle. Amo quest'uomo. Non ho mai letto i "suoi" libri, ma un giorno o l'altro potrei lanciarmi. Una serie tv transmediale che merita di essere vista e anche studiata. Se esistono già degli studi sull'argomento fatemi sapere, sono molto curiosa di approfondire. Comunque ringrazio i creatori e Rai 2 per averla messa all'ora di cena, è splendido cenare con Niki e Richard e tutta la cricca della serie Tv.
Grazie anche al mio Kindle, per avermi intrattenuta, per avermi permesso di leggere con la luce spenta quando fuori c'erano 800°. Grazie per avermi trasportata dall'inferno taurinense...all'Inferno di Dan Brown e in altri mondi meravigliosi.
E poi grazie alla mia amica taurinense che ha condiviso con me merende, passeggiate, cene e apericena nella calda estate 2013. Grazie perché nonostante tutti i comfort elencati qui sopra, gli amici sono sempre la cosa migliore. Grazie anche a tutti quelli che mi hanno scritto in questa lunga estate, a quelli che ho rivisto nel weekend, a quelli che hanno messaggiato con me fino a notte tarda. Questi social e questi nuovi mezzi di comunicazione sono davvero utili in molti casi, non bisogna demonizzarli, bisogna saperli usare.
So che non è appena uscito, so perfettamente che questo film avrei dovuto vederlo tempo fa, ma purtroppo me lo sono perso per strada. Sono finalmente riuscita a rimediare!
Reality è film intelligente, che mi fa dire: Questa è l'Italia che mi piace! Attenzione, non mi piace assolutamente l'Italia che racconta, ma apprezzo moltissimo il modo scelto da Garrone per raccontare quel che non è bello nel nostro paese.
L'intera storia è incentrata su Luciano, pescivendolo di professione e truffatore nel tempo libero. Sposato con tre figli, è un po' il comico della famiglia e proprio questo suo modo di fare lo fa diventare un personaggio nel suo quartiere. Tutti i suoi parenti glielo dicono: "Tu dovresti fare il Grande Fratello!". Ridendo e scherzando i provini del Grande Fratello arrivano nel centro commerciale, la figlia più piccola di Luciano telefona al padre e gli chiede di raggiungerla per fare un provino. Luciano arriva tardi, ormai i provini sono finiti, ma il divo del Grande Fratello, conosciuto precedentemente a un matrimonio, lo aiuta e riesce comunque a farglielo ottenere.
Da qui in avanti la vita di Luciano cambia e viene vissuta tutta in funzione di questo provino, la sua vita diviene un Grande Fratello, crede che gli organizzatori del programma inizino a seguirlo, a controllarlo per vedere la sua condotta.
Una storia davvero notevole, ma dal gusto tremendamente amaro, una storia ahimè specchio della nostra Piccola Grande Italia. Fin dalle prime scene ci rendiamo conto quanto sia importante l'apparenza per queste famiglie. Si comincia con un matrimonio sfarzoso in una tenuta da sogno, gli abiti sono ricchi di lustrini, hanno dei toni molto accesi, al termine della giornata la famiglia torna a casa, in un labirintico rudere su più piani, dove il disabile deve essere portato in spalla fino al piano dove abita, dove le camere sono fatiscenti e stridono con gli abiti del matrimonio. Smessi quelli la bellezza svanisce, si torna alla quotidianità, si smette la maschera. Proprio la tematica della maschera viene portata in scena dallo stesso Luciano, al matrimonio infatti si traveste da donna e impersona così una Drag Queen, il suo volto è irriconoscibile, nascosto da strati di cerone. Tutto il film poi è una maschera, la vita di Luciano viene influenzata da questo Grande Fratello, cerca di modificare i comportamenti, arriva a regalare i mobili ai più poveri pur di farsi, secondo i suoi ragionamenti, notare dalla produzione.
