mercoledì 17 ottobre 2012

Diaz - Non pulire questo sangue: recensione!

Secondo appuntamento al cineforum e primo ostacolo nella recensione. Ostacolo non cinematografico ma diciamo sociologico (se così si può dire).
Diaz - Non pulire questo sangue  di Daniele Vicari è un film a dir poco sconvolgente. Sapevo che questa volta al cineforum non avrei visto una commediola divertente, ma non avrei mai immaginato di vedere quello che ho visto. Il problema è che Diaz non è il frutto di una mente diabolica che ha voluto scrivere una sceneggiatura iper violenta per accattivarsi lo spettatore, Diaz è il frutto degli atti processuali riguardo la tragedia della scuola Diaz, avvenuta durante il G8 di Genova. Recensire questo film mi fa un po' paura, per questo voglio fare una piccola premessa: non è mia intenzione parteggiare per nessuno in questo film, voglio semplicemente cercare di spiegarvi ciò che ho visto senza dire giusto o sbagliato. Proprio per evitare equivoci o quant'altro eccovi la sinossi.

SINOSSI
Luca (Elio Germano) è un giornalista della Gazzetta di Bologna. 
È il 20 luglio 2001, l’attenzione della stampa è catalizzata dagli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine durante il vertice G8 di Genova.

In redazione arriva la notizia della morte di Carlo Giuliani. Luca decide di partire per Genova, vuole vedere di persona cosa sta succedendo.

Alma (Jennifer Ulrich) è un’anarchica tedesca che ha partecipato agli scontri. Sconvolta dalle violenze cui ha assistito, decide di occuparsi delle persone disperse insieme a Marco (Davide Iacopini), un organizzatore del Genoa Social Forum, e Franci, una giovane avvocato del Genoa Legal forum. Nick (Fabrizio Rongione) è un manager che si interessa di economia solidale, arrivato a Genova per seguire il seminario dell’economista Susan George.

Anselmo (Renato Scarpa) è un vecchio militante della CGIL e con i suoi compagni pensionati ha preso parte ai cortei contro il G8. Etienne (Ralph Amoussou) e Cecile sono due anarchici francesi protagonisti delle devastazioni di quei giorni. Bea e Ralf sono di passaggio e hanno deciso di riposarsi alla Diaz prima di partire.

Max (Claudio Santamaria), vicequestore aggiunto del primo reparto mobile di Roma, comanda il VII nucleo e non vede l’ora di tornare a casa da sua moglie e sua figlia.
Luca, Alma, Nick, Anselmo, Etienne, Marco e centinaia di altre persone incrociano i loro destini la notte del 21 luglio 2001.
Poco prima della mezzanotte centinaia di poliziotti irrompono nel complesso scolastico Diaz-Pascoli, sede del Genoa Social Forum adibita per l’occasione a dormitorio. In testa c’è il VII nucleo comandato da Max, seguono gli agenti della Digos e della mobile, mentre i carabinieri cinturano l’isolato. È un massacro in piena regola.

Quando Max dà ordine ai suoi di fermarsi, è tardi. 93 persone presenti nella scuola, oltre ad essere in arresto, hanno subìto una violenza inaudita senza aver opposto alcuna resistenza.

Luca e Anselmo finiscono in ospedale, Alma dopo essere stata medicata viene condotta alla caserma di Bolzaneto. All’alba Etienne e i suoi amici escono dal bar dove si sono rifugiati durante la notte. Tutto è silenzio, deserto. Si fanno strada verso la Diaz, ma una volta dentro trovano solo sangue e distruzione.

Anche Marco non si trovava alla Diaz durante l’incursione. Ha passato la notte con Maria, una ragazza spagnola conosciuta in quei giorni. Quando la mattina, in una Genova devastata e irreale, raggiunge la scuola, la luce del sole mette ancor più in evidenza le proporzioni del massacro. Sconvolto raggiunge il suo ufficio, squilla il telefono: è la madre di Alma. 

Marco non sa cosa sia successo alla ragazza ma promette che farà di tutto per trovarla. A Bolzaneto, per Alma e decine di altri ragazzi, l’incubo non è ancora finito.

