Le vostre bacheche di Facebook ve lo rammentano ogni giorno, al supermercato, nei fast food, in pizzeria, ovunque voi possiate berla, la Coca Cola vi ricorda che potete berla CON un ipotetico tizio che varia dalla mamma, dal fratello, passando per svariati nomi propri di persona sia al maschile che al femminile, deviando su espressioni come "amore", "tesoro", "amici". In ogni declinazione l'avete fotografata e schiaffata sulla bacheca di Facebook, più volte, ogni lattina un nome diverso e una nuova foto su Facebook.
Ho osservato questo fenomeno con aria incuriosita, lo ammetto. La Coca Cola è riuscita a farsi pubblicità gratuitamente, tutti sono corsi a comprare la lattina con il proprio nome, tutti hanno rovistato nei frigo, hanno scelto la bottiglia di Coca Cola più adatta alla tal festa, tutti noi siamo stati dei promoter.
Volontariamente o involontariamente abbiamo aiutato il colosso americano a guadagnare soldi. Loro hanno confezionato una pubblicità strappalacrime, una di quelle in cui ti senti fiero di essere parte di questa fighissima umanità in cui, per ogni arma costruita, diecimila mamme fanno una torta. Che gioia!
E mentre fotografavamo e assumevamo quintali di zuccheri non ingrassavamo solo la nostra pancia, ma incrementavamo le loro entrate. Quanto avrà fatturato la Coca Cola con questa fantastica e spiazzante campagna di marketing?
Scommetto che gente che al massimo compra due lattine all'anno grazie a questa campagna ne ha comprate molte di più. Fate una rapida ricerchina su Google e divertitevi, datevi una pacca sulla spalla e ditevi: "Bravo, bravo, anche tu hai contribuito!".
Non so se ridere o piangere, al di là dell'azienda Coca Cola che ha tutti i suoi bei lati cattivi, perfettamente in linea con tutti i grandi colossi, che copre con tante belle e buone azioni, sono convinta che ci troviamo davanti a un nuovo modo di farsi pubblicità.
Ci avevamo provato noi di ArtInTime con ScattInTime, prendi una cartolina, fotografati e schiaffala (scusate il gergo) sulla bacheca di Facebook. Grazie al principio del marketing virale, anche le persone a cui fondamentalmente non poteva interessare la rivista potevano andare a scoprire cosa fosse ArtInTime. Pubblicità legale? Beh, noi non prendevamo soldi da nessuno e non eravamo di certo le prime a proporci con un'iniziativa di questo genere. Era tutto gratuito, ma ammetto che era un modo per farsi conoscere, nel nostro piccolo e con un passaparola sicuramente insignificante rispetto a quelle del colosso americano.
Credo che il mondo della pubblicità sia cambiato, il passaparola è sempre esistito, ma ora si fa su facebook, con una foto e a volte infastidendo anche gli amici, arrivando a postare cose che agli altri magari momentaneamente non interessano, ma poi ad un certo punto si rendono conto di non poterne fare a meno.
Prendiamo ad esempio la pubblicità di Apple, l'azienda americana in pochi minuti vi fa capire che senza un prodotto Apple non potete vivere, oppure potete vivere, certo, ma la vostra vita non sarà supersonica come con un prodotto con l'etichetta della mela morsicata. Verità o bugia? Nella pubblicità la linea tra le due è molto sottile, quasi invisibile. La pubblicità serve per vendere, nient'altro.
Coca Cola cattiva? Apple iper cattivissima? Sono solo due esempi, provate a guardare le pubblicità e divertitevi a smontarle per capire quanto il prodotto debba sembrare indispensabile per lo spettatore. Alcuni ci riescono e trasformano lo spettatore in promoter, altri lo legano a lui per moda, altri ancora non ce la fanno, ma la marca resta grazie anche a slogan e quant'altro e quando dovrete comprare qualcosa, quelle immagini vi ritorneranno in mente e la vostra mano acquisterà il prodotto più noto a discapito di quello meno conosciuto.
E' il mondo della pubblicità.
Per quanto mi riguarda, da quando ho scoperto MoleCola preferisco bermi quella e prima di lei preferivo la Pepsi alla Coca Cola. Dovevo dirvelo!
Nessun commento:
Posta un commento
Se hai piacere, lascia un segno del tuo passaggio su Life in Technicolor! Grazie in anticipo!