Il Grande Fratello sembra l'unica ragione di vita non solo per Luciano, ma anche per chi gli sta attorno, sono i figli e i parenti a spingerlo a fare il provino, il paese intero lo deride quando non viene richiamato dopo il provino di Roma, sembra che una persona sia da giudicare in base alla sua notorietà e al suo conto in banca. Chi è stato al Grande Fratello è un eroe, è un punto di riferimento, una persona con la quale scattare le foto, una persona da rincorrere per fargli fare una foto con la figlia. Eppure Enzo, l'uomo che è stato nella casa del Grande Fratello, è palesemente un grande cafone, passatemi il termine. Incontra Luciano in più occasioni e ogni volta il pescivendolo deve ricordargli chi è perché Enzo non si ricorda di lui.
Interessante anche la scelta del finale, ora non voglio rovinarvelo, ma ho trovato molto interessante come Garrone ha scelto di raccontarcelo. Luciano va a Roma in occasione della via Crucis con il Papa, ad un certo punto scappa e raggiunge la casa del Grande Fratello, entra negli studi indisturbato, gira e guarda le stanze e i protagonisti da dietro il vetro, sembra quasi un bambino in visita a un acquario. Nessuno si accorge di lui, tanto che a me è venuto spontaneo domandarmi: ma Luciano è veramente lì o stiamo vivendo un'immagine della sua mente? Magari la casa è solo frutto della sua ossessione-immaginazione, ha visto giorno e notte il Grande Fratello, si è ricostruito un confessionale nello sgabuzzino di casa sua, ha addirittura litigato con la moglie, non si starà immaginando tutto?
Garrone non ce lo dice, il finale resta aperto, sta allo spettatore darsi delle risposte, o meglio...farsi delle domande. Onestamente è inevitabile non farsele. Quello che Garrone racconta è uno spaccato dell'Italia davvero realistico, l'ossessione Grande Fratello esiste veramente, alla gente piace guardare quattro cretini che entrano e escono dalle piscine, hanno rapporti sessuali più o meno espliciti, si tirano i capelli, fumano... Alla gente piace staccare il cervello e lasciarsi vivere. Già perché guardando il Grande Fratello si finisce a vivere le vite degli altri, ma non come quando si legge che ci si appassiona e si vive un'avventura con il protagonista, o come quando si guarda un film e ci si fa trasportare dalla narrazione (in caso di libri e film degni di essere chiamati tali!!), il Grande Fratello ammazza i neuroni! Non si capisce se siano più fuori di testa quelli dentro la casa, o quelli fuori.
Reality è sicuramente un film da guardare e mi spiace essere riuscita a recuperarlo così tardi.
Ebbene sì, avete letto bene il titolo. Hanno ufficialmente cancellato 666 Park Avenue a causa del rating troppo basso.
Obiettivamente la storia forse si stava tirando per le lunghe, non era proprio così accattivante in alcuni punti, altri erano scontati, ma sicuramente ho visto di peggio. Mi dispiace che abbiano deciso di cancellarla dopo 7 episodi, a quanto pare arriveranno a 13 e poi dobbiamo dire addio al Drake e ai suoi misteri, sperando che qualcosa si capisca dalla 13...sempre che non sia stata già girata.
Peccato, davvero un peccato. Possiamo sperare che venga acquistata da qualche altra emittente, altrimenti non potremo mai avere una risposta a tutti i perché che sono sorti durante la visione dei primi 7 episodi.
Questa mattina cercavo l'ottavo, ma evidentemente non è ancora on line....oppure non l'hanno ancora trasmesso, non so! Ad essere onesta era la prima volta che guardavo una serie mentre usciva in America e molto probabilmente sono stata io a portargli sfortuna, quindi ora non so come funzioni: mandano lo stesso gli altri episodi o prima riformulano e scelgono una collocazione nella programmazione settimanale e poi proseguono fino ad arrivare al tredicesimo?
Non è ancora arrivata in Italia, ma è possibile reperirla in streaming e credetemi: ne vale davvero la pena!
Di cosa sto parlando?
Della nuova serie tv che, secondo me, stregherà l'America e non solo: 666 Park Avenue.
