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sabato 5 settembre 2015

A Torino a girovagare

Sono tornata a Torino, nella mia splendida Torino per ritrovare gli amici che avevo salutato sei mesi fa, amici ai quali avevo detto un "arrivederci, a presto!" che stava tardando ad arrivare.
Ma alla fine ce l'ho fatta.
Sono riuscita a tornare a respirare quell'aria sabauda che tanto mancava.

Torino è bella proprio perché ha un'eleganza sua, ha charme, ha un suo stile che la rende unica e estremamente diversa da Milano.
Non tutti la amano perché ritenuta troppo provinciale, forse a me piace per questo perché nella sua grandezza è piccola e nella sua piccolezza è grande!

Ho girovagato per quelle vie che vedevo ogni giorno, tra agende da cercare, centrifugati di frutta e mercatini delle pulci.
Ho fatto poi una puntatina in un luogo meraviglioso, il Sermig che si trova a Porta Palazzo presso l'Arsenale della Pace.

Poi microgite fuori porta a Venaria prima e Rivoli, splendide città che fanno corona alla mia Torino.

Non ho comprato libri, questa volta. Perché ne avevo presi un paio a Milano qualche giorno fa.

Solo un'agendina e dei Post It da Tiger, una splendida penna Legami alla Mondadori e gli elastici da Melissa Erboristeria.

E poi ho fatto una scorpacciata di BELLE PERSONE, che forse è la cosa più importante.

Ecco qui qualche scatto dal Sermig:





E domenica per concludere...gita a Orta San Giulio, sul Lago d'Orta! 





Se poi volete seguirmi a livello "fotografico", cercatemi su Instagram fra_unaerredueti

martedì 18 agosto 2015

Gli affari miei!

Ero a Torino. Sì quando ho iniziato questo blog ero a Torino. A Torino ho:
- studiato
- fatto uno stage
- lavorato

Ora sono a Novara per uno stage.
E metà a Forlì per un master.
Con il cuore sempre in Inghilterra, perché un anno fa sono stata a Manchester e ho visto anche York e ho capito che l'Inghilterra avrà sempre su di me un potere rigenerativo senza pari. 
Eccomi a Manchester (sono quella con la maglia rigata bianca e fucsia ovviamente! 

A breve sarò a Milano.
Pendolare.
Per lo stage legato al master.

Non ho mai amato Milano, anzi. L'ho sempre trovata un po' troppo sopra le righe per i miei gusti, troppo...troppo insomma. Irraggiungibile, assurda, caotica, sporca... ma in questo 2015 mi sono un po' ricreduta.

Sarà l'effetto Expo, non so...ma già a fine 2014 in occasione di una gita a Milano con le colleghe torinesi ho avuto modo di vedere quegli scorci che mai avevo scoperto. Posso dire che non avevo mai visitato Milano. Ne sono certa e ancora oggi posso dire che non la conosco. Per esempio: quant'è bella la Darsena? 

Ci sono stata quest'anno per motivi lavorativi legati allo stage, per sopralluoghi e per i colloqui del master. Ho preso la metro da sola, ebbene sì, ho preso l'aereo da sola, la metro di Torino da sola...ma mai, mai la metro di Milano. E la rifuggivo come la peste nera. Caso umano? Non credo di essere l'unica, anzi se anche tu sei come me...scrivimi un commento, così non ci sentiamo soli!

Insomma, dicevo Milano.

Milano, la città dove le idee possono crescere, dice la mia Moleskine edizione limitata per Expo 2015.



Sarà vero?

Non lo so, ma questa Milano quest'anno mi sta perseguitando.

Dovrò fare la pendolare e se il pendolarismo non fa per me sento già puzza di scatoloni e scotch. Ma non voglio pensarci.

Dovrò fare la pendolare e già penso di dover rispolverare il kit di sopravvivenza del pendolare che avevo riposto nell'armadio nel 2009, quando ho decretato chiusa la mia vita da pendolare Borgomanero-Torino.

Lo rispolvererò? 

Ai tempi ero una studentessa. Eastpack imperava
Zaino, tracolla, astuccio, portafogli.

Sono quasi passati 10 anni. Argh! 

Insomma, il kit nel frattempo è defunto.
Zaino: rottamato!
Borsa a tracolla: donata al fratello!
Borsa a spalla: assolutamente scomoda, acquistata solo perché "faceva moda" andare in giro gobbi!

Insomma, non ho un kit!
Ma ci sto lavorando.
Non ci credete?

Dieci anni dopo mi riscopro:
- eticamente impegnata
- dresscodizzata
- businessizzata
- più pratica
- ecologica
- ugualmente scema (dovevo scriverlo prima che qualcuno si prendesse male!)
- autrice di www.unaerredueti.it (pubblicità progresso! Almeno sapete che cosa sto facendo della mia vita!)

E come faccio a mettere insieme tutte queste cose? Non se puede! 
Ma ho riassunto tutto nel: bagaglio 3mendo.
Borsa in pvc riciclato, made in Italy, comoda, pratica, urban, di design (che a Milano è una parola inflazionata quanto gianduiotto a Torino), lavabile...
Riuscirò mai a trovarla?



