domenica 28 luglio 2013

Acquistai: Come leggere uno scrittore di John Freeman

Le gite notturne in libreria sono delle vere minacce per le tasche di noi poveri giovani squattrinati. 
Mercoledì ho fatto un giro alla libreria: "La bussola" di Torino che si trova in via Po e "disgraziatamente" è aperta anche la sera dopo cena, ulteriore "disgrazia" ha i libri scontati. 
Dopo aver passato in rassegna centinaia di volumi, indecisa se prendere o meno qualcosa, dopo essermi ricordata che la mia nuova libreria torinese è già strapiena di libri, ho cercato di trattenermi, ma alla fine, quando stavo per uscire a mani vuote, un volume arancione ha catturato la mia attenzione. Lui ha catturato il mio sguardo e i nomi di McEwan e compagnia briscola mi hanno fatto dire: I want it!
Il libro in questione è: Come leggere uno scrittore di John Freeman
Dopo essermi impossessata del libro l'ho voltato 14 euro e spiccioli invece di 21. Molto bene! 
Un libro per chi ama leggere, un libro che parla di scrittori, una raccolta di saggi scritta da un uomo che lavora per riviste straimportanti come The New York Times Books Review. Insomma, l'ho preso, non potevo proprio farmelo scappare. 
Sì, lo so, dico così con tutti i libri che trovo, soprattutto quando faccio gli ordini da Libraccio e devo giustificare in qualche modo le mie spese. Per i libri...spendo davvero parecchio!
Che dirvi? Non l'ho ancora iniziato, ho dato una lettura solo all'introduzione e mi sembra davvero molto interessante.
Vi farò sapere di certo!

sabato 27 luglio 2013

Inferno di Dan Brown: recensione!

Ebbene sì, l'ho letto anche io. A dire il vero l'ho finito da un po' di tempo, ma solo ora riesco a sedermi al pc a raccontarvi le mie impressioni su Inferno di Dan Brown. 
Faccio una piccola premessa.

Dan Brown è sbarcato in Italia con "Il codice Da Vinci" e una marea di polemiche legate a quanto egli racconta, a quello che dice per quanto riguarda l'arte, ma anche per quanto riguarda la religione. Onestamente non ho mai voluto "puntare il dito" contro Dan Brown, trovo sia un errore accusarlo di aver detto cose sbagliate, semmai bisogna preoccuparsi se ancora c'è gente che usa i romanzi come se fossero libri di storia. 

Se necessito di una lettura critica di Leonardo Da Vinci, di certo non vado a prendere Dan Brown, ma prendo un libro che tratta nello specifico di questo pittore, poi ne prendo un altro e un altro ancora, magari consulto studiosi che hanno posizioni differenti, per crearmi poi una mia idea, se voglio, su Leonardo Da Vinci. 
Che poi Dan Brown abbia detto: "Mi sono basato su teorie vere..." eccetera, eccetera, questo è un suo problema, il lettore deve sempre ricordarsi di una cosa: ha in mano un romanzo, al massimo può essere un punto d'ingresso nella storia dell'arte o nella Storia, quella con la S maiuscola, ma quello non è un trattato storico o artistico. All'inizio dei libri di Dan Brown, come accade all'inizio di molti romanzi, ci sono cinque, sei righe che dicono che i fatti narrati sono pura fantasia. 
Certo, forse se uno scrivesse un romanzo dove Cristoforo Colombo è sbarcato in Giappone invece che in America, potrebbero esserci dei problemi, per quanto tutti sappiano che è sbarcato in America, forse sarebbe meglio se lo scrittore si attenesse alle vicende della realtà, ma nulla vieta di rimescolare le carte. 
Mi fermo qui perché altrimenti non recensisco più inferno...e non va bene!

Inferno è l'ultima fatica di Dan Brown, un ottimo romanzo da ombrellone che io ho letto, per motivi di prezzo, in formato ebook. Onestamente non pensavo di leggerlo, mi ero fermata ad Angeli e Demoni, ho sempre apprezzato moltissimo lo stile di questo scrittore, scorrevole, affascinante, intrigato al punto giusto. Un'amica mi ha detto che lo stava leggendo, aggiungiamoci il fatto che io apprezzo quando gli scrittori stranieri scelgono di ambientare le loro vicende in Italia, insomma, queste due cose mi hanno fatto cliccare sul tasto acquista di Amazon.it.
Mentre lo scaricavo, a soli 9.90 euro, pensavo a quanto costi il cartaceo, 25 euro...tantissimo a parere mio per un libro! Certo è un bel volume, ma costa assai!! E' chiaro che Mondadori abbia voluto puntare sulla vendita dell'ebook, oltretutto è un libro che si presta visto che è parecchio spesso. Non so come siano andate le vendite, ma credo che in ben pochi abbiano accettato di investire così tanto per il cartaceo e soprattutto per un libro di Dan Brown, che nessuno vuole esporre in salotto, anzi, c'è chi si vergogna di averlo letto!
Appena ho cominciato questo libro sono stata subito trascinata nello stile di questo scrittore, unico e inconfondibile. La storia è molto semplice: il mitico professore Robert Langdon è stato ingaggiato per comprendere un arcano segreto che si cela dietro una serie di indizi tutti legati all'Inferno di Dante, con tanto di morti, inseguimenti e rischi di malattie gravissime che potrebbero sterminare parte del genere umano.

La ricetta di Dan Brown è sempre la solita, un morto all'inizio, un intrigato mistero da risolvere, una donna che accompagna Robert Langdon nel suo percorso, una città, Firenze in questo caso e aggiungerei senza anticipare troppo, non solo Firenze, un cattivo super cattivo con un piano iperdiabolico e tanta, tanta, tanta cultura. 
Un libro che ovviamente si presenta ben scritto, si divora davvero in pochi giorni, ma un libro con qualche piccolo neo.
Arrivata al 25% circa di lettura, mi sono ricordata di quanto sia anticlericale il personaggio di Langdon, che io identifico con Dan Brown e di quanto siamo stereotipati noi poveri Italiani! La storia è ambientata in Italia e possiamo renderci conto di come il nostro scrittore americano racconti a tutto il mondo che in Italia aleggia un odore di caffè. Ma!? Sta bene? Insomma, per Dan Brown gli Italiani sono tutti spaghetti, pizza, caffè, calcio e mandolino. Che fantasia. Fortuna che è un romanzo e quindi è un'opera di fantasia. 
Riguardo la questione dell'anticlericalismo, è una cosa che può urtare se si è credenti. Ha questa avversione contro la chiesa e le sue regole che quasi in alcuni punti risulta fastidiosa, ma raggiunge il suo apice alla fine del libro.

