martedì 31 dicembre 2013

I sogni sono il motore dell'universo

Eddai, lo scrivo pure io...
...il 2013 sta volgendo al termine e stiamo per accogliere il 2014.

E' tempo di bilanci, liste delle cose fatte, viste, lette nel 2013 e di preparare i desideri per il 2014. Non ho voglia di fare la lista dei migliori libri letti, dei migliori film visti...contrariamente al mio mood solito che imperava su Life in Technicolor: mi sono rotta delle liste. Forse è per questo che sono diventata disorganizzata? Forse è per questo che mi dimentico dei pezzi per strada?E chi lo sa. Anzi, se qualcuno lo sa, mi scriva qui nei commenti qualcosa, mi faccia un'indagine psicologica e mi incolli il referto, grazie! Per quelli invece che non hanno voglia di pensare alle mie turbe mentali, il post prosegue con l'attesa del 2014.
Fatemi però fare una parentesi.

INIZIO PARENTESI
Sono rientrata da poco dal supermercato, quel luogo magico dove la gente fa l'autoscontro con i carrelli della spesa, dove la gente strilla, si perde, si inalbera, dove la gente cerca il suo nutrimento spendendo il meno possibile, quel luogo dove durante le feste si concentra l'isterismo del mondo. Si salvi chi può.
Ho visto schiere di ragazzi entrare in massa all'Ipercoop, sostare davanti all'accesso del supermercato per dividersi gli incarichi, con piani di battaglia che nemmeno Sacchi usava quando scendeva in campo la Nazionale. Ho visto uomini con in mano la lista della spesa fermarsi in mezzo alle corsie a fare il punto della situazione con il proprio amico, osservando i cinque prodotti messi nel carrello. 
Ho visto giovani contendersi i pacchi di pan carrè per i tramezzini, le teglie per la pasta al forno, i barattoli di maionese. 
Ho visto giovani entrare all'Ipercoop giovani e uscire leggermente invecchiati.
Ci credete se vi dico che sto cominciando a odiare il Capodanno?
Questa è palesemente follia.
C'è gente qui vicino a casa che fa il test dei petardi dall'altroieri (domenica 29 dicembre!), ma entro la notte di San Silvestro hai rotto le scatole a tutto il vicinato e soprattutto quanti ne hai fatti fuori inutilmente?! Manco fosse l'organizzatore dell'evento pirotecnico più figo dell'anno!
Insomma, il Capodanno mi mette ansia. Credo stia guadagnandosi il posto di festa più scocciante dell'anno. 
Prendiamo ad esempio in esame la fatidica domanda: "Cosa fai per Capodanno?". Quest'anno ho iniziato a sentirla a ottobre, dico ottobre. Per non parlare della gente che su Facebook pubblica come stato: "Capodanno...idee?", oppure di quelli che si defilano pur di non rispondere, che depistano, che ti rimbambiscono dicendoti che probabilmente faranno la Trans-mongolica su un monopattino e poi scopri che sono a casa a festeggiare con un panettone grosso quanto un muffin e una bottiglia mignon di spumante. 
Per carità, tutti almeno una volta nella vita hanno sognato di fare il capodanno fashion in un luogo fashion con gente fashion, peccato che poi ti ritrovi sempre con il tuo gruppo di amici tra panettoni Carrefour e spumante Gancia a mangiare noccioline Coop e pasta Conad, solitamente nella taverna dell'amico/a che ha avuto il coraggio di metterla a disposizione della compa(gnia).
Ma torniamo al 2014, anno nuovo vita nuova!
FINE PARENTESI

Solitamente quando mancano poche ore al nuovo anno io vivo ogni cosa come: "E' l'ultima volta che lo faccio per quest'anno!", so che la cosa è imbarazzante, ma è divertente. 
E poi in queste ore cominciano i buoni propositi: 
- dimagrirò
- farò più sport
- andrò a dormire prima alla sera
- smetterò di mangiare schifezze
- leggerò due libri al mese
...no, sto facendo una lista. Lungi da me.
Insomma dicevo...è tempo di buoni propositi e fondamentalmente (faccio la persona seria) di speranze. Ognuno di noi spera qualcosa, spera di trovare un lavoro, la fidanzata/il fidanzato, di scrivere un libro, di girare un film...ognuno di noi desidera qualcosa.
E sapete da dove deriva la parola desiderio? Dal latino de-sidera, letteralmente "dalle stelle", quante volte da bambini con il naso all'insù volevamo toccarle quelle stelle, le desideravamo, non sapevamo se potevamo toccarle, eppure erano belle, desiderabili perché erano inarrivabili, sembravano stupende. E' bello avere dei sogni nella vita, quelli sono il motore dell'universo. Se ci pensate bene ogni libro che leggiamo, ogni film che vediamo, ogni oggetto, persona che ogni giorno incontriamo nella nostra vita era prima di tutto un desiderio, un sogno. 
E allora desideriamo, sogniamo e soprattutto non smettiamo mai di sperare. Se l'anno 2013 sarà ricordato come anno di crisi e tasse, ricordiamoci che l'unica cosa che il governo non potrà mai tassarci sono i sogni, i desideri e la speranza. Non spegniamoli mail.
Buon 2014 cari lettori, con l'augurio che tutti, tutti, tutti i vostri desideri possano un giorno diventare realtà....e buona transizione dell'agenda!


lunedì 30 dicembre 2013

Instant Love di Luca Bianchini: recensione!

