lunedì 31 marzo 2014

Buongiorno in Technicolor #5

Ricomincia la settimana con l'ora legale. Dopo un weekend trascorso tra statuti, libri e siti sulle start-up, è tempo di tornare in ufficio ed è tempo di tornare a scrivere il buongiorno del mattino! 
The morning report, cantava Zazu in The Lion King, mentre nella versione italiana la scena è stata cassata...non chiedetemi il perché, ma era molto, molto carina. Ma non è di Zazu e del rapporto che fa a Mufasa sui pettegolezzi delle zebre e degli elefanti che voglio parlarvi questa mattina. Questa mattina infatti chiacchiereremo di: youtubers! Ebbene sì! Ammetto di trascorrere più ore davanti a youtube che davanti alla televisione, ormai ho i miei personaggi preferiti, adoro farmi letteralmente i cavoli loro la sera mentre sorseggio una tisana oppure la domenica pomeriggio prima di prendere il treno. 
Effettivamente se ci pensate noi entriamo nelle loro vite per curiosare, certo loro aprono le porte delle loro case e ci portano a spasso tra le stanze, ci raccontano cosa hanno voglia di mettersi, quanti animali domestici hanno e come si chiamano. Ormai sono davvero moltissimi i vlogger che sbrodolano parole e parole, fotogrammi e fotogrammi per raccontarci la loro vita...e noi la guardiamo. Alcuni poi sono più brillanti, altri risultano noiosi e monotoni. Se ci pensate un tempo questa cosa era tipica delle vecchiette dei paesini, che si sedevano fuori dall'uscio di casa a "tagliare e cucire" sul conto di tutti quelli che passavano di lì, inventandosi spesso cose che non avevano alcun fondamento logico. Youtube, e aggiungerei pure Facebook, rendono questo lavoro del tutto inutile: chiunque spiattella la propria vita in faccia agli altri e ad oggi è possibile fare pettegolezzi anche su persone che vediamo una volta l'anno o che abitano dall'altra parte della terra. Ecco cos'abbiamo guadagnato con la globalizzazione: noi non metteremo più la sedia fuori dall'uscio, a noi basta sederci comodamente davanti al pc, basta far scorrere un po' la bacheca di Facebook e zac! Ma sarà tutto oro quello che luccica? Alcuni utenti vomitano di tutto sulle loro bacheche, altri un po' meno, altri ancora nulla. I miei preferiti sono quelli che depistano gli amici, che raccontano cose che non fanno. Nell'era dei social tutto è lecito, anche le bugie! Buona giornata!

Ecco qui la canzone di Zazu! 






venerdì 28 marzo 2014

Buongiorno in Technicolor #4

Mentre sto scrivendo questo post il mio stomaco si sta torturando e urla incessantemente: "Ho fame! Dammi cibo!" come la pianta carnivora Audry2 della Piccola Bottega degli orrori, film che citavo qualche ora fa al lavoro, quindi se state leggendo questo post al mattino, lo citavo ieri. 
Insomma ho fame e youtube continua a pubblicizzare il cioccolato Milka con le bolle, peccato che youtube non sa che io odio profondamente quel cioccolato, dolciastro a livelli estremi e pressoché inconsistente. Avete mai pensato quanto il cibo stia invadendo il nostro panorama visivo ogni giorno?
Non so voi, ma i miei amici di Facebook si divertono a fotografare e condividere ogni cosa che fagocitano. Mangio pasta, tac: foto alla pasta. 
Mangio al Mc, tac: foto al vassoio con il tripudio di grassi idrogenati.
Siamo nell'era della pornografia alimentare. Noi ostentiamo il cibo e lo facciamo con i social, con la televisione, gli abbiamo creato degli hashtag ad hoc e condividiamo ciò che mangiamo alle parole di foodporn. Scusate: #foodporn
I programmi di cucina imperano e ora ditemi se riuscite più a fare una sola cosa senza consultare o un libro della parodi, o Giallo Zafferano o le pillole di saggezza di Carlo Cracco: se vuoi fare il figo, usa lo scalogno. Ed effettivamente vi assicuro che lo scalogno vince sulla cipolla dieci a zero! 
Ormai poi è normale amministrazione esclamare cose alla Bastianich: vuoi che muoro? Neanche mio cane mangia così merda. 
Insomma oltre che amanti del cibo noi Italiani ci stiamo pure sgrammaticando con "sti programmi televisivi". Giusto per divertirci con la fotografia alimentare, oggi infiocchetto il buongiorno con una mia foto di Instagram (quella che si lamenta del #foodporn ma che contribuisce a crearlo): si tratta degli 'gnudi che ho mangiato a Firenze e che ho prontamente instagrammato quando erano ancora caldi e vaporosi nel piatto. Si chiamano così poiché sono fatti dal solo ripieno del raviolo, 'gnudi a letto, come mamma li ha fatti. E se non è pornografia alimentare questa...

giovedì 27 marzo 2014

Buongiorno in Technicolor #3

Siete anche voi vittime del pranzo fuori casa? Anche voi andate a lavorare con millemila tupperware o loro sosia? Avete anche voi diecimila di quelle cosette di plastica che si ungono a livelli estremi e per ripulirli ci mettete minimo due ore e mezzo flacone di detersivo?
Beh, se avete risposto sì, mi consolo. Se avete risposto no, vi invidio!
Pensare ogni sera a cosa si deve cucinare per il giorno dopo e poi inscatolarlo in quei box trasparenti è davvero noioso, alcuni potrebbero anche dire alienante. E poi bisogna avere anche la borsetta per trasportare il pranzo: c'è chi ci investe e chi ha una borsa qualsiasi senza porsi il benché minimo problema. Mia mamma mi ha ripetutamente sgridata quando ha saputo che andavo a lavorare: "Con quel bruttissimo sacchetto di stoffa: orrendo!", tant'è vero che alla prima occasione mi ha comperato quello che vedete nella foto: infantile, iper riconoscibile, in perfetto stile China Town, ma vi assicuro che è davvero comodo! La mamma è sempre la mamma, ne sa! Il problema di chi pranza fuori casa, anche se sfoggia un sacchettino ultima moda, rimane sempre quello delle ciotolette di plastica, perché poi se sono farlocche...rischiate di rovesciare il contenuto ovunque! Pensate: prendete di corsa un tram e la vostra scatoletta viene shakerata come non mai, salite e poi come minimo siete pressati in mezzo ad altre decine di persone. Il vostro sacchettino viene sballottato a destra e a manca e intanto voi iniziate a pregare che il contenuto resti al suo posto. Ma quando mai!? Ecco che dai bordi comincia a fuoriuscire una certa quantità di liquido: voi non lo vedete ma ve lo sentite, allora cominciate a pregare che non macchi tutta la borsa o peggio ancora che non cominci a gocciolare il sacchetto. Insomma questi contenitori sono davvero una disgrazia. Fortuna che ne hanno inventati alcuni a chiusura ermetica, ma la paura dello shaker è sempre in azione! E oggi cosa state shakerando di bello nelle vostre borsettine? 

