giovedì 29 marzo 2012

Post numero....

...ridendo e scherzando, tra cavolate e tazze di tè, foto, libri e film,
grazie a voi, alla vostra pazienza, al vostro affetto, alla vostra fedeltà...
questo è il post numero.....



...GRAZIE!!!!


Il classismo di Belle

Torno rapidamente al blog perché dopo mesi che in macchina continuo ad ascoltare lo stesso cd del musical La Bella e la Bestia mi sono accorta di una cosa, anzi 2:
1. devo cambiare cd! ...e a questo provvederò a breve!
2. Belle è una classista!

Allora, vi spiego: quando Gaston dice a Belle che la vuole sposare lei canticchiando risponde: "Io sposare un villano? Ceeeeerto!" E poi prosegue con "Madame, Gaston il suo tesoro..." eccetera.
Ora, mi sono posta il problema: cosa dicono nella versione originale?
Ecco la risposta: "Me, the wife of that boorish, brainless . . ." La parola in questione è boorish che tradotto significa villano, rozzo.
Il punto è questo: nella nostra cara e adorata lingua italiana con il termine villano può essere utilizzato con due significati. 
Citando "Il nuovo Zingarelli Minore" (perché non avevo voglia di aprire il Devoto-Oli) leggiamo:
villano: 1 (lett.) Abitante della campagna, contadino. 2. (est. spreg.) Persona rozza e incivile, priva di educazione. 
Come al solito siamo di fronte al solito problema di traduzione. Gli americani scrivendo il musical sicuramente con il termine boorish intendevano una persona rozza, se pensavano a un contadino avrebbero scritto: countryman, peasant...eccetera. 
E' vero che a Gaston si può dare solo del rozzo, ma appunto, sottolineo rozzo. L'aggettivo villano in Italia è maggiormente legato al mondo agricolo, non a quello comportamentale; chi di voi ha mai detto a un amico: "Sei proprio villano!". Magari Sgarbi lo dice, ma noi poveri umani che twitteriamo, tagghiamo, chattiamo, facebookkiamo...non credo che utilizziamo questi termini, nemmeno se dovessimo scrivere il tema del secolo! Allo stesso tempo però mi rendo conto che musicalmente "rozzo" non ci stava ed era meglio "villano", quindi se la spiegazione è questa, va bene. 
Forse dare della classista a Belle è eccessivo, ma potrebbe starci! Infondo lei alla fine si sposa il principe e canta: "Sogno avventure in luoghi sconfinati..", della serie: "Io il contadino non me lo sposo, mi cerco il giovane imprenditore che è meglio, almeno me ne vado via da questa ridente cittadina piena di gente che sa solo cantare, fare il pane e scorrazzare per strada".
Secondo me a questo punto i disney-addicted mi avranno già mandata a quel paese per avergli rovinato una bellissima storia, che oltretutto è pure il mio film disney preferito. 
Detto questo forse questo post è inutile...però dato che non mi facevo viva da un po', è sempre un modo per dire: ehi raga ci sono ancora!!!
Bene, vado a cambiare il cd! A presto!!!

sabato 24 marzo 2012

Il volto cancellato


Tra i libri da leggere prossimamente ho deciso di inserire quello scritto da Fakhra Younas scomparsa ieri. Fakhra, ex ballerina di origini pakistane, dopo aver sposato un ricco signore ai tempi parlamentare, ha deciso di chiedere il divorzio. Il marito in forte disappunto con lei, mentre la donna dormiva le ha versato addosso dell'acido trasfigurandola irrimediabilmente non solo sul volto ma intaccando anche le braccia e il petto. 

Fuggita dal Pakistan si è rifugiata in Italia dove, grazie all'associazione Smileagain, è stata sottoposta a diversi interventi estetici che però non hanno potuto migliorare di molto il grado di deterioramento dei tessuti. 

Una storia tremenda, di una freddezza inimmaginabile che lascia il mondo intero a bocca aperta, raccontata appunto nel libro "Il volto cancellato" di Fakhra Younas scritto con Elena Doni.
Nonostante viviamo nel 2012, sono molte le donne che vengono sottoposte a tale trattamento se non accettano di piegarsi alla volontà del marito. Violenze di questo tipo, denominate violenze di genere, sono ritenute violazione dei diritti umani, la donna colpita dall'acido si vede rovinata non solo fisicamente, ma in particolar modo psicologicamente. Penso sia tremendo da dire, ma la libertà di queste donne sembra esistere ed essere piena solo nel momento in cui esse muoiono. Qualche anno fa ho visto due film che mi hanno fatto riflettere fortemente sui paesi dove la donna viene considerata pari ad un oggetto: Persepolis e Donne senza uomini. 