Mi spiace dovervi rivelare così tanto, anzi, se non lo avete letto vi consiglierei di chiudere qui, ma alla fine dell'intricato mistero, dopo aver setacciato Firenze sulle orme di Dante, dopo aver letto la divina commedia su iPhone chiesti in prestito davanti alla tomba di Beatrice (ditemi che l'ha pagato la Apple!), dopo aver avuto a che fare con una donna il cui QI supera quello di tanti geni, dopo aver scoperto che la donna a capo dell'organizzazione mondiale della Sanità è un bel peperino, si arriva alla fine. Scopriamo che il cattivo super cattivo, protetto da un'organizzazione segreta, è riuscito a creare un virus tremendo che ha liberato in una grotta sotterranea a Instambul, incrociando concerti di musica con Dante, si arriva al punto in cui tutte le cose tornano e in cui io mi sono detta: Oddio che visione triste.

Vi spiego, che è meglio.

Il cattivo super cattivo, detto anche Zobrist, è un genetista, è convinto che la popolazione della Terra sta crescendo all'impazzata, una volta c'erano le pestilenze che servivano a decimare la popolazione ed erano perfette per evitare una sovrappopolazione del pianeta, oggi invece si va verso l'autodistruzione. Verrà un giorno in cui non ci sarà cibo per tutti. Egli propone questa teoria, che io ho veramente reso in modo spicciolo, a Elizabeth Sinskey, la donna a capo dell'Organizzazione Mondiale della Sanità. Questa non è assolutamente convinta di quanto dice Zobrist. Lui però decide di agire a prescindere dalla volontà di questa donna e architetta un piano per liberare qualcosa che causerà una decimazione della popolazione.
Ammetto che sul subito ho pensato a una nuova peste, visto che la maschera del medico della peste del medioevo viene stracitata, poi la maschera di Dante assume un ruolo davvero importante nel romanzo, ma la cosa più ovvia non è quella giusta se lo scrittore è bravo.
Infatti Dan Brown riesce a trascinarti bene nella vicenda, regge la storia, costruisce una bella trama fitta che ti porta  a scoprire che cavolo si è inventato Zobrist. Lo scopriamo e rimaniamo a bocca asciutta. Diciamo che ad un certo punto si capisce che cosa si è inventato il cattivone, ma uno non vuole crederci perché è tremendo!

Praticamente Zobrist ha inventato una specie di virus passivo che non dà sintomi, ma che renderà sterile un determinato numero di uomini, non permettendo a tutti di procreare e quindi mantenendo così sotto controllo il numero di persone presenti sul pianeta.
Si può essere d'accordo o meno. Nel mio "Inferno" ideale io avrei proposto all'Organizzazione Mondiale della Sanità di cercare un antidoto, perché non concepisco questa logica del contenere la popolazione mondiale. Personalmente vedo ogni giorno che nel nostro mondo viene sprecato talmente tanto cibo che il terzo mondo potrebbe vivere molto meglio, per non parlare di un'educazione sessuale fatta in modo sensato verso i paesi che ancora non sono sviluppati. E qui non stiamo parlando di "preservativo sì/preservativo no", c'è un discorso etico ed educativo più ampio da fare in questi casi. Inferno finisce con l'accettazione da parte di Elizabeth di questa teoria di Zobrist, aiutata anche dalla donna con il QI supersonico, Sienna Brooks che ha visto le popolazioni povere da vicino e ha capito che non si può aiutare tutti nel mondo.
Praticamente Inferno è un libro dove alla fine si fanno male in pochi, il cattivo super cattivo vince e i buoni alla fine dicono: "Toh guarda, tutto sommato aveva anche ragione". Non so, io ho percepito questo. 
Non voglio tediarvi eccessivamente, il post si sta allungando oltre ogni previsione.
Concludo dicendo che, finale a parte, il libro si fa leggere in modo piacevole, ottimo libro da ombrellone, libro da prendere con le pinze, ricordatevi che è pur sempre un libro e non un trattato scientifico. Apprezzabile tutto il lavoro fatto su Dante, apprezzamento di tipo fanatico e non da studiosa. Non so se sia tutto corretto.


VOTO:
e mezzo!

lunedì 22 luglio 2013

The Royal Baby is Born

Tra i "non me ne frega un cavolo" e i vari: "ho altro a cui pensare", c'è qualcuno che è veramente curioso di sapere più cose sul Royal Baby e il mio blog non poteva non dire la sua in questo momento. Abbiamo seguito Kate e William il giorno del suo matrimonio, ho sempre avuto un particolare interesse per il fascino aristocratico-britannico...e quindi questa sera devo iniziare a chiacchierare un po', tipo salotto sul Royal Baby.
E' nato, è un maschio, pesa 3,7 kg e..sia il piccolo che la mamma stanno bene. Anche il Principe Carlo sta bene, lui fino a questa mattina non ne sapeva nulla, era intento a guardare una mostra di trenini a 350 km da Londra. Il nonno più tranquillo del mondo.
Il pargolo è nato e fuori da Buckingham Palace è già stato esposto er cartellone che conferma la nascita del pargolo più atteso dell'anno. Mentre a Rio il Papa faceva il suo tour in mezzo alla folla dopo essere arrivato all'aeroporto, i giornalisti italiani finalmente si decidevano a pubblicare un articolo in italiano che confermasse la nascita del Royal Baby. 
La prima cosa che tutti si domandano, una volta conosciuto il sesso è: come si chiamerà la creatura?
Scartati Elisabeth e Diana, per ovvie ragioni, quali sono i nomi più accreditati? Onestamente non ho idea. Ero convinta fosse femmina. Il fatto che sia maschio ha rimesso in discussione tutto. 
Spero non lo chiamino Charles, o che inseriscano questo nome tra i diecimila che gli rifileranno. Edward? Philip? Boooh! 
Beh, noi attendiamo. Per Carlo ai tempi avevano atteso un mese per sapere il nome, per William il giorno del battesimo. Noi speriamo di scoprirlo...domani! Eddai!