mercoledì 26 marzo 2014

Buongiorno in Technicolor #2

'Giorno gente! 
Mentre mi sto torturando a causa di un fantastico mal di gola, il peggiore degli ultimi dieci anni, penso ai vicini di casa. Voi che vicini di casa avete? Se io ci penso...in questi anni ho avuto vicini di casa di ogni genere, dai fantasmi agli adepti delle mutande. Sì avete capito bene: mutande!
Per esempio, ora sono circondata da un lato e dall'altro da gente che si diletta a girare in mutande, fermandosi davanti alla porta balcone a fissare gli altri vicini. Fissa che ti fissano, se ci fosse un proverbio probabilmente reciterebbe così. Poi ho la vicina che ha un candelabro ebraico enorme sul balcone e che alla fine di marzo ha ancora le luci di Natale avvolte sul balcone: non chiedetemi quale strana religione professi, probabilmente quella di Radio Montecarlo, visto che la spara a palla a ogni ora senza ritegno. 
Ci sono i vicini che non salutano anche se li vedi praticamente ogni giorno ed è ovvio che abitano nel tuo stesso palazzo, quelli che ti bloccano mentre stai togliendo la posta dalla buca delle lettere e non ti rilasciano se non dopo averti raccontato tutta la loro vita e soprattutto quanto sono cattive le compagnie che forniscono luce e gas. Ci sono i vicini fantasma, questi sono fantastici. Non sai quando ci sono e compaiono all'improvviso, così all'improvviso che pure il conte Dracula potrebbe spaventarsi, secondo me sono fantasmi vampiri, non si riflettono negli specchi, non fanno rumore: fluttuano nell'aria. Edward Cullen, ammettilo che anche tu vorresti essere un fantasma vampiro! 
Ognuno ha il vicino che merita? Beh, in qualsiasi caso io mi diverto a ficcanasare negli appartamenti dei vicini, a sbirciare oltre le tende (sempre che li abbiano messe!) e a immaginare un po' come sono, cosa fanno nella loro vita. Altri vicini degni di nota sono i miei dirimpettai, che quando usano il tablet escono sul balcone: che abbiano messo il modem dentro le piante? Non ho ancora capito. E voi che vicini avete? Magari assomigliano a Ned Flanders? Buona meditazione mentre andate al lavoro e buona giornata!

martedì 25 marzo 2014

Buongiorno in Technicolor #1

A rieccoci. Io, voi e l'andare al lavoro. Prima di proseguire nella lettura, fate passare la vecchina dietro voi che con tutte le forze sta cercando di raggiungere il posto vuoto sul tram. Si è seduta? Ecco allora proseguiamo. Buongiorno lettori! Dormito bene? Spero di sì. Sai, oggi volevo parlarvi delle pecore. Ieri ho terminato un libro che parlava di mucche (Marina Bellezza di Silvia Avallone) e oggi voglio parlare di pecore, ho uno spirito bucolico, lo so. Ma fidatevi: io non ho niente a che vedere con Heidi e nemmeno con la signorina Rottenmeier, sia chiaro! Volevo parlarvi di pecore, ma prima bisogna fare un passo indietro.
Ultimamente mi sento così bombardata da messaggi pubblicitari di ogni genere che mi domando se ho davvero sete quando bevo oppure se è un desiderio indotto da qualche strano spot che si è innestato nel mio cervellino nativo digitale. Bei tempi quando soltanto la Barilla cercava di raccontarci che i suoi fusilli avrebbero reso la nostra famiglia migliore, bei tempi quando la Mulino Bianco dipingeva le candide colazioni delle famiglie italiane. 
Ormai ogni cosa nel mondo serve a renderti la vita migliore, anche la candeggina. Prodotto utile in casa, ma vogliamo parlare dei danni che si fanno con la candeggina? Per esempio: con la candeggina posso rovinare la mia bellissima maglietta ultimo grido...che sia delicata o meno, ma sempre candeggina è! Oppure avete mai provato a mangiarvi un kg di Fonzies? Voglio vedere se alla fine riuscite ancora a leccarvi le dita per godere al meglio, o se correrete in bagno nauseati dalle patatine al formaggio. Insomma, il potere delle pubblicità conferma che siamo un po' delle pecorelle, riusciamo a farci abbindolare da Banderas e dai suoi biscotti con solo lo 0,000000001 % di grassi, perché se lo dice l'uomo che parla con le galline: saranno buonissimi e soprattutto sanissimi! "L'ho visto alla tele!" si diceva una volta, ora diciamo: "L'ho visto su youtube.". Facendo un piccolo riferimento a quest'ultima affermazione, posso assicurarvi che grazie al tubo le mie finanze di questi ultimi anni sono state investite in diversi prodotti di cosmesi. Ammetto, sono una pecora! Ma non ditemi che voi non lo siete, perché non ci credo! Beeeeeeeh, per oggi finisco qui, buona giornata!

P.S. Da dove arriva l'idea della pecora? Colpa dei miei due pupazzi nella foto! 

lunedì 24 marzo 2014

Quanto pesa Belen?