Ho conosciuto Luca Bianchini grazie a un'addetta stampa di Mondadori che mi ha proposto di leggere il suo penultimo libro: Io che amo solo te. Onestamente non sapevo bene cosa aspettarmi, sembrava un libro molto estivo, una di quelle commediole all'italiana che non tutti apprezzano. Ammetto che avevo un po' di insana "puzza sotto il naso", ammetto di avere spesso dei pregiudizi verso gli scrittori italiani, per questo mi sto sforzando di conoscere sempre di più i contemporanei, quelli che raccontano l'Italia di oggi, l'Italia che viviamo quotidianamente. 
Come avrete letto dalla mia recensione di Io che amo solo te, tutte le mie malsane ipotesi non si sono rivelate e sono stata a dir poco contagiata dallo stile di Bianchini, tanto che ho deciso di ripercorrere la sua carriera letteraria, andando proprio a cercare il suo libro di esordio: Instant Love. 
Instant Love è diverso rispetto a Io che amo solo te, eppure è ugualmente divertente. 
La storia narra di un triangolo amoroso tra Daniele, un ricco giovane milanese con un lavoro nel campo della pubblicità, Viola, la sua fidanzata ancora studentessa e Rocco un altro giovane milanese.
Daniele e Viola convivono da un po' di anni, la loro è una di quelle storie perfette dove sembra che ognuno ha trovato nell'altro quello che serve a completarlo, ma si sa che il 99,9% delle coppie che trasmettono questo sono in realtà profondamente in crisi. L'entrata in scena di Rocco nelle loro vite rappresenta proprio quella cartina di tornasole che rompe ufficialmente gli schemi e inizia a presentare a i due giovani quelle domande che prima o poi tutte le coppie iniziano a farsi. Nascono così i tradimenti, le scappatelle, quei momenti in cui uno decide di staccare dalla sua vita per sentirsi qualcun altro, per sentirsi libero. 
La dinamica però non è Viola tradisce Daniele con Rocco, si complica! Daniele infatti a sua volta costruisce prima clandestinamente e poi ufficialmente una relazione con Rocco, i due giovani iniziano a conoscere il vero volto della loro sessualità e si innamorano, prede di un Instant Love che non perdona, che non dà loro pace. Ecco quindi che subentrano altri problemi: accettare la propria omosessualità, processo lungo e spesso doloroso soprattutto nell'incontro con gli altri eterosessuali che possono non capire. Proprio su questo argomento Bianchini sceglie di lavorare molto inserendo un amico gay di Rocco, CarloG, che ha una zia, al secolo zia Irvana, presidentessa di un'associazione di genitori che hanno figli omosessuali. 
In Instant Love non è un libro brillante, forse sbaglio a confrontarlo con Io che amo solo te perché sono passati degli anni da uno all'altro, ma trovo sia interessante notare la differenza che intercorre tra uno e l'altro. Bianchini dimostra fin da subito di essere un grande scrittore, un abile creatore di personaggi, ma in Instant Love si vede che è ancora uno scrittore alle prime armi, ma con questo non voglio assolutamente sminuire il suo libro.
Instant Love è un libro piacevole, da leggere, è un esordio, ben riuscito che onestamente mi fa sorridere pensando quello che è diventato oggi Luca Bianchini, un grande e bravo scrittore.
E voi, l'avete letto?




sabato 28 dicembre 2013

Quando ero studente...Bilancio 2013

Qualche mese fa scrivevo:

"Ormai sto invecchiando.
Mi sono resa conto che da un po' di tempo a questa parte utilizzo frasi come "Quando ero studente...", "Quando studiavo...". Sì, ora lavoro...ma non è che siano passati millemila anni dal giorno in cui il mio status di studente si è trasformato in quello di lavoratore (lavoratrice!). Eppure ogni tanto mi escono queste perle di saggezza.
Sarà colpa dei tupperware?
La cosa peggiore è che quando si è studenti non si vede l'ora di iniziare a lavorare per "guadagnare dei soldi", quando si lavora si rimpiangono gli anni in cui si era studenti e ci si poteva permettere quella fantastica cosa denominata: "Orario flessibile". Quando esisteva il giorno libero che era un surplus rispetto al weekend, quando al pomeriggio andavi in torteria con le amiche e facevi il pomeriggio shopping per i saldi.
Quando giravi tutte le Feltrinelli di Torino e poi tutte le Sephora e gli altri negozi che li allontanavano gli uni dagli altri.
Quando uno lavora non è più padrone del proprio tempo, nel senso che sai per certo che quelle 8 ore al giorno sei là, in ufficio. Quando studi il tempo è in autogestione, obbligo di frequenza o meno.
Quando si lavora manca il tempo libero, è sempre meno, si esce alle 18 e in un batter d'occhio tra cena e doccia è ora di andare a dormire.
Ma quanti "quando" ho usato?
Chiedo venia.
Con questo non voglio dire che "odio lavorare" non fraintendetemi! Anzi, mi ritengo una persona molto fortunata a lavorare in questo periodo difficile, semplicemente riflettevo su come sia effettivamente cambiata la mia vita. Forse ve ne sarete accorti anche dal cambiamento di ritmo del mio blog, prima leggevo molto di più, scrivevo molto più spesso, ora sono latitante e tendo a ripetere le stesse cose."

Durante queste vacanze di Natale, dopo aver riletto queste poche righe qui sopra, sto un po' facendo il bilancio del 2013. Anno della mia laurea magistrale e anno in cui ho iniziato a conoscere il mondo del lavoro.
Ho letto molti meno libri, ho scritto molti meno post, ho visto molti meno film. 
Ho capito chiaramente che i ritmi sono cambiati, devo un po' riuscire a prendere il ritmo giusto per riuscire a incastrare tutte le attività che mi hanno sempre "riempito" la giornata. Non posso vivere senza libri e film, questo è chiaro, anche se dovessi fare uno dei lavori più tristi e brutti del mondo, la mia vita deve essere arricchita dalla cultura, dai momenti di svago e dalle persone. Fagocito minuti e minuti di video su youtube, da quando hanno "liberalizzato" Spotify le mie giornate hanno una colonna sonora e poi i blog degli amici e delle persone sconosciute e ArtInTime, a tutto questo vanno aggiunte le chiacchierate con gli amici, le apericene, le passeggiate a Torino, i film al cinema e le conversazioni su whats app fino a tarda notte.... 
Queste sono un po' le mie giornate, sono gli ingredienti che "piacciono a me", sono i pastelli che uso per colorare le ore e i minuti che passano. 
Purtroppo non riesco a fare disegni che contengano tutti i colori, non riesco a fare tutto tutti i giorni, ma cerco di impegnarmi il più possibile...nei limiti del possibile. 
In ritardo vi auguro Buon Natale e Buone feste, a voi che mi seguite sempre e che siete fedeli anche se io ogni tanto ho un po' accantonato il blog. 