La capostipite di queste borse è la Freitag: costosa! Molto costosa! E svizzera.
Io voglio una cosa Made in Italy, perché voglio sostenere il nostro bellissimo paese. 
Sono patriottista, devo aggiungerlo alla lista sopra. Oltre che nostalgica e campanilista...

Ci sono anche un sacco di altri brand italiani di borse in pvc simili alla Freitag.

Hukke
GarbageLab
Recycledbag 
RiamaBag

Insomma, la borsa in pvc piace e secondo me sarà apprezzata sempre di più. Scommettiamo?
Intanto la Full Spot ha lanciato la O-Folder, la borsa lavabile e di plastica piace, soprattutto se giri in città e la strusci contro le persone, sui mezzi, per terra...
La borsa di plastica la appoggi ovunque, un po' di sgrassatore e taaac...ripulita! 

Non ci credi?
Provala! 




sabato 6 giugno 2015

Mi piace scherzare?

A volte ritornano, dice qualcuno. E a volte torna anche a me l'esigenza di scrivere e raccontare. Scrivere quello che penso, raccontare le mie avventure librose.
Ho provato per qualche mese a trasferire tutto questo ambaradan su Unaerredueti, ma ho capito subito che questo posto non poteva finire così. 
Life in Technicolor rappresenta per me il sogno che coltivavo da bambina, è il luogo dove posso scrivere senza essere troppo "apparecchiata", scrivere per esprimere quello che penso, quello che mi piace e quello che non mi piace.
Un diario di storie, dove mettere tutti i miei pensieri.
E così si riapre, per necessità, come se fosse il lettino di uno psicanalista, dove sdraiarmi e raccontare al mondo quello che ritengo sia interessante, restando sempre nel mondo dei libri s'intende!

La cosa divertente è che, nonostante sia sempre più incasinata, ho voglia di fare sempre cose nuove. Sarà una malattia rara? Non lo so, perché di progetti che mi frullano nella testa e di cose on the road ne ho davvero tantissime!!! 
Alcune cose sono cambiate (ad esempio non abito più a Torino!) altre sono in fase di evoluzione e potrebbero portare dei cambiamenti a breve. 

Non sarò costante, già ve lo dico! Ma non posso davvero vivere senza le letture! Anche perché se vi raccontassi quanti libri ho collezionato e letto in questi mesi...ne avrei per almeno un paio di centinaia di post! 
E quindi ecco il mio piano:
- Life in Technicolor per le avventure di una bibliofila, un luogo dove troverete le storie dei libri, dei romanzi di ogni genere. 

- Unaerredueti.it per le avventure di una fundraiser in progress, un luogo dove troverete storie sociali, racconti di fundraising e esperienze varie. 

Scegliete il menù che più vi aggrada e, se avete piacere, seguitemi e scrivetemi.

Per Life in Technicolor rispondo a questa mail: frabond007CHIOCCIOLAgmail.com
Per Unaerredueti rispondo a quest'altra: francescaCHIOCCIOLAunaerredueti.it

Lieta di avervi rincontrati! 

mercoledì 23 aprile 2014

Settimana breve #BIT

Adoro le settimane brevi.
Adoro i ponti.
E chi non li adora? Smettetela di fare i perbenisti crumiri, tutti adorano le settimane corte, perché anche durante i pochi giorni di lavoro...qualche minuto è sempre dedicato a sognare le vacanze.
Sì perché ammettiamolo, è la vacanza che ci costringe a correre, preciso: l'idea stessa della vacanza ci mantiene in vita, ci fa svegliare ogni giorno e rotolare verso le nostre scrivanie. 
Non succede anche a voi?
A me già succedeva al liceo: "Resisti, devi solo arrivare alle 13 e poi vai a casa a dormire." 
L'ultimo anno sono sopravvissuta così, dicendomi: "Resisti, fatta la maturità sarai fuori per sempre da questo girone infernale!". E quando sono uscita...il mondo mi attendeva.
Ammetto di aver vissuto un po' male i miei 5 anni di liceo, ma per viverli bene bisognava avere i superpoteri..una roba da niente no?
Però, quanto sarebbe bello avere i superpoteri...io vorrei il dono dell'ubiquità: per essere in più posti contemporaneamente e fare dodicimila cose, da quelle utili a quelle dilettevoli. 
Tipo: io n° 1 è alle Maldive, mentre io n° 2 è in ufficio a lavorare, mentre io n° 3 legge un libro e io n° 4 sta facendo un corso di formazione. Che goduria! Se tutti avessimo questo dono...sarebbe un disastro! ...forse la soluzione a tutto non sono i superpoteri...devo trovare la soluzione giusta, can you help me? 

