Visualizzazione post con etichetta Cineforum. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Cineforum. Mostra tutti i post

giovedì 3 aprile 2014

Buongiorno in Technicolor #8

Se Carrie Bradshaw teneva una rubrica dal titolo Sex and the City, io dovrei cominciare a tenerne una che si chiami Puzza nella city. Vi spiego.
Ogni mattina vado a piedi al lavoro, passo dopo passo mi rendo conto che gli stessi angoli puzzano ogni giorno allo stesso modo, un pezzo puzza sempre di cacca di cane, uno di detersivo, uno di immondizia. Potrei camminare bendata ed essere certa di sapere dove mi trovo, allo stesso tempo però ammetto che avrei dei seri problemi a mettere i piedi dato che ogni giorno i marciapiedi sono cosparsi di escrementi di cani. Prima di desiderare un cane ricordatevi che quando lo portate in giro dovete raccogliere i suoi scarti solidi, i pedoni potrebbero non apprezzare i regalini puzzolenti del vostro cane lungo i marciapiedi. 
Fortunatamente non ci sono solo le puzze a guidarmi per la città, ma ci sono anche un sacco di profumi: di pizza, di pane appena sfornato e poi ci sono gli "odori del mercato" quelli che definire puzze è peccato, ma che allo stesso tempo non sono profumi così invitanti. Per esempio a me piace un sacco il formaggio, ma col cavolo che mi faccio rinchiudere nella cella dove stagionano la fontina! Oppure adoro la frutta e la verdura, ma spesso tutti i profumi insieme creano un odore parecchio pesante. 
E detto questo...vi lascio al vostro tran tran quotidiano! Non annusate troppo! 
Buonagiornata!

sabato 28 dicembre 2013

Quando ero studente...Bilancio 2013

Qualche mese fa scrivevo:

"Ormai sto invecchiando.
Mi sono resa conto che da un po' di tempo a questa parte utilizzo frasi come "Quando ero studente...", "Quando studiavo...". Sì, ora lavoro...ma non è che siano passati millemila anni dal giorno in cui il mio status di studente si è trasformato in quello di lavoratore (lavoratrice!). Eppure ogni tanto mi escono queste perle di saggezza.
Sarà colpa dei tupperware?
La cosa peggiore è che quando si è studenti non si vede l'ora di iniziare a lavorare per "guadagnare dei soldi", quando si lavora si rimpiangono gli anni in cui si era studenti e ci si poteva permettere quella fantastica cosa denominata: "Orario flessibile". Quando esisteva il giorno libero che era un surplus rispetto al weekend, quando al pomeriggio andavi in torteria con le amiche e facevi il pomeriggio shopping per i saldi.
Quando giravi tutte le Feltrinelli di Torino e poi tutte le Sephora e gli altri negozi che li allontanavano gli uni dagli altri.
Quando uno lavora non è più padrone del proprio tempo, nel senso che sai per certo che quelle 8 ore al giorno sei là, in ufficio. Quando studi il tempo è in autogestione, obbligo di frequenza o meno.
Quando si lavora manca il tempo libero, è sempre meno, si esce alle 18 e in un batter d'occhio tra cena e doccia è ora di andare a dormire.
Ma quanti "quando" ho usato?
Chiedo venia.
Con questo non voglio dire che "odio lavorare" non fraintendetemi! Anzi, mi ritengo una persona molto fortunata a lavorare in questo periodo difficile, semplicemente riflettevo su come sia effettivamente cambiata la mia vita. Forse ve ne sarete accorti anche dal cambiamento di ritmo del mio blog, prima leggevo molto di più, scrivevo molto più spesso, ora sono latitante e tendo a ripetere le stesse cose."

