Io le scrivevo le fanfiction. Ebbene, lo ammetto. In attesa del quinto libro di Harry Potter mi ero iscritta a una specie di forum che si chiamava "Lo scrigno di Silente", avevo inserito ben due ipotetici quinto libro di Harry Potter. Nella prima fanfiction avevo ipotizzato l'esistenza di una figlia di Sirius Black, Alissa docente di Difesa contro le arti oscure a Horwarts, della stessa età di Harry Potter, ma diventata docente perché estremamente geniale e superiore a tutti per intelligenza. Personaggio esagerato e estremamente sopra le righe, ho ritentato con una seconda fanfiction dove Sirius aveva due figlie gemelle: Alissa e Amanda. Ovviamente la prima era a Grifondoro, la seconda a Serpeverde. Insomma, ne ho inventate di ogni e ai tempi avevo anche stampato una copia della prima storia da regalare alla mia migliore amica, così poteva leggerla durante il suo viaggio in Inghilterra.
Queste cose forse potrebbero essere definite: BANALI nel 2015, eppure la settimana scorsa mentre ascoltavo Pinocchio su Radio Deejay (con la Pina e Diego dalle 6...) sono rimasta incuriosita dalla presenza di un'autrice americana, tale Anna Todd, autrice di After, caso editoriale dell'anno e altri bla, bla, bla.
Caso editoriale dell'anno?
Sentiamo un po' cosa raccontano.
Ebbene, molti di voi sanno già dove voglio andare a finire, altri si staranno chiedendo il perché di questo mio volo pindarico, ma ci sto arrivando.
After è praticamente il frutto di una fanfiction, una storia scritta sul cellulare mentre l'autrice era in coda alla posta, con tutti gli errori che si possono fare quando si digita su uno smartphone.
Un nuovo stile di scrittura?
Certo le tecnologie ci hanno insegnato a scrivere dove meglio crediamo, ci danno la possibilità di chiacchierare con i nostri amici mentre siamo nei luoghi più disparati della terra o nelle situazioni più imbarazzanti (fanciulle, alzi la mano chi non ha mai messaggiato mentre era dall'estetista a fare la ceretta!), ma il problema è la qualità della scrittura.
Se sono dall'estetista a fare la ceretta al massimo posso parlare di cavolate con l'amica, di certo non mi metto a fare un'analisi della Critica della ragion pura, così come quando sono in Posta al massimo posso appuntarmi qualche scena o magari qualche descrizione di personaggio traendo anche spunto dalla fauna presente intorno a me.
Scrivere un romanzo mentre si è in coda per pagare la bolletta della luce è davvero complesso, complimenti quindi ad Anna Todd se ci è riuscita.
Ma avrà riletto prima di postare?
La mia maestra diceva sempre: "Rileggete prima di consegnare!" Anna avrà riletto il suo elaborato?
Dubito. Come puoi rileggere un episodio che scrivi di getto sul cellulare? Non lo rileggi e quindi chiedi, come ha fatto proprio Anna, la clemenza ai tuoi lettori. Scrivo da uno smartphone, sapete che il touch non è proprio il massimo per scrivere papiri.
Ma questa modernità ci aggrada?
Quando è nata la stampa a caratteri mobili, nel mondo si è generato il disagio. La morte della cultura. Sicuramente la macchina da scrivere non sarà stata accolta con grande entusiasmo e nemmeno i pc all'inizio. Invenzioni nate per semplificare la vita dell'uomo ma che a volte rischiano di far perdere il significato delle cose.
Sono molti gli scrittori che si sono dotati di Ipad oltre al pc, per scrivere in viaggio, per scrivere in bagno, per scrivere ovunque, eppure il caro e vecchio taccuino, nel mio caso la Moleskine, non può morire. La gioia di scrivere a mano, la bellezza di riempire di lettere un foglio bianco...che cosa vintage. Eppure molti scrittori preferiscono scrivere a mano per insegnare al cervello a rallentare, per fissare meglio le cose.
Insomma come mi schiero con questa fanfiction?
Prima di tutto ci tengo a precisare che io sono pro fanfiction, perché sono una forma di scrittura carina e secondo me dovrebbero essere utilizzate anche nelle scuole perché se ben fatte, ti obbligano a studiare il personaggio che vuoi utilizzare come protagonista. In quanto fanfiction partono da cose che già esistono e quindi ci si deve mettere nei panni di qualcosa di già pronto, cercando di farlo diventare nostro. Pensate a una fanfiction su Dracula o sui Malavoglia o su Mattia Pascal...che meraviglia sarebbe.
E invece la Todd ci scrive un fanfiction sul cantante degli One Direction. Carina pure questa come idea, a parte che non è Bono degli U2, ma il problema, il quid che mi blocca è la questione: scritta con il cellulare mentre ero in coda alle poste. Sono vecchia, lo so, ma queste forme di scrittura non mi "aggradano" più di tanto.
Detto questo, sicuramente mi scaricherò l'estratto su Kindle perché sono curiosa di leggerla. Una volta trasformata in libro la fanfiction è stata epurata dagli errori, quindi non leggeremo cose tipo "pwrché" oppure "premdi ol larre" ecco.
E voi cosa ne pensate delle fanfiction? Leggerete After?
Fatemi sapere!
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lunedì 15 giugno 2015
lunedì 21 aprile 2014
La teenager che c'è in me!
Questa è la domanda che mi sta assillando da un po', mi sta assillando perché da un po' di tempo sono affetta da "Sindrome di teenagerismo di ritorno". Di che si tratta?