giovedì 17 aprile 2014

Di che ordine sei? #BIT

Questo post nasce da un dialogo con i colleghi. 
Oggi in pausa pranzo si parlava di ordine e di disordine. Da un rapido sondaggio abbiamo scoperto che tra i colleghi esistono numerose coppie in cui un elemento è ordinato e l'altro è disordinato, come le due metà della mela si compensano a vicenda, creando un equilibrio perfetto. 
Ovviamente i disordinati hanno cercato, durante il dibattito, di far valere le loro ragioni: il disordine solitamente è dettato dalla fretta, dalla voglia di volersi dedicare ad altro, dalla svogliatezza. L'ordine non lo so perché io...sono una disordinata.
A volte cerco di psicanalizzarmi e mi domando se il mio disordine sia nato da un rifiuto dell'ordine imposto da mia mamma, donna notoriamente molto ordinata. 
Personalmente mi domando perché non riesco a tenere in ordine nulla. Lavoro nel caos e anche ora vi sto scrivendo da una scrivania poco, poco ordinata. Se dovessi citare gli oggetti intorno a me sulla scrivania vanno da una serie di riviste a delle forbici, cd, una scatola di Tachipirina, la custodia dell'Ipad, un libro, una gruccia, il kindle, alcune bustine di campioncini di cosmetici, un'etichetta di una maglia. Che disastro. Eppure...accumulo. Accumulo fino al punto in cui mi dico: "Fai veramente schifo, datti una regolata!". E allora ecco che a casa mia arrivano i Ris di Padova con tanto di pennellino per rilevare le impronte digitali. Pulisco e riordino ogni cosa, talmente tanto da rendere la casa invivibile e poco comoda. Diciamolo: il nostro disordine è dettato dalla comodità, la comodità di usare una cosa e poi buttarla lì, perché almeno è già pronta per l'uso successivo. E' dettato inoltre dalla necessità di procrastinare ciò che non riteniamo momentaneamente utile. Se consulto un libro e poi lo lascio perché devo fare altro, beh lo lascio dove capita. E' arrivato il momento di fare altro, quindi quella cosa passa avanti rispetto alla mia consultazione del libro, che termina nel preciso istante e in quel luogo in cui mi viene avanzato l'invito di dedicarmi ad altro, oppure semplicemente è arrivato il momento di fare altro.
E' difficile da spiegare, ma mettiamola così: non siamo disordinati, siamo creativi! 

P.S. Per i deboli di cuore: la foto di questo post è stata scattata nel maggio 2013. Quella è la mia scrivania dopo il Salone del Libro 2013...non ha mai raggiunto quei livelli. Giuro.

giovedì 10 aprile 2014

Investimenti #BIT

Oggi parliamo di investimenti, non di quelli bancari, ma di investimenti fisici. Ieri mattina mentre andavo al lavoro ho rischiato di essere investita contemporaneamente da una bambina in monopattino e da una ciclista che ovviamente andava sul marciapiede.
Il rischio di essere investiti da un mezzo su due ruote sale sempre di più. Ormai girare per la città con il naso all'insù è fantascienza, non solo perché tutti camminano con la faccia incollata allo smartphone o controllano dove mettono i piedi a causa delle cacche dei cani che decorano il marciapiede. Il pedone non può più prendersi il lusso di girare nelle aree pedonali perché rischia di essere investito dai ciclisti che usano questi spazi come se fossero delle piste ciclabili, per non parlare poi del ritorno della moda del monopattino.
La nana (leggete bambina) in questione sfrecciava senza ritegno verso la scuola, con la mamma che letteralmente le "correva appresso" con lo zainetto in spalla. Cara mamma, due cose: mai e dico mai fare da sherpa ai propri figli, lo zaino può portarselo da sola, al massimo compragli uno di quei cosi mostruosi col trolley così se lo trascina in giro tipo bara. Seconda cosa: tieniti la figlia "appresso", ma proprio appiccicata! La bambina che ha cercato di investirmi, rischiava seriamente di cadere e farsi male: anche io tengo all'incolumità della bambina e soprattutto vorrei evitare di cominciare la giornata con le urla isteriche di una bambina e della madre. 
Occhio quindi non solo alle auto e alle moto, ma anche ai ciclisti e ai bambini con il monopattino.
Pensate che una mattina ho visto una mamma che si trascinava a casa il monopattino del bambino...prima lo zaino e poi il mezzo su due ruote..che scene! E povere mamme!

giovedì 3 aprile 2014

Buongiorno in Technicolor #8

Se Carrie Bradshaw teneva una rubrica dal titolo Sex and the City, io dovrei cominciare a tenerne una che si chiami Puzza nella city. Vi spiego.
Ogni mattina vado a piedi al lavoro, passo dopo passo mi rendo conto che gli stessi angoli puzzano ogni giorno allo stesso modo, un pezzo puzza sempre di cacca di cane, uno di detersivo, uno di immondizia. Potrei camminare bendata ed essere certa di sapere dove mi trovo, allo stesso tempo però ammetto che avrei dei seri problemi a mettere i piedi dato che ogni giorno i marciapiedi sono cosparsi di escrementi di cani. Prima di desiderare un cane ricordatevi che quando lo portate in giro dovete raccogliere i suoi scarti solidi, i pedoni potrebbero non apprezzare i regalini puzzolenti del vostro cane lungo i marciapiedi. 
Fortunatamente non ci sono solo le puzze a guidarmi per la città, ma ci sono anche un sacco di profumi: di pizza, di pane appena sfornato e poi ci sono gli "odori del mercato" quelli che definire puzze è peccato, ma che allo stesso tempo non sono profumi così invitanti. Per esempio a me piace un sacco il formaggio, ma col cavolo che mi faccio rinchiudere nella cella dove stagionano la fontina! Oppure adoro la frutta e la verdura, ma spesso tutti i profumi insieme creano un odore parecchio pesante. 
E detto questo...vi lascio al vostro tran tran quotidiano! Non annusate troppo! 
Buonagiornata!