Accostare le due pellicole forse è azzardato, ma in entrambe è possibile vedere come la donna all'interno della cultura di matrice islamica non debba avere facoltà di pensiero ed espressione (vedi Persepolis), e di come la donna possa riprendersi la sua libertà solo con la morte (vedi Donne senza uomini).
E' assurdo arrivare a pensare di essere padrone di se stesse solo nel momento in cui si decide di farla finita!
Sfortunatamente non posso trattare in modo esaustivo l'argomento "violenza sulle donne", ma vorrei solo lanciarvi alcuni input che, se volete, potete raccogliere e fare vostri, approfondendo e cercando di conoscere maggiormente la questione, anche perché dubito che certe vicende possano scivolarvi addosso senza lasciare traccia. 
Il miglior modo per dare voce a queste storie è raccontarle e testimoniarle, affinché questi crimini non si ripetano. Fortunatamente alcune di queste hanno un lieto fine, come il caso di Aisha, la diciottenne sfigurata dai Talebani. Aveva perso il naso a causa dell'acido ed era stata fotografata per la prima pagina di Time, oggi fortunatamente grazie ad un intervento chirurgico ha un nuovo naso, ma non esiste chirurgo o plastica o altro che potranno mai guarire la ferita che si porterà dentro del giorno in cui un uomo le ha gettato addosso dell'acido per rovinarle la vita. 






lunedì 19 marzo 2012

I Have a Dream!

Tutti nella vita hanno un sogno, o più di uno. Alcuni sono realizzabili, altri no.
Il mio sogno difficilmente realizzabile corrisponde ad un pezzettino della coreografia di Good Morning celeberrima canzone di Singing in the Rain. 
Ad essere precisi è la scena in cui salgono sul bordo del divano e lo fanno cadere in avanti. Poi vabbè, imparate tutto il numero con i passi di tip tap e trovare le scarpe che indossa Debbie Reynolds sarebbe un completamento del sogno...però iniziamo con calma.


Lo stesso numero del divano ci viene riproposto anche in Incantesimo di Cukor dove durante un numero acrobatico Cary Grant e Katherine Hepburn ribaltano, appunto, il divano:


Mi piacerebbe provare a farlo a casa...ma non saprei proprio come possa andare a finire. 

venerdì 16 marzo 2012

Eloy Moreno

Questa mattina, leggendo la posta su gmail, mi sono imbattuta in una mail di un giovane scrittore esordiente: Eloy Moreno che mi chiedeva di recensire il suo libro sul mio blog.
Incuriosita da questa mail, mi sono documentata sull'autore grazie ai link che egli stesso mi ha indicato e ho scoperto una storia avvincente, di vero amore verso la parola scritta. Eloy Moreno è un informatico trentasettenne che ha scritto il romanzo che avrebbe da sempre voluto leggere, quando ha concluso la fase di stesura si è ritrovato con il classico problema che hanno tutti gli esordienti del mondo intero: come e dove farlo pubblicare?
Egli ha scelto di autopubblicarlo e autopromuoverlo, secondo il detto chi fa da sé fa per tre, con il titolo: El Bolìgrafo de Gel Verde. Dopo un primo periodo di scarso interesse e rifiuti da parte delle librerie che avrebbero dovuto ospitare l'evento, il libro è stato acquistato da Espasa una delle più prestigiose case editrici spagnole, che nel gennaio 2011 lo ha pubblicato  con una tiratura di 60.000 copie e dopo dieci mesi è arrivato alla undicesima edizione.
Insomma un grande successo editoriale e quest'anno è stato pubblicato anche da Corbaccio in Italia con il titolo: Ricomincio da te.
La trama sembra molto interessante e spero di esaurire presto i libri in coda per potermi dedicare alla lettura di questo. 
Dal sito di Corbaccio possiamo leggere questo:
"È un uomo come tanti. Una moglie, un figlio piccolo, un impiego in una società di software, colleghi, genitori, suoceri, giornate scandite dalla routine del lavoro, una vita famigliare ridotta a monosillabi di saluto la sera e la mattina, sempre più arida, sempre più marginale.
Eppure non è sempre stato così.
Da bambino aveva dei sogni: per esempio costruire un capanno per starci con il migliore amico. E quello è stato il suo primo e più grande fallimento: qualcosa è andato storto, quell'estate la sua infanzia è finita. Ma adesso sente che è arrivato il momento di riprendersi il tempo che ha perduto, di riconquistare l'amore della moglie, la stima di se stesso. Ha un piano per ricominciare, ma non osa nemmeno confessarlo alla moglie: ormai è così distante, indifferente, forse ha un altro. Lui sospetta di tutto e di tutti, si sente braccato a casa e in ufficio, organizza piani per vendicarsi di chi considera ormai i suoi ex: la sua ex moglie, i suoi ex amici, i suoi ex colleghi...
Ma il sogno rimane, e non è detto che nel modo più impensabile e assurdo non riesca a realizzarsi..."
Se siete interessati il libro esiste anche in versione ebook e potete trovare tutte le informazioni su questo sito: CLICCA!
Se invece volete sapere qualcosa in più sulla storia di Eloy Moreno, questo è il suo blog: CLICCA!
E questo è il booktrailer:


giovedì 15 marzo 2012

L'usato su Amazon

Qualche settimana fa ho voluto provare un servizio che mi intrigava da un po': acquistare libri usati su Amazon. 
Avevo bisogno per la mia tesi di specialistica un libro che in Italia esiste solo in biblioteca a Bologna, visto che mi dispiace ricorrere al prestito interbibliotecario e visto quanto costa un biglietto Torino-Bologna, ho provato a vedere se il libro era disponibile on line. Ero disposta anche a cercare l'ebook, visto che di molti libri stranieri esiste già la copia digitale, piuttosto avrei scelto di leggerlo da pc (o iPad che prenderò in futuro).
Facendo un giro su Amazon.com, in cerca appunto di ebook, ho scoperto che si risparmia davvero molto se qualcuno vende la copia del libro, ma usata!!
Io ho speso 15 € circa, spedizioni incluse (che costavano quasi più del libro stesso), e ho strarisparmiato visto che i prezzi del libro in alcuni casi arrivavano a 50 euro!!!
Sinceramente non pensavo arrivasse, lo so sono scettica, ma visto il mega risparmio temevo fosse una bufala, invece martedì è giunto a casa mia in condizioni ottimali per il prezzo. Arriva da una biblioteca inglese : "Library Bulmershe College of Higher Education Reading" dell'università di Reading: CLICCA PER INFO!
Insomma, ogni libro usato ha dietro di sé una storia, una serie di persone l'hanno letto, chissà quante case ha visto, quante volte è stato sfogliato, quanti viaggi avrà fatto... a Torino mi piace perdermi tra le bancarelle dei libri vecchi di Via Po, così come nel negozio "La Bussola" sempre su via Po.
Spesso si fanno grandi acquisti, si trovano cose introvabili. Altre volte torno a mani vuote...ma quando si riesce a scovare quel libro che cercavamo da tempo che è lì che ti aspetta in mezzo a tutti gli altri: che soddisfazione! 

mercoledì 14 marzo 2012

Voglio scrivere per Vanity Fair

Ebbene sì, dopo soli due giorni, ho terminato il libro di Emma Travet (al secolo Emma Vagliengo). Insomma, non sono riuscita a staccarmi, l'ho letto fino a notte fonda, dovevo sapere come andava a finire, mi mancavano 10 pagine: come si fa a lasciare un libro fermo per otto ore quando manca così poco alla fine?
Beh, ho resistito e ho spento la luce un po' più tardi del solito e credetemi: ho fatto benissimo!

Questi due giorni, trascorsi in compagnia di Emma, sono stati a dir poco piacevoli e spero di rendere merito al libro attraverso questa recensione.
Andiamo con ordine.