Vi spiego.
Premesso che sono sempre stata un'amante di Harry Potter e chi legge questo blog da un po' dovrebbe averlo capito, ultimamente ho rimpolpato la mia lista di libri che vorrei leggere aggiungendo solo titoli di libri che il mondo classifica scritti per young adult.
Ho cominciato con la saga Multiversum di Leonardo Patrignani, stupendi, da leggere.
Ho continuato con Muses di Francesco Falconi che non mi ha creato troppa dipendenza.
Ho scoperto gli Hunger Games: contagio 2.0.
Ho visto il trailer di Divergent: e mi sono messa a leggere Divergent, anche se non mi sta piacendo troppo, non sono ancora entrata nel vivo della storia e faccio un po' fatica.
Ho scoperto l'esistenza della serie di Sally Lockhard di Philip Pullman e mi sono detta: devo leggerli.
Ho scoperto l'esistenza della scrittrice (del 1991!!!) Samantha Shannon autrice della saga La stagione della falce, saga di 7 libri. In Italia è edita da Salani e per ora possiamo leggere solo il primo volume. Negli USA è già stata definita: la nuova Rowling. Parliamone.
Insomma, sto facendo letture da teenager, spero vivamente di evitarmi l'ascolto degli One Direction.
Eppure non sono l'unica, sapete?!
Molti adulti leggono questi generi, perché sono ben scritti, non sono completamente rivolti a un pubblico giovane. Pensate agli Harry Potter: diamine, forse i primi tre sono più da ragazzini, ma man mano che la storia procede, i toni si fanno piuttosto oscuri e sicuramente adatti ad un pubblico più grandicello.
Quindi tutto questo per dire: avrò pure la "Sindrome di teenagerismo di ritorno", ma alcuni libri young adult meritano davvero. Per esempio spero di poter stringere la mano Leonardo Patrignani al prossimo Salone del Libro. Ammetto che lo scorso anno 2013, mi è passato di lato e non ho avuto il coraggio di fermarlo e di chiedergli l'autografo. Oltretutto...sapete che è altissimo? E sapete che il suo libro è stato tradotto in un sacco di lingue tra cui anche l'Inglese? Quando l'ho scoperto mi sono sentita orgogliosa di essere italiana. Non so se riesco a spiegarvi questo sentimento, ma quando un libro italiano riesce a passare le frontiere...secondo me è una cosa stupenda, è un momento magico che merita di essere ricordato e testimoniato.
E voi, avete la mia stessa sindrome?
Fatemi sapere!
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domenica 17 novembre 2013
E così vorresti fare lo scrittore di Giuseppe Culicchia: recensione!
Adoro Culicchia.
Ho avuto modo di conoscerlo e secondo me è veramente uno scrittore brillante, che non ha paura di dire le cose come stanno e soprattutto ha la capacità di scrivere libri molto diversi tra loro e questo nuovo libro è una chiara dimostrazione della sua abilità.
Se volete fare gli scrittori, o avete messo da un po' di tempo il naso in mezzo al mondo dell'editoria, senza arrivare a livelli altissimi, dovete assolutamente leggere il nuovo libro di Culicchia: E così vorresti fare lo scrittore.
Perché?
Perché se siete lettori, scrittori, aspiranti tali, editori, organizzatori di presentazioni, presentatori di lettori e quant'altro, sicuramente vi ritroverete nelle sue pagine, nelle sue vicende, in molte delle cose che racconta.
Tre step caratterizzano la vita di uno scrittore, quando pubblica il primo libro è una "Brillante promessa", quando passa al secondo libro è chiaramente il "Solito stronzo" che se la tira e che ha scritto un secondo libro pessimo, che non era minimamente all'altezza del primo, impiegandoci un tempo biblico rosicchiato con un tira e molla all'editore, una cosa in stile Paolo Giordano insomma.
E poi dopo anni di etichetta: "Solito stronzo" si passa allo step finale, a quello che ti porta nell'olimpo dei beati, che ti fa diventare un "Venerando maestro", l'uomo delle lectio magistralis che può scrivere libri incomprensibili, ma in quanto venerando maestro...ha pur sempre ragione, no?
Tra un'etichetta e l'altra ci sono poi le perle di saggezza in perfetto stile Culicchia, i brevi e divertenti racconti che raccontano le presentazioni dei libri, dallo studente che non sa leggere, si passa al "solito pazzo" che non ha letto il libro ma che vuole per forza fare una domanda, fino al libro di storia locale, immancabile regalo che viene dato allo scrittore. Non dimentichiamo poi la cena con lo scrittore che si svolge sempre a fine presentazione e che diventa un momento ottimo per non far mangiare l'autore e costringerlo a rispondere ancora a centinaia di domande.
E così vorresti fare lo scrittore è un libro da leggere assolutamente, edito da Laterza potrebbe ingannarci e suggerirci che è un manuale. Allora a questo punto la domanda è d'obbligo: è un manuale di editoria? Più che altro lo definirei un manuale di sopravvivenza, della serie "Io ti dico come gira il mondo qui dentro, se hai voglia salta sul carro dei folli, se non ti va lascia perdere.". Una lettura che scorre piacevole grazie allo stile di Culicchia semplice e affascinante, che cattura il lettore e gli fa trascorrere dei momenti piacevoli in sua compagnia.