martedì 1 aprile 2014

Buongiorno in Technicolor #6

Una volta, quando ero studentessa, mentre stavo facendo colazione in cucina nel mio collegio, mi sono soffermata ad osservare in quale stato di degrado e indecenza lasciavamo ogni mattina la cucina. Dopo pochi istanti è entrata la signora delle pulizie e ricordo come se fosse ora che le ho detto: "Non so come riesca a non arrabbiarsi, fa quasi schifo vedere tutta questa roba sporca!". La signora si è girata verso di me e mi ha detto: "Ma no, ho visto di peggio...". Poi ha iniziato a pulire. Io non sapevo cosa intendesse con peggio, ma non ho dovuto aspettare molto per scoprirlo. La signora mi ha raccontato di quando puliva i bagni pubblici, cosa ben più disgustosa della cucina di un collegio universitario, mi ha detto che lì faceva veramente schifo. Al termine del discorso poi mi ha detto: "Però sai Francesca, qualsiasi lavoro farai quando finirai l'università, ricordati di metterci il cuore. Non andrai lontano se non ci metterai un po' di cuore e non farai nemmeno bene il tuo lavoro." 
Questa piccola lezione di vita mi ha scosso molto e ogni tanto me la ricordo, perché fatta da una persona che tutte le mattine deve fare le pulizie a cose che hanno pulito gli altri fa pensare. Infondo è vero, se un lavoro non piace è facile farlo male. Certo a volte è impossibile riuscire a lavorare bene in certi ambienti e con certi lavori, non voglio assolutamente metterlo in dubbio. Però io penso a quella gente che ora un lavoro non ce l'ha e a quanti su Facebook si lamentano perché devono andare a lavorare...insomma, non mi sembra molto corretto. Questo mondo del lavoro è facile da subire, ma è davvero complesso volgere al positivo, farci piacere quello che facciamo. 
E voi ci riuscite? Buonagiornata!

venerdì 28 marzo 2014

Buongiorno in Technicolor #4

Mentre sto scrivendo questo post il mio stomaco si sta torturando e urla incessantemente: "Ho fame! Dammi cibo!" come la pianta carnivora Audry2 della Piccola Bottega degli orrori, film che citavo qualche ora fa al lavoro, quindi se state leggendo questo post al mattino, lo citavo ieri. 
Insomma ho fame e youtube continua a pubblicizzare il cioccolato Milka con le bolle, peccato che youtube non sa che io odio profondamente quel cioccolato, dolciastro a livelli estremi e pressoché inconsistente. Avete mai pensato quanto il cibo stia invadendo il nostro panorama visivo ogni giorno?
Non so voi, ma i miei amici di Facebook si divertono a fotografare e condividere ogni cosa che fagocitano. Mangio pasta, tac: foto alla pasta. 
Mangio al Mc, tac: foto al vassoio con il tripudio di grassi idrogenati.
Siamo nell'era della pornografia alimentare. Noi ostentiamo il cibo e lo facciamo con i social, con la televisione, gli abbiamo creato degli hashtag ad hoc e condividiamo ciò che mangiamo alle parole di foodporn. Scusate: #foodporn
I programmi di cucina imperano e ora ditemi se riuscite più a fare una sola cosa senza consultare o un libro della parodi, o Giallo Zafferano o le pillole di saggezza di Carlo Cracco: se vuoi fare il figo, usa lo scalogno. Ed effettivamente vi assicuro che lo scalogno vince sulla cipolla dieci a zero! 
Ormai poi è normale amministrazione esclamare cose alla Bastianich: vuoi che muoro? Neanche mio cane mangia così merda. 
Insomma oltre che amanti del cibo noi Italiani ci stiamo pure sgrammaticando con "sti programmi televisivi". Giusto per divertirci con la fotografia alimentare, oggi infiocchetto il buongiorno con una mia foto di Instagram (quella che si lamenta del #foodporn ma che contribuisce a crearlo): si tratta degli 'gnudi che ho mangiato a Firenze e che ho prontamente instagrammato quando erano ancora caldi e vaporosi nel piatto. Si chiamano così poiché sono fatti dal solo ripieno del raviolo, 'gnudi a letto, come mamma li ha fatti. E se non è pornografia alimentare questa...