sabato 7 dicembre 2013

Dei calzini e degli elfi

Questa passerà alla storia come "La settimana dei calzini". Arrivata domenica sera a Torino ho sistemato i calzini riposti in fretta e furia nel cassetto la scorsa settimana e, nell'accoppiarli, come mamma ha insegnato, scopro che uno è spaiato. Ha inizio così la mia odissea.
Nella mia fantastica cassettiera Kullen di Ikea, sembra non ci sia. Provo a togliere i cassetti, ma la Kullen giustamente mi fa capire che se non fosse per i cassetti non starebbe insieme: ergo non si possono togliere. Infondo non ha un fondo (che pensiero ridondante), insomma sto calzino o è nel cassetto o è per terra, non essendoci in nessuno dei due luoghi, ho abbandonato la Kullen a se stessa e ho provato a cercarlo nella lavatrice. Proprio la settimana scorsa ho abbandonato lì dentro un asciugamano poi rinvenuto dalla mia coinquilina. 
Lavatrice vuota.
Insomma sto calzino sembra si sia volatilizzato, puff...svanito nel nulla.
Domenica sera faccio una lavatrice. La stendo lunedì mattina, raccolgo i panni asciutti lunedì sera...e scopro che mi manca un altro calzino. E che cavolo! 
Cerca di qui, cerca di là, lo trovo dopo qualche giorno sul balcone, di fianco allo sgabiotto della lavatrice, pronto per essere rilavato. Viva i balconi di pietra!

Tra un calzino e l'altro ho avuto un po' di tempo per fare qualche investimento su A-m-a-z-o-n!
Ebbene sì, mi sono dilettata e ho acquistato qualche dvd e dei libri.


Facciamo la lista! 
Libri:
- Il richiamo del cuculo di Robert Galbraith, al secolo J.K. Rowling
- Sono graditi visi sorridenti, di Franco e Andrea
Mentre per quanto riguarda i dvd ho preso:
- Midnight in Paris di Woody Allen
- Woody, il documentario su Woody Allen 
- The Story of Film di Mark Cousins


Insomma, ne avrò per un bel po', sia da leggere che da vedere...e non vedo l'ora!

Non felice poi di quello che avevo preso, mentre tornavo dal lavoro con il pacco Amazon, mi sono fermata in un negozio che si trova su via San Massimo a Torino, un luogo delizioso e così...meravigliosamente ricco di dvd introvabili. Si chiama Il posto delle fragole, come il celebre e bellissimo film di Bergman. Sono entrata e...ho deciso di arricchire la mia collezione con ben tre altri dvd di cinema Classico:
- Febbre di vivere
- Falena d'argento 
- La gardenia blu
Vi farò sapere qualcosa anche su questi! 

Due parole sul negozietto. Ci passo davanti tutti i giorni quando vado e torno dal lavoro, la zona di via San Massimo e via Mazzini a Torino è molto carina, è ricca di negozi particolari, di designer e cose sfiziose, tra questi c'è anche la galleria Square 23. Poco più avanti, andando verso Corso Vittorio, c'è Il posto delle fragole. Non balza subito all'occhio e solitamente questo succede con i negozietti davvero interessanti. La ragazza alla cassa è davvero un'esperta di cinema, ve lo consiglio! Inoltre se non trovate il film che fa al caso vostro, ve lo prenota senza problemi e così anche per i libri che parlano di cinema, fateci un salto se potete e seguitela qui su Facebook


lunedì 25 novembre 2013

Tra un libro, un tupperware e la curiosità di Hunger Games

Immaginatemi così, sospesa tra un libro e un tupperware, intenta a preparare la pasta per il giorno dopo mentre leggo l'ultimo libro acquistato in libreria. Cosa che se fosse vera, il libro sarebbe pieno di impronte digitali oleose e il pranzo irrimediabilmente bruciato.
Diciamo quindi che i libri e i tupperware sono due oggetti che ultimamente mi stanno accompagnando, quasi quotidianamente, facendo otto ore al lavoro mi preparo il pranzetto a casa e alla mattina parto sempre con la borsettina con dentro appunto tupperware di ogni misura. Che poi tupperware non sono, perché sono tutti surrogati che però vanno benissimo lo stesso. La borsettina però mi piace un sacco e vi metto qui vicino.

Stilosa eh?

Ma torniamo a parlare di un argomento consono a questo blog. I libri.
New entry di questo mese è il nuovo libro di Stefania Bertola, Ragazze Mancine edito da Einaudi che mi sta piacendo davvero molto. Lo stile di questa scrittrice è davvero unico, è piacevole da leggere e riesce ad essere sempre frizzante. Non l'ho ancora terminato, ma già ve lo consiglio!

Un altro consiglio che voglio darvi assolutamente è di andare a vedere il musical Frankenstein Junior, trovate su ArtInTime la mia recensione, è veramente molto, molto bello! Broadway è finalmente arrivata in Italia. Se lo avete già visto fatemi sapere qui sotto se vi è piaciuto.

Prima di salutarvi poi una domanda: qualcuno di voi ha mai letto i libri di Hunger Games? So che sono per ragazzi e conosco vagamente la storia, vedo che diversi blogger ne parlano bene, altri non li leggono proprio per una mancata affinità con il genere. Cosa ne pensate? Li conoscete? 

Grazie per le info! Alla prossima, carissimi lettori!!!!!



domenica 17 novembre 2013

E così vorresti fare lo scrittore di Giuseppe Culicchia: recensione!