Intanto auguriamo ogni bene alla nuova Royal Family!

Curiosità: tutti i bambini nati in questo giorno nel Regno Unito riceveranno in regalo un penny d'argento, simbolo di buon auspicio per il popolo britannico. Sono state coniate più di 2000 monete, un regalo carino...no?

Foto di Repubblica

Grazie Libraccio!

Oggi voglio scrivere un post di ringraziamento
Voglio ringraziare Libraccio e il suo sito on line, in particolare il servizio clienti. 
Vi spiego.
Qualche settimana fa, durante le mie ferie, ho deciso di fare un mega ordine da Libraccio.it con la mia amica. Abbiamo prenotato parecchi libri per un totale di 58.74 euro, libri che volevo leggere da tempo e che mi ero segnata accuratamente sul mio libretto apposito.Tra i vari titoli avevo inserito anche L'uomo che voleva fermare il tempo di Mitch Albon, libro che avevo adocchiato tempo fa alla Feltrinelli e che non avevo voluto prendere subito, ma che mi era rimasto impresso soprattutto a causa della sua copertina piena di orologi. 
Il pacco parte con qualche giorno di ritardo a causa della difficile reperibilità di alcuni libri, ma me l'avevano comunicato e poi, visto il grande risparmio che si ha quando si compra su libraccio...direi che è accettabile.
Arriva finalmente il corriere, apro il pacco e...mancava un libro che in realtà è segnato sulla fattura e che quindi era stato pagato: il volume mancante era proprio L'uomo che voleva fermare il tempo.
Ho subito contattato il servizio clienti via mail e poi il giorno seguente su Facebook. Mi hanno risposto comunicandomi che il magazziniere aveva detto che la copia era eccessivamente rovinata, quindi dovevo attendere pazientemente che mi inviassero un altro libro. Mi hanno attivato un ordine da zero euro che sarebbe partito di lì a cinque giorni. 
Che dire: fantastico! Già temevo di non avere risposta e di aver perso i miei 8,50 euro del libro, già pensavo di dover dire addio a libraccio e invece: anche questa volta non mi ha deluso.
Ora, so che 8,50 euro sono nulla, ma personalmente era più una questione di principio che tutto il resto. 
La settimana scorsa è finalmente arrivato a casa mia il fatidico libro, in una versione oserei dire quasi perfetta, con giusto una piccola ammaccatura, ma niente di così vistoso. E poi...a metà prezzo!!! 
Non posso far altro che ringraziare quel magazziniere, di cui non saprò mai il nome ma che mi ha voluto inviare un libro in buono stato, il servizio clienti di libraccio che è stato davvero molto disponibile.
Ancora una volta non posso far altro che promuovere Libraccio perché è davvero un'ottimo negozio dove risparmiare sul costo dei libri. 
Dopo aver letto il libro, che vi recensirò a breve, posso dire che ho trovato curioso che questa vicenda si sia verificata proprio con un libro che parla del tempo e della sua importanza. 
Che dire... fa pensare|
Poi vi spiegherò meglio il perché nella recensione.

A presto cari lettori! 


sabato 6 luglio 2013

Tutti nudi per Desigual!

Notizia di oggi, sabato 6 luglio, primo giorno di saldi è che il negozio Desigual di Milano ha lanciato una proposta: tutti i clienti che si presentavano poco vestiti non avrebbero pagato gli abiti Desigual. Dall'espressione gergale "La crisi ci ha messo in mutande" alla realizzazione pratica del modo di dire...
Ammettiamolo: è folle! 
Prima di tutto non vedo perché devo andare a zonzo a Milano con le chiappe al vento per guadagnarmi dei vestiti, bisogna essere folli per arrivare a fare una cosa del genere, insomma Desigual fa cose carine, ma da qui a denudarsi per averle...perché mettere in piazza la propria dignità?
Da questa cosa ci avranno guadagnato le estetiste che avranno fatto tantissime cerette per tutti i clienti Desigual, ma scusate...alla faccia di chi muore di fame! 
Mi spiego, se Desigual si può permettere di regalare vestiti, perché non li regala a chi ha effettivamente bisogno? Si sa che la crisi economica ha messo in ginocchio molti, ma prima di tutto se voglio dei vestiti non devo necessariamente fiondarmi da Desigual, seconda cosa piuttosto li compro dai cinesi, ma io nuda nei negozi non ci vado.
Eppure anche questo è marketing.
Avete presente quanti siti, blog, portali vari di informazione avranno scritto e condiviso sull'argomento? Anche io nel mio piccolo ne sto parlando. Ottima trovata quella di Desigual, perché di gente svestita ne è arrivata parecchia! Il problema è sempre il solito...facessimo così con le cose che contano veramente, rivoluzioneremmo l'Italia dalla mattina alla sera.
Pensiamoci!


The social and I


Mi hanno detto che sono una social dipendente, un po' è vero. 
E in qualità di social dipendente, mi sono imbattuta su internet in questa foto...come potevo non condividerla?



venerdì 5 luglio 2013

L'uomo d'acciaio - Man of Steel: recensione!