giovedì 27 marzo 2014

Buongiorno in Technicolor #3

Siete anche voi vittime del pranzo fuori casa? Anche voi andate a lavorare con millemila tupperware o loro sosia? Avete anche voi diecimila di quelle cosette di plastica che si ungono a livelli estremi e per ripulirli ci mettete minimo due ore e mezzo flacone di detersivo?
Beh, se avete risposto sì, mi consolo. Se avete risposto no, vi invidio!
Pensare ogni sera a cosa si deve cucinare per il giorno dopo e poi inscatolarlo in quei box trasparenti è davvero noioso, alcuni potrebbero anche dire alienante. E poi bisogna avere anche la borsetta per trasportare il pranzo: c'è chi ci investe e chi ha una borsa qualsiasi senza porsi il benché minimo problema. Mia mamma mi ha ripetutamente sgridata quando ha saputo che andavo a lavorare: "Con quel bruttissimo sacchetto di stoffa: orrendo!", tant'è vero che alla prima occasione mi ha comperato quello che vedete nella foto: infantile, iper riconoscibile, in perfetto stile China Town, ma vi assicuro che è davvero comodo! La mamma è sempre la mamma, ne sa! Il problema di chi pranza fuori casa, anche se sfoggia un sacchettino ultima moda, rimane sempre quello delle ciotolette di plastica, perché poi se sono farlocche...rischiate di rovesciare il contenuto ovunque! Pensate: prendete di corsa un tram e la vostra scatoletta viene shakerata come non mai, salite e poi come minimo siete pressati in mezzo ad altre decine di persone. Il vostro sacchettino viene sballottato a destra e a manca e intanto voi iniziate a pregare che il contenuto resti al suo posto. Ma quando mai!? Ecco che dai bordi comincia a fuoriuscire una certa quantità di liquido: voi non lo vedete ma ve lo sentite, allora cominciate a pregare che non macchi tutta la borsa o peggio ancora che non cominci a gocciolare il sacchetto. Insomma questi contenitori sono davvero una disgrazia. Fortuna che ne hanno inventati alcuni a chiusura ermetica, ma la paura dello shaker è sempre in azione! E oggi cosa state shakerando di bello nelle vostre borsettine? 

venerdì 21 marzo 2014

Mi hanno detto...

Mi hanno detto di ricominciare a scrivere su questo blog. Mi hanno detto di non lasciarlo morire, di non lasciar cadere nell'oblio quanto avevo creato qui. Mi hanno detto di tenerlo in vita, ogni giorno.
Il fatto è che il tempo è sempre meno e spesso la mia pigrizia mi porta a fare altro piuttosto che dedicarmi a Life in Technicolor
Basta però con le scuse.
Io voglio esserci. 
Voglio essere qui, presente, giorno dopo giorno. Magari non recensirò più tanti libri, magari su questo blog avverrà una svolta epocale. Insomma cari lettori, se ancora avete un briciolo di voglia di seguirmi, se vi va di accettare le mie scuse per la mia assenza, vi prometto che torneranno un po' di Life e un po' di Color da queste parti.
Ammetto che poco tempo fa avevo anche pensato di chiuderlo questo spazio, mai prendere decisioni quando si è stanchi! 

Comincio qui, ora, una sfida con me stessa e con gli impegni insorti in questo ultimo anno. Cose da raccontare ce ne sono sempre, tutti abbiamo qualcosa da raccontare, dobbiamo solo avere il coraggio di riordinare le idee e di metterle nero su bianco. Ecco cosa mi mancava: il coraggio di ricominciare. E quel coraggio, quella voglia di ritornare qui, è spuntata per caso in pausa pranzo, durante un dialogo avvolto dai caldi raggi del sole di marzo (perché questa settimana faceva davvero caldo!).
Si ricomincia!
Si riparte!
Avanti tutta: sono tornata!! 


giovedì 2 gennaio 2014

Ragazze mancine di Stefania Bertola: recensione!

Adoro Stefania Bertola, non ho letto la sua opera omnia, ma mi sento autorizzata a definirmi sua fan in progress. 
Ho cominciato a conoscere questa scrittrice attraverso il suo libro Romanzo Rosa, un geniale romanzo breve ambientato a Torino che avevo recensito tempo fa, contagiata dal suo stile, non ho potuto fare a meno di fiondarmi immediatamente sul suo ultimo libro: Ragazze mancine.
Ancora una volta Stefania Bertola ci racconta storie di donne, le protagoniste Adele ed Eva sono completamente diverse l'una dall'altra, la prima abbandonata dal marito dal quale ha ereditato un cagnone, si ritrova improvvisamente a zonzo senza casa e soprattutto senza soldi, l'altra ha una figlia avuta da un uomo di cui non sa bene l'identità nel romanzo è in fuga da un uomo che vuole il suo medaglione.
Una vicenda in perfetto stile Bertola, intricata al punto giusto e complessa da raccontare, una storia che vi coinvolge fin dal momento in cui Adele si ritrova in macchina Eva che la costringe a partire a tutto gas per sfuggire a un uomo la cui identità rimane a noi ignota solo per qualche pagina.
Stefania Bertola riesce a regalarci una storia avvincente, con dei personaggi divertenti e a tratti grotteschi, è molto abile nel dipingere la follia umana di chi ha tanti soldi e crede di utilizzarli per ottenere tutto quello che vuole. Adele e Eva provengono da mondi diversi, Adele è la donna che non ha mai lavorato un giorno nella sua vita, non sa fondamentalmente fare nulla (o poco) e quando viene abbandonata dal marito, senza più soldi, capisce che deve rimboccarsi le maniche. Eva invece è l'opposto, è colei che sa accontentarsi, che vive di fortuna e non si preoccupa del domani, per la figlia va bene anche una bambola storpia, infondo è pur sempre una bambola! Sono modi diversi di approcciarsi alla vita, modi discutibili e che non possono piacere a tutti, forse un po' portati agli eccessi dalla scrittrice, ma che sono perfettamente in linea con il suo stile un po' sopra le righe. 
I ricchi di Stefania Bertola sono persone piene di segreti e senza amici, l'amicizia sta in mezzo alle persone che hanno poco e che cercano di essere felici con poco. Un messaggio forse vecchio, ma che in un periodo di crisi fa ancora riflettere, se il lettore non vuole fermarsi alle vicende dei personaggi e cerca di scavare in profondità, a mio parere può trovare in questo libro una critica al modo di vivere di oggi.
Ragazze mancine è un libro davvero piacevole e intelligente, riesce a vedere oltre le persone e lo fa con quell'ironia che nei romanzi della Bertola non manca mai, quel sorriso a volte amaro che nasconde dietro a una "grassa risata" una lacrimuccia. Un romanzo che racconta la nostra Italia. 