Adoro Culicchia.
Ho avuto modo di conoscerlo e secondo me è veramente uno scrittore brillante, che non ha paura di dire le cose come stanno e soprattutto ha la capacità di scrivere libri molto diversi tra loro e questo nuovo libro è una chiara dimostrazione della sua abilità.
Se volete fare gli scrittori, o avete messo da un po' di tempo il naso in mezzo al mondo dell'editoria, senza arrivare a livelli altissimi, dovete assolutamente leggere il nuovo libro di Culicchia: E così vorresti fare lo scrittore.
Perché?
Perché se siete lettori, scrittori, aspiranti tali, editori, organizzatori di presentazioni, presentatori di lettori e quant'altro, sicuramente vi ritroverete nelle sue pagine, nelle sue vicende, in molte delle cose che racconta.
Tre step caratterizzano la vita di uno scrittore, quando pubblica il primo libro è una "Brillante promessa", quando passa al secondo libro è chiaramente il "Solito stronzo" che se la tira e che ha scritto un secondo libro pessimo, che non era minimamente all'altezza del primo, impiegandoci un tempo biblico rosicchiato con un tira e molla all'editore, una cosa in stile Paolo Giordano insomma.
E poi dopo anni di etichetta: "Solito stronzo" si passa allo step finale, a quello che ti porta nell'olimpo dei beati, che ti fa diventare un "Venerando maestro", l'uomo delle lectio magistralis che può scrivere libri incomprensibili, ma in quanto venerando maestro...ha pur sempre ragione, no?
Tra un'etichetta e l'altra ci sono poi le perle di saggezza in perfetto stile Culicchia, i brevi e divertenti racconti che raccontano le presentazioni dei libri, dallo studente che non sa leggere, si passa al "solito pazzo" che non ha letto il libro ma che vuole per forza fare una domanda, fino al libro di storia locale, immancabile regalo che viene dato allo scrittore. Non dimentichiamo poi la cena con lo scrittore che si svolge sempre a fine presentazione e che diventa un momento ottimo per non far mangiare l'autore e costringerlo a rispondere ancora a centinaia di domande. 
E così vorresti fare lo scrittore è un libro da leggere assolutamente, edito da Laterza potrebbe ingannarci e suggerirci che è  un manuale. Allora a questo punto la domanda è d'obbligo: è un manuale di editoria? Più che altro lo definirei un manuale di sopravvivenza, della serie "Io ti dico come gira il mondo qui dentro, se hai voglia salta sul carro dei folli, se non ti va lascia perdere.". Una lettura che scorre piacevole grazie allo stile di Culicchia semplice e affascinante, che cattura il lettore e gli fa trascorrere dei momenti piacevoli in sua compagnia.
Una poesia, di Bukowski citata anche da Culicchia credo sia il riassunto perfetto per questo libro, ve la incollo qui sotto. Non voglio dilungarmi troppo, lascio spazio al "Venerando maestro", buona lettura"

E così vorresti fare lo scrittore? 


Se non ti esplode dentro
a dispetto di tutto,
non farlo
a meno che non ti venga dritto
dal cuore e dalla mente e dalla bocca
e dalle viscere,
non farlo.

se devi startene seduto per ore
a fissare lo schermo del computer
o curvo sulla macchina da scrivere
alla ricerca delle parole,
non farlo.

se lo fai solo per soldi o per fama,
non farlo
se lo fai perchè vuoi
delle donne nel letto,
non farlo.

Se devi startene lì a
scrivere e riscrivere,
non farlo.
se è già una fatica il solo pensiero di farlo,
non farlo.
se stai cercando di scrivere come qualcun altro,
lascia perdere.

se devi aspettare che ti esca come un ruggito,
allora aspetta pazientemente.
se non ti esce mai come un ruggito,
fai qualcos'altro
se prima devi leggerlo a tua moglie
o alla tua ragazza o al tuo ragazzo
o ai tuoi genitori o comunque a qualcuno,
non sei pronto.

non essere come tanti scrittori,
non essere come tutte quelle migliaia di
persone che si definiscono scrittori,
non essere monotono o noioso e
pretenzioso, non farti consumare dall'autocompiacimento

le biblioteche del mondo
hanno sbadigliato
fino ad addormentarsi per tipi come te
non aggiungerti a loro
non farlo
a meno che non ti esca
dall'anima come un razzo,
a meno che lo star fermo
non ti porti alla follia o
al suicidio o all'omicidio,
non farlo
a meno che il sole dentro di te stia
bruciandoti le viscere,
non farlo.
quando sarà veramente il momento,
e se sei predestinato,
si farà da sè e continuerà finchè tu morirai o morirà in te.

non c'è altro modo
e non c'è mai stato.

giovedì 7 novembre 2013

Gallina vecchia...è vecchia!

Okay, è il dodicesimo post in tre mesi in cui scrivo: "Scusate mi sono assentata un attimo, ma sono ancora viva, ho avuto i miei impegni e bla, bla, bla.".
Infondo tutti hanno degli impegni no?
Io ho degli impegni e due libri da recensirvi, millemila cose di cui vorrei parlarvi e cerco ogni giorno la ricetta per avere giornate da 48 ore, perché anche se fossero 36 non mi basterebbero. Sì, io appartengo a quella schiera di persone che hanno le giornate da 24 ore, sono demodè, mi dispiace. Ora cercherò su Google se esiste un rimedio a tutto ciò, ma sono restia. Potrei imbattermi in una di quelle domande di Yahoo Answer e poi potrebbe venirmi voglia di rispondere. 
Yahoo Answer per me è una droga. Ve l'ho mai detto? Ho perso le giornate a rispondere alla gente su Yahoo Answer e qualcuno mi ha pure ringraziata. Sono cose da appuntarsi nel CV, cose da stampare su manifesti grandissimi e da appendere in tutte le piazze, cose da spifferare alla vicina-quattro-dita che si preoccuperà di raccontare a tutti quelli che incontra e che magari non sanno neppure chi sei, cose...sì, sto divagando.
Torniamo a noi.
E' novembre e comincia a fare freddo. E anche questo scommetto che lo sapete già, soprattutto se vivete nel nord Italia, se vivete da Roma in giù probabilmente sarete ancora a mollo nell'acqua godendovi da brave lucertole gli ultimi raggi di sole. 
Io sono avvolta nel piumone con la borsa dell'acqua calda. Che immagine romantica. 
E ora mi bevo pure la tisana: che poesia!
E' giovedì e domani grazie al cielo è l'ultimo giorno di lavoro. Sia beato il weekend, momento in cui si ricaricano le energie e che purtroppo finisce troppo presto.
Vi sto deprimendo? Sì, mi sto deprimendo pure io! Che domande. 
Certo che scrivere il giovedì che uno odia il lunedì, insomma...già parte male con il weekend. 
Basta la smetto!
Parliamo di cose serie. 
Ho comprato la borsina nuova per il portatile!
Eccovi la foto, ovviamente è uno di quei colori che non viene mai bene in foto, proprio come me. Sarebbe un carta di zucchero cangiante, ma scuro, che dà sul color petrolio quasi ottanio e se lo fotografate con il cellulare sembra nero. (Il sacchetto per il vomito è sotto al sedile...)
Quello sullo sfondo è il mio piumone tamarro. Mi sembrava giusto condividere anche quello.