Una parola: delusione. Sì, credo sia questa l'espressione più adatta per descrivere il mio stato d'animo post visione del nuovo Superman, oh scusate, L'uomo d'acciaio.
Speravo nel filmone DC che mi avrebbe appassionata a questo personaggio.
Speravo di
trovare una storia avvincente.
Speravo.
Poi l'ho guardato.
Comincia con un parto, la madre naturale di Kal-El lo sta mettendo al mondo, i bambini su Krypton non nascono in modo naturale da anni e anni. Quel bambino nasce in un momento tragico, sono gli ultimi giorni di Krypton, ecco perché una madre un padre si vedono costretti ad allontanarlo da loro e a mandarlo sulla Terra. Fino a qui niente di nuovo. I cattivi-super-cattivi capitanati da Zod ci sono, si fanno il loro millennio (?) sabbatico in un buco nero e poi risbucano sulla terra quando Superman ha 33 anni. E già qui casca l'asino. Anzi, il supereroe.
33 anni. Chi altro si immolava a 33 anni? Ora, non voglio scandalizzare i cattolici benpensanti, perché io per prima sono credente, ma non è la mia fede ad avermi fatto fare quest'associazione. Un sacco di critici lo hanno detto e scritto. 
Insomma: Superman diventa Superman a 33 anni. Molto bene. 
Incontra il padre in una navicella nascosta sotto una montagna ben 20.000 anni fa. Il tutto era ovviamente stato scoperto dall'esercito americano che aveva già messo il luogo sotto isolamento e ri-ovviamente nello stesso luogo c'è anche Lois. Molto bene. Dopo parliamo di Lois. 
Torniamo alla navicella.
Sta cosa nascosta sotto la montagna nasconde il fantasma di Jor-El il babbo di Kal-El-che-bel! (Scusatemi!). Insomma il fantasma, che è ovviamente (abuserò di questa parola, sappiatelo) più figo di quello del babbo di Amleto, è lì grazie a una fantastica penna usb, o un suo prototipo kryptoniano su cui c'è stampata la S, Clark/Kal conosce così suo padre e conosce il suo simbolo: la famosa S che significa SPERANZA. Perché su Krypton la parola speranza comincia con S, come in Italia, figo no? No, perché quella simpaticona di Lois, che onestamente temevo si mettesse a cantare qualcosa in stile Enchanted, gli fa notare che sulla Terra quella è una S: "Da noi è una esse!". Bravissima, nobel al dialoghista per questa battuta.
Insomma Superman trova simbolo, costume e spasimante da salvare, si perché Lois in tutto il film è buona solo a fare danni e a farsi salvare all'ultimo da Superman. Ovviamente.
La storia prosegue, c'è una bella dose di flashback dove scopriamo che Kevin Kostner è il padre putativo di Kal-el e ha chiamato il figlio Clark che di cognome fa Kent e abitano tutti insieme appassionatamente in una fattoria nel Kansas, hanno un cane di nome Pippo e quando c'è l'arcobaleno cantano "Somewhere over the rainbow..." e ovviamente odiano i tornado.
(Tagliate il pezzo di Somewhere...)
I tornado  Anzi, il tornado e il cane, che non si chiama Pippo. Scena: la famiglia Kent è sul tipico mezzo di trasporto del Kansas (pickup) e mentre sono in coda (famoso traffico della campagna del Kansas) arriva un tornado. E fino a qui, cioè fino al tornado, ci crediamo pure noi. Cosa succede a questo punto?
Ovviamente tutti fuggono dalle loro auto e si mettono al riparo 3 metri prima dove c'è un ponte, che prima non c'era. Però...il cane! Il povero, piccolo cane rimane in macchina. Ora va bene che ci spiace che gli animali soffrano, ma sta scena è penosa. Mr Kent va a prendere il cane, ovviamente sulla macchina è caduto un catorcio trasportato dal tornado e non è la casa di Dorothy, la macchina si "smaciulla", ma è il padre di Clark, salva il cane, esce e...fissa il figlio. Non corre, no, gli dice che non vuole essere salvato, deve lasciare che gli eventi abbiano il loro corso. Tre minuti in cui tu dici: "Cavolo, corri e salvati!". No. In tre minuti Clark capisce il perché della sua esistenza, mentre lo spettatore manda a stendere gli sceneggiatori. Ovviamente sono scelte.
La storia prosegue, i cattivoni ormai hanno trovato la retta via e sono usciti dal buco nero, si sono decongelati e vogliono Kal-El-quanto-sei-bel!
Sono disposti a tutto perché dentro di lui Lui-Jo ha depositato gli schizzi per la nuova collezione moda estate 2014.....oh no, scusate Jor-El ha codificato il DNA di tutti gli abitanti di Krypton (fotogramma di globuli rossi...). Kal-El doveva essere il tramite tra le due razze: i kryptoniani e gli umani: cheffigata!
Zod-il-cattivo, che vuole ovviamente conquistare il mondo e farne quello che vuole lui, vuole prendere Superman per questo benedetto DNA. Superman però tra un salvataggio della madre, della fidanzata cretina, una distruzione di mezza città e di una industria che sembrava la cugina di una centrale nucleare, ha capito come risolvere la situazione. Aggiungerei: ovviamente!
Dimenticavo, in mezzo al caos ovviamente era stato coinvolto anche l'esercito americano.
Per farla breve (che sennò sto post diventa un poema) Superman esclama una cosa tipo: "la navetta con cui sono arrivato utilizza la propulsione fantasma che è la stessa che usa il nostro super nemico, quindi se noi mettiamo una navetta contro l'altra, generiamo un buco nero dove far finire dentro quei cattivoni dei kryptoniani e io vinco!" E tu non fai in tempo a dire: "Da dove gli è uscita?" che il militare-capo accetta la proposta e lui ammiccante dice a Lois di allontanarsi un "pochino" perché deve alzarsi in volo. Ovviamente.
Da qui in avanti, gli ultimi 30 minuti di film sono la fiera delle battute.
Tra le tante è bene ricordare:

Lois: "Sai, dicono che dopo il primo bacio è tutto in discesa"

ClarkSuperman: "Sicuramente vale solo quando baci un umano" 

Le esperienze di Clark!