La storia è tratta dai libri scritti da Gabriella Pierce e narra le vicende che si svolgono all'interno di un condominio lussuoso, il Drake, al numero 999 di Park Avenue, un luogo misterioso, oscuro ricco di segreti, in cui si intessono storie di vivi e di morti.
Jane e Harry sono una coppia giovane e squattrinata che dal Queens (dove viveva Betty di Ugly Betty, che cito volontariamente vista la presenza di Vanessa Williams, nota anche per Desperate Housewives) va a New York ad amministrare questo meraviglioso condominio. Ovviamente dietro al lusso sfrenato si nascondono misteri e nefandezze di ogni genere, dagli assassini ai ladruncoli di condominio, passando per provocanti assistenti che abitano nel vicinato, squattrinati sceneggiatori della off-Broadway e donne in carriera. Un mix perfetto capitanato dalla coppia che possiede il Drake, i coniugi Doran interpretati dalla Williams e da un reduce di Lost: Terry O'Quinn.
Sono reduce dalla visione dell'episodio pilota e che dire: promette davvero bene! Diciamo che ha in sè tre di quegli elementi che fanno già partire come vincente un prodotto d'intrattenimento:
- soldi
- sangue
- sesso
Se i primi due si sono visti alla grande, infatti il lusso del Drake dimostra che al suo proprietario i soldi non mancano e la moglie, Olivia, è disposta a spendere 4000 $ per il vestito da sera della sua nuova amministratrice (il tutto con un doppio fine, di certo), la parte "sesso" ancora manca, è stata evocata un briciolo di sensualità e le giuste provocazioni, che presentano i personaggi e chiariscono quali sono i loro punti forti e le loro debolezze.
Scritta da David Wilcox (noto per Fringe e Life on Mars) 666 Park Avenue è una serie tv tutta da vedere e da gustare, sono tanti i misteri da scoprire che presenta questo episodio, è inevitabile vedere il seguito!
Ieri ho terminato due cose una seria...e una serie (ah-ah-ah)!
Ho finito gli esami della magistrale (evvaiiiii) e la serie Ugly Betty.
Inutile dire quanto sia felice di aver terminato gli esami e quanto sia triste dopo aver terminato Ugly Betty.
Andiamo con ordine, tralasciamo il mondo universitario e chiedo scusa per eventuali spoiler!
Ho iniziato a vedere Ugly Betty ad agosto, fine luglio al massimo, e, grazie a un utente di you tube che ha caricato tutte le stagioni, mi sono divorata tutte le puntate con una media di tre al giorno e ora mi manca!
Non è la serie tv del secolo, ma onestamente è carina e divertente, i personaggi sono ben studiati e costruiti e il filo logico percorre bene o male tutte e quattro le stagioni. Sappiamo che è stata chiusa a causa del calo di ascolti, ma effettivamente ritengo che tirare ancora per le lunghe la questione "Betty e il suo lavoro da giornalista" sarebbe stato eccessivo. La conclusione è stata tutto sommato decorosa, tranne per un piccolo e direi importante particolare: Betty e Daniel non si baciano!
Diamine, ho divorato gli episodi anche per sperare nel bacio finale...e invece nulla! Che i due si amassero lo si capiva da tempo immemore, ma il bacio, caspita, il bacio!!
Sinceramente spero ci sia un film, un qualcosa, una megapuntata...non so...insomma, uno attende per novanta e fischia episodi un bacio e arriva in fondo e si abbracciano? Poca gioia...
A parte questo, che sarebbe stata la ciliegina sulla torta, è una serie piacevole da guardare, che racconta il tremendo mondo della moda e la vita di una giovane donna che in quattro anni attraversa vicende differenti, che la cambieranno e la rafforzeranno fino a portarla a fare una scelta molto importante nella sua vita.
Betty cresce, cambia e lo fa in meglio, un personaggio forse eccessivamente positivo, buono, ma che onestamente spero esista nel mondo, sarebbe bello se la gente pensasse di più all'esito delle proprie azioni, come fa Betty. Ma il personaggio di Betty non è l'unico che ho amato, Claire è fantastica, Daniel è meraviglioso ed entrambi presentano una crescita personale significativa.