Tornando alla borsa, ho scelto la marca Tucano perché ne ho già avuta una di questa marca per il precedente portatile ma era per un 17'' e ora ho un 14'' ed è davvero grande, ho quindi scelto di fare questo investimento. Perché è effettivamente un bell'investimento!
Lungo la mia peregrinazione ho fatto un salto anche in un meraviglioso negozietto di via Principe Amedeo a Torino, è un negozio che vende articoli home made da diverse persone e oggetti che comprano a Parigi. Ha delle cose veramente sfiziose. Mentre curiosavo e mi trattenevo dal comprare un paio di orecchini, mi sono imbattuta in una serie di gioielli davvero molto carini e sfiziosi realizzati da Mariella Serra. Trovate qui il SITO, mi piace moltissimo il suo stile. A dire il vero non trovate on line le piccole opere che ho visto questa sera, ma potete avere un assaggio delle sue creazioni. 

E prima di salutarvi faccio una promessa: prometto solennemente che non sarò più una donna latitante da queste parti, ma cercherò di intrattenervi il più possibile pubblicando ogni tanto qualcosa di sensato o di pseudo tale. 
Siete pronti?

giovedì 24 ottobre 2013

Ritorno con scrivania!

Manco da molto da queste parti e chiedo perdono.
Manco da molto, ma la vita fuori dalla rete continua ed è piena, strapiena di cosi da fare, dai musical a interessanti svolte lavorative, incontri con scrittori e tanti nuovi libri da leggere. Gite da Lush e in negozi che ti vendono i prodotti "sciolti", gite da Carpisa e incontri di donne che si lamentano perché a Sanremo ci sono le borse Carpisa più belle, a Torino mandano solo la feccia.

La vita va avanti e la mole di libri da leggere cresce.

La mole di cose da fare cresce.

Io stessa cresco. 

No, invecchio. Il mio metro e sessanta è fisso da anni. Non cresco più.

Questa sera in un momento di relax mi sono dilettata ad allestire in modo alternativo la mia scrivania. Volevo raccontarmi con una foto, dire qualcosa di me. Vedo ogni giorno queste foto sul web allora mi sono detta: ci voglio provare anche io! Ho guardato la mia stanza e la foto che vedete sotto ha in sè tutti gli oggetti, i libri le cose che mi accompagnano ogni giorno. Ci sono i miei pensieri, i miei sogni, i colori del mondo.
Non è perfetta, ma se deve ritrarmi non deve esserlo.
Infondo, come diceva Jack Lemmon alla fine di "A qualcuno piace caldo": Nessuno è perfetto!


domenica 6 ottobre 2013

Romeo e Giulietta: ama e cambia il mondo...due parole!

Mi sento combattuta come se dovessi schierarmi a favore dei Montecchi o dei Capuleti, non saprei dire se questo musical mi sia piaciuto o meno. 
E' innegabile che sia un pacchetto mastodontico con scenografie ben studiate, costumi meravigliosi dai colori sgargianti, ma manca la sostanza del musical.
Mi spiego.
La sensazione che ho avuto durante lo spettacolo è che gli spettatori si sentissero in una vetrina, ogni scena era studiata per essere perfettamente rivolta al pubblico ma lasciando il pubblico fuori dal palco, lo spettatore restava fortemente ancorato alla poltroncina, non c'era la voglia di trascinarlo sul palco e nella storia.
La vicenda la conoscono tutti e su questo punto direi: per fortuna! La storia si perde in volgarità verbali e gestuali, ma non grossolanità, proprio volgarità: sesso e movimenti espliciti entrano nella storia di Romeo e Giulietta che io ho sempre immaginato un filino più casta o comunque sia caro il mio autore, puoi dirmi le stesse cose e mettermele in poesia: Cocciante docet! 
Un altro problema che ho riscontrato è tipicamente italiano: attori tutti bellocci che valgono di più per il loro aspetto che per la loro abilità di stare sul palco, poi guardarlo con le inquadrature Rai che tagliano l'80% dei movimenti per soffermarsi sui volti: oscenità!
Definire Romeo e Giulietta musical è un eufemismo. Per lo meno non lo è nell'ottica britannica del termine, sembra stiano recitando per una pubblicità di camomilla! Romeo è l'uomo mono-espressione sorride sempre con lo stile "faccia da schiaffi" e questa guerra tra Montecchi e Capuleti non fa paura nemmeno a un bambino!
Costumi e scenografie meravigliosi, è innegabile (scenografie tutte retroproiettate!), ma si sa che su questo noi italiani siamo forti. Anche se non ho amato molto la scelta dei colori rosso e blu per mettere a confronto le due famiglie, probabilmente è un bell'effetto a livello visivo, ma fa un po' Ferrarelle mista a Matrix, per non parlare della mamma di Giulietta che sembra Madre Natura di Batman. Ohi-Ohi!
Pecchiamo sulla narrazione, non riusciamo proprio a costruire qualcosa di brillante: che cavolo si sono fumati gli autori o l'autore che hanno scelto di usare i testi originali? Ma quanto sono pesanti!? Il musical è lo spettacolo delle masse, non deve far venire l'orticaria! 
Una nota tecnica che è sorta è la questione audio: la differita lo faceva sembrare in playback...pessima figura! Ma questo è un problema della Rai. E poi...diciamocelo: ma sti microfoni? Allora: Romeo e Giulietta doveva essere la "figata del secolo", ma spendiamo un po' di soldi e ci compriamo i microfoni di Broadway o della West End? Che almeno non si vedono e fanno meno Amici di Maria de Filippi?
A livello di voci anche qui ci sarebbe da aprire un libro: bravi, Romeo è in versione emo-neomelodica e vabbè siamo in Italia pure nella storia, ma sono tutte voci già sentite. Nessuna emerge per la sua particolarità, nessuna azzarda, si muovono su un terreno che conoscono perfettamente: ascoltate chi canta a Broadway e alla West End!! In Italia queste timbriche non le abbiamo!  
E quanti assoli!! Oh sti attori che ad un certo punto bloccano la narrazione e ci sparano un pippone di 3 minuti a cantarsela e a menarsela da soli...quanto siete pesanti? 
A parte che devo ancora capire quante canzoni portino effettivamente avanti la narrazione: siamo ai livelli di un recital! 
Parliamo poi del look degli attori: Romeo, oh Romeo, oh santa pazienza! I capelli! Ma caspita! Ma fategli qualcosa, spettinatelo, cotonatelo insomma...sembra un emo! Bellissimo eh, non c'è che dire, ragazzo stupendo, ma si intravede pure un tatuaggio ad un certo punto e non so se "a quei tempi" fosse normale che il fanciullo di una nobile famiglia si tatuasse come i galeotti. 
Shakespeare in tutto questo osservava l'arena dall'alto, seduto su una nuvola lanciava maledizioni contro il genio malefico che ha deciso di torturare a un tale livello la storia, saccheggiandola, reimpastandola, tagliando, cucendo, leggendo cose che non stanno nè in cielo nè in terra, concludendo: "Sono proprio italiani!".
Carino il backstage, mi ricorda molto quando facciamo noi gli spettacoli, solitamente siamo un filo più agitati, ma non abbiamo mamma Rai che ci riprende!