sabato 7 dicembre 2013

Dei calzini e degli elfi

Questa passerà alla storia come "La settimana dei calzini". Arrivata domenica sera a Torino ho sistemato i calzini riposti in fretta e furia nel cassetto la scorsa settimana e, nell'accoppiarli, come mamma ha insegnato, scopro che uno è spaiato. Ha inizio così la mia odissea.
Nella mia fantastica cassettiera Kullen di Ikea, sembra non ci sia. Provo a togliere i cassetti, ma la Kullen giustamente mi fa capire che se non fosse per i cassetti non starebbe insieme: ergo non si possono togliere. Infondo non ha un fondo (che pensiero ridondante), insomma sto calzino o è nel cassetto o è per terra, non essendoci in nessuno dei due luoghi, ho abbandonato la Kullen a se stessa e ho provato a cercarlo nella lavatrice. Proprio la settimana scorsa ho abbandonato lì dentro un asciugamano poi rinvenuto dalla mia coinquilina. 
Lavatrice vuota.
Insomma sto calzino sembra si sia volatilizzato, puff...svanito nel nulla.
Domenica sera faccio una lavatrice. La stendo lunedì mattina, raccolgo i panni asciutti lunedì sera...e scopro che mi manca un altro calzino. E che cavolo! 
Cerca di qui, cerca di là, lo trovo dopo qualche giorno sul balcone, di fianco allo sgabiotto della lavatrice, pronto per essere rilavato. Viva i balconi di pietra!

Tra un calzino e l'altro ho avuto un po' di tempo per fare qualche investimento su A-m-a-z-o-n!
Ebbene sì, mi sono dilettata e ho acquistato qualche dvd e dei libri.


Facciamo la lista! 
Libri:
- Il richiamo del cuculo di Robert Galbraith, al secolo J.K. Rowling
- Sono graditi visi sorridenti, di Franco e Andrea
Mentre per quanto riguarda i dvd ho preso:
- Midnight in Paris di Woody Allen
- Woody, il documentario su Woody Allen 
- The Story of Film di Mark Cousins


Insomma, ne avrò per un bel po', sia da leggere che da vedere...e non vedo l'ora!

Non felice poi di quello che avevo preso, mentre tornavo dal lavoro con il pacco Amazon, mi sono fermata in un negozio che si trova su via San Massimo a Torino, un luogo delizioso e così...meravigliosamente ricco di dvd introvabili. Si chiama Il posto delle fragole, come il celebre e bellissimo film di Bergman. Sono entrata e...ho deciso di arricchire la mia collezione con ben tre altri dvd di cinema Classico:
- Febbre di vivere
- Falena d'argento 
- La gardenia blu
Vi farò sapere qualcosa anche su questi! 

Due parole sul negozietto. Ci passo davanti tutti i giorni quando vado e torno dal lavoro, la zona di via San Massimo e via Mazzini a Torino è molto carina, è ricca di negozi particolari, di designer e cose sfiziose, tra questi c'è anche la galleria Square 23. Poco più avanti, andando verso Corso Vittorio, c'è Il posto delle fragole. Non balza subito all'occhio e solitamente questo succede con i negozietti davvero interessanti. La ragazza alla cassa è davvero un'esperta di cinema, ve lo consiglio! Inoltre se non trovate il film che fa al caso vostro, ve lo prenota senza problemi e così anche per i libri che parlano di cinema, fateci un salto se potete e seguitela qui su Facebook


lunedì 25 novembre 2013

Tra un libro, un tupperware e la curiosità di Hunger Games

Immaginatemi così, sospesa tra un libro e un tupperware, intenta a preparare la pasta per il giorno dopo mentre leggo l'ultimo libro acquistato in libreria. Cosa che se fosse vera, il libro sarebbe pieno di impronte digitali oleose e il pranzo irrimediabilmente bruciato.
Diciamo quindi che i libri e i tupperware sono due oggetti che ultimamente mi stanno accompagnando, quasi quotidianamente, facendo otto ore al lavoro mi preparo il pranzetto a casa e alla mattina parto sempre con la borsettina con dentro appunto tupperware di ogni misura. Che poi tupperware non sono, perché sono tutti surrogati che però vanno benissimo lo stesso. La borsettina però mi piace un sacco e vi metto qui vicino.

Stilosa eh?

Ma torniamo a parlare di un argomento consono a questo blog. I libri.
New entry di questo mese è il nuovo libro di Stefania Bertola, Ragazze Mancine edito da Einaudi che mi sta piacendo davvero molto. Lo stile di questa scrittrice è davvero unico, è piacevole da leggere e riesce ad essere sempre frizzante. Non l'ho ancora terminato, ma già ve lo consiglio!

Un altro consiglio che voglio darvi assolutamente è di andare a vedere il musical Frankenstein Junior, trovate su ArtInTime la mia recensione, è veramente molto, molto bello! Broadway è finalmente arrivata in Italia. Se lo avete già visto fatemi sapere qui sotto se vi è piaciuto.