Carissimo internauta, benvenuto sul mio blog. Probabilmente sei arrivato fin qui perché preso da un'insaziabile voglia di conoscere il peso di Belen e magari pure la sua altezza hai deciso di scrivere su Google la fatidica domanda che trovi nel titolo.
Dopo averla scritta hai premuto invio e facendo scorrere una lista di siti sei capitato anche sul mio.
Riuscirò a risponderti?
Vediamo!
Qualcuno diceva che il peso dell'anima è di 21 grammi, lo raccontava un film, 21 grammi di Alejandro González Iñárritu, che riprendeva la teoria del Dott. Duncan MacDougall. Lo sapevi? Vedi hai già imparato una cosa intelligente mentre cercavi il peso di Belen. 
Posso farti io una domanda, carissimo internauta? Perché vai cercando il peso di quella donna? A cosa ti serve? Vuoi forse confrontarlo con il tuo?
Beh, dato che sono in vena di polemiche (cosa che se non avevi ancora capito, preferisco chiarire fin da subito onde evitare travisamenti vari ed eventuali) voglio spiegarti perché ti servirà di più sapere che l'anima pesa 21 grammi piuttosto che sapere il vero peso di Belen.
Ecco cosa penso:
Il peso di Belen non salverà le sorti dell'Italia, ma peggio ancora non migliorerà la tua vita.
Non è sapere il peso di Belen che ti permetterà di farti una vacanza alle Maldive, di passare indenne la maturità, di sopravvivere all'interrogazione di matematica. Sapere il peso di Belen non ti servirà in quei momenti critici quando la gente urla: "C'è un medico?", sapere il peso di Belen non ti servirà per consolare la tua amica in lacrime perché è stata lasciata dal ragazzo. 
Sapere il peso di Belen non ti pagherà gli scontrini al supermercato, le borse e i vestiti.
Sapere il peso di Belen non farà curriculum, anzi, mi hanno detto di evitare come la peste di pronunciare certe passioni ai colloqui.
Sapere il peso di Belen non ti renderà una persona migliore nemmeno quando sarai comodamente seduta dalla parrucchiera a spettegolare. Per spettegolare seriamente dovrai conoscere l'ultimo pettegolezzo della settimana, il quel momento il peso di Belen sarà già obsoleto.
Sapere il peso di Belen perché lei è il tuo modello di vita fa un po' ribrezzo. Vorrai mica diventare un suo clone? Diventa ciò che sei, perfeziona le tue abilità e soprattutto vivi la tua vita. Se hai 5 kg in più non torturarti, sii te stessa!
Certo, Belen è una bellissima donna, ma non è l'unica donna nel mondo, esistono molte altre donne alle quali puoi ispirarti.
E se sei un maschietto, ricordati che noi donne non siamo tutte come Belen, non abbiamo una schiera di massaggiatori che ci tengono in forma e ci faranno sembrare delle ventenni anche a cinquant'anni suonati, come Madonna. Non abbiamo tutto il tempo libero da dedicare alla palestra per perfezionare il nostro corpo e scolpirlo come se fosse un pezzo di marmo di Carrara. 
Per carità, se poi vuoi sapere quanto pesa Belen senza alcun fine, giusto per dire "So anche questo", cercalo pure, nessuno te lo vieta. L'importante è non fossilizzarsi e porsi degli obiettivi impossibili per noi. Il soggetto in questione è Belen, ma può essere qualsiasi altra diva Italiana o del mondo. 

Spero di non aver offeso nessuno, ho voluto scrivere questo post per tutte le ragazzine e le donne che si demoralizzano perché magari non possono diventare come Belen o come molte altre donne dello spettacolo: siate felici di quello che siete e soprattutto fate sogni che siano vostri, con i colori che vi piacciono!




Buongiorno in Technicolor! #0

Comincia oggi una rubrica completamente nuova, liberamente ispirata al "Buongiorno" più famoso d'Italia, quello di Massimo Gramellini, che praticamente, prese in considerazione le mie abilità sarà praticamente tutt'altro. Sarà uno spazio per augurarvi buona giornata e per costringermi a farmi viva più spesso da queste parti. 
Poche parole per strapparvi (si spera!) un sorriso, per allietare il vostro risveglio e i primi 5 minuti in ufficio, quando uno, dopo aver timbrato, si ritaglia qualche minuto di svago sulla rete prima di buttarsi a capofitto nelle scartoffie. Brevi post da leggere in tram o in metro, per distogliere il vostro sguardo dal tipico ragazzetto in viaggio verso la scuola, con le auricolari incollate alle orecchie, il volume a palla, lo sguardo incollato al cellulare e la mascella intenta a torturare la gomma, perché si sa, sui tram non si fuma! Voi non sapete nulla di loro eppure conoscete il nome delle mutande che indossano, grazie a quei meravigliosi pantaloni con il cavallo basso che lasciano intravedere quello che noi chiamiamo intimo e che in inglese si traduce con underwear proprio perché deve stare sotto: under. Ma si sa che da quando Anna Oxa ha mostrato gli slip sul palco di Sanremo, il mondo non è più stato lo stesso! Se poi si tratta di ragazzine, hanno i capelli piastrati, così lisci che nemmeno l'umidità più umida può sconvolgerli, e li accompagnano con un makeup che nemmeno Clio avrebbe mai potuto immaginare. Giovincelli che fondamentalmente sono assenti dal mondo, che non sanno nemmeno chi ci sta governando (non che sia semplice ricordarlo!) così abituati come sono alla precarietà. Loro che in seconda superiore possono organizzare una squadra di calcio a 11, riserve incluse, con tutti i docenti di lettere che hanno cambiato. Ma sto divagando. 
Insomma questa rubrichetta sarà la mia riflessione di ieri per il lettore di domani, sperando di non annoiarvi troppo: buona giornata e stay tuned!   

domenica 23 marzo 2014

La vendetta veste Prada: recensione!

Tra i vari libri che ho letto in questo periodo, sicuramente ce ne è uno che posso assicurarvi che sarebbe tempo perso leggerlo!
Il tomo in questione è il seguito del Diavolo Veste Prada, scritto da Lauren Weisberger: La vendetta veste Prada. 
Metto le mani avanti, facendo una piccola premessa e dico che sicuramente non si tratta di alta letteratura, sono i famosi libri "da ombrellone" quelli da leggere dopo una lunga e pesante giornata in ufficio, durante la tremenda sessione esami all'università. Letteratura rosa, poco impegnata
Nonostante ciò, ammetto di aver amato Il diavolo veste Prada, ben scritto, scorrevole, brillante, geniale, idea carina, film riuscito benissimo. Cito quotidianamente sia il libro che il film. Attendevo quindi con grande piacere il seguito. Peccato che la Weisberger abbia chiaramente scritto un libro per guadagnare. Un tipico libro inutile, che non aggiunge nulla alla storia di Andrea, solo un sacco di parole, chiacchiere, cose tendenzialmente che potevamo anche non sapere. Campavo bene anche senza questo seguito. 
La più grande pecca che ha questo libro è che quando siete a metà vi domandate: "Cosa è successo fino a qui?" Perché fondamentalmente non è successo niente, non succede niente. Pagine e pagine di vuotezza cosmica. Certo, la situazione iniziale di Andrea varia, c'è un'evoluzione sociale nella sua vita, ma è pressoché nulla rispetto al libro precedente e poi è così poco reale, nei limiti della realtà di questo mondo, che ti lascia perplesso.
E' come se la protagonista si lasciasse vivere, non decidesse mai fino in fondo di fare qualcosa. La Weisberger getta sassi nello stagno ma poi tira indietro la mano, non approfondisce le relazioni, tutto è abbozzato, accennato come se avesse paura di distruggere il mondo creato con Il diavolo veste Prada.
Personalmente avrei apprezzato più brio, più coraggio. 
Soprattutto la domanda che mi ponevo pagina dopo pagina: dov'è la vendetta del Diavolo? Dov'è Miranda? Miranda arriva a metà libro, viene evocata a livelli che "manco Bogart in Casablanca", entra in scena fa quello che deve fare, lo fa male e senza enfasi diabolica e poi esce di scena. In questo libro anche Miranda fa cose banali, è talmente banale che ad un certo punto temevo andasse a comprarsi i calzini da Calzedonia e le tshirt di H&M collezione base, cose che fa la donna comune, ma non Miranda.
La scrittura è sempre molto scorrevole, ma è la struttura che non esiste in questo caso. Mi spiace dirlo ma è proprio un libro creato per fare soldi sul successo del primo e onestamente mi dispiace davvero molto.
In questi casi allora mi domando: ne vale davvero la pena?
Se uno scrittore arriva a strumentalizzare i suoi personaggi per guadagnarci...allora è uno scrittore triste, uno scrittoruncolo. 
Cara Lauren, potevi davvero fare di meglio. Mi aspettavo un grande seguito! 
Il punto è sempre il solito: o il libro viene concepito con un seguito oppure rischi di fare un disastro editoriale. Stessa cosa vale per il cinema. L'unico film che mi sento di appoggiare che ha avuto un seguito solo grazie al successo del primo è Ritorno al futuro. 
E voi, cosa ne pensate? L'avete letto?
Fatemi sapere!