Una poesia, di Bukowski citata anche da Culicchia credo sia il riassunto perfetto per questo libro, ve la incollo qui sotto. Non voglio dilungarmi troppo, lascio spazio al "Venerando maestro", buona lettura"
E così vorresti fare lo scrittore?
Se non ti esplode dentro
a dispetto di tutto,
non farlo
a meno che non ti venga dritto
dal cuore e dalla mente e dalla bocca
e dalle viscere,
non farlo.
se devi startene seduto per ore
a fissare lo schermo del computer
o curvo sulla macchina da scrivere
alla ricerca delle parole,
non farlo.
se lo fai solo per soldi o per fama,
non farlo
se lo fai perchè vuoi
delle donne nel letto,
non farlo.
Se devi startene lì a
scrivere e riscrivere,
non farlo.
se è già una fatica il solo pensiero di farlo,
non farlo.
se stai cercando di scrivere come qualcun altro,
lascia perdere.
se devi aspettare che ti esca come un ruggito,
allora aspetta pazientemente.
se non ti esce mai come un ruggito,
fai qualcos'altro
se prima devi leggerlo a tua moglie
o alla tua ragazza o al tuo ragazzo
o ai tuoi genitori o comunque a qualcuno,
non sei pronto.
non essere come tanti scrittori,
non essere come tutte quelle migliaia di
persone che si definiscono scrittori,
non essere monotono o noioso e
pretenzioso, non farti consumare dall'autocompiacimento
le biblioteche del mondo
hanno sbadigliato
fino ad addormentarsi per tipi come te
non aggiungerti a loro
non farlo
a meno che non ti esca
dall'anima come un razzo,
a meno che lo star fermo
non ti porti alla follia o
al suicidio o all'omicidio,
non farlo
a meno che il sole dentro di te stia
bruciandoti le viscere,
non farlo.
quando sarà veramente il momento,
e se sei predestinato,
si farà da sè e continuerà finchè tu morirai o morirà in te.
non c'è altro modo
e non c'è mai stato.
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martedì 2 luglio 2013
Io che amo solo te di Luca Bianchini: recensione!

Può un amore resistere nel tempo? Anche se si tratta di una storia ostacolata dalle famiglie, una storia che è stata interrotta per cause di onore?
Io che amo solo te di Luca Bianchini ci racconta la vicenda di Ninella, donna cinquantenne, che quando era giovane era perdutamente innamorata di Mimì. La famiglia dell'amato non aveva accettato questa relazione tanto che aveva deciso di interromperla. Gli anni passano, ma gli amori, soprattutto quelli semplicemente perfetti, raramente si spengono, è difficile imparare a conviverci specie se si abita in un paese della Puglia, in questo caso Polignano, dove tutti sanno tutto di tutti e le malelingue sono più veloci del vento.
Il romanzo comincia con un matrimonio, quello della figlia di Ninella con uno dei giovani più ricchi del paese, guarda caso è proprio il figlio di Mimì. Ninella vede subito in questo un riscatto suo personale, nonostante la famiglia di Mimì abbia cercato in qualche modo di allontanarli, i loro figli, Chiara e Damiano si amano davvero e convoleranno a breve a giuste nozze.
Io che amo solo te racconta storie di amori e tradimenti, storie di vita, di incertezze, di perdono, di successi e insuccessi, sono molti i personaggi che calcano la scena e si avvicendano attorno a Chiara e Damiano, dalla simpaticissima Zia Dora, la meridionale trapiantata al nord che rinnega ogni cosa del sud Italia, a Nancy, la sorella di Chiara, adolescente in pena per due cose: perdere mezzo chilo prima del matrimonio e cercare di liberarsi della sua verginità, per stare al passo con le amiche.
Damiano poi ha un fratello omosessuale, Orlando, costretto a trovarsi una ragazza da portare al matrimonio in modo da placare le dicerie della gente, ormai in paese si sono accorti tutti, ma il matrimonio di Damiano e Chiara dovrà essere l'occasione per calmare le acque. Il matrimonio si trasforma così in un teatro, dove ognuno deve indossare una maschera per coprire i propri pensieri, la propria natura, per sembrare normale agli occhi degli altri, ma di fatto diverso da quello che è e vorrebbe realmente essere. L'opinione comune fin dalle prime pagine diventa un macigno che motiva le scelte dei personaggi, "quello che pensano gli altri", "quello che dicono gli altri" diviene più forte della volontà del singolo, ci si lascia condizionare nella vita dagli altri, spesso si arriva a rinnegare i propri sentimenti. Ci vuole coraggio ad essere se stessi e questo coraggio è quello che dimostra di avere Osvaldo quando parla al matrimonio del fratello, lo stesso coraggio che porta Ninella ad affermarsi come sarta per riscattarsi dopo la vicenda del fratello Franco, coraggio che ritorna anche quando decide di invitarlo al matrimonio della figlia e accetta di affrontare Matilde, moglie di Mimì, per chiederle una modifica alla lista degli invitati.
I personaggi di Bianchini danzano la danza della vita, avvolti dalle loro passioni, dispersi nei loro pensieri, accompagnati dal maestrale, questo vento che sa di magia e che cambia le vicende, cambia i personaggi e i loro pensieri. Un vento che è un incantesimo d'amore, che in tre giorni risolve problemi che esistono da anni e anni, un vento che permette ai padri e alle madri di parlare con i figli e di raccontarsi, di svelare quei segreti nascosti per anni.