Durante queste vacanze di Natale, dopo aver riletto queste poche righe qui sopra, sto un po' facendo il bilancio del 2013. Anno della mia laurea magistrale e anno in cui ho iniziato a conoscere il mondo del lavoro.
Ho letto molti meno libri, ho scritto molti meno post, ho visto molti meno film. 
Ho capito chiaramente che i ritmi sono cambiati, devo un po' riuscire a prendere il ritmo giusto per riuscire a incastrare tutte le attività che mi hanno sempre "riempito" la giornata. Non posso vivere senza libri e film, questo è chiaro, anche se dovessi fare uno dei lavori più tristi e brutti del mondo, la mia vita deve essere arricchita dalla cultura, dai momenti di svago e dalle persone. Fagocito minuti e minuti di video su youtube, da quando hanno "liberalizzato" Spotify le mie giornate hanno una colonna sonora e poi i blog degli amici e delle persone sconosciute e ArtInTime, a tutto questo vanno aggiunte le chiacchierate con gli amici, le apericene, le passeggiate a Torino, i film al cinema e le conversazioni su whats app fino a tarda notte.... 
Queste sono un po' le mie giornate, sono gli ingredienti che "piacciono a me", sono i pastelli che uso per colorare le ore e i minuti che passano. 
Purtroppo non riesco a fare disegni che contengano tutti i colori, non riesco a fare tutto tutti i giorni, ma cerco di impegnarmi il più possibile...nei limiti del possibile. 
In ritardo vi auguro Buon Natale e Buone feste, a voi che mi seguite sempre e che siete fedeli anche se io ogni tanto ho un po' accantonato il blog. 



mercoledì 14 novembre 2012

Cesare deve morire: recensione!

Quando era uscito al cinema non ero riuscita a vederlo, abitavo ancora a Torino e c'era la possibilità di vedere il film e poi di assistere al dibattito con i fratelli Taviani, ora che l'ho visto posso dire che mi mangio davvero le mani all'idea di essermelo perso.
Cesare deve morire dei fratelli Taviani è una di quelle pellicole che ti fa dire: sono orgoglioso di essere italiano! È un gioiello, una perla rara nel marasma delle pellicole italiane, un prodotto da guardare e riguardare, da mostrare ai ragazzi e su cui riflettere.
Narra il backstage della messa in scena dello spettacolo tratto dalla tragedia di Shakespeare: Giulio Cesare, ma questo spettacolo non sarà messo in scena in un teatro qualsiasi, si tratta di un carcere, Rebibbia, gli attori sono carcerati. Ci sono narcotrafficanti, assassini, ladri che tutti insieme guidati dal maestro di teatro mettono in scena questa tragedia.
Non mancano ovviamente le riflessioni che possono nascere da un film girato in carcere e da uno spettacolo che mette in scena un tradimento, delle alleanze degne dei clan della malavita e di un assassinio. La profondità con la quale questi detenuti interpretano i personaggi, la professionalità che hanno nel dare voce a ognuno di loro (rigorosamente nel dialetto del proprio paese) è davvero molto toccante.
L'arte diventa per loro un momento di libertà, un'ora d'aria, un modo per andare oltre quelle mura della prigione. Si può essere d'accordo o meno su questi laboratori, questi svaghi che vengono concessi ai detenuti nelle carceri, non voglio schierarmi né a favore, né contro, sono sicuramente mezzi di espressione interessanti e anche sistemi, se vogliamo, catartici, perché attraverso Cesare e Bruto i detenuti rivivono momenti della loro vita, ripercorrono vere e proprie frasi dette dai loro amici, come accadrà proprio al detenuto che interpreta Bruto.
Non mancano ovviamente gli screzi tra loro, scontri inevitabili che nascono tra carcerati, regolazioni di conti che già esistevano prima ancora di essere rinchiusi, o nati proprio all'interno di quelle mura.
Oltre alla messa in scena dello spettacolo, i Taviani scelgono di mostrare tutto il lavoro che fanno i singoli mentre studiano il copione e sono nelle loro celle, alla sera, quando fissano il soffitto, ci fanno sentire i loro pensieri e un carcerato ricorda che chi dorme sul letto più alto, quel soffitto lo vede ancora più vicino. 
Mi è venuto in mente il libro Lo straniero di Albert Camus, il quale, rinchiuso nel carcere sottolinea proprio quanto tempo trascorra un detenuto a fissare il soffitto. So che la citazione potrebbe sembrare un po' campata in aria, ma i capitoli finali riflettono molto sulla questione: "Vita in carcere". Sfortunatamente non ho una copia del libro per verificare perché lo avevo preso in prestito dalla biblioteca...altrimenti avrei inerito volentieri la citazione.
Consiglio davvero di vedere questa pellicola perché merita, non mi stupisco che sia stata scelta per rappresentare l'Italia agli Oscar.
Prima di chiudere vi lascio con una frase che fa davvero riflettere molto, viene pronunciata dall'attore-detenuto che interpreta Cassio: "Da quando ho conosciuto l'arte, questa cella è diventata una prigione."