sabato 22 marzo 2014

A The Voice sbarca Sister Act

Ammetto di non aver mai guardato The Voice, so della sua esistenza, aveva un promo carino quest'anno, ma non mi siedo mai davanti alla tv con il solo scopo di fagocitarmi l'intera puntata.
Eppure nella puntata di The Voice di questa settimana è comparso un personaggio davvero singolare.
Non ci credete?
Ecco qua!


Chi è lei? Beh è Suor Cristina, una potenza della natura oserei dire! Talmente potente che i social si sono subito scatenati e tweet dopo tweet è stata chiamata in causa anche la suora più suora del mondo del cinema, Whoopi Goldberg che ha scritto così:


E voi cosa ne pensate di suor Cristina? Personalmente mi ha colpito moltissimo, i volti dei giudici esprimono a pieno quello che stavo provando in quel momento, voce stupenda e ottima presenza sul palco. Una pop star con il velo! E ora Papa Francesco dovrà televotarla, mi sembra il minimo! 

venerdì 21 marzo 2014

Mi hanno detto...

Mi hanno detto di ricominciare a scrivere su questo blog. Mi hanno detto di non lasciarlo morire, di non lasciar cadere nell'oblio quanto avevo creato qui. Mi hanno detto di tenerlo in vita, ogni giorno.
Il fatto è che il tempo è sempre meno e spesso la mia pigrizia mi porta a fare altro piuttosto che dedicarmi a Life in Technicolor
Basta però con le scuse.
Io voglio esserci. 
Voglio essere qui, presente, giorno dopo giorno. Magari non recensirò più tanti libri, magari su questo blog avverrà una svolta epocale. Insomma cari lettori, se ancora avete un briciolo di voglia di seguirmi, se vi va di accettare le mie scuse per la mia assenza, vi prometto che torneranno un po' di Life e un po' di Color da queste parti.
Ammetto che poco tempo fa avevo anche pensato di chiuderlo questo spazio, mai prendere decisioni quando si è stanchi! 

Comincio qui, ora, una sfida con me stessa e con gli impegni insorti in questo ultimo anno. Cose da raccontare ce ne sono sempre, tutti abbiamo qualcosa da raccontare, dobbiamo solo avere il coraggio di riordinare le idee e di metterle nero su bianco. Ecco cosa mi mancava: il coraggio di ricominciare. E quel coraggio, quella voglia di ritornare qui, è spuntata per caso in pausa pranzo, durante un dialogo avvolto dai caldi raggi del sole di marzo (perché questa settimana faceva davvero caldo!).
Si ricomincia!
Si riparte!
Avanti tutta: sono tornata!! 


giovedì 2 gennaio 2014

La cena di Natale di Luca Bianchini: recensione!

Posso dirlo?
Boh, io lo dico: adoro profondamente lo stile di Luca Bianchini e amo i suoi personaggi, sono perfettamente convinta che a Polignano a Mare posso trovare Ninella che ogni mattina si affaccia alla finestra e osserva il mare sospirando. Me la immagino un po' come Cenerentola della Disney che in camicia da notte guarda fuori dalla finestra con aria trasognante e pensa al suo Principe azzurro. 
Sono convinta anche che ci sia don Mimì con la sua adorabile consorte Matilde e il Bimby, mi vedo anche la parrucchiera di Ninella, concentrata a tingere di biondo le sue clienti, perché lei è un'artista! 
Sono convinta che ogni singolo personaggio, nato dalla penna di Luca Bianchini, esista veramente, sento che potrei incontrarli per strada, potrei farmi invitare a bere un caffè da Ninella, e poi potrei andare a pranzo da Matilde, potrei chiederle se mi fa le polpette, ovviamente senza Bimby.
Sono impazzita? 
No, è semplicemente l'effetto Bianchini (non di un bianchino, ma cosa leggete!) cominciato con Io che amo solo te e continuato con La cena di Natale, romanzo che riprende i protagonisti conosciuti nel fortunato volume estivo, che qui ritornano più in forma che mai per un cenone di Natale, come fanno a Bari, ma organizzato all'ultimo secondo da Matilde che ha completamente dato di matto dopo aver ricevuto in dono dal marito, don Mimì, un anello. Convinta che il marito è riuscito a dichiararle il suo amore, decide di allestire questa cena, invitando anche il figlio Damiano e la neo-moglie Chiara. I progetti di Natale fino alla mattina del 24 prevedevano pranzo a casa di Chiara e Damiano il giorno 25 dicembre, ma Matilde vuole strafare, ricordando a Ninella, la consuocera ed ex morosa del marito, di essere lei la donna amata da don Mimì. 
Luca Bianchini riporta sul palco tutti i suoi personaggi con tutte le loro caratteristiche, mettendo in scena una commedia tragicomica dove è impossibile restare seri. Tra proprietà coniugali da rivendicare, brodo senza dado, test di gravidanza e gravidanze inattese, tinte biondo Kidman, anelli e regali riciclati i personaggi riescono a dare il meglio di se stessi e vi costringeranno pagina dopo pagina a divorare il romanzo, per capire se finalmente Ninella riuscirà a farsi questa tinta e soprattutto se Matilde riuscirà a mettere in atto questo piano-vendetta con il cenone di Natale, come usano a Bari. 
Un libro divertentissimo perfetto da regalare a Natale, quindi segnatevelo tra i regali da fare nel 2014! Altrimenti potete regalarlo per l'Epifania, che tutte le feste si porta via e porta con sè solo depressione e poca voglia di rientrare al lavoro, in questo modo potrete offrire qualche ora di svago ai vostri amici! 
In qualsiasi caso, Natale o meno, leggetelo perché merita davvero.