Sicuramente vederlo all'Arena sarebbe stata tutta un'altra cosa rispetto alla visione dal divano di casa, non ci sono dubbi, ma se una cosa è bella prende. Notre Dame de Paris di Cocciante (che ricordo essere Opera popolare e non musical) prendeva anche in tele, questo....nì. Alti e bassi, alcune canzoni sì, altre per niente, alcune coreografie moltissimo, altre..ma anche no!

In qualsiasi caso, come ho letto su Twitter, tra una risata e l'altra, questo è veramente il musical dei talent. Allora mi domando: ma tutti quei ragazzi che frequentano le scuole di musical in Italia? Non li considerano, è meglio piazzarci il fighetto, il volto noto, la giovane della tv piuttosto che prendere il ragazzo che si fa il mazzo dalla mattina alla sera, che sa cantare, ballare e recitare, è meglio investire sulla certezza: siamo in Italia. Cos'è la meritocrazia?

E comunque in mezzo a questo cast di talent mancava solo una persona per variare un po': Manuel Frattini, l'uomo del musical italiano! 

Morale della storia: ad un certo punto ho spento e sono andata a dormire, io che solitamente non abbandono mai il teatro o la sala cinematografica, ho lasciato lo spettacolo a metà.
Il musical il Italia è stato italianizzato. 
Come il western e lo abbiamo fatto diventare spaghetti western, peccato che però quello era fatto bene, perché manteneva le caratteristiche base del western, quelle "cose" che fanno parte del contratto che lo spettatore firma quando compra il biglietto. Quando si siede sulla sedia sa già cosa lo aspetterà, sta qui alla bravura del regista prendere gli stessi ingredienti e impastarli in modo diverso. 

David Zard dice di essere fiero di quello che è riuscito a fare, dice di aver fatto un bel musical. Caro David, io il biglietto per Romeo e Giulietta non lo compro, ma voglio investire quei soldi e anche di più per pagarti un volo per Londra e un biglietto per un musical che c'è nella West End. Nomi come Wicked, The Book of Mormon, Les Miserables, The Phantom of the Opera...sono ben lontani dal tuo Romeo e Giulietta, che è musical ma all'italiana, e cioè un recital. 

So già che molti di quelli che passeranno di qui diranno che non ho capito niente, che non capisco niente, che sono esagerata, beh...questa è la mia opinione e di musical (e dico musical) ne guardo e soprattutto non mi limito a guardarli. 
In qualsiasi caso: de gustibus!

Ah, un'ultima cosa!

Questi sono attori completi: l'80% dei tuoi, caro David, non lo è!





martedì 1 ottobre 2013

Findus consiglia di mangiare pesce due volte a settimana

Il problema è che il pesce della Findus è a cubetti e sfido chiunque a risalire alla forma originaria della bestia una volta che la si vede nel piatto.
Tra bastoncini e nasello a parallelepipedo se uno ogni tanto non va in pescheria, penserebbe che il pesce nasca tutto così: squadrato.
Non vi dico quale stupore quando ho aperto la confezione di nasello: barrette! Li ricoprissero di cioccolato sembrerebbero dei Togo. Ma ogni tanto, anzi un po' più spesso di ogni tanto, consigliano di mangiare pesce...qui a Torino non so dove prenderlo, quindi viene in soccorso la mamma Findus, che insieme ad altri hanno seriamente rimesso in discussione l'alimentazione degli italiani.
Ma questo non era un blog di libri, film e vita liquida?
Un po' di pazienza.
Torniamo al mio nasello.
Ieri ho visto che era in offerta al supermercato, allora ho deciso di prenderlo, ben cosciente che non ero, non sono e non sarò in grado di cucinarlo, però speravo nella ricetta sul retro della confezione, perchè tutti sanno che dietro le confezioni solitamente c'è una ricetta. 
A dire il vero a casa mia mia mamma lo fa con il latte, ma io volevo trovare a tutti i costi una ricetta che fosse mia.
Dopo un pomeriggio a zonzo per Torino, arrivo a casa con la brillante idea di cucinare il mitico nasello. 
Apro il freezer e...comprendo velocemente che la ricetta sul retro della confezione propone di bollirlo per sei minuti oppure di passarlo in forno a 220° per 20 minuti. E che cavolo, tutto qui? Niente di tremendamente sfizioso...uff! 
M'improvviso Benedetta Parodi, mista al peggio del peggio che solca i palchi dei provini per Master Chef e decido di nominare la mia performance adatta per Master SCHIFF!
Opto per la bollitura per scongelarlo e poi decido di ripassarlo in padella. Come? 
Lo scongelo.
Non so ancora che passo fare dopo. 
Diecimila pensieri ben confusi: Google aiutami tu!
Digito: Nasello al latte.
La ricetta esiste davvero!
La prima che trovo sarà la mia cena.
La seguo alla perfezione e....beh, mica male! E' venuto strabuono!! Ovviamente si è spatasciato, spaccato, sbrodolato, insomma tutto quello che non doveva fare l'ha fatto, o meglio l'ho fatto.