P.S. Questo film ha vinto l'Orso d'Oro a Berlino e concorrerà per le nominations agli Oscar come miglior film straniero. Speriamo in bene!


VOTO:


domenica 11 novembre 2012

Le idi di marzo: recensione!

Sono un po' indietro con le recensioni, come noterete, ma pian piano recupererò, perché i film di questo cineforum sono uno più bello dell'altro e davvero sono contenta di essermi tesserata!
Avevo visto questo film tempo fa, l'ho rivisto al cineforum e non c'è verso: è proprio superbo!
Le Idi di marzo è un film di George Clooney, con George Clooney e Ryan Gosling, che narra il backstage della campagna elettorale di Mike Morris (George Clooney) un uomo che incanta le masse in cui Stephen Meyers crede fortemente, un uomo che sembra così tremendamente perfetto da rispecchiare la giustizia sia pubblica che privata.
Ma sarà proprio il privato a macchiare la figura di Mike agli occhi di Stephen.
Un film che rispecchia l'America e la sua politica, ricco di dialoghi, a volte anche difficili da seguire, un film in cui non bisogna dare niente per scontato perché fino alla fine non si sa cosa può accadere. Magistrali le interpretazioni di Clooney e Gosling che sono davvero il fiore all'occhiello di tutta questa vicenda, bravissimi anche gli altri attori, ma geniali gli sceneggiatori che riescono a restituire una vicenda tutt'altro che semplice, perfettamente calata nella storia che in America si ripete ogni quattro anni, che abbiamo appena vissuto, la corsa alla candidatura per le presidenziali. 
Da Italiani, viviamo sempre la vicenda in modo un po' mediato, attraverso i reportage dei giornalisti, ma per la nazione Americana tutto questo è quasi uno spettacolo, un momento patriottico, qualcosa a cui si deve partecipare. Uno stato può fare la differenza, può aiutare il candidato oppure ostacolare la sua elezione. Lo stato che viene conteso è l'Ohio, come viene spiegato all'inizio del film, e come abbiamo imparato in questi giorni post rielezione di Obama, è uno di quegli stati che se si riesce a conquistare possono quasi assicurare la vittoria completa. Per cercare di assicurarselo i metodi sono molteplici e i rispettivi staff dei candidati alle primarie devo sapersi muovere attentamente, senza provocare danni all'uomo che stanno sostenendo, devono tenere sotto controllo sondaggi, richieste degli alleati, grandi elettori, vicende personali del loro capo. La fiducia è alla base di tutto questo processo e quando questa viene meno la vita e il pensiero di Stephen cambieranno molto.
Sarà difficile fidarsi completamente di Morris, ma allo stesso tempo per Paul Zara (Philiph Seymour Hoffman) è difficile fidarsi di Stephen dopo che quest'ultimo ha deciso di incontrare Duffy in gran segreto.
Un film da vedere assolutamente, non a cuor leggero e non come passatempo, ma un bel film su cui riflettere che a me piace riassumere così: niente è come sembra e il titolo lo anticipa chiaramente! 
Buona visione! 

VOTO:


giovedì 25 ottobre 2012

E ora dove andiamo? di Nadine Labaki: recensione!