Alla base di Io che amo solo te c'è una storia d'amore, la letteratura è piena di vicende di questo genere, in cui lui ama lei, lei ama lui, ma le famiglie non accettano la relazione, eppure Bianchini riesce a dargli un tocco di novità e freschezza, riesce a servire la torta cambiando degli ingredienti. Io che amo solo te non è la solita torta al cioccolato, è diversa e ad ogni morso potrete gustare nuovi sapori.
Lo stile di Luca Bianchini è scorrevole e leggero, rende la lettura piacevole e molto veloce (l'ho divorato in un giorno!). Qualcuno critica lo scarso approfondimento dei personaggi, onestamente, secondo il mio modestissimo e inutile parere, questo libro va bene così, è tutto dosato al punto giusto, la chimica dell'amore riesce alla perfezione. Per avere dei personaggi più approfonditi e dettagliati probabilmente sarebbe servito il triplo delle pagine, ma sicuramente sarebbe stata una storia completamente diversa.
Onestamente non sapevo bene cosa aspettarmi da questo libro, soprattutto a causa dei peperoncini in copertina che rientrano tra le "cose che non mangio perché non mi piacciono", eppure è stata davvero una piacevole scoperta. Una lettura consigliata, perfetta per l'estate!
VOTO:
Voglio ringraziare Anna di Mondadori per avermi suggerito e quindi inviato questo libro.
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mercoledì 12 giugno 2013
Fegato e Cuore di Alessandro Marchi: recensione!
Ho intravisto questo libro presso lo stand di Book Salad durante il Salone del Libro e la copertina mi ha colpita da subito, per non parlare poi del titolo. Fegato e cuore, di cosa mai può parlare un romanzo con questo titolo?
Presa dall'impeto, ho comprato l'ebook (solo 3,99 € una spesa più che ottima per un libro elettronico) e mi sono subito immersa nella lettura.
Fegato e cuore di Alessandro Marchi racconta la strana amicizia tra Steve Campbell, ex giocatore del West Ham, ora alcolista e Vincenzo Caligiuri, giovane italiano andato a Londra in cerca di fortuna.
Fin dalle prime pagine è interessante notare quanto i due siano una strana coppia, due personaggi apparentemente agli antipodi, Steve beve come una spugna, Vincenzo invece non può bere alcolici, anche se vorrebbe, ma il suo fegato è malato e quindi il dottore non glielo permette.
Steve vive senza regole, mentre Vincenzo si pone molti paletti nella sua vita, è rispettoso degli orari lavorativi e delle regole, sarà proprio l'incontro con Steve a rompere questa sua monotonia a insegnargli a rischiare e a trasgredire. Tutto infatti comincia con una birra servita proprio a Steve oltre l'orario concesso dal proprietario del fast food, Vincenzo guadagna così una sospensione per trasgressione del regolamento.

Steve però ha un'ulteriore particolarità: ha due cuori. Uno, il suo originale, è conservato sotto formaldeide ed è una specie di trofeo, è stato proprio a causa di quel cuore che ha smesso di fare il calciatore, ora ha un muscolo cardiaco nuovo, di origini sconosciute, quell'organo gli ha dato una seconda possibilità, una seconda vita. Steve è convinto di questo, ma le vicissitudini non lo fanno concentrare a fondo su questo concetto, spesso lo perde di vista, a causa anche del suo brutto carattere e di alcune questioni irrisolte con il padre e con il figlio appena maggiorenne.
Fegato e cuore è un libro divertente, ironico, coinvolgente, ma che fa anche riflettere molto, tra partite di calcio, birre, tazze di tè, scarpe da calcio troppo appariscenti e turni massacranti al fast food, la storia corre veloce, ricca di colpi di scena.
Lo stile di Alessandro è davvero piacevole, giovane e frizzante, riesce a rendere il personaggio di Vincenzo piacevole, grazie appunto all'incontro con Steve. Sinceramente se prendiamo Vincenzo da solo, è difficile dire che sia una persona interessante, è piuttosto monotono e ripetitivo, una persona quasi triste, uno di quei personaggi che sono destinati a vita ad essere amici del protagonista. L'incontro con Steve gli ridona vita, è la sua seconda possibilità o, se non proprio così forte, è la sua seconda vita. Vincenzo ricomincia a prendere in mano la sua vita grazie a Steve, viene coinvolto nelle esperienze più assurde nelle quali forse non sarebbe mai incappato. Vincenzo e Steve sono personaggi agli antipodi, si completano e si attraggono a vicenda, l'amicizia che nasce tra loro diventa una vera e propria dipendenza, ci fa comprendere che l'uno non può vivere senza l'altro. Il rigore di Vincenzo necessita della follia di Steve e viceversa.
Un romanzo forse un po' maschile, dove l'unica donna che compare è la ex moglie di Steve e non fa per niente una bella figura, l'altra è una fantomatica fidanzata di un loro amico, ma non entra mai in scena, viene solo raccontata.
Consiglio caldamente di leggere Fegato e cuore, è stata davvero una piacevole scoperta post Salone del Libro 2013.
VOTO:
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giovedì 25 ottobre 2012
Un attimo, un mattino di Sarah Rayner: recensione!
Recensire Un attimo, un mattino di Sarah Rayner è un po' difficile, soprattutto perché non mi è davvero piaciuto come libro e prevedo che questa recensione sarà parecchio concitata e piena di spoiler.