Non sono brava a presentare i piatti ma...eccovi una foto!! Okay, il piatto è triste, gli spinaci fanno "ospedale", tranquilli, se venite a cena ordino una pizza!


Ah, oggi non ho parlato di libri! Eppure nel mio pomeriggio taurinense ne ho preso uno.
E detto questo...vi auguro buona serata!

domenica 29 settembre 2013

Firenze nel cuor #2: Santa Croce

Continua il tour fiorentino e questa volta si passa al secondo giorno a Firenze. 
Dopo la deludente visita agli Uffizi, per i motivi vi invito a leggere il post, il secondo giorno abbiamo deciso di spingerci sulle orme di Dante
Già il sabato avevamo notato la quantità di terzine dantesche che accompagnano le persone lungo le strade di Firenze, la presenza del sommo poeta è forte nella città dei Medici, ma lo è ancora di più quando si giunge a casa sua. Abbiamo scelto di non visitarla dentro, ma soltanto di guardarla da fuori. Onestamente la visita non costa molto, ma avevamo pianificato di andare a Santa Croce. 
Dopo il passaggio (con inchino mentale) di fronte alla casa di Dante, ci siamo recate presso la chiesa di Santa Margherita, dove riposa Beatrice Portinari. Sono rimasta molto colpita da questa piccola e, permettere, insignificante chiesetta, pressoché dimenticata lì nella Firenze più vecchia, tra le pietre medievali. Beatrice riposa qui, mi sono detta, quella donna che ha fatto innamorare Dante, quella donna angelica, da lui tanto cantata, la donna che lui incontrerà nel suo viaggio della Divina Commedia
Ammetto che mi ha fatto veramente impressione stare lì di fronte a quella tomba in quella chiesa buia e affollata. Guardavo la cesta degli innamorati non corrisposti, altro che lucchetti sul ponte Milvio! Quello è l'altro lato della medaglia. 
Chiunque può andare là e aprire quei biglietti. Ma per fare? Manca il coraggio.

Uscite da Santa Margherita, dopo un pranzo fiorentino, abbiamo raggiunto santa Croce. Ammetto che la coda esterna ci ha un po' fatto passare la voglia di entrare, ma dopo averla circumnavigata, abbiamo voluto provarci. Un quarto d'ora di tempo e avevamo il biglietto. 
E quale meraviglia!
Non c'è niente di più bello a mio parere. Nel rivedere i dipinti di Giotto mi sono sentita proiettata ad Assisi, nella basilica superiore. Nel camminare tra le tombe di coloro che hanno reso grande l'Italia....mancavano le parole. Galileo Galilei, Alfieri, Leon Battista Alberti, Foscolo, Michelangelo, Leonardo, Machiavelli, Rossini e molti altri ancora. Le loro spoglie erano lì avvolte e custodite da quei blocchi marmorei, le statue li raffiguravano forti e vigorosi, giovani e possenti. E allora come non ripensare a Foscolo e al suo carme


Io quando il monumento
vidi ove posa il corpo di quel grande
che temprando lo scettro a' regnatori
gli allòr ne sfronda, ed alle genti svela
di che lagrime grondi e di che sangue;
e l'arca di colui che nuovo Olimpo
alzò in Roma a' Celesti; e di chi vide
sotto l'etereo padiglion rotarsi
piú mondi, e il Sole irradïarli immoto,
onde all'Anglo che tanta ala vi stese
sgombrò primo le vie del firmamento:
- Te beata, gridai, per le felici
aure pregne di vita, e pe' lavacri
che da' suoi gioghi a te versa Apennino!

Dopo il giro alla parte interna, abbiamo proseguito nella Cappella dei Pazzi, quelli della congiura che si studia a scuola e poi le altre parti del convento...meravigliose, con splendide opere d'arte! Un gioiellino immerso nella caoticità di Firenze, un luogo scelto da Benigni per recitare la Divina Commedia, una tappa a mio parere ancora non commerciale, come lo sono gli Uffizi e il Duomo.  
Un luogo sicuramente da visitare se andate a Firenze. 
Consigliatissima è anche Santa Maria Novella, altra chiesa ricca di opere d'arte che sicuramente merita di essere visitata!
Altra tappa è Orsanmichele, la chiesa delle arti, un po' buia ma gratuita e molto caratteristica, collocata in un classico luogo dove non ti aspetti di trovare una chiesa. E' lì, in mezzo alle case, con il suo archetto rampante che appoggia sul palazzo di fronte. Così semplice e silenziosa, ma allo stesso tempo forte e davvero importante.
Nella nostra visita non è stato contemplato il Duomo. Abbiamo visto le porte del battistero, con le formelle del concorso del Ghiberti, abbiamo alzato il naso all'insù per soffermarci sulla statua dello Zuccone e per risalire ancora e ancora il campanile in tutta la sua maestosità. Il nostro sguardo si è soffermato su ogni minima scultura che adorna la facciata del Duomo, ma la visita a questo complesso è un piccolo investimento e richiede tanta, tanta pazienza. La piazza assomiglia a un mercato e ancora una volta bisogna stare più attenti al portafogli che alle bellezze architettoniche che ci circondano. Forse però questo è un po' il problema delle città d'arte. 

E voi ci siete mai stati a Firenze?
Cosa ne pensate?
Attendo di sentire qualche vostro racconto! 





Firenze nel cuor #1: gli Uffizi

Dopo una settimana torno a scrivere sul blog, torno a scrivere per raccontare un po' il mio weekend fiorentino, che si è svolto il 21 e 22 settembre scorsi.
Ero già stata a Firenze un po' di anni fa con i miei genitori, ammetto che come città non mi è mai piaciuta più di tanto, dicono che dopo aver visto Roma è difficile trovare qualcosa di ugualmente bello e io quell'anno Roma l'avevo ben presente, a causa della recente gita del liceo. Roma è qualcosa di unico, ho ritrovato la sua bellezza solo in due altre città fino ad ora: Londra e Torino. Sono città con un carattere, uno stile che si manifesta in ogni strada, in ogni palazzo. Le mie considerazioni ovviamente sono riferite al centro città, si sa che le periferie sono periferie in ogni parte del mondo.
Ma torniamo al weekend fiorentino.
Quest'estate ho letto il libro di Dan Brown e vi posso assicurare che quando mi ritrovo faccia a faccia con un suo romanzo, il caro e buon Brown è in grado di incantarmi. Prima di andare a Roma avevo letto Angeli e Demoni e questa volta ho letto Inferno che mi ha appunto convinta ad andare a Firenze. 
Quindi sabato 21 la sveglia mi ha trascinata giù dal letto alle ore 5 per andare a prendere un treno con la mia amica di avventure taurinensi. Poche ore di tempo ed eravamo nella città di Dante.