Terzo appuntamento nel cineforum borgomanerese, terzo foro sulla tesserina, foro questa volta più a cuor leggero rispetto all'appuntamento della settimana scorsa che era Diaz - non pulire questo sangue.
martedì sera hanno proiettato E ora dove andiamo? di Nadine Labaki. Devo essere onesta, sono partita da casa un po' demotivata riguardo questo film perché la trama su wikipedia era spaventosamente penosa.
In realtà una volta in sala mi sono resa conto che: il tizio che ha scritto la trama su Wikipedia dovrebbe essere punito. E' un film meraviglioso, costruito in modo magistrale, che riesce a portare sulla scena con il giusto equilibrio tra gravità e leggerezza una storia tutt'altro che semplice: l'eterno conflitto tra cristiani e musulmani.
In uno sperduto e desolato paesino del Libano convivono pacificamente Cristiani e Musulmani, pacificamente più o meno, perché gli uomini sono subito pronti a scattare e a cominciare una guerra di religione e allora: come tenerli impegnati? Le donne si inventano un modo, anzi, diversi modi per mantenere la pace, boicottano i giornali e la televisione, invitano ballerine ucraine e addirittura impasteranno dolcetti a base di hascisc per tenerli calmi e per non farli litigare tra loro.
I momenti drammatici di certo non mancano, ogni giorno è un piccolo dramma, un giorno in più in cui queste donne vanno a dormire nella pace, in quella loro piccola isola felice che sono disposte a difendere in ogni modo e, come detto poco sopra, con ogni mezzo.
Una storia che fa davvero pensare, che ci fa comprendere che fondamentalmente che si preghi Dio o Allah o chi altro, non ha senso farsi guerra, siamo tutti umani, tutti uguali. Un film che potrebbe essere letto in vari modi, ma che sicuramente dietro alle risate e ai divertimenti non manca di ricordare i drammi e le guerre che gli uomini si costruiscono e intessono quotidianamente, rovinando quella pace, quella quiete che a volte è così difficile da mantenere.
Le vere vincitrici qui sono le donne, mogli, madri, vedove, tutte vestite a lutto perché c'è chi ha perso un figlio, chi il marito, donne che hanno capito che quella guerra farà solo morti e nient'altro, gli uomini sono un branco di pecoroni che non hanno imparato niente dagli errori del passato e che vogliono annientare chi è diverso anche se fino a cinque minuti prima stavano bevendo con lui un caffè al bar.
La convivenza non è impossibile, bisogna solo avere il coraggio di cercarla, di costruirla e di difenderla ogni giorno. L'odio è un sentimento semplice, a distruggere si fa in fretta, ma chi costruisce, salva le vite, le relazioni, crea quella pace che è indice anche di intelligenza e di capacità a comprendere che anche se l'altro è diverso, è pur sempre uno di noi.
Un film che farei vedere nelle scuole, che farei vedere ai potenti della terra, che regalerei a ogni persona, perché tutti dovrebbero vederlo!
Qui non ci sono cristiani buoni e musulmani cattivi oppure cristiani cattivi e musulmani buoni: qui si parla di umanità, che viene prima di tutte le religioni, l'uomo e la difesa della vita devono essere alla base di ogni principio quotidiano, siate voi appartenenti a qualsiasi religione. 
Guardatelo e pensateci! 

VOTO



mercoledì 17 ottobre 2012

Diaz - Non pulire questo sangue: recensione!

Secondo appuntamento al cineforum e primo ostacolo nella recensione. Ostacolo non cinematografico ma diciamo sociologico (se così si può dire).
Diaz - Non pulire questo sangue  di Daniele Vicari è un film a dir poco sconvolgente. Sapevo che questa volta al cineforum non avrei visto una commediola divertente, ma non avrei mai immaginato di vedere quello che ho visto. Il problema è che Diaz non è il frutto di una mente diabolica che ha voluto scrivere una sceneggiatura iper violenta per accattivarsi lo spettatore, Diaz è il frutto degli atti processuali riguardo la tragedia della scuola Diaz, avvenuta durante il G8 di Genova. Recensire questo film mi fa un po' paura, per questo voglio fare una piccola premessa: non è mia intenzione parteggiare per nessuno in questo film, voglio semplicemente cercare di spiegarvi ciò che ho visto senza dire giusto o sbagliato. Proprio per evitare equivoci o quant'altro eccovi la sinossi.

SINOSSI
Luca (Elio Germano) è un giornalista della Gazzetta di Bologna. 
È il 20 luglio 2001, l’attenzione della stampa è catalizzata dagli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine durante il vertice G8 di Genova.

In redazione arriva la notizia della morte di Carlo Giuliani. Luca decide di partire per Genova, vuole vedere di persona cosa sta succedendo.

Alma (Jennifer Ulrich) è un’anarchica tedesca che ha partecipato agli scontri. Sconvolta dalle violenze cui ha assistito, decide di occuparsi delle persone disperse insieme a Marco (Davide Iacopini), un organizzatore del Genoa Social Forum, e Franci, una giovane avvocato del Genoa Legal forum. Nick (Fabrizio Rongione) è un manager che si interessa di economia solidale, arrivato a Genova per seguire il seminario dell’economista Susan George.

