sabato 13 ottobre 2012

Finché le stelle saranno in cielo di Kristin Harmel: recensione!

Ero molto scettica riguardo questo romanzo. Temevo che, a causa dell'immane campagna pubblicitaria, fosse l'ennesima boiata da leggere solo ed esclusivamente sotto l'ombrellone, o comunque sia da prendere come lettura poco impegnata e rilassante.
Dalla trama avevo capito che le carte messe in gioco però sembravano promettere ben altro da quello che mi aspettavo e ora, a lettura terminata, posso dirvi con certezza che questo è davvero un libro da leggere!
La storia ci racconta di Hope, una donna di 35 anni, madre di Annie, figlia di Josephine e nipote di Rose, separata da un uomo che sembra averle tolto i sogni e le speranze per il futuro. Finchè le stelle saranno in cielo racconta proprio l'immobilità apparente di Hope che si sente costretta a gestire la pasticceria di Cape Cod, un tempo di proprietà della nonna Rose, poiché quest'ultima, affetta da Alzheimer è ora in cura in una clinica. 
Rose però nasconde un passato che sembra non voler condividere con nessuno, però i ricordi stanno tornando a galla e prima di morire decide di comunicare alla nipote una lista di nomi: i suoi famigliari. Lei da giovane abitava a Parigi ed era scappata durante la guerra.
Comincia così un viaggio in cui Hope riscopre il suo passato, ripercorre la vita dei suoi famigliari, un viaggio che la porterà nella Parigi del 1942, nei rastrellamenti fatti dai Nazisti, conoscerà da vicino l'Olocausto e le sue vittime, i pochi sopravvissuti e come essi hanno scelto di testimoniare. Attraverso la voce di Hope e quella di Rose conosceremo la storia di una famiglia, del suo passato che è stato e non potrà essere cancellato.
Non voglio dilungarmi troppo sulla trama, perché potrei scendere troppo nel dettaglio e rivelarvi cose che è meglio scoprire da soli in fase di lettura.
Ho trovato questo libro davvero meraviglioso, ben scritto, ben costruito, l'autrice stessa ha dedicato molto tempo alla ricerca e allo studio della storia dell'Olocausto, regalando testimonianze molto toccanti, che inevitabilmente, se siete sensibili, vi faranno scappare qualche lacrimuccia.
Quest'estate ho visitato i campi di Auschwitz e Birkenau e credo che leggere un libro sull'olocausto dopo essere stata in questi posti sia ulteriormente scioccante. Penso che nessuno potrà mai rendere a parole l'orrore e la follia dei campi di sterminio, solo vedendoli con i propri occhi, camminando su quei terreni polverosi, entrando nelle baracche ci si rende conto di quello che poteva essere. In realtà credo che sia inimmaginabile, impensabile quanto potesse essere forte l'odio contro una razza, contro una religione.
E' molto bello nel libro il dialogo inter religioso che viene raccontato tra musulmani, ebrei e cristiani, tre religioni del ceppo di abramitico, più volte l'autrice sottolinea l'unione di queste tre religioni che oggi fanno ancora fatica a dialogare.
Vi assicuro che superate le prime 150 pagine sentirete l'esigenza di sapere come andrà a finire e avrete molti problemi a staccarvi! 
Oltre alla questione storica, è centrale il tema dell'amore, amore tra uomo e donna, ma amore anche verso i famigliari, i fratelli, le sorelle, i figli. Un amore spesso difficile da manifestare e che la protagonista Hope spera di essere in grado di trasmettere alla figlia Annie, adolescente piuttosto ribelle, amore che in alcuni periodi storici sembrava essere l'unica isola di salvezza, l'unica cosa che portava avanti la speranza.
Bellissima l'idea di inserire le ricette dei dolci della pasticceria di Rose e Hope, che potete tranquillamente provare a rifare. 

Consiglio la lettura di questo libro a tutte le persone che vogliono conoscere sempre qualcosa di più sull'Olocausto, a tutti quelli che hanno voglia di una lettura che faccia riflettere, ma scritta in modo scorrevole, a tutti quelli che hanno un forte senso della famiglia e sono attaccati ai propri fratelli, alle sorelle e ai genitori. Se poi credete nell'amore, quello vero, quello che scocca come un colpo di fulmine e vi segna per la vita...allora dovete leggere Finché le stelle saranno in cielo. Perché questo amore, come insegna la protagonista, se è vero, durerà proprio fino a quando le stelle saranno in cielo. 


VOTO

Nota al voto: sarebbero quattro calamai e mezzo, non cinque pieno. 



6 commenti:

  1. Ciao Fracesca, complimenti per la recensione, veramente bella ...bellissimo anche il libro! ^^

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  2. Ciao, mi hai incuriosito con questa recensione. Complimenti!
    Un solo appunto ho da farti: sarebbe meglio non usare la parola "olocausto" che significa "sacrificio" e che ha una connotazione religiosa (si intende il sacrificio di animali che si bruciavano in offerta a Dio) ma "Shoah" che è una parola ebraica che significa "tragedia, distruzione".
    Isma.

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    Risposte
    1. Grazie per la precisazione Isma (Ismaela? =) )
      Ho controllato sul libro e sai che anche lì viene utilizzato il termine Olocausto!? Ho cercato un po' in giro e secondo alcuni oggi questa parola è immediatamente riferibile alla Shoah...in qualsiasi caso sarebbe interessante sapere nella lingua originale quale parola abbia scelto l'autrice, perché magari è la casa editrice italiana ad aver voluto optare per il termine Olocausto che sicuramente per molti italiani (ahimè, ahinoi!!!) è più comprensibile rispetto a Shoah.

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    2. Immaginavo che sul libro venisse utilizzato il termine Olocausto anche perché nei paesi anglosassoni è il termine più usato per riferirsi a quell'evento. Sì, sarebbe interessante sapere nella lingua originale quale termine è stato scelto e concordo con te sul fatto che anche in Italia si collega alla Shoah. Però all'università la mia prof di storia c'aveva fatto una testa così rispetto alle due parole e a quale scegliere. Obiettivamente si tratta solo di un appunto lessicale ed è vero che ci capiamo meglio con alcuni termini, ma io credo che le parole veicolino anche pensieri e a me fa piacere portare rispetto a chi ha vissuto questa tragedia (identificare lo sterminio come sacrificio offerto a Dio suona un po' come una beffa!).
      Complimenti per il tuo blog!
      Isma.

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    3. Ti ringrazio nuovamente per la precisazione! Ed effettivamente è giusto utilizzare i termini adatti, in questo caso anche per una questione di rispetto.
      Grazie per i complimenti per il blog! E grazie per essere passata nuovamente di qui!!

      Alla prossima!

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