domenica 2 settembre 2012

La zona morta di Stephen King: recensione!

La zona morta di Stephen King, è stato citato in un post come lettura on the road del mese scorso, è stato davvero una piacevole scoperta. L'ho già detto, ma ci tengo a ripeterlo e non mi vergogno a dirlo, non avevo mai letto nulla di Stephen King, avevo visto diversi film tratti dai suoi libri, ma mai mi era capitato di leggere un suo romanzo. Ad essere sincera qualche anno fa avevo iniziato a leggere Gli occhi del drago, poi l'ho abbandonato, ma non perché non mi piacesse...semplicemente non ero in vena.

Mi sono imbattuta in questo libro dopo la gita al libraccio di Torino insieme alla mia amica Ida e sono davvero contenta di averlo acquistato. Inizio subito con il dire che non è un libro recente, anzi è del 1979, la storia stessa è datata perché è legata alle elezioni presidenziali del 1978 (se non sbaglio), eppure...è davvero un libro da leggere.
Lo stile di Stephen King è meraviglioso, la sua scrittura rapisce il lettore e lo trasporta nelle vicende che crea, che intreccia, con personaggi mai scontati, con piccole scene che a volte sembrano campate in aria, ma poi pochi capitoli dopo scopri che quello che ti aveva detto cento pagine prima è la chiave dell'enigma, e quel personaggio che sembrava un santo è in realtà il più grande serial killer della storia.
La zona morta racconta la storia di Johnny Smith, un uomo che in seguito ad un brutto incidente, dopo essere rimasto in coma per diversi anni, quando si risveglia non si ritrova solo a dover fare i conti con il mondo che è andato avanti mentre lui dormiva, ma la sua psiche, il suo cervello ha subito dei danni che non sono propriamente comuni. Egli riesce a predire le cose, vede situazioni che gli altri non possono vedere, scruta nelle vite della gente semplicemente dopo un semplice contatto. Se fino a qui la storia sembra essere un'emerita cavolata, perché so che qualcuno potrebbe pensarla così, vi assicuro che non siamo davanti a uno di quei libri che vogliono elogiare i santoni, tutt'altro. Il dono di Johnny è fondamentalmente un'ascia a doppio taglio, qualcosa che distrugge invece di arricchirlo di potere, lui non vorrebbe avere la fortuna di vedere oltre, vorrebbe essere una persona normale...ma soprattutto come potrebbe utilizzare bene questo, chiamiamolo così, potere?
Ecco che la vita di una persona normale, la storia con la "s" minuscola si intreccia con la Storia (con la S maiuscola) dell'America della fine degli anni 70, le elezioni sono in corso e si sa che la campagna elettorale americana è on the road e porta i candidati in giro per gli stati per farsi conoscere. La gente ovviamente propende verso chi sembra promettere cose più favorevoli, ma non sempre i politici predicano e razzolano allo stesso modo, anzi!
Johnny insomma da insegnante di una scuola diventerà prima di tutto una specie di profeta e poi dopo essersi sottratto a questa vita come deciderà di vivere?
Ammetto di non essermi addentrata troppo nei particolari, ma vorrei evitare gli spoiler, ne faccio solo uno piccolo, piccolo: onestamente pensavo che la vicenda si concludesse dopo la prima missione di Johnny, quindi una volta individuato l'omicida, in realtà a quel punto il meglio deve ancora venire. Credo che questa sia la palese dimostrazione che Stephen King sia un genio, uno scrittore da ammirare e da studiare! Infatti ho già recuperato Misery da leggere e poi il suo celebre On Writing che è un libro/manuale che racconta un po' il suo rapporto con la scrittura, magari ve lo recensirò!
Carissimo Stephen, che ti piaccia o no...hai una nuova fan

VOTO


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