Anselmo (Renato Scarpa) è un vecchio militante della CGIL e con i suoi compagni pensionati ha preso parte ai cortei contro il G8. Etienne (Ralph Amoussou) e Cecile sono due anarchici francesi protagonisti delle devastazioni di quei giorni. Bea e Ralf sono di passaggio e hanno deciso di riposarsi alla Diaz prima di partire.

Max (Claudio Santamaria), vicequestore aggiunto del primo reparto mobile di Roma, comanda il VII nucleo e non vede l’ora di tornare a casa da sua moglie e sua figlia.
Luca, Alma, Nick, Anselmo, Etienne, Marco e centinaia di altre persone incrociano i loro destini la notte del 21 luglio 2001.
Poco prima della mezzanotte centinaia di poliziotti irrompono nel complesso scolastico Diaz-Pascoli, sede del Genoa Social Forum adibita per l’occasione a dormitorio. In testa c’è il VII nucleo comandato da Max, seguono gli agenti della Digos e della mobile, mentre i carabinieri cinturano l’isolato. È un massacro in piena regola.

Quando Max dà ordine ai suoi di fermarsi, è tardi. 93 persone presenti nella scuola, oltre ad essere in arresto, hanno subìto una violenza inaudita senza aver opposto alcuna resistenza.

Luca e Anselmo finiscono in ospedale, Alma dopo essere stata medicata viene condotta alla caserma di Bolzaneto. All’alba Etienne e i suoi amici escono dal bar dove si sono rifugiati durante la notte. Tutto è silenzio, deserto. Si fanno strada verso la Diaz, ma una volta dentro trovano solo sangue e distruzione.

Anche Marco non si trovava alla Diaz durante l’incursione. Ha passato la notte con Maria, una ragazza spagnola conosciuta in quei giorni. Quando la mattina, in una Genova devastata e irreale, raggiunge la scuola, la luce del sole mette ancor più in evidenza le proporzioni del massacro. Sconvolto raggiunge il suo ufficio, squilla il telefono: è la madre di Alma. 

Marco non sa cosa sia successo alla ragazza ma promette che farà di tutto per trovarla. A Bolzaneto, per Alma e decine di altri ragazzi, l’incubo non è ancora finito.

La storia la conoscono tutti, in quel G8 gli scontri furono numerosi e così anche il numero dei feriti e ci furono anche diversi morti. 
Raccontare una vicenda di questo genere che vede protagonisti: caschi blu, ragazzi dei centri sociali e non, black block è rischioso perché basta un niente per dare del "completamente cattivo" a un gruppo di persone.
Il messaggio primario che passa da un film del genere è sicuramente che i caschi blu che hanno fatto la carneficina della Diaz erano persone poco logiche e sensate, comandate da gente che non aveva compreso quello che avrebbero potuto fare i caschi blu, gente disposta a confutare le prove piuttosto che ammettere che in quella scuola se c'erano black block erano solo una minoranza. L'accanimento che essi dimostrano sembra quasi un modo per dare sfogo alla rabbia repressa, al nervosismo accumulato in quei giorni che furono sicuramente molto duri e stancanti non solo a livello fisico e psicologico. Con questo l'assalto alla Scuola Diaz è imperdonabile, vediamo scene sconvolgenti con picchi di atrocità che rasentano la follia umana, non vi nego che in alcuni punti mi sono domandata se fossero SS o cosa questi caschi blu. Corpi umani trattati come bestie, ammassati, trucidati, torturati, addirittura uno prende taglia un rasta a una ragazza come se fosse il trofeo di guerra, lo scalpo, roba da Far West, da Sentieri Selvaggi, altro che Genova centro!
E' evidente però che il problema dei Black Block è pienamente percepito dai giovani genovesi che gestiscono l'evento e si occupano di smistare i ragazzi tra le varie scuole, questi sono un pericolo per chi vuole manifestare in modo pacifico ed effettivamente la loro presenza sarà proprio una delle cause primarie dell'assalto alla Diaz. 
Il problema è che per cercare i Black Block sono state massacrate un sacco di persone, è stato versato molto sangue inutile, alla Diaz c'erano pacifisti, giornalisti, persone perbene che mai avrebbero lanciato molotov contro la polizia, eppure si è scelto di fare piazza pulita senza pensarci due troppo. Non ci si scaglia in questo modo contro le persone! Non sono bestie! Dov'è il rispetto? Dov'è la democrazia? Dov'è la civiltà?
Credo che le parole giuste per descrivere quanto visto siano quelle pronunciate da Anselmo: "Avete fatto una cazzata!".