Spero esca presto un sequel, che onestamente non so se sia previsto, ma a questo punto io voglio un libro sul battesimo del figlio di Chiara e Damiano. Non voglio svelarvi nulla se sia o meno incinta la donzella, ma prima o poi un figlio lo faranno...no?
E poi sento che a stento riuscirò a stare lontano da Polignano a Mare e dai suoi fantastici personaggi!
Notizia molto gradita: ho scoperto che faranno presto un film tratto da Io che amo solo te...ottima idea! 


Ragazze mancine di Stefania Bertola: recensione!

Adoro Stefania Bertola, non ho letto la sua opera omnia, ma mi sento autorizzata a definirmi sua fan in progress. 
Ho cominciato a conoscere questa scrittrice attraverso il suo libro Romanzo Rosa, un geniale romanzo breve ambientato a Torino che avevo recensito tempo fa, contagiata dal suo stile, non ho potuto fare a meno di fiondarmi immediatamente sul suo ultimo libro: Ragazze mancine.
Ancora una volta Stefania Bertola ci racconta storie di donne, le protagoniste Adele ed Eva sono completamente diverse l'una dall'altra, la prima abbandonata dal marito dal quale ha ereditato un cagnone, si ritrova improvvisamente a zonzo senza casa e soprattutto senza soldi, l'altra ha una figlia avuta da un uomo di cui non sa bene l'identità nel romanzo è in fuga da un uomo che vuole il suo medaglione.
Una vicenda in perfetto stile Bertola, intricata al punto giusto e complessa da raccontare, una storia che vi coinvolge fin dal momento in cui Adele si ritrova in macchina Eva che la costringe a partire a tutto gas per sfuggire a un uomo la cui identità rimane a noi ignota solo per qualche pagina.
Stefania Bertola riesce a regalarci una storia avvincente, con dei personaggi divertenti e a tratti grotteschi, è molto abile nel dipingere la follia umana di chi ha tanti soldi e crede di utilizzarli per ottenere tutto quello che vuole. Adele e Eva provengono da mondi diversi, Adele è la donna che non ha mai lavorato un giorno nella sua vita, non sa fondamentalmente fare nulla (o poco) e quando viene abbandonata dal marito, senza più soldi, capisce che deve rimboccarsi le maniche. Eva invece è l'opposto, è colei che sa accontentarsi, che vive di fortuna e non si preoccupa del domani, per la figlia va bene anche una bambola storpia, infondo è pur sempre una bambola! Sono modi diversi di approcciarsi alla vita, modi discutibili e che non possono piacere a tutti, forse un po' portati agli eccessi dalla scrittrice, ma che sono perfettamente in linea con il suo stile un po' sopra le righe. 
I ricchi di Stefania Bertola sono persone piene di segreti e senza amici, l'amicizia sta in mezzo alle persone che hanno poco e che cercano di essere felici con poco. Un messaggio forse vecchio, ma che in un periodo di crisi fa ancora riflettere, se il lettore non vuole fermarsi alle vicende dei personaggi e cerca di scavare in profondità, a mio parere può trovare in questo libro una critica al modo di vivere di oggi.
Ragazze mancine è un libro davvero piacevole e intelligente, riesce a vedere oltre le persone e lo fa con quell'ironia che nei romanzi della Bertola non manca mai, quel sorriso a volte amaro che nasconde dietro a una "grassa risata" una lacrimuccia. Un romanzo che racconta la nostra Italia. 

martedì 31 dicembre 2013

I sogni sono il motore dell'universo

Eddai, lo scrivo pure io...
...il 2013 sta volgendo al termine e stiamo per accogliere il 2014.

E' tempo di bilanci, liste delle cose fatte, viste, lette nel 2013 e di preparare i desideri per il 2014. Non ho voglia di fare la lista dei migliori libri letti, dei migliori film visti...contrariamente al mio mood solito che imperava su Life in Technicolor: mi sono rotta delle liste. Forse è per questo che sono diventata disorganizzata? Forse è per questo che mi dimentico dei pezzi per strada?E chi lo sa. Anzi, se qualcuno lo sa, mi scriva qui nei commenti qualcosa, mi faccia un'indagine psicologica e mi incolli il referto, grazie! Per quelli invece che non hanno voglia di pensare alle mie turbe mentali, il post prosegue con l'attesa del 2014.
Fatemi però fare una parentesi.

INIZIO PARENTESI
Sono rientrata da poco dal supermercato, quel luogo magico dove la gente fa l'autoscontro con i carrelli della spesa, dove la gente strilla, si perde, si inalbera, dove la gente cerca il suo nutrimento spendendo il meno possibile, quel luogo dove durante le feste si concentra l'isterismo del mondo. Si salvi chi può.
Ho visto schiere di ragazzi entrare in massa all'Ipercoop, sostare davanti all'accesso del supermercato per dividersi gli incarichi, con piani di battaglia che nemmeno Sacchi usava quando scendeva in campo la Nazionale. Ho visto uomini con in mano la lista della spesa fermarsi in mezzo alle corsie a fare il punto della situazione con il proprio amico, osservando i cinque prodotti messi nel carrello. 
Ho visto giovani contendersi i pacchi di pan carrè per i tramezzini, le teglie per la pasta al forno, i barattoli di maionese. 
Ho visto giovani entrare all'Ipercoop giovani e uscire leggermente invecchiati.
Ci credete se vi dico che sto cominciando a odiare il Capodanno?
Questa è palesemente follia.
C'è gente qui vicino a casa che fa il test dei petardi dall'altroieri (domenica 29 dicembre!), ma entro la notte di San Silvestro hai rotto le scatole a tutto il vicinato e soprattutto quanti ne hai fatti fuori inutilmente?! Manco fosse l'organizzatore dell'evento pirotecnico più figo dell'anno!
Insomma, il Capodanno mi mette ansia. Credo stia guadagnandosi il posto di festa più scocciante dell'anno. 
Prendiamo ad esempio in esame la fatidica domanda: "Cosa fai per Capodanno?". Quest'anno ho iniziato a sentirla a ottobre, dico ottobre. Per non parlare della gente che su Facebook pubblica come stato: "Capodanno...idee?", oppure di quelli che si defilano pur di non rispondere, che depistano, che ti rimbambiscono dicendoti che probabilmente faranno la Trans-mongolica su un monopattino e poi scopri che sono a casa a festeggiare con un panettone grosso quanto un muffin e una bottiglia mignon di spumante. 
Per carità, tutti almeno una volta nella vita hanno sognato di fare il capodanno fashion in un luogo fashion con gente fashion, peccato che poi ti ritrovi sempre con il tuo gruppo di amici tra panettoni Carrefour e spumante Gancia a mangiare noccioline Coop e pasta Conad, solitamente nella taverna dell'amico/a che ha avuto il coraggio di metterla a disposizione della compa(gnia).
Ma torniamo al 2014, anno nuovo vita nuova!
FINE PARENTESI