La morte di Simon alla quarta pagina del romanzo. Allora: far morire i personaggi ha senso solo se sei in un thriller, noir, poliziesco, giallo. Il problema è che questo libro parte da quello per costruire il resto, regalandoci praticamente una storia che ci parla di uno che muore e la moglie che deve accettare questa morte improvvisa, deve dirlo ai figli, organizzare il funerale il tutto in una settimana. Ora spiegami, Sarah Rayner, perché diamine devi farmi morire una persona di infarto mentre sta andando al lavoro e su quella cosa devi scriverci un libro. Cioè, scrivilo pure, ma gestisci meglio le cose!
Questa storia delle tre "amiche" è penosa! Uso le virgolette proprio perché devono essere usate! Se Tra Karen e Anna sì, c'è amicizia, ma Lou non può essere definita propriamente un'amica, è una che entra nella vita di Anna e poi in quella di Karen, a sto punto era meglio se Anna, una volta lasciato il compagno decideva di mettersi con Lou, almeno ci sarebbe stato un bel colpo di scena per uscire dall'apatia.
Per non parlare delle scene di sesso di Karen con il marito Simon che, okay, ci sta che lei ripensi al marito quando era in vita ma: solo quando avevano rapporti? Altri momenti? Si qualcosa lo accenna, ma la loro relazione era tutta chiusa nella sfera della sessualità? Sono stati insieme vent'anni solo per il sesso? Ho i miei dubbi!
Poi onestamente il personaggio di Lou è costruito davvero male: è lesbica, va bene, ma mi spieghi perché è necessario inserire una ragazza lesbica? Insomma, vuoi dire che una lesbica può essere amica di una donna anche senza pensare di provarci con lei? Qui la questione non è essere bigotti e razzisti verso gli omosessuali, ma trovo questo personaggio sprecato all'interno della narrazione.
Mi sembra che questo libro sia la fiera dei luoghi comuni e onestamente non capisco le frasi che hanno posto sulla copertina che lo definiscono il libro del secolo. E' proprio brutto! Ogni tre righe, quattro sono da eliminare!
Cioè per carità, uno può raccontare quello che ha voglia nei romanzi, ma almeno un po' di logica. In sto libro non succede niente! E' di un piattume misto alla depressione totale che ti fa passare la voglia di leggerlo.
I personaggi cambiano, Anna lascia Steve, Lou si innamora e Karen accetta la morte del marito. Caspita, è come chiedere a un criceto di andare dal punto A al punto B quando essi sono posti all'estremo di una linea retta.
Insomma, credo di averlo detto in tutte le salse: questo libro non mi è proprio piaciuto. Salvo solo la copertina che è stupenda ma, come per altro mi era stato anticipato, non ha niente a che vedere con il libro.
VOTO:
mercoledì 17 ottobre 2012
I segnalibri di Adriana Assini
Tempo fa avevo recensito Il mercante di zucchero di Adriana Assini.
Oggi mi è arrivata via posta una piacevole sorpresa: Adriana è una pittrice, un'artista a 360° e mi ha voluto regalare i segnalibri realizzati con immagini delle sue opere. Sono meravigliosi!
Bellissimi da guardare, un vero piacere per gli occhi.
Sono talmente belli che mi risulterà molto difficile utilizzarli, viene voglia di fare un quadro! Sono un'esplosione di colori, forme e soggetti emozionanti, un'idea geniale che ho apprezzato davvero molto, sono come un biglietto da visita della stessa autrice che dice: io non sono solo una scrittrice, io sono anche una pittrice. Eccovi le foto, i colori (è inutile dirlo) sono molto più belli dal vivo, ma non potendoveli mostrare, dovrete accontentarvi, oppure potete acquistare un suo libro e ne riceverete uno in omaggio!
Insieme ai segnalibri mi è stato inviato un catalogo con le sue opere...anche queste sono stupende!
E' da più di un'ora che li ho e continuo a guardarli, sfogliarli, riguardarli...bellissimi davvero! Non posso far altro che ringraziarla di questo dono molto, molto gradito!
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sabato 6 ottobre 2012
Il mercante di zucchero di Adriana Assini: recensione!
Lo ammetto, sono stata un po' lenta...ma alla fine ce l'ho fatta a pubblicare questa recensione.
Appena iniziato "Il mercante di zucchero" mi ha fatto subito un'impressione...diversa. Non nel senso negativo, per carità, anzi! Lo stile e il modo di raccontare di Adriana Assini fa subito percepire al lettore che non siamo davanti a una scrittrice qualsiasi, i termini e lo stile scelti dimostrano subito l'abilità di Adriana come narratrice e la sua grande capacità di calarsi nel contesto storico e nel personaggio, riuscendo a rendere in modo adeguato lo stile di ognuno di essi non solo tramite descrizioni, ma proprio attraverso il linguaggio.
Quando ho fatto l'esame di sceneggiatura (scusate l'aneddoto, ma capita a fagiuolo, come si suol dire), avevo scelto di trasformare appunto in sceneggiatura un racconto di Francis Scott Fitzgerald: Tarquinio di Cheapside. In pratica questo racconto narra di come Shakespeare abbia deciso di scrivere il Ratto di Adriana ad opera di Tarquinio.
Il professore giustamente mi contestò la scelta del linguaggio dei personaggi, essendo ambientato nel Seicento era impossibile che essi avessero quello "slang" tipicamente contemporaneo, per carità non facevano uso di espressioni come: "Oh bella di zio!", però effettivamente sarebbe stato più accurato meditare sul linguaggio, inserendo magari termini in disuso.