So già che qualche ben pensante alzerà la manina gioioso e dirà: "E' pur sempre un film, quindi avranno caricato le scene violente." Beh, carissimo ben pensante, prova a cercare qualche reportage sulla scuola Diaz, ne trovi molti su internet e guarda quelle foto... parlano! Eccome se parlano!

Vi lascio con queste parole di Amnesty International, sperando che fatti come questi non accadano più.

"La più grave sospensione 
dei diritti democratici in un paese occidentale 
dopo la Seconda guerra mondiale."



domenica 14 ottobre 2012

Cena tra amici di Alexandre de La Patèlliere: recensione!

Essendo tornata ad essere borgomanerese (a tempo tutt'ora indeterminato, nel senso che fino alla laurea sono qui e poi si vedrà) ho deciso di dedicarmi alle attività culturali proposte nella zona. Non che ci sia l'offerta che trovavo a Torino, di Circolo dei Lettori ahimè ce ne è solo uno e anche il Cinema Massimo è difficile da esportare. Ma a Borgomanero ogni anno viene proposto il cineforum e quest'anno mi sono iscritta. Per quanto possibile cercherò di recensire tutti i film scelti, a dire il vero alcuni li ho già visti, ma rivederli non fa mai male.


Cominciamo subito questa avventura con il primo film: Cena tra amici (Le prénom) di Alexandre de La Patèlliere.
Paragonato a Carnage e alla Cena dei cretini, per via della struttura che vede appunto un gruppo di amici che si riuniscono per cena, questo film non è una di quelle commediole francesi tutte amour, amour, Paris et mon amour. Parigi c'è, l'amore anche, ma sono ingredienti gestiti e serviti in modo differente. Tutto ha inizio con una bugia, un pretesto per aprire una discussione. Vincent, affascinante agente immobiliare (che è anche la voce narrante del film) dice di voler dare un nome X al figlio che sta per nascere. Non ve lo rivelo, perché nel trailer stesso non viene mai detto. Il nome è talmente impensabile e improponibile, da scatenare le ire del cognato Pierre che indignato prova in tutti i modi a dissuaderlo. Questa bugia darà il via a una serie di altre discussioni che arriveranno a rompere l'equilibrio della famiglia, fino a rivelazioni imbarazzanti e davvero inattese. Un film divertente costruito con un'ironia sottile e a tratti filosofica, ma senza troppe pretese; i personaggi sono attentamente caratterizzati e il modo in cui si muovono nello spazio segue la narrazione e preannuncia momenti di rappacificamento a momenti di guerra totale. Salotto, cucina, sala da pranzo, sono questi gli spazi abitati dai personaggi, c'è chi li vive tutti come Elizabeth e il marito Pierre, mentre agli ospiti è concesso di sostare solo in alcuni. 
Onestamente non saprei dire se la scelta dei luoghi e delle discussioni sia casuale oppure posta in relazione alle stanze in cui si muovono. Di certo l'atrio è il momento dell'accoglienza, poi nel salotto abbiamo l'aperitivo e il post cena, nella sala da pranzo si consuma il pasto. Le discussioni avvengono in tutte le stanze, iniziano in salotto, proseguono nella sala da pranzo, alcune nascono nella sala da pranzo e altre proseguono in salotto in un crescendo di insulti e di rivelazioni.

Sono molto contenta di aver cominciato così il cineforum di quest'anno, Cena tra amici è stato un film davvero piacevole da vedere e che la sala ha apprezzato davvero molto.
Onestamente non sono una grande estimatrice dei film francesi, ma questo mi ha davvero colpito piacevolmente e ora, sotto con il prossimo film che sarà: Diaz - Non pulire questo sangue di Daniele Vicari

Alla prossima recensione! 

P.S. Nella foto vedete il retro della tesserina del cineforum, con l'elenco dei film e la tabellina delle spunte. Spero di riuscire a vederli tutti e soprattutto spero di riuscire a recensirveli sempre!

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...