Solitamente quando mancano poche ore al nuovo anno io vivo ogni cosa come: "E' l'ultima volta che lo faccio per quest'anno!", so che la cosa è imbarazzante, ma è divertente. 
E poi in queste ore cominciano i buoni propositi: 
- dimagrirò
- farò più sport
- andrò a dormire prima alla sera
- smetterò di mangiare schifezze
- leggerò due libri al mese
...no, sto facendo una lista. Lungi da me.
Insomma dicevo...è tempo di buoni propositi e fondamentalmente (faccio la persona seria) di speranze. Ognuno di noi spera qualcosa, spera di trovare un lavoro, la fidanzata/il fidanzato, di scrivere un libro, di girare un film...ognuno di noi desidera qualcosa.
E sapete da dove deriva la parola desiderio? Dal latino de-sidera, letteralmente "dalle stelle", quante volte da bambini con il naso all'insù volevamo toccarle quelle stelle, le desideravamo, non sapevamo se potevamo toccarle, eppure erano belle, desiderabili perché erano inarrivabili, sembravano stupende. E' bello avere dei sogni nella vita, quelli sono il motore dell'universo. Se ci pensate bene ogni libro che leggiamo, ogni film che vediamo, ogni oggetto, persona che ogni giorno incontriamo nella nostra vita era prima di tutto un desiderio, un sogno. 
E allora desideriamo, sogniamo e soprattutto non smettiamo mai di sperare. Se l'anno 2013 sarà ricordato come anno di crisi e tasse, ricordiamoci che l'unica cosa che il governo non potrà mai tassarci sono i sogni, i desideri e la speranza. Non spegniamoli mail.
Buon 2014 cari lettori, con l'augurio che tutti, tutti, tutti i vostri desideri possano un giorno diventare realtà....e buona transizione dell'agenda!


lunedì 30 dicembre 2013

Instant Love di Luca Bianchini: recensione!

Ho conosciuto Luca Bianchini grazie a un'addetta stampa di Mondadori che mi ha proposto di leggere il suo penultimo libro: Io che amo solo te. Onestamente non sapevo bene cosa aspettarmi, sembrava un libro molto estivo, una di quelle commediole all'italiana che non tutti apprezzano. Ammetto che avevo un po' di insana "puzza sotto il naso", ammetto di avere spesso dei pregiudizi verso gli scrittori italiani, per questo mi sto sforzando di conoscere sempre di più i contemporanei, quelli che raccontano l'Italia di oggi, l'Italia che viviamo quotidianamente. 
Come avrete letto dalla mia recensione di Io che amo solo te, tutte le mie malsane ipotesi non si sono rivelate e sono stata a dir poco contagiata dallo stile di Bianchini, tanto che ho deciso di ripercorrere la sua carriera letteraria, andando proprio a cercare il suo libro di esordio: Instant Love. 
Instant Love è diverso rispetto a Io che amo solo te, eppure è ugualmente divertente. 
La storia narra di un triangolo amoroso tra Daniele, un ricco giovane milanese con un lavoro nel campo della pubblicità, Viola, la sua fidanzata ancora studentessa e Rocco un altro giovane milanese.
Daniele e Viola convivono da un po' di anni, la loro è una di quelle storie perfette dove sembra che ognuno ha trovato nell'altro quello che serve a completarlo, ma si sa che il 99,9% delle coppie che trasmettono questo sono in realtà profondamente in crisi. L'entrata in scena di Rocco nelle loro vite rappresenta proprio quella cartina di tornasole che rompe ufficialmente gli schemi e inizia a presentare a i due giovani quelle domande che prima o poi tutte le coppie iniziano a farsi. Nascono così i tradimenti, le scappatelle, quei momenti in cui uno decide di staccare dalla sua vita per sentirsi qualcun altro, per sentirsi libero. 
La dinamica però non è Viola tradisce Daniele con Rocco, si complica! Daniele infatti a sua volta costruisce prima clandestinamente e poi ufficialmente una relazione con Rocco, i due giovani iniziano a conoscere il vero volto della loro sessualità e si innamorano, prede di un Instant Love che non perdona, che non dà loro pace. Ecco quindi che subentrano altri problemi: accettare la propria omosessualità, processo lungo e spesso doloroso soprattutto nell'incontro con gli altri eterosessuali che possono non capire. Proprio su questo argomento Bianchini sceglie di lavorare molto inserendo un amico gay di Rocco, CarloG, che ha una zia, al secolo zia Irvana, presidentessa di un'associazione di genitori che hanno figli omosessuali. 
In Instant Love non è un libro brillante, forse sbaglio a confrontarlo con Io che amo solo te perché sono passati degli anni da uno all'altro, ma trovo sia interessante notare la differenza che intercorre tra uno e l'altro. Bianchini dimostra fin da subito di essere un grande scrittore, un abile creatore di personaggi, ma in Instant Love si vede che è ancora uno scrittore alle prime armi, ma con questo non voglio assolutamente sminuire il suo libro.
Instant Love è un libro piacevole, da leggere, è un esordio, ben riuscito che onestamente mi fa sorridere pensando quello che è diventato oggi Luca Bianchini, un grande e bravo scrittore.
E voi, l'avete letto?




sabato 28 dicembre 2013

Quando ero studente...Bilancio 2013

Qualche mese fa scrivevo:

"Ormai sto invecchiando.
Mi sono resa conto che da un po' di tempo a questa parte utilizzo frasi come "Quando ero studente...", "Quando studiavo...". Sì, ora lavoro...ma non è che siano passati millemila anni dal giorno in cui il mio status di studente si è trasformato in quello di lavoratore (lavoratrice!). Eppure ogni tanto mi escono queste perle di saggezza.
Sarà colpa dei tupperware?
La cosa peggiore è che quando si è studenti non si vede l'ora di iniziare a lavorare per "guadagnare dei soldi", quando si lavora si rimpiangono gli anni in cui si era studenti e ci si poteva permettere quella fantastica cosa denominata: "Orario flessibile". Quando esisteva il giorno libero che era un surplus rispetto al weekend, quando al pomeriggio andavi in torteria con le amiche e facevi il pomeriggio shopping per i saldi.
Quando giravi tutte le Feltrinelli di Torino e poi tutte le Sephora e gli altri negozi che li allontanavano gli uni dagli altri.
Quando uno lavora non è più padrone del proprio tempo, nel senso che sai per certo che quelle 8 ore al giorno sei là, in ufficio. Quando studi il tempo è in autogestione, obbligo di frequenza o meno.
Quando si lavora manca il tempo libero, è sempre meno, si esce alle 18 e in un batter d'occhio tra cena e doccia è ora di andare a dormire.
Ma quanti "quando" ho usato?
Chiedo venia.
Con questo non voglio dire che "odio lavorare" non fraintendetemi! Anzi, mi ritengo una persona molto fortunata a lavorare in questo periodo difficile, semplicemente riflettevo su come sia effettivamente cambiata la mia vita. Forse ve ne sarete accorti anche dal cambiamento di ritmo del mio blog, prima leggevo molto di più, scrivevo molto più spesso, ora sono latitante e tendo a ripetere le stesse cose."

Durante queste vacanze di Natale, dopo aver riletto queste poche righe qui sopra, sto un po' facendo il bilancio del 2013. Anno della mia laurea magistrale e anno in cui ho iniziato a conoscere il mondo del lavoro.
Ho letto molti meno libri, ho scritto molti meno post, ho visto molti meno film. 
Ho capito chiaramente che i ritmi sono cambiati, devo un po' riuscire a prendere il ritmo giusto per riuscire a incastrare tutte le attività che mi hanno sempre "riempito" la giornata. Non posso vivere senza libri e film, questo è chiaro, anche se dovessi fare uno dei lavori più tristi e brutti del mondo, la mia vita deve essere arricchita dalla cultura, dai momenti di svago e dalle persone. Fagocito minuti e minuti di video su youtube, da quando hanno "liberalizzato" Spotify le mie giornate hanno una colonna sonora e poi i blog degli amici e delle persone sconosciute e ArtInTime, a tutto questo vanno aggiunte le chiacchierate con gli amici, le apericene, le passeggiate a Torino, i film al cinema e le conversazioni su whats app fino a tarda notte.... 
Queste sono un po' le mie giornate, sono gli ingredienti che "piacciono a me", sono i pastelli che uso per colorare le ore e i minuti che passano. 
Purtroppo non riesco a fare disegni che contengano tutti i colori, non riesco a fare tutto tutti i giorni, ma cerco di impegnarmi il più possibile...nei limiti del possibile. 
In ritardo vi auguro Buon Natale e Buone feste, a voi che mi seguite sempre e che siete fedeli anche se io ogni tanto ho un po' accantonato il blog. 



sabato 7 dicembre 2013

Dei calzini e degli elfi

Questa passerà alla storia come "La settimana dei calzini". Arrivata domenica sera a Torino ho sistemato i calzini riposti in fretta e furia nel cassetto la scorsa settimana e, nell'accoppiarli, come mamma ha insegnato, scopro che uno è spaiato. Ha inizio così la mia odissea.
Nella mia fantastica cassettiera Kullen di Ikea, sembra non ci sia. Provo a togliere i cassetti, ma la Kullen giustamente mi fa capire che se non fosse per i cassetti non starebbe insieme: ergo non si possono togliere. Infondo non ha un fondo (che pensiero ridondante), insomma sto calzino o è nel cassetto o è per terra, non essendoci in nessuno dei due luoghi, ho abbandonato la Kullen a se stessa e ho provato a cercarlo nella lavatrice. Proprio la settimana scorsa ho abbandonato lì dentro un asciugamano poi rinvenuto dalla mia coinquilina. 
Lavatrice vuota.
Insomma sto calzino sembra si sia volatilizzato, puff...svanito nel nulla.
Domenica sera faccio una lavatrice. La stendo lunedì mattina, raccolgo i panni asciutti lunedì sera...e scopro che mi manca un altro calzino. E che cavolo! 
Cerca di qui, cerca di là, lo trovo dopo qualche giorno sul balcone, di fianco allo sgabiotto della lavatrice, pronto per essere rilavato. Viva i balconi di pietra!

Tra un calzino e l'altro ho avuto un po' di tempo per fare qualche investimento su A-m-a-z-o-n!
Ebbene sì, mi sono dilettata e ho acquistato qualche dvd e dei libri.


Facciamo la lista! 
Libri:
- Il richiamo del cuculo di Robert Galbraith, al secolo J.K. Rowling
- Sono graditi visi sorridenti, di Franco e Andrea
Mentre per quanto riguarda i dvd ho preso:
- Midnight in Paris di Woody Allen
- Woody, il documentario su Woody Allen 
- The Story of Film di Mark Cousins


Insomma, ne avrò per un bel po', sia da leggere che da vedere...e non vedo l'ora!

Non felice poi di quello che avevo preso, mentre tornavo dal lavoro con il pacco Amazon, mi sono fermata in un negozio che si trova su via San Massimo a Torino, un luogo delizioso e così...meravigliosamente ricco di dvd introvabili. Si chiama Il posto delle fragole, come il celebre e bellissimo film di Bergman. Sono entrata e...ho deciso di arricchire la mia collezione con ben tre altri dvd di cinema Classico:
- Febbre di vivere
- Falena d'argento 
- La gardenia blu
Vi farò sapere qualcosa anche su questi! 

Due parole sul negozietto. Ci passo davanti tutti i giorni quando vado e torno dal lavoro, la zona di via San Massimo e via Mazzini a Torino è molto carina, è ricca di negozi particolari, di designer e cose sfiziose, tra questi c'è anche la galleria Square 23. Poco più avanti, andando verso Corso Vittorio, c'è Il posto delle fragole. Non balza subito all'occhio e solitamente questo succede con i negozietti davvero interessanti. La ragazza alla cassa è davvero un'esperta di cinema, ve lo consiglio! Inoltre se non trovate il film che fa al caso vostro, ve lo prenota senza problemi e così anche per i libri che parlano di cinema, fateci un salto se potete e seguitela qui su Facebook


lunedì 25 novembre 2013

Tra un libro, un tupperware e la curiosità di Hunger Games

Immaginatemi così, sospesa tra un libro e un tupperware, intenta a preparare la pasta per il giorno dopo mentre leggo l'ultimo libro acquistato in libreria. Cosa che se fosse vera, il libro sarebbe pieno di impronte digitali oleose e il pranzo irrimediabilmente bruciato.
Diciamo quindi che i libri e i tupperware sono due oggetti che ultimamente mi stanno accompagnando, quasi quotidianamente, facendo otto ore al lavoro mi preparo il pranzetto a casa e alla mattina parto sempre con la borsettina con dentro appunto tupperware di ogni misura. Che poi tupperware non sono, perché sono tutti surrogati che però vanno benissimo lo stesso. La borsettina però mi piace un sacco e vi metto qui vicino.