E ancora:
Clark/Superman: "Tu sei un mostro Zod!"
Che prosegue con un "E io ti fermerò!"
Per concludere con:
Zod: "Può finire solo in due modi Kal, o con la mia morte o con la tua!" 
Ovviamente.
La fiera dell'ovvio.
Insomma, tra battute ovvie e ovviamente vari si arriva alla fine quando Zod ovviamente perde, la città viene ovviamente demolita, gusto autodistruttivo degli americani, e ovviamente Superman si allea con l'esercito americano.
Finalmente dulcis in FINDUS dopo 130 minuti di ovviamente...Clark torna con la madre sulla tomba del padre. Ovviamente in questi luoghi si svolgono i discorsi della vita.
"Cosa farai ora?" domanda in soldoni la madre.
"Un lavoro che mi permetta di tenere le orecchie ben aperte" risponde Superman.
Ovvero?
Cioè lo so che fa il giornalista, ma con un movimento di camera studiato ad hoc arriviamo in ufficio al Daily Planet, vediamo il viscido collega di Lois provarci con lei e poi Clark in giacca, cravatta e occhiali. Ovviamente ci sarà un sequel e forse si cambierà nella cabina telefonica.
L'unica cosa che ha capito Superman in questo film...è che le mutande deve metterle sotto il costume.
Ovviamente non mi è piaciuto molto. Spero che a voi sia andata meglio.
Ovviamente siete liberi di commentare, nel bene e nel male.
Scusate la mia ovvia prolissità e ovviamente ci si dà appuntamento al prossimo post.


P.S. So che Clark Kent abita nel Kansas, non vorrei mai che qualcuno mi prenda per pazza. Solo che potevano fare un bel film, invece hanno preso un pacchetto di stereotipi e lo hanno riversato in una sceneggiatura e quindi in un film. Tutto sommato mi spiace. Solo che...è davvero difficile dire che sia un buon lavoro. Per lo meno...dal mio punto di vista, ovviamente! 

Premio Strega 2013: letteratura si o no?

Essendo nata il 3 luglio, in questi ultimi anni mi regalo o mi regalano sempre il libro del Premio Strega dell'anno. Dall'anno scorso poi mi piace seguirlo in tv, anche se la premiazione avviene dalla 23.30 in avanti e quindi prima dell'una non si è mai nel letto. Ieri sera ho seguito attentamente lo spoglio dei voti, facevo la diretta su twitter per ArtInTime e mi sono dilettata ad ascoltare le interviste agli scrittori in gara, nella famigerata cinquina, agli editori di questi scrittori e ad altri personaggi più o meno rilevanti presenti in sala. Come in ogni competizione c'era chi diceva che non avrebbe mai scommesso su questa cinquina, chi diceva di sapere i nomi dei cinque finalisti fin dall'inizio, chi difendeva a spada tratta libri rimasti fuori. Ad un certo punto mentre ero intenta a scrivere sento una frase che suonava più o meno così: "Il premio Strega era stato istituito in per rilanciare la cultura italiana."
Mi sono gelata.
La riflessione successiva che si è portati a fare è: "Anche oggi è così?". L'ho twittato. Nessuna risposta.
Crisi.
Non solo economica.
Siamo anche in crisi di cultura.
Ma non perché ci hanno tagliato i fondi. Perché oggi la definizione di cultura...è a dir poco complessa.
Il numero di scrittori e libri pubblicati cresce giorno dopo giorno, ho capito che in Italia tutti hanno un romanzo nel cassetto e sperano un giorno di pubblicarlo. Tutti poi si sentono Scrittori, sì con la S maiuscola, pronti a rivoluzionare la storia della letteratura. La storia della letteratura?
Al massimo gli ultimi libri pubblicati rivoluzionano la storia degli incassi, non di certo quella della letteratura!
Sono confusa.
Non riesco a chiarirmi le idee. Non so nemmeno se i cinque libri finalisti meritavano effettivamente di essere lì. Life is Hard, dicevo qualche ora fa con una mia amica. 
Ho solo domande, che magari qualche visitatore riuscirà a chiarirmi. 
Cos'è la letteratura oggi? 
E' vero che i grandi classici appena usciti avevano venduto pochissimo, hanno avuto un grande successo dopo la morte dello scrittore. Ma un domani nelle scuole si studieranno libri come "La solitudine dei numeri primi"?
Oggi i prof consigliano "La ragazza di Bube". E domani?
Cosa possiamo definire "culturale" tra le cose prodotte oggi?
I libri della cinquina diventeranno effettivamente dei "capolavori" un domani?
Libri di culto?
Quali sono i libri di culto realizzati dal 2000 in avanti? 
E poi soprattutto...l'attuale letteratura italiana come sta rilanciando il nostro paese? Come viene vista all'estero?

Rispondetemi! 

In qualsiasi caso ho già acquistato l'ebook del vincitore dello Strega, Walter Siti. Vediamo. 


martedì 2 luglio 2013

Non so più cosa leggere!

Paura eh!
Credo che in 25 (domani 26) anni di veneranda età non mi sia mai capitato di dire una frase del genere. No, perché al massimo ho esclamato cose tipo: "Non so da che parte iniziare!!!", con più di 300 libri parcheggiati solo in camera mia, è sempre stato difficile trovarsi senza letture. 
La settimana scorsa, passeggiando per Torino, ho avuto la disgraziatissima idea di fare un giro da Feltrinelli e da Libraccio: ormai vige la legge "Quello che non compri te lo scrivi sul memo del cell". Sono uscita da Feltrinelli con L'infinito viaggiare di Claudio Magris (scontavano i libri Mondadori!) e con Il lato positivo di Matthew Quick da Libraccio. Il secondo non era nemmeno usato! Preso a prezzo pieno, mentre ero da Libraccio ho provato a fare un giro sul sito per vedere se avevo possibilità di trovarlo usato: nada, quindi ho optato per prenderlo a prezzo pieno.
Non soddisfatta per i due libri, ho pensato di rimpolpare anche la libreria digitale comprando Inferno di Dan Brown (sì, ho ceduto anche io), Agata Raisin e la quiche letale di Beaton M.C. e La metamorfosi di Kafka.
Potevo mai fermarmi qui?
Ovviamente no.
Ieri ho avuto la brillante idea di organizzare un ordine su Libraccio in collaborazione con la mia amica.
Bottino: 
N.P. di Banana Yoshimoto
Perduti tra le pagine di Margherita Oggero
La sarneghera di  Laura Mühlbauer
Instant Love di Luca Bianchini
Tu sai chi sono io di Paola Jacobbi
L'uomo che voleva fermare il tempo di Mitch Albom

Finito? Quasi!
Ultimo volume da aggiungere in libreria, che ho acquistato più per un "compito delle vacanze", è Revenge Wears Prada - The Devil Returns di Lauren Weisberger, in Inglese. L'ho iniziato, lo capisco e ne sono colpita!