Prima di salutarvi poi una domanda: qualcuno di voi ha mai letto i libri di Hunger Games? So che sono per ragazzi e conosco vagamente la storia, vedo che diversi blogger ne parlano bene, altri non li leggono proprio per una mancata affinità con il genere. Cosa ne pensate? Li conoscete? 

Grazie per le info! Alla prossima, carissimi lettori!!!!!



domenica 17 novembre 2013

E così vorresti fare lo scrittore di Giuseppe Culicchia: recensione!

Adoro Culicchia.
Ho avuto modo di conoscerlo e secondo me è veramente uno scrittore brillante, che non ha paura di dire le cose come stanno e soprattutto ha la capacità di scrivere libri molto diversi tra loro e questo nuovo libro è una chiara dimostrazione della sua abilità.
Se volete fare gli scrittori, o avete messo da un po' di tempo il naso in mezzo al mondo dell'editoria, senza arrivare a livelli altissimi, dovete assolutamente leggere il nuovo libro di Culicchia: E così vorresti fare lo scrittore.
Perché?
Perché se siete lettori, scrittori, aspiranti tali, editori, organizzatori di presentazioni, presentatori di lettori e quant'altro, sicuramente vi ritroverete nelle sue pagine, nelle sue vicende, in molte delle cose che racconta.
Tre step caratterizzano la vita di uno scrittore, quando pubblica il primo libro è una "Brillante promessa", quando passa al secondo libro è chiaramente il "Solito stronzo" che se la tira e che ha scritto un secondo libro pessimo, che non era minimamente all'altezza del primo, impiegandoci un tempo biblico rosicchiato con un tira e molla all'editore, una cosa in stile Paolo Giordano insomma.
E poi dopo anni di etichetta: "Solito stronzo" si passa allo step finale, a quello che ti porta nell'olimpo dei beati, che ti fa diventare un "Venerando maestro", l'uomo delle lectio magistralis che può scrivere libri incomprensibili, ma in quanto venerando maestro...ha pur sempre ragione, no?
Tra un'etichetta e l'altra ci sono poi le perle di saggezza in perfetto stile Culicchia, i brevi e divertenti racconti che raccontano le presentazioni dei libri, dallo studente che non sa leggere, si passa al "solito pazzo" che non ha letto il libro ma che vuole per forza fare una domanda, fino al libro di storia locale, immancabile regalo che viene dato allo scrittore. Non dimentichiamo poi la cena con lo scrittore che si svolge sempre a fine presentazione e che diventa un momento ottimo per non far mangiare l'autore e costringerlo a rispondere ancora a centinaia di domande. 
E così vorresti fare lo scrittore è un libro da leggere assolutamente, edito da Laterza potrebbe ingannarci e suggerirci che è  un manuale. Allora a questo punto la domanda è d'obbligo: è un manuale di editoria? Più che altro lo definirei un manuale di sopravvivenza, della serie "Io ti dico come gira il mondo qui dentro, se hai voglia salta sul carro dei folli, se non ti va lascia perdere.". Una lettura che scorre piacevole grazie allo stile di Culicchia semplice e affascinante, che cattura il lettore e gli fa trascorrere dei momenti piacevoli in sua compagnia.
Una poesia, di Bukowski citata anche da Culicchia credo sia il riassunto perfetto per questo libro, ve la incollo qui sotto. Non voglio dilungarmi troppo, lascio spazio al "Venerando maestro", buona lettura"

E così vorresti fare lo scrittore? 


Se non ti esplode dentro
a dispetto di tutto,
non farlo
a meno che non ti venga dritto
dal cuore e dalla mente e dalla bocca
e dalle viscere,
non farlo.

se devi startene seduto per ore
a fissare lo schermo del computer
o curvo sulla macchina da scrivere
alla ricerca delle parole,
non farlo.

se lo fai solo per soldi o per fama,
non farlo
se lo fai perchè vuoi
delle donne nel letto,
non farlo.

Se devi startene lì a
scrivere e riscrivere,
non farlo.
se è già una fatica il solo pensiero di farlo,
non farlo.
se stai cercando di scrivere come qualcun altro,
lascia perdere.

se devi aspettare che ti esca come un ruggito,
allora aspetta pazientemente.
se non ti esce mai come un ruggito,
fai qualcos'altro
se prima devi leggerlo a tua moglie
o alla tua ragazza o al tuo ragazzo
o ai tuoi genitori o comunque a qualcuno,
non sei pronto.

non essere come tanti scrittori,
non essere come tutte quelle migliaia di
persone che si definiscono scrittori,
non essere monotono o noioso e
pretenzioso, non farti consumare dall'autocompiacimento

le biblioteche del mondo
hanno sbadigliato
fino ad addormentarsi per tipi come te
non aggiungerti a loro
non farlo
a meno che non ti esca
dall'anima come un razzo,
a meno che lo star fermo
non ti porti alla follia o
al suicidio o all'omicidio,
non farlo
a meno che il sole dentro di te stia
bruciandoti le viscere,
non farlo.
quando sarà veramente il momento,
e se sei predestinato,
si farà da sè e continuerà finchè tu morirai o morirà in te.

non c'è altro modo
e non c'è mai stato.

giovedì 7 novembre 2013

Gallina vecchia...è vecchia!