La coppia Matt e Amanda è spettacolare e nella loro cattiveria risultano tremendamente simpatici e travolgenti, anche se ammettiamo che le loro battute sono spesso cattive.
Wilhelmina, nome ipronunciabile, è la cattiva del gruppo, ma come tutti i cattivi che si rispettino...anche lei ha un cuore tenero e c'è qualcosa che effettivamente la intenerisce. Poi c'è Cristina, l'addetta al guardaroba, che è meravigliosa, Hilda, la sorella di Betty che non le somiglia in niente, Ignacio, il padre di Betty, che è sempre ai fornelli e il nipote Justin che è appassionato di musical.
Vi consiglio di guardarla se volete staccare un po' il cervello, effettivamente la narrazione si semplifica via via con le stagioni, la prima ha molti tratti noir, mentre la seconda e le altre prendono un'altra piega. Tutto sommato però è piacevole da guardare, non fa venire l'orticaria perché la struttura regge alla grande!
Ebbene sì, compare Martin sul mio blog, ma prima che sia troppo tardi vi avviso, cari lettori: non ho mai letto nulla di Martin.
Ora, osservando la foto subito qui sotto vi farete delle domande, vediamo se riesco a precedervi:
1. Perché fa un post su Martin?
2. Perché ha un libro di Martin?
3. Perché il libro di Martin è sopra quattro libri einaudi?
4. Perché c'è una copia di Vogue di questo mese?
5. Che cosa sta cercando di dirci?
Carissimi giovani che transitate da queste parti: andiamo con ordine e risponderò a tutto.
Mesi fa, quando è uscita alla tele la serie del Trono di Spade, avevo da poco scoperto che esistesse il libro. Convinta di "potercela fare" a leggere i libri prima di vedere la serie ho iniziato l'ardua ricerca in libreria. Dico ardua perché i mesi prima dell'uscita della serie, a Torino i libri di Martin in edizione singola, quindi tutti separati, erano INTROVABILI.
Per lo meno...alla Feltrinelli.
C'era in compenso la pratica versione "vocabolario della lingua italiana" delle dimensioni del Signore degli Anelli, costo iper conveniente, per carità: ma mi spiegate dove sia la trasportabilità di quel libro? Anche se me lo leggo a casa sul divano...rischio comunque di mandare in cancrena le gambe e le braccia! Certe scelte editoriali non le capisco proprio.
Morale della storia mi rassegno.
Mesi dopo, tornando in libreria trovo questo libro qui fotografato. Due libri insieme Il trono di spade più Il grande inverno che compongono A Game of Thrones, peso medio (ma comunque ingombro significativo, beati ebook!!) 15 euro. Decido di prenderlo, tanto ancora una volta era introvabile il primo libro separato dal resto...
Che dire..a parte che la copertina è vittima della serie (io volevo l'altra quando ancora i personaggi non avevano un volto in carne ed ossa), non sono ancora riuscita a leggerlo. O meglio...non riesco a dire: lo leggo.
Sono spaventata da quello che verrà...insomma, la serie è iniziata, ci sono un sacco di libri che devo ancora recuperare, ben dodici e l'idea di partire oggi da zero: mi mette ANSIA!
E' vero che non mi corre dietro nessuno, ma io ho letto tutti gli Harry Potter man mano, leggerli a pacchetto concluso...potrebbe sembrare spaventoso! E non sono poi nemmeno così tanti!
Poi magari quando lo comincerò...resterò folgorata e me lo divorerò, uno dietro l'altro!!!
Ma non so...non so... Forse sbaglio e forse mi sto perdendo davvero una bella storia, voi che dite?
Attendo i vostri consigli!! Ah, quasi dimenticavo...perché la foto sopra? Beh, volevo farvi vedere lo spessore rispetto agli altri libri e rispetto a Vogue di Settembre, in qualsiasi caso la rivista pesa di più di questo libro...mamma mia!
