mercoledì 11 gennaio 2012

Cinema muto: che paura! #2

La paura del silenzio

Continua la rassegna sul cinema muto, ma questa volta non si parla di storia, ma provo a ipotizzare perchè il cinema muto fa così paura.
Molti mi rispondono che il suo: "non essere parlato" spaventa. Normalmente la reazione a fronte di queste parole è una bella risata seguita da un "Ma no, dai!", pensando effettivamente a tale affermazione devo dire che non è poi così ridicola come sembra.
La nostra vita è una cozzaglia di suoni, rumori, voci che spesso mettono in secondo piano ciò che vediamo e osserviamo. E' difficile fermarsi e osservare soltanto. Figuriamoci poi quando l'impegno richiede di stare fermi al buio per più di un'ora. Penso che mai come adesso la società abbia bisogno di Silenzio, di film muti. La società deve tornare ad osservare, a parlare con le immagini a raccontare con le immagini, deve tornare a saper leggere le immagini. 
Il cinema è scrittura attraverso le immagini, il dialogo dovrebbe essere accessorio, dovrebbe esserci una scrittura a livello di figure che viaggia in parallelo con una pista sonora: la pellicola. Il bravo regista usa la macchina da presa come se fosse una penna e racconta. Nessun dialogo potrebbe sostituire la forza delle immagini, potrebbe solo precisare alcune cose che risultano impercettibili. 
Non bisogna avere paura del silenzio, il silenzio è come la noia, fa pensare e ci obbliga a fermarci a riflettere. Il silenzio non è vuoto o vertigine, è sì assenza di parola, ma nel caso del cinema muto è presenza forte di immagine. Ogni inquadratura, ogni scena, ogni oggetto racconta, niente è lasciato al caso. 
Tutto questo succede anche nei film dei grandi registi che riescono ancora a far parlare le immagini, è solo che è difficile leggerli perchè oggi non siamo più tanto abituati a chiederci "cosa sta dicendo" una cosa che non parla. 
Allora, invece di spaventarci di fronte ai film muti, proviamo ad approcciarci a loro utilizzando un altro senso: la vista. 



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