venerdì 28 giugno 2013

Magris, chi è costui?

Tutto è cominciato una settimana fa con le tracce della maturità e l'uscita di Magris. Al liceo probabilmente di fronte a tale autore avrei esclamato con fare manzoniano, nello specifico donabbondiesco: "Magris, chi è costui?", fortunatamente la vita torinese al Collegio Einaudi mi ha fatto conoscere Magris. Ho assistito a una sua conferenza presso il Collegio, nel luogo dove lui aveva studiato, dove si era confrontato, dove sono nate le idee per la sua tesi di laurea che è stato il primo passo verso la scelta del percorso di studio all'interno del mondo universitario. Quando era stato in Collegio oltre ad aver raccontato la storia della sua vita, si era anche dilungato molto sulla questione Università e crediti. Mi è rimasta impressa una sua riflessione, ci suggeriva di non legarci ai crediti, di non trasformare ogni libro in crediti. E' necessario essere curiosi, aprire i nostri interessi, interdisciplinarizzarsi, spaziare oltre le nostre materie di studio, o anche semplicemente restare negli argomenti allargando un po' il campo. Il sistema universitario con i crediti, non ha fatto altro che tramutare in forma matematica il materiale che studiamo; a un credito corrispondono 25 ore, quindi tutti i professori si sono dovuti munire di credito-convertitore per capire quanti libri, quante pagine (!) dare per gli esami. 
Sto per dire una cosa antipatica, ma credo sia alla base della scelta del percorso universitario. Non tutti devono per forza fare l'università, questa cosa non è ben chiara. Sono convinta che bisogna studiare se si è motivati e soprattutto bisogna scegliere una materia che interessa! Studiare per cinque anni qualcosa che non piace è pessimo! Non capisco poi tutti quei siti che si perdono a fare statistiche che dicono quale facoltà è meglio fare per avere lavoro. Ragazzi, premesso che in 5 anni le cose cambiano, mi dite che senso ha andare a fare ingegneria se non potete sopportare la fisica, la matematica e la geometria? Oppure andare a fare medicina perché tanto so che quando uscirò da lì avrò un lavoro ben retribuito. So che forse ho una visione utopistica della vita, ma se davvero uno riuscisse a capire cosa vuole fare, mettesse le sue passioni davanti ai soldi...non sarebbe meglio? Certo, una passione non riempie il conto in banca, ma ne siamo certi? Siamo in un periodo di crisi, è difficile per tutti, in questo momento vince chi osa, chi ha il coraggio. Il sistema economico mondiale non è più quello di una volta, i lavori stanno cambiando, cosa non cambia? La mentalità. Il figlio che studia cinema...oddio che disonore! La figlia che fa lettere...ma cosa può fare dopo? L'insegnante? 
Svecchiamo la mentalità e proviamo a reinventarci, solo così si sopravvive a una crisi e soprattutto molti dicono che la cultura potrebbe essere il petrolio dell'Italia. E poi il figlio letterato ci fa schifo. Questo mondo è una contraddizione unica. 
Roosevelt  con il New Deal aveva voluto rilanciare l'identità americana, certo gli Stati Uniti erano una terra di immigrazione e quindi era necessario riportare l'americano al centro, la cultura: letteratura, cinema, fotografia, il suo era un progetto per riportare in auge il sogno americano, per riscoprire una nazione che dopo il crollo di Wall Street era ridotta sul lastrico. 
Ora, non dico che noi siamo l'America, e non dico nemmeno di trapiantare il processo rooseveltiano qui, anni dopo. Non avrebbe senso. Ma se noi Italiani, se ognuno di noi provasse a rivalorizzare la cultura, si prendesse a cuore un libro, un film, divenisse ambasciatore di un'opera culturale, se si riscoprisse veramente la letteratura, non solo i contemporanei, ma quelli che hanno scritto la storia della letteratura... Ho letto di gente che denigrava i Promessi Sposi e proponeva di sostituirli con scrittori francesi (!), ma dove stiamo andando a finire? Balzac al posto di Manzoni? E allora già che ci siamo leggiamo Fitzgerald al posto di Moravia, bruciamo Dante e leggiamo Milton. "Che ce frega della nostra letteratura?". 
Non siamo molto patriottici noi italiani. Non lo siamo proprio. 
Scusate il mio concitato pensiero, l'ho scritto di getto, erano parole che mi portavo dentro da un po'. Ci sto riflettendo da molto e non so cosa rispondermi. Ogni giorno al Tg sento storie di crisi, crisi, crisi! Ma noi cosa possiamo fare di concreto? A Roma fanno un po' pena in quanto a soluzioni...rimbocchiamoci le maniche, ci sarà da lavorare per un bel po'.

P.S. Ah, di Magris ho acquistato proprio ieri L'infinito viaggiare. So poco su questo autore, non ho mai letto nulla. Ma non condivido post idioti su facebook dove volgarmente mi domando chi è. Ciò che non conosciamo deve stimolarci in positivo, non deve inebetirci. 


1 commento:

  1. Magris mi ha portato fortuna. Tra le tante tracce brutte uscite quest'anno, l'analisi del testo del suo brano è stata l'unica ad avermi colpito. E ho scelto bene. Un bel 15 alla prima prova (:
    Anch'io penso che comprerò qualcosa di suo. Mi piace molto.

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