Adriana Assini fa proprio tutto questo, riesce a far parlare i suoi personaggi come uomini del Cinquecento, il libro è ambientato nella Palermo del 1516, la città è dominata dagli spagnoli e i cittadini mal sopportano questi invasori.
L'intera storia è dedicata a Gian Luca Squarcialupo, nome noto ai Palermitani, ma a me donna Piemontese doc ammetto non diceva nulla prima di leggere questo libro. Egli è appunto il mercante di zucchero e sarà proprio lui a farsi portavoce del popolo e grazie alla sua astuzia e alle sue abilità cercherà di risolvere questa situazione avversa in cui si trova Palermo. Il suo modo di agire lo descrive al meglio: egli è passionale, non si ferma davanti a nulla, schietto e disposto a mettere in gioco tutto sia per la politica della sua città che per la donna che ama: Francesca Campo, una storia non semplice, molto tormentata, attuale, ma d'altri tempi. Un vero e proprio eroe d'altri tempi. Certo, era il 1515, ai tempi esistevano gli eroi, o meglio, noi siamo certi ci fossero in quell'epoca lontana.
Ovviamente a qualcuno dovrà pur stare antipatico, ecco quindi che questo suo modo di agire non piace alla setta dei Beati Paoli, che camuffati da associazione religiosa, confraternita, che cercano di ostacolare lo Squarcialupo.
Non essendo esperta di storia locale, in particolare palermitana, mi sono documentata un po' e devo dire che l'autrice ha riproposto molto bene questo periodo storico, non solo attraverso il linguaggio scelto, come dicevo prima, ma prestando proprio attenzione a personaggi, luoghi, azioni.
Una donna manzoniana, potremmo dire!
Consiglio di leggere questo libro, ma non come passatempo frivolo. Ammetto che è una lettura che richiede pazienza e impegno, ma alla fine sarete soddisfatti! Ne sono certa!
Prima di rimandarvi al prossimo post, voglio spendere due parole sulla casa editrice Scrittura e Scritture, fondata nel 2005 SITO
Propongono diversi libri molto interessanti e non so come...sono in contatto con Asilo Bianco di Armeno, che è nella mia zona. Quindi, casa editrice da tenere sotto controllo, nel senso positivo eh!
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venerdì 27 luglio 2012
Vidi: Morire dal ridere di Antonietta Usardi
Sono molto incuriosita dal libro di Antonietta Usardi intitolato Morire dal ridere, non solo per la singolare copertina, ma anche per l'interessante trama ambientata nella Chinatown di Milano!
Eccovi la presentazione.
Il romanzo, opera prima di Antonietta
Usardi, ci trasporta piacevolmente nella Chinatown di Milano, il quartiere
Paolo Sarpi, per farci conoscere un negozio molto particolare, Una volta e per Sempre, che produce e vende oggettistica per
suicidi.
In questo luogo surreale, in cui realtà e fantasia si mescolano, troviamo
una famiglia convinta che l’esistenza non offra altro che dolore e disperazione
ed un bambino, con un nome da rivoluzionario, deciso a dimostrare che la vita
può offrire molto altro.
TRAMA
Milano. La famiglia di Vincent e Amelia gestisce
da molti anni a Chinatown un
negozio per suicidi e nella vita non sembra
vedere altro che dolore e sofferenza.
Un giorno di ottobre piomba nella pace domestica
il nipote, il piccolo Robespierre, amante della vita, che con tutto il candore
dell'infanzia si propone un'attenta e scrupolosa opera di ottimistico
sabotaggio ai danni dell’attività degli zii.
…Il giorno in cui il piccolo Robespierre arriva a bottega è una soleggiata
mattina autunnale, di quelle che da queste parti capitano una volta ogni tanto durante
l’anno.
Il bambino, cinque anni compiuti il primo aprile, porta in dote, come unico
bagaglio, una valigia di velluto nero da cui sbuca un indecoroso pigiama giallo
canarino, una borsa piena di libri da colorare, una lettera per gli zii, che da
quel momento in poi saranno i suoi tutori legali fino alla maggiore età, una
chioma arruffata di riccioli color carota dalla sfumatura impresentabile e un
sorriso così beato stampato sulla faccia che nemmeno il Signore Iddio l’ultimo
giorno della
creazione….
L'AUTRICE
Antonietta Usardi, milanese di nascita, si dedica da anni con
passione alla scrittura e si occupa con successo di MilanoMagazine, giornale online dedicato a tutte le novità e a
tutti gli eventi in città (www.milanomagazine.wordpress.com)
Il libro è disponibile in tutte le librerie in versione cartacea oppure in
versione e-book nei migliori store online.
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Zerounoundici (0111)
lunedì 2 luglio 2012
I tascabili dell'estate!
Prima di partire per i viaggi selezionate i libri in base al peso?
Non avete ancora acquistato un ebook reader per portarvi dietro tutti i titoli che volete?
Siete disposti a portare in valigia con voi solo libri tascabili?
Baldini Castoldi e Dalai ha la risposta alle vostre esigenze! A partire dal 17 luglio in tutte le librerie troverete i seguenti titoli in edizione tascabile, pratica e adatta per il viaggio a prezzi bassissimi!
Vi incollo la loro newsletter!
Buona lettura!
Jane Austen
Amore e amicizia
In libreria da luglio
pp. 176 – Euro 5,90
«Sophia era leggermente al di sopra della statura media; con una figura elegantissima. Un soffice Languore le inondava i graziosi lineamenti, ma accresceva la loro Bellezza. Era la Caratteristica del suo Spirito. Era tutta sensibilità ed emozioni.»