Riguardo la questione: "Libri appuntati sul cell", vorrei farvi notare che avevo visto mesi fa in libreria L'uomo che voleva fermare il tempo. A tal proposito voglio fare una parentesi: ritengo siano eccessivamente costosi certi libri, a volte ricorro agli ebook (vedi il caso Dan Brown), ma nel caso di questo libro l'ebook era costoso, troppo costoso. Ho deciso di aspettare e di prenderlo usato. Tanto si sa, i libri di Libraccio sono spesso in ottimo stato, praticamente nuovi. Ammetto che ormai mi sto muovendo in questo modo. Trovo un libro che mi interessa, guardo il prezzo e valuto. Non è che non voglio spendere per i libri, ma cerco di risparmiare. Certo, ci sono sempre le biblioteche, ma in periodi di crisi raramente hanno le ultime uscite. Quindi...siano benedetti il memo sul cell e poi Libraccio, un binomio perfetto per sopravvivere alla crisi. 

Morale della storia: perché tutti questi libri? Ad agosto lavorerò, sarò quindi a Torino e mi sono preparata per bene per le vacanze, nel caso in cui la programmazione televisiva sarà pietosa, cosa che già sospetto, i libri mi terranno compagnia, mi faranno dimenticare il caldo, almeno si spera, e mi trasporteranno in mondi paralleli. Sono folle, I know! Ma bisogna pur sopravvivere, no?
Probabilmente finirò a Natale di leggerli...ma ce la posso fare! 

Un'ultima nota: chiacchierando con un amico, che legge molta letteratura con la L maiuscola, mi è venuta voglia di leggere un altro libro di Camus, avevo letto Lo Straniero, ora continuo con La peste e poi Moravia: Gli indifferenti e La noia. Avevo letto La Romana, quando ancora questo blog non esisteva, e mi era piaciuto molto. Proviamo a vedere cosa succederà con questi due.  

Io che amo solo te di Luca Bianchini: recensione!


Può un amore resistere nel tempo? Anche se si tratta di una storia ostacolata dalle famiglie, una storia che è stata interrotta per cause di onore?

Io che amo solo te di Luca Bianchini ci racconta la vicenda di Ninella, donna cinquantenne, che quando era giovane era perdutamente innamorata di Mimì. La famiglia dell'amato non aveva accettato questa relazione tanto che aveva deciso di interromperla. Gli anni passano, ma gli amori, soprattutto quelli semplicemente perfetti, raramente si spengono, è difficile imparare a conviverci specie se si abita in un paese della Puglia, in questo caso Polignano, dove tutti sanno tutto di tutti e le malelingue sono più veloci del vento.
Il romanzo comincia con un matrimonio, quello della figlia di Ninella con uno dei giovani più ricchi del paese, guarda caso è proprio il figlio di Mimì. Ninella vede subito in questo un riscatto suo personale, nonostante la famiglia di Mimì abbia cercato in qualche modo di allontanarli, i loro figli, Chiara e Damiano si amano davvero e convoleranno a breve a giuste nozze.
Io che amo solo te racconta storie di amori e tradimenti, storie di vita, di incertezze, di perdono, di successi e insuccessi, sono molti i personaggi che calcano la scena e si avvicendano attorno a Chiara e Damiano, dalla simpaticissima Zia Dora, la meridionale trapiantata al nord che rinnega ogni cosa del sud Italia, a Nancy, la sorella di Chiara, adolescente in pena per due cose: perdere mezzo chilo prima del matrimonio e cercare di liberarsi della sua verginità, per stare al passo con le amiche.
Damiano poi ha un fratello omosessuale, Orlando, costretto a trovarsi una ragazza da portare al matrimonio in modo da placare le dicerie della gente, ormai in paese si sono accorti tutti, ma il matrimonio di Damiano e Chiara dovrà essere l'occasione per calmare le acque. Il matrimonio si trasforma così in un teatro, dove ognuno deve indossare una maschera per coprire i propri pensieri, la propria natura, per sembrare normale agli occhi degli altri, ma di fatto diverso da quello che è e vorrebbe realmente essere. L'opinione comune fin dalle prime pagine diventa un macigno che motiva le scelte dei personaggi, "quello che pensano gli altri", "quello che dicono gli altri" diviene più forte della volontà del singolo, ci si lascia condizionare nella vita dagli altri, spesso si arriva a rinnegare i propri sentimenti. Ci vuole coraggio ad essere se stessi e questo coraggio è quello che dimostra di avere Osvaldo quando parla al matrimonio del fratello, lo stesso coraggio che porta Ninella ad affermarsi come sarta per riscattarsi dopo la vicenda del fratello Franco, coraggio che ritorna anche quando decide di invitarlo al matrimonio della figlia e accetta di affrontare Matilde, moglie di Mimì, per chiederle una modifica alla lista degli invitati. 
I personaggi di Bianchini danzano la danza della vita, avvolti dalle loro passioni, dispersi nei loro pensieri, accompagnati dal maestrale, questo vento che sa di magia e che cambia le vicende, cambia i personaggi e i loro pensieri. Un vento che è un incantesimo d'amore, che in tre giorni risolve problemi che esistono da anni e anni, un vento che permette ai padri e alle madri di parlare con i figli e di raccontarsi, di svelare quei segreti nascosti per anni. 
Alla base di Io che amo solo te c'è una storia d'amore, la letteratura è piena di vicende di questo genere, in cui lui ama lei, lei ama lui, ma le famiglie non accettano la relazione, eppure Bianchini riesce a dargli un tocco di novità e freschezza, riesce a servire la torta cambiando degli ingredienti. Io che amo solo te non è la solita torta al cioccolato, è diversa e ad ogni morso potrete gustare nuovi sapori. 
Lo stile di Luca Bianchini è scorrevole e leggero, rende la lettura piacevole e molto veloce (l'ho divorato in un giorno!). Qualcuno critica lo scarso approfondimento dei personaggi, onestamente, secondo il mio modestissimo e inutile parere, questo libro va bene così, è tutto dosato al punto giusto, la chimica dell'amore riesce alla perfezione. Per avere dei personaggi più approfonditi e dettagliati probabilmente sarebbe servito il triplo delle pagine, ma sicuramente sarebbe stata una storia completamente diversa.
Onestamente non sapevo bene cosa aspettarmi da questo libro, soprattutto a causa dei peperoncini in copertina che rientrano tra le "cose che non mangio perché non mi piacciono", eppure è stata davvero una piacevole scoperta. Una lettura consigliata, perfetta per l'estate!