La storia la conoscono tutti, in quel G8 gli scontri furono numerosi e così anche il numero dei feriti e ci furono anche diversi morti. 
Raccontare una vicenda di questo genere che vede protagonisti: caschi blu, ragazzi dei centri sociali e non, black block è rischioso perché basta un niente per dare del "completamente cattivo" a un gruppo di persone.
Il messaggio primario che passa da un film del genere è sicuramente che i caschi blu che hanno fatto la carneficina della Diaz erano persone poco logiche e sensate, comandate da gente che non aveva compreso quello che avrebbero potuto fare i caschi blu, gente disposta a confutare le prove piuttosto che ammettere che in quella scuola se c'erano black block erano solo una minoranza. L'accanimento che essi dimostrano sembra quasi un modo per dare sfogo alla rabbia repressa, al nervosismo accumulato in quei giorni che furono sicuramente molto duri e stancanti non solo a livello fisico e psicologico. Con questo l'assalto alla Scuola Diaz è imperdonabile, vediamo scene sconvolgenti con picchi di atrocità che rasentano la follia umana, non vi nego che in alcuni punti mi sono domandata se fossero SS o cosa questi caschi blu. Corpi umani trattati come bestie, ammassati, trucidati, torturati, addirittura uno prende taglia un rasta a una ragazza come se fosse il trofeo di guerra, lo scalpo, roba da Far West, da Sentieri Selvaggi, altro che Genova centro!
E' evidente però che il problema dei Black Block è pienamente percepito dai giovani genovesi che gestiscono l'evento e si occupano di smistare i ragazzi tra le varie scuole, questi sono un pericolo per chi vuole manifestare in modo pacifico ed effettivamente la loro presenza sarà proprio una delle cause primarie dell'assalto alla Diaz. 
Il problema è che per cercare i Black Block sono state massacrate un sacco di persone, è stato versato molto sangue inutile, alla Diaz c'erano pacifisti, giornalisti, persone perbene che mai avrebbero lanciato molotov contro la polizia, eppure si è scelto di fare piazza pulita senza pensarci due troppo. Non ci si scaglia in questo modo contro le persone! Non sono bestie! Dov'è il rispetto? Dov'è la democrazia? Dov'è la civiltà?
Credo che le parole giuste per descrivere quanto visto siano quelle pronunciate da Anselmo: "Avete fatto una cazzata!".

So già che qualche ben pensante alzerà la manina gioioso e dirà: "E' pur sempre un film, quindi avranno caricato le scene violente." Beh, carissimo ben pensante, prova a cercare qualche reportage sulla scuola Diaz, ne trovi molti su internet e guarda quelle foto... parlano! Eccome se parlano!

Vi lascio con queste parole di Amnesty International, sperando che fatti come questi non accadano più.

"La più grave sospensione 
dei diritti democratici in un paese occidentale 
dopo la Seconda guerra mondiale."



2 commenti:

  1. Il film non l'ho ancora visto perché mi ribolle il sangue a ripensare a quella storia e ho paura di come mi potrei sentire, ma dovrei farmi coraggio...quello che è successo al Diaz è qualcosa di così vergognoso che è difficile pensare sia avvenuto in un paese cosiddetto "civile"...la cosa che mi fa imbestialire è che per tanto tempo si sia anche difeso i responsabili di tale carneficina, forze del (dis)ordine che hanno sbagliato e non ammettono le loro colpe...e non lo dico come una tipa da centri sociali, ma da figlia di un ispettore di polizia, sempre in bilico tra due realtà...alla fine so che il film lo vedrò...intanto bravissima per la recensione...:-)

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    Risposte
    1. E' un film sicuramente da vedere per una questione di presa di coscienza dei fatti accaduti. Non è per niente leggero, ci sono scene molto forti...ma è davvero un prodotto che fa riflettere molto sull'accaduto e in generale sul tema del giusto e sbagliato, della vittima e del carnefice.
      Mi hanno consigliato, che avevo volontariamente evitato, anche Acab strutturato però più dal punto di vista dei poliziotti.

      Alla prossima!!

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