Quando ho visto che sarebbe uscito in libreria questo libro mi sono detta: devo assolutamente leggerlo! Avevo moltissime aspettative nei confronti di La ragazza di Charlotte Street:
- è ambientato a Londra
- dicono che Danny Wallace ricordi lo stile di David Nicholls
- Danny Wallace ha scritto la sceneggiatura di Yes Man, che per quanto non sia il film più figo degli ultimi anni è sicuramente un buon prodotto
- Danny Wallace lavora in tv
- è un esordio letterario
- la storia parlava di foto
- avevo voglia di una storia che facesse sorridere, una buona storia
Ho avuto la fortuna di trovarlo ad un prezzo super scontato su libraccio.it, come vi avevo raccontato QUI, e dopo aver terminato di leggere La Zona Morta di Stephen King, mi sono subito fiondata a divorarlo.
Che dire: mi è davvero piaciuto molto!
Insomma, la storia all'inizio può sembrare banale: ci troviamo di fronte al solito personaggio che viene lasciato dalla ragazza che ovviamente ha già trovato un ottimo sostituto, migliore del nostro protagonista che, oltre ad essere tornato single, ha avuto addirittura la brillante idea di abbandonare l'insegnamento per dedicarsi al giornalismo. Fino a qui gli ingredienti sono i soliti, ottimamente gestiti da Danny Wallace che riesce ad inserire quel quid in mezzo a tutto questo che costringe il lettore ad incollarsi al libro. Il nostro protagonista, che è bene direi chiamare con il suo nome: Jason, una sera su Charlotte Street aiuta una signorina sconosciuta a salire sul taxi. La ragazza è stracarica di sacchetti e durante l'operazione dimentica una macchina fotografica usa e getta nelle mani di Jason. Grazie a questo espediente inizia la vera storia di Jason che da ex in tutte le cose che ha fatto fino ad ora, ricomincia a prendere in mano la sua vita alla ricerca della ragazza di Charlotte Street. Incoraggiato dall'amico coinquilino Dev inizierà a sviluppare le foto della macchina fotografica così tremendamente demodè e deciderà di dare un nome a questa giovane e affascinante donna, soprattutto perché nelle varie foto compare anche Jason, sullo sfondo certo, ma c'è anche lui e...quanto è strano trovarsi nelle foto di altre persone completamente sconosciute?
La storia poi, è quasi scontato, ma lo dico, evolve in mille sfumature (grazie al cielo non di grigio, come va di moda di questi tempi...), con ex partorienti e in procinto di sposarsi che ritornano, impegni più o meno legati al lavoro, gite fuori porta...il tutto servito in tavola con la giusta dose di humor e simpatia che rende il protagonista Jason ancora più reale e sicuramente adorabile agli occhi del lettore. Jason non è un play boy, tutt'altro! E' forse l'anti Mr Grey, Jason è un moderno pasticcione, insicuro, un po' sognatore, con la sua buona dose di rimpianti e particolarmente incline a fare figuracce, insomma una persona normale, ma mai banale.
Che dire, un libro affascinante, da leggere assolutamente, da regalare alle amiche, agli amici, a chi magari ha bisogno di leggere una storia carina, divertente, piacevole. Un libro che segue effettivamente la falsa riga di David Nicholls, proprio per questo motivo mi auguro di leggere presto un nuovo libro di Danny Wallace.
Penso che il sottotitolo esatto per questo post sia: "Arrivo tardi, ma ci arrivo anch'io.". Ebbene sì, grazie a Cristina Giuliano, la fotografa che ho intervistato QUI, con la quale sono rimasta in contatto tramite facebook, sono incappata nella simpatica e frizzante serie tv Ugly Betty.
Devo essere sincera, non l'avevo mai presa seriamente in considerazione perché io mi scoccio ad aspettare alla tv le puntate e quindi l'avevo abbandonata dopo aver visto qualche pezzo del primo episodio, ma ora che le quattro stagioni sono complete e stracomplete posso vederne quante me ne pare ogni giorno. Cristina, grande appassionata di serie tv, mi aveva detto di vederla a-s-s-o-l-u-t-a-m-e-n-t-e! e che dire: ha proprio trovato pane per i miei denti! Sono al quarto episodio e non mi scollo più! Poi ho anche scoperto che le puntate della prima stagione (per ora ho controllato queste) sono su youtube, la quarta si trova facilmente in streaming sottotitolata in Italiano, che dire: prevedo che a breve diventerò ufficialmente Ugly Betty dipendente!