Okay, è il dodicesimo post in tre mesi in cui scrivo: "Scusate mi sono assentata un attimo, ma sono ancora viva, ho avuto i miei impegni e bla, bla, bla.".
Infondo tutti hanno degli impegni no?
Io ho degli impegni e due libri da recensirvi, millemila cose di cui vorrei parlarvi e cerco ogni giorno la ricetta per avere giornate da 48 ore, perché anche se fossero 36 non mi basterebbero. Sì, io appartengo a quella schiera di persone che hanno le giornate da 24 ore, sono demodè, mi dispiace. Ora cercherò su Google se esiste un rimedio a tutto ciò, ma sono restia. Potrei imbattermi in una di quelle domande di Yahoo Answer e poi potrebbe venirmi voglia di rispondere. 
Yahoo Answer per me è una droga. Ve l'ho mai detto? Ho perso le giornate a rispondere alla gente su Yahoo Answer e qualcuno mi ha pure ringraziata. Sono cose da appuntarsi nel CV, cose da stampare su manifesti grandissimi e da appendere in tutte le piazze, cose da spifferare alla vicina-quattro-dita che si preoccuperà di raccontare a tutti quelli che incontra e che magari non sanno neppure chi sei, cose...sì, sto divagando.
Torniamo a noi.
E' novembre e comincia a fare freddo. E anche questo scommetto che lo sapete già, soprattutto se vivete nel nord Italia, se vivete da Roma in giù probabilmente sarete ancora a mollo nell'acqua godendovi da brave lucertole gli ultimi raggi di sole. 
Io sono avvolta nel piumone con la borsa dell'acqua calda. Che immagine romantica. 
E ora mi bevo pure la tisana: che poesia!
E' giovedì e domani grazie al cielo è l'ultimo giorno di lavoro. Sia beato il weekend, momento in cui si ricaricano le energie e che purtroppo finisce troppo presto.
Vi sto deprimendo? Sì, mi sto deprimendo pure io! Che domande. 
Certo che scrivere il giovedì che uno odia il lunedì, insomma...già parte male con il weekend. 
Basta la smetto!
Parliamo di cose serie. 
Ho comprato la borsina nuova per il portatile!
Eccovi la foto, ovviamente è uno di quei colori che non viene mai bene in foto, proprio come me. Sarebbe un carta di zucchero cangiante, ma scuro, che dà sul color petrolio quasi ottanio e se lo fotografate con il cellulare sembra nero. (Il sacchetto per il vomito è sotto al sedile...)
Quello sullo sfondo è il mio piumone tamarro. Mi sembrava giusto condividere anche quello.

Tornando alla borsa, ho scelto la marca Tucano perché ne ho già avuta una di questa marca per il precedente portatile ma era per un 17'' e ora ho un 14'' ed è davvero grande, ho quindi scelto di fare questo investimento. Perché è effettivamente un bell'investimento!
Lungo la mia peregrinazione ho fatto un salto anche in un meraviglioso negozietto di via Principe Amedeo a Torino, è un negozio che vende articoli home made da diverse persone e oggetti che comprano a Parigi. Ha delle cose veramente sfiziose. Mentre curiosavo e mi trattenevo dal comprare un paio di orecchini, mi sono imbattuta in una serie di gioielli davvero molto carini e sfiziosi realizzati da Mariella Serra. Trovate qui il SITO, mi piace moltissimo il suo stile. A dire il vero non trovate on line le piccole opere che ho visto questa sera, ma potete avere un assaggio delle sue creazioni. 

E prima di salutarvi faccio una promessa: prometto solennemente che non sarò più una donna latitante da queste parti, ma cercherò di intrattenervi il più possibile pubblicando ogni tanto qualcosa di sensato o di pseudo tale. 
Siete pronti?

giovedì 24 ottobre 2013

Ritorno con scrivania!

Manco da molto da queste parti e chiedo perdono.
Manco da molto, ma la vita fuori dalla rete continua ed è piena, strapiena di cosi da fare, dai musical a interessanti svolte lavorative, incontri con scrittori e tanti nuovi libri da leggere. Gite da Lush e in negozi che ti vendono i prodotti "sciolti", gite da Carpisa e incontri di donne che si lamentano perché a Sanremo ci sono le borse Carpisa più belle, a Torino mandano solo la feccia.

La vita va avanti e la mole di libri da leggere cresce.

La mole di cose da fare cresce.

Io stessa cresco. 

No, invecchio. Il mio metro e sessanta è fisso da anni. Non cresco più.

Questa sera in un momento di relax mi sono dilettata ad allestire in modo alternativo la mia scrivania. Volevo raccontarmi con una foto, dire qualcosa di me. Vedo ogni giorno queste foto sul web allora mi sono detta: ci voglio provare anche io! Ho guardato la mia stanza e la foto che vedete sotto ha in sè tutti gli oggetti, i libri le cose che mi accompagnano ogni giorno. Ci sono i miei pensieri, i miei sogni, i colori del mondo.
Non è perfetta, ma se deve ritrarmi non deve esserlo.
Infondo, come diceva Jack Lemmon alla fine di "A qualcuno piace caldo": Nessuno è perfetto!


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