Così Jane Austen, a soli dodici anni, si accingeva a diventare la geniale narratrice che conosciamo. In questi racconti giovanili troviamo già i temi cari alla scrittrice: gli amori non corrisposti, i viaggi, gli incontri di una giovane educata, inserita nella società inglese contemporanea con i suoi riti e i suoi pregiudizi, ma sono il tono e gli argomenti a sorprendere, rivelando una visione della realtà assai cruda, che nelle opere mature riuscì sempre a velare dietro la perfezione e la limpidezza dello stile.
Jane Austen (1775-1817) è una delle scrittrici inglesi più amate e apprezzate in tutto il mondo.
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Charlotte Brontë
Il professore
In libreria da luglio
pp. 320 – Euro 6,90
Primo romanzo di Charlotte Brontë, Il professore venne pubblicato solo postumo perché giudicato troppo realistico.
Un uomo colto e sensibile fugge dalla sudditanza nei confronti del fratello per andare a insegnare in una scuola in Belgio, dove conosce Frances, una ragazza molto giovane e senza mezzi che da allieva diventa insegnante. Dopo alterne vicende, contrattempi e incomprensioni, la storia si conclude con un matrimonio.
Dietro il travestimento dell’identità maschile Charlotte Brontë racconta la sua stessa esperienza di insegnamento in Belgio, e l’innamoramento per il suo professore, Monsieur Héger. Un’opera prima in cui si riconosce già il suo tratto sicuro nel dare concretezza psicologica ai personaggi e nel ritrarre fedelmente l’ambiente in cui vivono.
Charlotte Brontë (1816-1855) fu la più famosa delle sorelle Brontë. Tra le sue opere ricordiamo Jane Eyre, Shirley e Villette.
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Barbara Pym
Un sacco di benedizioni
In libreria da luglio
pp. 320 – Euro 6,90
Wilmet, donna graziosa, non più giovanissima, felicemente sposata, alla funzione domenicale della vicina parrocchia incontra Piers Longridge, uno scapolo intrigante e seducente. Piers non si è sposato «perché le donne al giorno d’oggi hanno troppe pretese…»
Mentre una serie di eventi curiosi e sorprendenti creeranno scompiglio tra i benpensanti amici e vicini, Wilmet deciderà di evadere dalla monotonia della vita coniugale e di frequentare Piers. Condivideranno cenette, confidenze e passeggiate lungo il Tamigi, ma alla fine Wilmet dovrà ricredersi e ammettere che il marito è molto più romantico di quello che pensava.
Barbara Pym (1913-1980), definita la Jane Austen dei nostri tempi, ha scritto diversi romanzi in cui affronta con levità e poesia il tema dell’eterna commedia della vita. La Tartaruga edizioni ha pubblicato Qualcuno da amare, Jane e Prudence, Donne eccellenti, Un po’ meno che angeli e Per guarire un cuore infranto.
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Fay Weldon
Giù tra le donne
In libreria da luglio
pp. 272 – Euro 6,90
Scarlet è il personaggio chiave della storia. Rimasta incinta alla sua prima esperienza sessuale, cerca di barcamenarsi tra la furiosa indipendenza della madre e l’infelicità di Susan, la sua matrigna. Intorno a Scarlet ruotano le vicende delle varie amiche, la cui vita esiste solo in relazione agli uomini che le schiacciano, le picchiano e le sottomettono ai loro desideri…
Storie di donne singolari che cercano di sopravvivere e di riscattare se stesse.
Fay Weldon ha scritto romanzi, radiodrammi, commedie e copioni cinematografici. Da Vita e amori di una diavolessa è stato tratto un film con Meryl Streep. La Tartaruga edizioni ha pubblicato Le amiche del cuore, La trappola e I diari della matrigna.
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Edith Wharton
La casa della gioia
In libreria da luglio
pp. 368 – Euro 6,90
New York, inizi del Novecento. Lily Bart sogna da sempre di far parte della buona società, ma per vivere nel lusso – provenendo da una famiglia benestante caduta in disgrazia – deve trovare al più presto un uomo da sposare. Ma come può una ragazza bella e intelligente mantenere la propria integrità morale nei salotti più eleganti di New York? Sfortunatamente Lily si innamorerà di un giovane avvocato dai mezzi limitati, accorgendosi troppo tardi della trappola in cui è caduta: la casa della gioia non è che un mondo fittizio e crudele, che rischierà di portarla alla rovina…
Edith Wharton (1862-1937), nota scrittrice americana, fu la prima donna a essere insignita con il premio Pulitzer. Grande amica di Henry James, denunciò le convenzioni dell’alta società borghese di inizio Novecento, in cui lei stessa crebbe suo malgrado. Da La casa della gioia è stato tratto l’omonimo film per la regia di Terence Davies. La Tartaruga edizioni ha pubblicato Estate e La scogliera.
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sabato 30 giugno 2012
Posizioni Opposte di Gwendoline Riley: Recensione!
Ho terminato Posizioni Opposte di Gwendoline Riley e sono un po' sconcertata, onestamente ero rimasta affascinata dalla copertina di questo libro e la trama mi intrigava molto. Ho iniziato a leggerlo e sinceramente mi sono ritrovata di fronte a una storia diversa da come mi ero immaginata, il che non è un male.