VOTO:


Voglio ringraziare Anna di Mondadori per avermi suggerito e quindi inviato questo libro. 

lunedì 1 luglio 2013

Kate e Leopold: recensione (con riflessione)!

N.B. Quella che state per leggere non è propriamente una recensione, forse dovrebbe essere etichettata come riflessione, ma poiché le parole qui spese potrebbero divenire un mezzo per farvi o meno vedere questo film, ho scelto di etichettarlo come recensione. Spero di non aver leso la sensibilità di nessuno, o comunque sia di coloro i quali cercavano una recensione vera e propria di questo film. 

Si sa che durante il periodo estivo vengono riesumati i migliori film che hanno fatto la storia del cinema-che-non-vede-nessuno, o del cinema-che-vedono-le-casalinghe. Ieri sera su RaiMovie c'era Kate e Leopold
Premesso che io non ho una grande ammirazione per Meg Ryan, adoro invece (e come si può non adorarlo?) il bellissimo e versatilissimo Hugh Jackman.
Kate e Leopold è un film un po' datato (del 2001), ottimo appunto per la programmazione estiva, eppure nel riguardarlo mi sono detta: "Ma tu guarda!". 
Dato che guardo film altamente culturali (ma quando mai?) mi sono resa conto di come Kate e Leopold abbia influenzato qualche film successivo...è impossibile non rivedere questo film in alcune scene di Come d'Incanto, oppure non rivedere citazioni da L'uomo che viaggiò nel futuro o Ritorno al Futuro in Kate e Leopold, oltre alla solita storia d'amore di base che è il filone principale del film. 
Non è una pellicola imperdibile, la presenza di Hugh rappresenta sicuramente un valore aggiunto, eppure ci sono quelle due o tre perle, servite al momento giusto che fanno riflettere. A parte i riferimenti e le influenze cinematografiche, Kate e Leopold è l'ennesima riflessione sull'amore, su come sia cambiato, su come siano cambiati gli uomini. Ed è qui che ha origine la mia riflessione. Leopold dirà ad un certo punto, dopo aver scoperto come funziona il mondo pubblicitario: "Avete ogni agiatezza ma non avete tempo per l'integrità!". Di-a-mi-ne! Scusate il gergo, ma caspita, questo film del 2001 mi fa proprio esclamare: "Hai ragione!".
Insomma, guardiamoci intorno! Abbiamo pc, smartphone, tablet, notebook, netbook, ereader, millemila oggetti che iniziano con I e seguono con phone, pad, pod e piripicchio e piripacchio, eppure...eppure non sappiamo più cosa sono i sentimenti, non riusciamo a capire quale sia la vita vera e quale quella cibernetica, non riusciamo a stringere legami solidi, siamo incapaci di fidarci delle persone, siamo disposti a tutto pur di avere quei dannati cinque minuti di celebrità. Kate è una così, vende margarina scadente perché nella vita bisogna anche lavorare per i cattivi, bisogna fare cose che non piacciono, insomma...si deve scendere a compromessi se si vuole fare carriera. 
Questa teoria ce la siamo creata noi uomini giorno dopo giorno, vaffa** dopo vaffa**, non era scritto nel regolamento della vita! Come al solito gli uomini sono stati bravissimi a prendere ogni giorno in mano un badile e a scavarsi la fossa. Possiamo sentire un amico che abita in Giappone nel giro di pochi secondi, ma fatichiamo a parlare con il vicino di casa. Anzi, a volte non lo salutiamo nemmeno. 
Abito in appartamento a Torino da gennaio e...quanto è difficile farsi salutare! Non voglio dire di essere perfetta, ma il mio carattere mi porta a parlare anche con i muri, raramente faccio un giro in centro e non mi fermo a parlare con nessuno. Avrò dei problemi? Non so. So solo che dove abito non tutti hanno la sana abitudine di salutare. Alcuni a volte si prendono male se gli dico: "Buongiorno!" oppure: "Buonasera!". Non è che bisogna essere come Truman, però...non fa parte dell'educazione "salutare le persone"?
Poi se usi lo stratagemma saluto+sorriso...la giornata prende tutta un'altra piega. 
Ma torniamo alla frase di Leopold. 
L'integrità. Mamma mia, bisognerebbe scrivere una Treccani su questa parola. Cos'è oggi e soprattutto dov'è finita? 
E' difficile darne una definizione, si potrebbe partire dal "parcheggiare dentro le righe", al "non tradire il ragazzo/la ragazza", fino a "non venderti in cambio di un posto di lavoro", e su quest'ultimo punto, le parole da spendere sarebbero molte. 
L'integrità poi passa anche dai blog. E forse su questo punto potrei soffermarmi un po' di più. Non copiare, non scopiazzare, non insultare, non vendersi per un libro...ma, un momento: non è che l'integrità abbia a che fare anche con il rispetto degli altri?
Da una massima di Leopold ecco che giungo ad altre due massime:
La mia libertà finisce dove comincia la vostra (M.L.King) 
Non sono d'accordo con tema darei la vita per consentirti di esprimere le tue idee. (Voltaire)
Caspita! Questo sì che è rispettare gli altri! Troppo spesso ci troviamo a coltivare solo il nostro piccolo orticello, senza curarci del vicino, senza preoccuparci degli altri. Forse dovremmo alzare la testa, guardare oltre il nostro naso, dimenticarci a volte del nostro orto oppure unirlo a quello degli altri, unire le forze. Qualche giorno fa ho pubblicato un post che tra le varie cose nominava la crisi. Beh, la mancanza di integrità non aiuta di certo ad uscire dalla crisi! Anzi! 
E allora, nella ricetta per sopravvivere, oltre al coraggio, servono degli occhiali che ci facciano vedere gli altri e i loro bisogni e poi l'integrità. Mi sorprende che un film apparentemente poco importante, racchiuda in sé un messaggio così forte. Certo, non sempre è semplice scegliere a favore dell'integrità, ma una scelta c'è sempre. La domanda, che poi è la stessa che spinge Kate nel film, è: cosa sei disposto a perdere? 