Emma Travet è una giornalista precaria, che viene pagata 699€ al mese. Sogna, fin da piccola, di lavorare nel mondo del giornalismo, in particolare di scrivere su Vanity Fair, ma si sa che in questo paese, l'Italia, la strada per il successo è costellata da gente che ti passa davanti perché figlio di, amico di, cugino di, fratello di, oppure è stata/è stato con. Quindi in attesa di tempi migliori, Emma si ritrova a lavorare per il meno famoso La Voce del Monviso alle dipendenze del famigerato Mr. Vintage come pubblicista. 
I fili con cui Erica ha tessuto la trama di questo libro ci portano inevitabilmente a pensare ad altri due libri americani: in primis Il diavolo veste Prada di Lauren Weisberger e poi tutta la saga di I love shopping di Sophie Kinsella. Certo, la moda è centrale in Voglio scrivere per Vanity Fair, ma l'ingrediente che rende questa vicenda diversa dalle sorelle d'oltreoceano è il precariato
Emma ha uno di quei disgraziatissimi contratti co.co.pro., per questo è pagata una miseria, Andrea de Il diavolo veste Prada è schiavizzata, ma il suo lavoro viene definito: "Per pagare l'affitto" cosa che, per vivere a New York, significa guadagnare un bel gruzzoletto di soldi anche per la stanza più schifida del mondo, inoltre il suo periodo di prigione presso Runway è sicuramente un ottimo trampolino di lancio per diventare poi giornalista. E' una cattività che di sicuro porterà a qualcosa, mentre Emma non sa cosa l'attende e soprattutto se esiste un futuro oltre il suo attuale impiego.
L'altra fashionista, Rebecca Bloomwood, tutto sommato, tra una spesa eccessiva e l'altra alla fine riesce sempre a salvare capra e cavoli grazie a un fidanzato ricco e ad altri stratagemmi. Emma ha un marito, ma non è ricco, è precario quanto lei, fa due lavori per guadagnare a fine mese 1100 euro. 
La storia di Emma può essere quella di Sara, Lucia, Maria, Lorenzo, Marco, è la storia dei giovani Italiani, è un percorso di presa di coscienza che fa capire che dall'attuale sistema lavorativo italiano non ci si può aspettare nulla: bisogna solo avere il coraggio di rimboccarsi le maniche e cercare di tirare a fine mese, arrivando a volte anche a compromessi e a inventarsi i lavori. Già perché quello che di certo non manca a Emma è proprio questo: la fantasia.
Altro punto che la differenzia dalle due sorelle americane, è il "dove e come" è nata Emma. Dalle numerose interviste fatte ad Erica sappiamo infatti che Emma è sbarcata prima di tutto su Myspace e poi in un blog su style.it, che potete leggere a questo indirizzo: CLICCA!
Emma Travet quindi, prima di finire in un libro, è diventata molto popolare sul web, Erica ha creato una vera e propria campagna di Self Marketing che dice davvero molto riguardo le sue abilità dimostrando di conoscere molto bene le potenzialità legate al mondo del web e in particolare dei tanto criticati social network, che nonostante tutto sono gratis e se sfruttati bene ti fanno tanta pubblicità.
Sempre parte di questa sua campagna sono gli adesivi che Erica regala alle presentazioni dei suoi libri e che mi ha gentilmente inviato con il libro insieme al magazine free press di Erica: LookoutMag, un interessante rivista di cui potete avere un'anteprima on line qui: CLICCA!
Sulla fascetta che avvolge il libro mi ha fatto sorridere il commento di Silvia Nucini per Vanity Fair: "Una piccola storia consigliata al ministro Brunetta per rivedere la sua teoria sui bamboccioni", ora abbiamo un governo tecnico e fortunatamente per il momento il ministro più alto del mondo sembra aver finito di sparare sentenze, ma mi domando, gli domando, come è possibile non essere bamboccioni con 699€ al mese, quando per abitare da soli in città almeno 300/350€ per una stanza te li chiedono, quando vai a fare spesa e minimo sono 50€ la settimana. Certo, si può risparmiare,  fino a quando uno è da solo i sacrifici li fa anche, ma se si vuole creare una famiglia? Cosa fai con 699 euro al mese più 1100 euro del marito? Fai la fame. Ecco la risposta! E allora perché investire tutto lo stipendio per casa e cibo, quando i tuoi genitori non ti buttano fuori casa e ti danno vitto e alloggio? Purtroppo la vita costa e uno deve fare le sue scelte in base anche ai soldi che guadagna, certo, alcuni hanno il coraggio di osare, altri no. Sinceramente non gliene farei una colpa. 
Emma però ha una marcia in più: non si arrende, niente la abbatte, anche se il perfido e puzzolente capo, Mr. Vintage è ottuso e insensibile verso le esigenze delle nuove generazioni, lei è sempre propositiva, alla ricerca di argomentazioni per i nuovi pezzi.
Voglio scrivere per Vanity Fair è un libro da leggere assolutamente perché è la voce di una generazione (se andiamo avanti di questo passo), è una storia vera, non fermatevi al titolo, nella vita non si può leggere solo Guerra e Pace, ogni tanto buttate un occhio sugli scrittori contemporanei, perché anche loro hanno molte cose da dire. 
E' un libro da leggere in particolar modo se siete di Torino o avete vissuto in questa città, perché nonostante tutto Emma non dice mai di voler scappare all'estero, amici che lavorano in altre nazioni ne ha un sacco, ma lei vuole fare la giornalista in Italia. Ama la sua città e la racconta nei migliore dei modi. 
Speriamo esca presto la seconda puntata!