Stilosa eh?

Ma torniamo a parlare di un argomento consono a questo blog. I libri.
New entry di questo mese è il nuovo libro di Stefania Bertola, Ragazze Mancine edito da Einaudi che mi sta piacendo davvero molto. Lo stile di questa scrittrice è davvero unico, è piacevole da leggere e riesce ad essere sempre frizzante. Non l'ho ancora terminato, ma già ve lo consiglio!

Un altro consiglio che voglio darvi assolutamente è di andare a vedere il musical Frankenstein Junior, trovate su ArtInTime la mia recensione, è veramente molto, molto bello! Broadway è finalmente arrivata in Italia. Se lo avete già visto fatemi sapere qui sotto se vi è piaciuto.

Prima di salutarvi poi una domanda: qualcuno di voi ha mai letto i libri di Hunger Games? So che sono per ragazzi e conosco vagamente la storia, vedo che diversi blogger ne parlano bene, altri non li leggono proprio per una mancata affinità con il genere. Cosa ne pensate? Li conoscete? 

Grazie per le info! Alla prossima, carissimi lettori!!!!!



domenica 17 novembre 2013

E così vorresti fare lo scrittore di Giuseppe Culicchia: recensione!

Adoro Culicchia.
Ho avuto modo di conoscerlo e secondo me è veramente uno scrittore brillante, che non ha paura di dire le cose come stanno e soprattutto ha la capacità di scrivere libri molto diversi tra loro e questo nuovo libro è una chiara dimostrazione della sua abilità.
Se volete fare gli scrittori, o avete messo da un po' di tempo il naso in mezzo al mondo dell'editoria, senza arrivare a livelli altissimi, dovete assolutamente leggere il nuovo libro di Culicchia: E così vorresti fare lo scrittore.
Perché?
Perché se siete lettori, scrittori, aspiranti tali, editori, organizzatori di presentazioni, presentatori di lettori e quant'altro, sicuramente vi ritroverete nelle sue pagine, nelle sue vicende, in molte delle cose che racconta.
Tre step caratterizzano la vita di uno scrittore, quando pubblica il primo libro è una "Brillante promessa", quando passa al secondo libro è chiaramente il "Solito stronzo" che se la tira e che ha scritto un secondo libro pessimo, che non era minimamente all'altezza del primo, impiegandoci un tempo biblico rosicchiato con un tira e molla all'editore, una cosa in stile Paolo Giordano insomma.
E poi dopo anni di etichetta: "Solito stronzo" si passa allo step finale, a quello che ti porta nell'olimpo dei beati, che ti fa diventare un "Venerando maestro", l'uomo delle lectio magistralis che può scrivere libri incomprensibili, ma in quanto venerando maestro...ha pur sempre ragione, no?
Tra un'etichetta e l'altra ci sono poi le perle di saggezza in perfetto stile Culicchia, i brevi e divertenti racconti che raccontano le presentazioni dei libri, dallo studente che non sa leggere, si passa al "solito pazzo" che non ha letto il libro ma che vuole per forza fare una domanda, fino al libro di storia locale, immancabile regalo che viene dato allo scrittore. Non dimentichiamo poi la cena con lo scrittore che si svolge sempre a fine presentazione e che diventa un momento ottimo per non far mangiare l'autore e costringerlo a rispondere ancora a centinaia di domande. 
E così vorresti fare lo scrittore è un libro da leggere assolutamente, edito da Laterza potrebbe ingannarci e suggerirci che è  un manuale. Allora a questo punto la domanda è d'obbligo: è un manuale di editoria? Più che altro lo definirei un manuale di sopravvivenza, della serie "Io ti dico come gira il mondo qui dentro, se hai voglia salta sul carro dei folli, se non ti va lascia perdere.". Una lettura che scorre piacevole grazie allo stile di Culicchia semplice e affascinante, che cattura il lettore e gli fa trascorrere dei momenti piacevoli in sua compagnia.
Una poesia, di Bukowski citata anche da Culicchia credo sia il riassunto perfetto per questo libro, ve la incollo qui sotto. Non voglio dilungarmi troppo, lascio spazio al "Venerando maestro", buona lettura"

E così vorresti fare lo scrittore? 


Se non ti esplode dentro
a dispetto di tutto,
non farlo
a meno che non ti venga dritto
dal cuore e dalla mente e dalla bocca
e dalle viscere,
non farlo.

se devi startene seduto per ore
a fissare lo schermo del computer
o curvo sulla macchina da scrivere
alla ricerca delle parole,
non farlo.

se lo fai solo per soldi o per fama,
non farlo
se lo fai perchè vuoi
delle donne nel letto,
non farlo.

Se devi startene lì a
scrivere e riscrivere,
non farlo.
se è già una fatica il solo pensiero di farlo,
non farlo.
se stai cercando di scrivere come qualcun altro,
lascia perdere.

se devi aspettare che ti esca come un ruggito,
allora aspetta pazientemente.
se non ti esce mai come un ruggito,
fai qualcos'altro
se prima devi leggerlo a tua moglie
o alla tua ragazza o al tuo ragazzo
o ai tuoi genitori o comunque a qualcuno,
non sei pronto.

non essere come tanti scrittori,
non essere come tutte quelle migliaia di
persone che si definiscono scrittori,
non essere monotono o noioso e
pretenzioso, non farti consumare dall'autocompiacimento

le biblioteche del mondo
hanno sbadigliato
fino ad addormentarsi per tipi come te
non aggiungerti a loro
non farlo
a meno che non ti esca
dall'anima come un razzo,
a meno che lo star fermo
non ti porti alla follia o
al suicidio o all'omicidio,
non farlo
a meno che il sole dentro di te stia
bruciandoti le viscere,
non farlo.
quando sarà veramente il momento,
e se sei predestinato,
si farà da sè e continuerà finchè tu morirai o morirà in te.

non c'è altro modo
e non c'è mai stato.

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