Lo stile della Riley sicuramente è molto buono, scorrevole, che dire: trovatemi un Inglese che non sappia scrivere, ma la vicenda è piuttosto particolare e a fatica si trova un personaggio per cui parteggiare. Solitamente si tende ad identificarsi con la protagonista della vicenda, in questo caso Mi è risultato davvero difficile identificarmi con Aileen, ho trovato questa ragazza troppo apatica e poco incline alla volontà di prendere in mano con coraggio la sua vita.
Posizioni Opposte non è una storia dinamica, è molto statica, al massimo ci sono spostamenti da New York a Londra, ma che restano rinchiusi all'interno delle mura domestiche e la città diventa di poca importanza, di poco conto. Aileen è tremendamente statica, fissa sulle sue posizioni che appunto la portano ad opporsi alla famiglia, è dipinta dai genitori con diversi aggettivi, antipatica, spocchiosa, altezzosa, maleducata, vuole lasciare i suoi familiari fuori dalla sua vita e anche il fratello Liam non sembra meritarsi uno spazio nelle sue vicende. L'unica che condivide con lei tratti importanti della sua vita è l'amica Chaty che sembra esserle simpatica perché accondiscendente verso il suo modo di vivere e comportarsi.
Una storia drammatica che smuove la protagonista a fatica, sembra essere una confessione, un mettersi davanti allo specchio rivisitando la vita passata, i successi e gli insuccessi, la narrazione in prima persona aiuta sicuramente a sottolineare questo esame di coscienza.
Da leggere si o no? Dunque, sono molto combattuta, nel complesso non è male come idea e, ripeto, come stile narrativo, di certo non è una storia per tutti e sicuramente non è un libro da ombrellone. Consigliato a chi vuole fermarsi e riflettere, sconsigliato a chi è in cerca di una storia leggera.
Prima di salutarvi, volevo ricordarvi che Posizioni Opposte è edito da Elliot una casa editrice di Roma che ha in catalogo molti libri davvero interessanti. Vi incollo qui sotto la sua storia, per ulteriori info potete consultare il loro sito: www.elliotedizioni.com
Elliot Edizioni è una nuova casa editrice nata a Roma nel maggio 2007, la cui direzione editoriale è stata affidata non a un singolo ma a un gruppo di persone, ciascuna delle quali proviene da anni di esperienza in editoria. Elliot eredita il proprio nome dalla rivista Elliot narrazioni, nata dieci anni fa e di cui la casa editrice oggi si propone di ricreare la stessa atmosfera di curiosità verso il mondo letterario internazionale, in uno spirito di condivisione delle scelte e delle responsabilità di gestione. La produzione annuale sarà di circa 25 titoli, divisi tra narrativa, saggistica, teatro, con uno sconfinamento nel territorio delle arti visive. La narrativa comprende testi che spaziano dalla letteratura fino alla graphic novel, dal fumetto d’autore a quello ultrapop, con un occhio di riguardo alle punte più interessanti e “di confine” da un lato (collana SCATTI) fino alla riscoperta di autori del passato più o meno recente ancora in attesa di essere conosciuti in Italia (collana RAGGI). La saggistica (collana ANTIDOTI) prevede la pubblicazione di un numero di libri limitato (cinque/sei all’anno). La scelta sarà tra quei titoli che affrontano con originalità e stile divulgativo argomenti legati al vivere contemporaneo. Particolare attenzione è dedicata al teatro, che ha meritato una propria collana (READING THEATRE, già marchio indipendente), con la speranza di riportare questa grande arte al suo scopo originario: offrire opere di alto livello narrativo che costituiscano uno spunto di riflessione su grandi temi sociali e politici, associandoli a eventi teatrali, reading e incontri con gli autori.
Prima di salutarvi, volevo ricordarvi che Posizioni Opposte è edito da Elliot una casa editrice di Roma che ha in catalogo molti libri davvero interessanti. Vi incollo qui sotto la sua storia, per ulteriori info potete consultare il loro sito: www.elliotedizioni.com
Elliot Edizioni è una nuova casa editrice nata a Roma nel maggio 2007, la cui direzione editoriale è stata affidata non a un singolo ma a un gruppo di persone, ciascuna delle quali proviene da anni di esperienza in editoria. Elliot eredita il proprio nome dalla rivista Elliot narrazioni, nata dieci anni fa e di cui la casa editrice oggi si propone di ricreare la stessa atmosfera di curiosità verso il mondo letterario internazionale, in uno spirito di condivisione delle scelte e delle responsabilità di gestione. La produzione annuale sarà di circa 25 titoli, divisi tra narrativa, saggistica, teatro, con uno sconfinamento nel territorio delle arti visive. La narrativa comprende testi che spaziano dalla letteratura fino alla graphic novel, dal fumetto d’autore a quello ultrapop, con un occhio di riguardo alle punte più interessanti e “di confine” da un lato (collana SCATTI) fino alla riscoperta di autori del passato più o meno recente ancora in attesa di essere conosciuti in Italia (collana RAGGI). La saggistica (collana ANTIDOTI) prevede la pubblicazione di un numero di libri limitato (cinque/sei all’anno). La scelta sarà tra quei titoli che affrontano con originalità e stile divulgativo argomenti legati al vivere contemporaneo. Particolare attenzione è dedicata al teatro, che ha meritato una propria collana (READING THEATRE, già marchio indipendente), con la speranza di riportare questa grande arte al suo scopo originario: offrire opere di alto livello narrativo che costituiscano uno spunto di riflessione su grandi temi sociali e politici, associandoli a eventi teatrali, reading e incontri con gli autori.
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