Se i tuoi occhi un giorno di Bartolomeo Smaldone: recensione!

Se i tuoi occhi un giorno è il primo romanzo di Bartolomeo Smaldone, edito da Gelsorosso
La storia che lo scrittore sceglie di raccontarci in questo libro, ci porta a scoprire le vicende di un uomo che scopre un manoscritto dove è narrata la vicenda di Ambra e Fara, due donne, a dire la verità in principio due ragazze, che capiscono di amarsi. La loro relazione però non è ben vista nel paese, nata all'interno delle pareti dell'oratorio, si vedono costrette a rinunciare al loro amore, arrivando addirittura a sposarsi, nel caso di Ambra, perché costretta dalla famiglia.
"Meglio un figlio morto, piuttosto che un figlio omosessuale" è una massima che ancora oggi si sente uscire dalle bocche di molta gente, a volte anche da quelle di persone che si definiscono emancipate. Nella Bari degli anni 60 era difficile accettare che due donne scegliessero di stare insieme per amore, non è solo il paese a non accettare questa relazione, ma il parroco e poi il vescovo, quindi la chiesa, vengono coinvolti in prima persona poiché le due giovani sono ragazze del coro, Ambra è l'organista della parrocchia, uno scandalo per quei luoghi.
A fare da cornice a questa storia che è di fatto il cuore del romanzo, è la vicenda di Vittorio, che come dicevo prima; egli ritrova al lavoro, durante lo smistamento delle lettere, il manoscritto. Vittorio potrebbe sembrare solo un espediente all'interno della vicenda, un modo quasi manzoniano per motivare il manoscritto, eppure non è così. La funzione di Vittorio non è solamente quella del lettore, egli sta vivendo in un periodo particolare della sua vita, il prologo e i primi capitoli ci raccontano la sua storia, narrata in prima persona, comprendiamo subito che il protagonista ha avuto una relazione terminata male con una donna, Lara, si è laureato in giurisprudenza, ma ha preferito lavorare come postino, un modo per far soffrire i genitori. Vittorio ha avuto un rapporto difficile con il padre, ma ormai non può più rimediare: è morto, quindi vive con questo rimorso, sente la necessità di fargli le sue scuse. 
Tra i numerosi personaggi che costellano la vita di Vittorio e che vengono citati nei primi capitoli del libro, c'è Paolo. Viene introdotto nella vicenda come il migliore amico del protagonista, una persona con la quale ha condiviso molto. Mettendo in relazione la vicenda di Vittorio con quella di Ambra, a mio parere si arriva a dare ben altro ruolo a Paolo alla fine del libro, o se non si vuole, è impossibile non farsi qualche domanda sulla relazione vera che intercorre tra lui e Vittorio. Il protagonista certo, parla di se stesso, ma a mio parere nel suo poetico modo di esprimersi, tende ad incantare il lettore, lo fa perdere nella poesia delle frasi, delle parole, servendo dei piccoli indizi che però non portano ufficialmente a uno svelamento del mistero. La storia di Ambra e Fara rappresenta un riscatto per la vita di Vittorio, una rivelazione che lo aiuterà a costruire il suo futuro, lavorativo e a mio parere anche sentimentale. 
Se i tuoi occhi un giorno è un romanzo piacevolmente complesso, scritto molto bene, con grande poesia, ricordo che Bartolomeo Smaldone ha pubblicato delle raccolte di poesie e credo che questo si senta nella narrazione che spesso raggiunge livelli molto alti e ha la capacità di affascinare il lettore con grande romanticismo. Egli accompagna il lettore in punta di piedi a conoscere i suoi personaggi, con grande dolcezza, senza essere irruente, con parole dosate e ben pesate, nulla è fuori luogo, ma tutto è perfettamente calcolato, metricamente inserito nelle vicende. 
Mi è rimasta molto impressa, e credo che la porterò con me, la scena iniziale quando incontra Lara sotto casa della ragazza; egli si dilunga nel racconto del volo di una mosca, che si poggia sulla maniglia, un particolare di poco conto, ma che inserito in questo punto e letto in relazione alla storia con Lara, dimostra la profondità e le abilità di questo scrittore che vengono confermate in corso d'opera con attente descrizioni non solo fisiche, ma soprattutto psichiche dei personaggi.
Credo che Se i tuoi occhi un giorno sia un libro che meriti di essere letto, un piccolo gioiellino di uno scrittore pugliese che deve essere conosciuto anche nel resto dell'Italia...e non solo! 

VOTO:


Nota per i followers

Se i tuoi occhi un giorno mi è stato regalato da Carla di Gelsorosso al Salone del Libro di Torino, la ringrazio non solo per avermi donato questo volume, dandomi così la possibilità di leggere un romanzo di tale bellezza, ma in particolar modo per avermi ospitata (e sopportata) allo stand durante i giorni del Salone. 
E' il secondo libro edito da Gelsorosso che sono riuscita a leggere, il primo era stato Domani No di Cristiano Carriero, completamente differente da Se i tuoi occhi un giorno, eppure anche quello molto interessante e consigliato. 
Queste due letture mi confermano che al Salone del Libro è bene curiosare nell'Incubatore per conoscere case editrici nuove e scrittori emergenti e poco conosciuti, spesso si ha la fortuna di scoprire storie e di conoscere persone molto interessanti. Grazie Gelsorosso!!

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