Mi spiace solo che non si trovino in lingua originale le puntate, ma pazienza, vorrà dire che lo guarderò doppiato perché i cofanetti non mi va proprio di prenderli.
Riguardo la storia che dire, sono al quarto episodio non posso sbilanciarmi eccessivamente, ma credo che gli autori siano riusciti a trovare un giusto equilibrio: è moda, ma è anche denuncia della stessa, denuncia di questo mondo in cui si deve essere tutti pronti per la copertina, eppure anche da questi ambienti c'è sempre qualcosa da imparare. Ovviamente Ugly Betty è l'emarginata della situazione non solo perché non è bella (che poi diciamolo, ma ogni tanto si intravedono tratti di un volto carino sotto quella frangetta), ma anche perché non si veste alla moda e soprattutto sembra che la moda non le interessi.
Il primo e il secondo episodio sembrano molto "Il diavolo veste Prada", film che viene effettivamente citato dal nipote di Betty nel terzo episodio, quando si parla del famigerato book che rappresenta il nuovo numero della rivista prima di essere mandato in stampa. I personaggi sono tutti ben classificabili, abbiamo la cattiva: Wilhelmina Slater con tanto di valletto: Marc St. James, il principe azzurro: Daniel Meade, Christina Mc Kinney: la fata buona addetta al guardaroba...
Ora la maratona Ugly Betty non si ferma di certo qui, penso che inizierà lentamente ad invadere le mie giornate, aiuto! Una nuova distrazione!
Scherzi a parte, ringrazio Cristina per la dritta!
E ora..torno a lavorare alla mia tesi, che per la cronaca non sarà su Ugly Betty...sia mai che a qualcuno venga in mente un simile collegamento, anche se...potrebbe diventare un ottimo argomento di discussione.
Speravo di riuscire a fare un raffronto tra libro Dark Shadows, La maledizone di Angelique di Lara Parker e film Dark Shadows di Tim Burton, ma ahimè non sono riuscita perché purtroppo ho perso il film al cinema.
Mi concentrerò quindi sul libro che, vi avverto, non mi è piaciuto molto.
Ho fatto fatica ad entrare nelle pagine della Parker e a lasciarmi trasportare dalla narrazione. Probabilmente non ero in vena di leggere questo libro e una volta terminato ci ho messo anche un po' a decidermi riguardo cosa scrivere nella recensione, però davvero, ogni volta che termini una pagina preghi che nella successiva accada qualcosa...
Mi sono avvicinata alla lettura di Dark Shadows un po' spinta dal fascino delle strege, come la protagonista Angelique, e dalla vicenda che sembra interessante...e ripeto: non è così e poi dal film di Tim Burton che era in sala.
E' bene precisare che la storia non è opera della fantasia della Parker, ma trascrizione della soap, credo che i personaggi risultino poco approfonditi, troppo fisici e poco psicologici insomma, poco realistici. Okay, stiamo parlando di vampiri e affini, ma la mia logica è sempre la stessa: se costruisci un buon personaggio, il lettore, nel momento in cui chiuderà il libro e tornerà nel mondo reale, crederà di aver incontrato davvero colui che tu hai creato. Tanto per farvi un esempio che faccio sempre, un ottimo creatore contemporaneo di personaggi è David Nicholls.
Riguardo il resto, che dire...spero che il film abbia preso le parti più carine di questo libro e le abbia impastate e servite a puntino per accattivarsi lo spettatore, anche se ho letto che il film si concentra sulla serie televisiva piuttosto che sul libro. Ma poi sto libro, fatemi capire, è saltato fuori quando? Solo quando Tim Burton ha detto che avrebbe fatto il film?