Terminato il libro mi è rimasta in testa una domanda: ma Vanity Fair ha mai contattato Erica per proporle una collaborazione? Spero prima o poi di poterglielo domandare! 


lunedì 12 marzo 2012

Voglio scrivere per Vanity Fair


E' arrivato!
Sono rientrata da lezione e il pacchettino postale color giallo/ocra era lì ad aspettarmi insieme alla chiave della mia stanza. Già saltellavo sul posto in attesa di ricevere il prezioso oggettino che era stato riposto nella cassetta delle lettere, ma dovevo attendere che il ragazzo davanti a me terminasse di spiegare che la lavatrice numero 2 era nuovamente rotta. Come se fosse una novità, visto che ha deciso di smettere di fare il suo dovere da qualche settimana. Terminata la spiegazione tecnico-ingegneristica, conclusasi con un "Attaccaci un post-it così lo sanno anche gli altri", il ragazzo ha iniziato a scribacchiare l'avviso per il popolo del collegio mentre finalmente la portinaia mi consegnava LA MIA POSTA. 
Carica per la borsa dell'università, che come al solito pullula di libri che mi porto dietro "nel caso in cui...", e per la borsa della spesa, cerco di aprire il pacchetto mentre salgo in ascensore. Entro in cucina per vedere chi avesse già fame in un orario tipicamente piemontese (12.30) e intanto riesco finalmente a liberare il prezioso libro. Voglio scrivere per Vanity Fair è finalmente nelle mie mani.
Dopo averlo cercato in diverse librerie del centro città ho deciso di tagliare la testa al toro e provare a contattare l'autrice. Sinceramente pensavo che il mio messaggio passasse inosservato, invece Erica Vagliengo mi ha risposto e nel giro di una settimana mi ha inviato il suo libro!!!! Mi ha anche regalato ben due sticker che, preciso, ha deciso di realizzare autosponsorizzandosi. In più mi ha fatto la dedica, mi ha regalato il giornale (free press) che si chiama LOOKOUTmag di cui è Direttore Responsabile...insomma, per me oggi era Natale, quasi!
Naturalmente dopo pranzo non ho potuto attendere oltre e mi sono precipitata a leggerlo, accantonata la Ginzburg e il suo Caro Michele (che onestamente sto facendo fatica a leggere...), ho iniziato a leggere le avventure di Emma T. 
Non posso assolutamente farvi una recensione per ora, ma a 50 pagine dall'inizio posso assicurarvi che: Mi piace! 
Diciamo non potevo non leggere un libro che comincia con una gita a Londra, o meglio un viaggio di lavoro a Londra e con la visione di un musical durante il soggiorno! Io amo Londra, amo i Musical....due piccioni con una fava! Poi è ambientato a Torino, terzo piccione... e come se non bastasse, Emma ama le macchine da scrivere. Parliamone! Veramente, parliamone!!
Insomma, sono già intrippatissima (che slang!), se vado avanti di questo passo oggi non studierò e mi perderò totalmente nel mondo di Emma T. 
Riuscirò a riprendere in mano i libri per la tesi questo pomeriggio? 
Chi vivrà, vedrà!