Si sa che vedere una città in un weekend è difficilissimo, ma avevamo già ipotizzato due o tre cose da vedere assolutamente e poi...avevamo deciso che "si faceva quel che si poteva", senza troppe pretese. Se dovete andare a Firenze una cosa che vi voglio raccomandare è di prenotare prima il biglietto per gli Uffizi, l'unico posto che richiede davvero una prenotazione anticipata. Biglietto Uffizi+mostra+prevendita: 11 euro, gratuito per studenti iscritti alle care e vecchie facoltà di Architettura, Beni culturali e Scienze della Formazione. Gratuito poi si fa per dire, perché pagano i 4 euro di prevendita.

A parte ciò, devo dire che sono molto puntuali se si prenota, ci si mette in coda e all'orario prestabilito fanno entrare il gruppone. Il problema sorge una volta varcata la soglia.
Dopo il consueto bagno di metal detector e controlli vari, con guardie che guardano il cellulare invece del televisore dove vedono ai raggi x cosa stai cercando di introdurre nel museo, ad accogliervi troverete un intricato percorso dove è possibile lasciare lo zaino e recuperare una radiolina che spiega i quadri aggiungo anche che in questo punto è anche possibile andare in bagno.
E...da qui...si entra!
Ed ecco che il turista è accolto dalle rampe delle scale.
Gradino dopo gradino, di quelli bassi che ti insacchi e ti stanchi più del normale, si raggiunge il piano superiore dove appunto sono custodite le meravigliose opere pittoriche e scultoree che tutti noi abbiamo studiato sui banchi di scuola
Accolte da un clima a dir poco torrido, non mi sarei meravigliata di a vedere un giaguaro sbucare da dietro un quadro di Piero della Francesca, abbiamo cominciato la nostra visita.
E qui scusate ma io ho qualche appunto da fare all'organizzazione.
Dato che non ci hanno dato una mappa...i rischi di perdersi qualche stanza sono a dir poco alti. Sono segnalate malissimo per non parlare della quantità assurda di turisti che si accalcano davanti alle opere più famose. Il Tondo Doni di Michelangelo l'ho visto a distanza di sicurezza, ovvero dalla porta della sala. La primavera e La venere di Botticelli idem, facendo anche lo slalom tra gruppi di turisti e famigliole che si attardavano con il naso all'insù con le radioline incollate all'orecchio.
Giunte poi al Laocoonte, dove mi sono fermata in silenzio a vedere la plasticità di questo blocco marmoreo e la sua imponenza mozzafiato, dove ogni muscolo è contratto al punto giusto in questa lotta eterna, ho visto cosa ci stava attendendo: la terrazza panoramica.
"Siamo alla Rinascente di Milano?" mi sono domandata. 
Peggio.
Turisti che alle 16 e 30 stavano seduti ai tavolini con il bicchiere dello Spritz, americani che mi domandavano gentilmente di scattargli una foto includendo la torre di Palazzo Vecchio, la cupola di Santa Maria del Fiore e loro due a figura intera. Ora, figliuoli, con la macchina fotografica compatta non riuscivo nemmeno a prendere loro e la torre di Palazzo Vecchio. Fortuna che erano americani pacifisti e si sono arresi senza troppi problemi di fronte alla palese impossibilità di fotografare loro con dietro tutta Firenze.
Terminata la terrazza mi sono posta un problema di fondo: dove cavolo era questa mostra intitolata Il gran principe Ferdinando de' Medici Collezionista e Mecenate che avevamo compresa nel biglietto?

Al piano inferiore. Che domande!

Scendiamo ai piani bassi, dove il clima era umano e facciamo un tour anche di questa mostra. Ci siamo perse. Gira di qua, gira di là, ma se poi vado di qui come torno di là, okay seguo i numeri, no ma non si capisce nulla...insomma un disastro, senza contare il fatto che stavamo pure cercando di seminare una comitiva straniera che si muoveva tipo "mandria di mucche". 

Morale della storia, terminiamo anche questa mostra e chiudiamo la nostra visita con i pittori stranieri. Minuto di silenzio di fronte al quadro di Rembrandt in cui ritrae se stesso. 
Usciamo, dopo la consueta visita al bookshop.
Pessima impressione questi Uffizi, ovviamente non per le opere, sia mai, ma per la gestione rischia di mettere in secondo piano le opere e di far dimenticare la bellezza di questi luoghi.
Un appunto sui responsabili delle sale, persi a farsi letteralmente i cavoli loro, maleducati e poco inclini a dare aiuti ai turisti, tanto che mi sono chiesta: ma sono pagate queste persone? Non credo che tutti siano così, ma ho avuto a che fare con due o tre di loro per chiedere dov'era finita la stanza con le opere di Botticelli e sembrava gli stessi chiedendo se l'acqua era bagnata. Ora, so che probabilmente è una domanda sciocca, ma insomma...senza mappa!!! E' davvero un labirinto! 


Gli Uffizi sono un patrimonio e allora valorizziamoli, lavoriamo tutti nell'ottica di rendere migliore questo patrimonio, gli assistenti delle sale non devono essere scontrosi, devono accogliere i turisti, non devono fare la settimana enigmistica!!! Devono collaborare con il pubblico e soprattutto devono controllare che nessuno dia fuoco alle opere oppure tiri fuori una bomboletta e ci scriva sopra! Per carità se uno si avvicina più del dovuto comincia a bippare ogni cosa nella stanza, ma se in 101 sale ci sono 101 addetti, evidentemente servono a qualcosa! Immagino sia un lavoro noioso...ma nessuno li obbliga a farlo!
Insomma, un gioiellino che rischia di perdersi....che peccato!!!

La prima puntata del weekend fiorentino termina qui, ma a breve sarà on line la seconda! Stay tuned!! 



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