Anche perché lei è l'attrice che interpretava Angelique nella serie televisiva, quindi lei non è nemmeno una scrittrice (e si vede! aggiungerei).
Un altro punto, forse un po' sciocco, che mi ha ostacolato, cosa mai accaduta prima, sono i nomi dei protagonisti: Barnabas e Angelique. Ostici! Cioè non sono musicali, scorrevoli, dolci e piacevoli che si addicono a due protagonisti, Angelique è anche difficile da pronunciare a meno che non si sia francofoni o ammiratori del francese e questo non è il mio caso. E' vero, questa è una motivazione sciocca e per altro sapevo già i nomi dei protagonisti ancora prima di cominciare il libro, ma probabilmente l'ho proprio preso di punta...non so.
Leggendo delle recensioni qua e là mi sono resa conto che non sono l'unica a non essere caduta sotto l'incantesimo di Angelique e Barnabas (aggiungerei), alcuni hanno anche criticato i dialoghi eccessivamente da operetta mancata, che dire, non hanno tutti i torti! Però calcolando che potrebbe essere una "trascrizione" della serie tv...
Da leggere?
Mah, ammetto che potrebbe anche piacervi, anzi, se a qualcuno è piaciuto mi esprima i suoi pareri, magari riesce a farmelo rivalutare e apprezzare.
Guardate in cosa mi sono imbattuta oggi! Se siete amanti dei Simpson...apprezzerete! Purtroppo è piccola, ma blogger non me la fa inserire più grande....
Eccovi velocemente l'elenco dei big presenti in gara quest'anno a Sanremo con relativo titolo di canzone!
NINA ZILLI – “Per sempre” SAMUELE BERSANI – “Un pallone” DOLCENERA – “Ci vediamo a casa” PIERDAVIDE CARONE E LUCIO DALLA – “Nanì” IRENE FORNACIARI - “Il mio grande mistero” EMMA MARRONE – “Non è l’inferno” MATIA BAZAR – “Sei tu” NOEMI – “Sono solo parole” FRANCESCO RENGA – “La Tua bellezza” ARISA – “La Notte” CHIARA CIVELLO – “Al Posto del mondo” GIGI D’ALESSIO E LOREDANA BERTE’ – “Respirare” EUGENIO FINARDI – “E tu lo chiami Dio” MARLENE KUNTZ – “Canzone per un figlio”
Due di loro saranno già eliminati questa sera e non saranno ammessi alla serata di domani!
La prima ad esibirsi sarà Dolcenera, mentre a chiudere la serata saranno i Matia Bazar. Verranno presentati anche gli otto giovani selezionati tramite Sanremo Social, ma per questa sera per loro non ci sarà nessuna eliminazione.
Secondo le news della conferenza stampa che si è appena svolta: sarà presente Celentano ma non prima delle 22, della serie: teniamo la gente incollata alla tele almeno per un'oretta, che poi si sa, la macchina del festival viaggia con mezz'ora di ritardo, quindi mettetevi comodi perchè il molleggiato ci metterà un po' a salire su quel palco! Nelle ultime ore qualcuno diceva che sarebbe stata assente l'altra valletta che doveva essere complementare della Ecclestone: Ivana, notizia confermata nella conferenza durante la quale hanno comunicato che nel caso in cui le condizioni della ragazza non dovessero migliorare, questa sera non sarà presente sul palco. Ivana purtroppo ha una forte cervicalgia che la blocca completamente e la costringe a portare un collare. Molto probabilmente, anche se ancora non è stato confermato, ci sarà un tributo a Whitney Huston, recentemente scomparsa, secondo le prime comunicazioni doveva essere la quarta sera, ad opera di Nilla Pizzi, speriamo riformulino il tutto e che trovino una cantante maggiormente adatta alla scena. A dirigere l'orchestra sarà il bravo e, non altrettanto bello, Marco Sabiu, simpaticissimo oltre i limiti dell'immaginabile.
Bene, gli ingredienti ci sono, l'ansia sale...preparate il telecomando e alle 20.40 sintonizzatevi su Rai1.