Per il resto...grazie Erica del prezioso pacchetto con tante sopresine!!

giovedì 8 marzo 2012

The New iPad

Ieri è uscito il nuovo Ipad, quello che tutti attendevano, il primo dopo la scomparsa di Steve, quello che tutti credevano fosse "il tablet del secolo". Le aspettative erano molte e in tanti si erano già preoccupati di liberarsi dell'iPad2 in attesa dell'arrivo del 3. Il nuovo tablet è arrivato e si chiama New iPad, in Italia Nuovo iPad.

A 24 ore e più dalla sua presentazione sono molti i siti che si dimostrano delusi dalle modifiche apportate da Apple, il web è diviso, c'è chi vuole la porta USB, chi vuole il lettore di Card, chi vuole l'app che faccia il caffè, chi vuole che abbia una sedia gonfiabile che esca direttamente dalla presa del cavetto...
Chi ha ragione, chi no, in queste ultime ore ho riflettuto un po' su tutto questo e ripensando alla storia di Apple (Steve o non Steve) sono giunta alle seguenti conclusioni.

La risposta a tutti quelli che dicono: Non c'è la presa USB!
Carissimi, mandatevi le cose tramite posta. Non vi va bene? Scaricatevi l'app di DropBox. Non siete ancora contenti? Compratevi l'adattatore USB da collegare tramite "solita presa Apple" e attaccateci addirittura l'hard disk esterno (che prima dovrà essere passato sotto le grinfie di un Mac in modo da settarlo al punto giusto). Non siete ancora convinti? Compratevi un altro tablet.

La risposta a tutti quelli che volevano il lettore di card.
Carissimi, potete connettere la vostra macchina fotografica tramite apposito adattatore di cui ho parlato nella risposta sopra. 

La risposta a tutti quelli che volevano l'iPad del secolo.
Il fatto che Apple abbia deciso di chiamarlo New iPad (e scusatemi se uso l'Inglese, ma non trovo sensata la traduzione italiana) secondo me è un segnale. Questo è il nuovo iPad nel senso che è il nuovo tablet di Apple che rompe con i precedenti e apre ad altro. E' il primo tablet con lo schermo a retina, in HD e varie ed eventuali. E' come se fosse il fratellino potente dell'iPad 1. Secondo il mio modestissimo parere questa è la base su cui Apple lavorerà per lanciare il nuovo iPad..2(?), è il New Deal dei tablet, si è adeguato a quanto è sul mercato e lo ha fatto creando un modello di transizione, una specie di pezza decorosa per "tappare" quel buco del mercato su cui Apple non poteva ancora arrivare. Si portano a casa anche quella fetta di mercato e poi...zac! Ecco l'evoluzione del New iPad che sbucherà tra un annetto e sarà una figata colossale. (Scusate il francesismo!)

La risposta a tutti quelli che ancora dicono: non ho capito il senso dell'iPad, non è un computer...
Figlioli: l'iPad NON è un computer, avete ragione. Non è un dispositivo di archiviazione, è un "di più" che tra qualche anno soppianterà in primis i netbook e poi magari tra un bel po' pure i pc. Tra qualche anno viaggeremo tutti su cose "sincronizzate", la nostra macchina fotografica dialogherà con il tablet, che a sua volta dialogherà con la macchina del caffè che vi preparerà il caffè mentre guarderete le foto appena scaricate. Secondo il mio parere siamo all'inizio di un era dove tutto è in progress, bisogna solo raccogliere gli imput e non chiudersi a tappo. 
Gente, Apple fa l'iPad e il mondo dei produttori di pc corre a fare i tablet, forse il futuro è dietro l'angolo e davvero questi aggeggi ci cambieranno la vita, ne sono convinta. Forse sono visionaria, ma se non ci si mette in quest'ottica non si comprende la potenzialità dell'azienda Apple dove i visionari sono ben visti.
Steve non creava cose fini a se stesse o fortemente legati al loro secolo, Steve guardava avanti e mentre ci  vendeva gli iPod già teneva sotto controllo i cellulari e quando è stato convinto ha sfoderato l'iPhone. 
Molti pensano che la Apple non sarà più la stessa dopo la morte di Steve...gente, lasciamoli lavorare! Sono convinta che dietro a quel New iPad c'è qualcosa che il mondo scoprirà a breve. Intanto innamoriamoci dell'HD e di tutte le potenzialità di questa nuova tavoletta, non spaventiamoci, non chiudiamoci! 
Questa settimana ho provato l'iPad 2, il tablet di Sony e quello di Samsung alla fnac: fidatevi, iPad è tutto un altro mondo, non nel senso che è chiuso e fine a se stesso, è proprio più sensato, più logico, meglio strutturato. Il tablet di Sony ha un menù incomprensibile, quello di Samsung ha la tastiera veloce, ma a caricare le cose...ci mette una vita!

La parola finale comunque spetta ai consumatori: se il New iPad venderà Apple si porterà a casa un'altra vittoria. 

martedì 6 marzo 2012

The other side of Neville

Donne, vi ricordate quel pasticcione impacciatissimo di Neville Paciock? Ragazzo poco attraente che ha popolato le pagine dei libri di Harry Potter e non riuscendo a catturare il cuore di nessuna fanciulla? Beh, probabilmente nella vita non magica qualche strage di cuori l'ha fatta. Guardate la foto qui sotto...da non credere!!!


Il suo nome è Matthew Lewis ed è quello alla vostra estrema destra...beh, mica male come pasticcione impacciato...

sabato 3 marzo 2012

La morte della farfalla



I ruggenti anni 20 non hanno mai smesso di affascinare, il loro ingredienti principali che spaziano dal Jazz, al Wisky e Gin, alle feste in stile Grande Gatsby, a pailettes, frange, piume e lustrini, sono elementi che creano un mistero e un alone di felicità e spensieratezza intorno ai personaggi che hanno vissuto e segnato profondamente quel periodo. Che sono nati in quegli anni e poi si sono incamminati lungo gli anni 30 raccontando senza timore la propria patria Americana.
Ammaliata da questo mondo, a noi così lontano, che possiamo rivivere solo dai film e dai romanzi mi sono persa anche io tra le pagine di un libro che, a mio parere, tutti dovrebbero leggere: Il Grande Gatsby. Un’opera brillante, significativa e rappresentativa di una generazione che ha abitato e cambiato l’America. Non è però di questo libro che vi voglio parlare, bensì del suo autore: Francis Scott Fitzgerald e della sua vita. Tutti noi probabilmente siamo entrati in contatto con le sue opere già al liceo, nel mio caso il vero incontro con Fitzgerald è avvenuto recentemente, la mia prof aveva prediletto Hemingway a lui. Scelta discutibile, ma sono gusti.
Dire che Fitzgerald è un bravo scrittore, equivale a dire che l’acqua è bagnata, penso che tutti siano coscienti di questo. Convinta di questa affermazione, ho voluto andare oltre e cercare l’uomo Fitzgerald, l’uomo dietro i suoi libri. E’ un percorso che ho intrapreso da poco e che, per motivi vari, viaggia a rilento. Influenzata forse da Midnight in Paris di Woody Allen mi sono resa conto di voler sapere di più su questo autore, in particolare sul suo rapporto con Zelda e dopo una prima, rapida e, ammetto, superficiale ricerca su internet mi sono imbattuta in un libro di Pietro Citati.
Premesso che io non sono un critico letterario e una studiosa di Fitzgerald, ho deciso di avvicinarmi a questo libro semplicemente per l’argomento trattato: Zelda e Francis Scott Fitzgerald, come recita il sottotitolo.
La vicenda narrata, a mio parere troppo velocemente, ci racconta la storia di due vite, tragicamente e magicamente intrecciate tra loro, due esseri incapaci di esistere in assenza dell’altro. Due entità che sono in grado di vivere al meglio solo se in presenza l’uno dell’altro. Ecco quindi che l’esistenza di Francis e Zelda trascorre tra case lussose, bicchieri di gin, gite, pagine dense d’inchiostro e tanta sofferenza.
Due personaggi belli e dannati, come sono stati definiti da molta critica letteraria, che hanno regalato molto al mondo letterario, non solo Francis con i suoi romanzi, ma tutto il fascino e il mistero delle loro vite è un romanzo degno di essere letto e conosciuto. Due vite terminate in tragedia, più o meno cercata, quella stessa tragedia che ha segnato il loro amore così denso di passione e così tormentato. 

La mia ricerca sulla storia dei Fitzgerald non si ferma qui e nemmeno la lettura delle opere di Francis. Sarà un viaggio molto interessante, lo sento!

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